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Autore: Hikari93    28/12/2012    8 recensioni
Sasuke e Sakura corrispondono via mail da tre mesi, ma non si sono mai visti né parlati. E non lo avrebbero fatto, se Naruto, migliore amico di lui, non si fosse intromesso nelle loro vite.
Dal Secondo Capitolo:
Potrebbe: aspettare i dieci minuti che restano prima dello scoccare delle dodici – sta consumando l’orologio al polso regalatogli da suo padre a furia di fissarlo con intensità – e poi alzarsi in piedi sul tavolo, molto teatralmente, e reclamare, con tanto di colpo di tosse, il fantomatico attimo di attenzione, gridando a gran voce il nome di Sakura.
Possibilità di successo: basse, considerando che, insomma, chi lo ascolterebbe? Anche se urlasse, e anche se Sakura lo sentisse, sicuramente lo scambierebbe per Sasuke. Non che ci fosse niente di male in lui, ma ecco… poi finirebbe di certo per innamorarsi di lui, Naruto ne è sicuro. E non è quello che vuole.
Quindi. Potrebbe numero due: alzarsi dalla sedia su cui si è stravaccato a pensare, abbandonare la vista dei tovagliolini messi al centro e andare a stanare il teme, chiedendogli le informazioni che gli occorrono, senza farsi scappare di aver propinato e combinato un appuntamento a sua insaputa.
[SasuSaku. Accenni NaruHina - ShikaIno]
[Completa ♥]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Hot Mail – Naruto Namikaze in missione speciale


 
Capitolo Nove
[Non si può fare a meno gli uni degli altri]

 
 
 




Sakura giace sdraiata sul letto a pancia in giù, il viso affondato tra le braccia intrecciate. Il profumo delle coperte pulite le inebria il naso, ma lei comunque non lo sente.
E’ stata una giornata dura, durissima.
Spesso le hanno detto che finché si segue il proprio cuore non si sbaglia mai, che l’istinto aiuta, la spontaneità viene premiata. E invece…

 
 

«Andiamo.»

 
 

Ricorda la voce di Sasuke, le rimbomba tra i tessuti e punge ogni volta come una spina tanto appuntita da scintillare. Le sfugge il significato vero di quella risposta, spera che sia così. Strizza gli occhi e prega; cosa non lo sa nemmeno lei di preciso. Continua a rispecchiarsi nelle sue iridi buie, le vede ancora nonostante per tutto il pomeriggio che è seguito alla sua pseudo dichiarazione non abbia fatto altro che tentare di ignorarle. Ha tentato di perdersi tra le chiacchiere accese di Naruto e i sorrisi incoraggianti di un’Ino che aveva intuito ma ancora non sapeva, oppure di condividere la felicità di Hinata, almeno la sua. Al fianco di Naruto, mentre lo guardava come sperava che Sasuke facesse con lei, pareva la persona più contenta del pianeta.
E Sakura se ne scopre invidiosa, adesso. Si domanda per quale motivo gli affari degli altri appaiono sempre come quelli più facili, e perché si è portati a voler stare al posto di chiunque non sia se stesso. Perché i problemi che non la riguardano sembrano ostacoli sormontabili e i suoi abissi incerti?
«Questo Sasuke potrà essere anche il più bello tra i belli, ma in quanto a stile sta a zero, diamine» sbotta all’improvviso Ino.
Sakura non ne ha sentito prima i passi, troppo impegnata a pensare e a scervellarsi, ma ora ode chiaramente l’asciugamano che si strofina contro i capelli bellissimi dell’amica.
Sbuffa interiormente. Non avrebbe mai pensato di potersi ridurre in uno stato pietoso per un ragazzo che nemmeno lo merita. Tenta di iniettarsi forza e coraggio sminuendo l’importanza che Sasuke ha per lei, ripetendosi che lui non può avere un tale ascendente sulla sua persona. Il risultato è scarso.
«Già…» sospira infine. Concentrarsi sulle parole da dire cancella per un istante l’istinto irrefrenabile di pensare e di farsi male.
E meno male che doveva essere una vacanza da sogno. Indimenticabile lo sarà di sicuro.
«Fossi stata in te, avrei preso la palla al balzo.»
Sakura alza la fronte, l’aria le ritorna a popolare le narici. «In che senso?»
«Ti ha detto andiamo, no?»
Ino non si aspetta una vera risposta, ma Sakura annuisce lo stesso, i denti stretti e un dolore lacerante al petto dovuto al ricordo. Senza accorgersene, inizia ad agitare le gambe, come faceva da bambina quando insieme a Ino si godeva l’erba fresca sotto la pancia. E’ nervosa; e le pare incredibile rifare un gesto che la metteva di buon’umore in presenza dell’ansia che la sta corrodendo.
«Nel senso che avresti dovuto comportarti diversamente, anziché dargli la possibilità di fuggire. Perché è questo che Sasuke ha fatto. Del resto si sa che gli uomini sono dei codardi e che appena sentono la scintilla dell’amore che si infiamma, preferiscono darsela a gambe levate.»
«E che cosa avrei dovuto fare, sentiamo?»
Ino le sorride fintamente angelica, e Hinata, che, a dispetto degli occhi puntati sul testo del libro che ha in mano, ha ascoltato tutto in silenzio, trema.
«Mettere su un’espressione sensuale, strusciargliti un po’ addosso e, agguantandolo per le spalle, proporgli di venire a letto con te. Anzi, no, di andare a letto.»
Hinata è impallidita, e Sakura non ha più colore di lei. Mentre Ino ha parlato, ha immaginato punto per punto ogni mossa, ogni espressione, qualunque sensazione. E lo stomaco le si ribella dalla vergogna, come se lo avesse davvero fatto.
«Sapevo che la tua non sarebbe stata una buona idea» riesce a borbottare alla fine.
L’amica la guarda arcigna, mentre inserisce la spina del’asciugacapelli e lo aziona. «Perché? Non te lo immagini? Andiamo» e tenta di imitare la voce di Sasuke, «Dove, a letto? Subito» e stavolta fa Sakura, sbattendo con passione le ciglia. «Sarebbe stato perfetto, Frontespaziosa.»
«N-non so se avrebbe funzionato, Ino-chan» si fa avanti Hinata, con voce tanto flebile che Ino è costretta a spegnere l’aggeggio che le sputa contro aria calda e a chiederle di ripetere.
«Si vede che non conoscete gli uomini.» Ino riaccende l’asciugacapelli. «Davanti a un bel corpo non resistono.»
E Sakura è ancora incapace di spiccicare parola e di affrontare una discussione seria – è felice, infatti, che quella non lo sia –, perciò preferisce tacere. Tutto sommato, si chiede cosa sarebbe accaduto se avesse osato di più.

 
 
 

*

 

 
 
A Sasuke scoppia la testa. Naruto è troppo su di giri per notarlo, mentre Itachi gli ha lanciato qualche occhiata scrutatrice più di una volta, senza però avergli chiesto nulla di specifico.
«Se ti serve qualcosa, otouto…»
Non esitare a chiedere, conclude Sasuke tra sé.
«Teme!» Eccolo; lui, l’ultima persona che vorrebbe sentire.
«Cosa?»
«Ho una bella notizia da darti.»
«Come no, dobe.»
Naruto s’imbroncia. Si avvicina di scatto e gli tira via da sotto il naso le parole crociate con cui si sta distraendo. «E smettila di studiare anche quando siamo in vacanza!»
«Studiare? Sono giochetti idioti che sanno fare anche i bambini. O forse tu no…»
«Oh, non ha importanza.» Naruto getta dietro il libro, a caso, e Itachi lo prende al volo. «Piuttosto, vuoi saperlo? Eh? Vuoi saperlo?»
Sasuke si sta irritando. «Non mi interessa.»
«E dai, teme! E dai, e dai, e dai! Interessa anche a te!» Naruto ha superato la soglia limite che gli ha imposto, e lui  ne sente il respiro sulla faccia. Percepisce la stretta delle mani dell’amico sulle spalle. Viene strattonato.
Non manca molto, la bomba potrebbe scoppiare da un momento all’altro, e Sasuke lo sa. Anche Itachi lo sa; solo Naruto, sebbene lo conosca da sempre, pare ignorare quella profonda verità.
«Parla, allora» sbotta Sasuke, e se lo scrolla di dosso con una violenta manata contro il suo braccio. Naruto ritrae subito la mano, nascondendo un «ahia» tra i denti smaglianti, mostrati in occasione della sua vittoria.
Le altre volte Sasuke ha resistito di più. Si è sempre imposto orgogliosamente col suo «no» e se ne riparlava il giorno seguente. Ma il dolore ai lati della testa è già fin troppo accentuato, e sopportare anche i lamenti infantili di Naruto è l’ultima cosa che il suo corpo gli urla. Nonostante tutto, è meglio arrendersi e rimanere illesi che fare i sostenuti e rischiare le orecchie, conclude.
«Ho l’indirizzo dell’hotel di Hinata-chan!»
«Hinata… chan
Naruto ora si allontana, balzando all’indietro, in imbarazzo. «Voglio dire le ragazze» si corregge. «Hinata-chan, Sakura, Ino… le conosci anche tu, teme, su. Come fai a non ricordartene?»
Sasuke lo guarda di sottecchi. Si dice che Naruto è talmente stupido da non essersi accorto di aver lasciato trapelare una certa simpatia per una ragazza in particolare. Inoltre, Sasuke non voleva porre l’attenzione sul nome Hinata in sé, ma sul chan, dedicato esclusivamente a lei.
Bah, capirai cosa me ne importadelle questioni “amorose” del dobe, si dice.
«E la cosa dovrebbe interessarmi?»
«Eccome se dovrebbe» sogghigna Naruto, riavvicinandosi ancora. Gli scocca una pacca sonora sulla spalla, e Sasuke si stizzisce. «Sono nostre amiche. Potremmo far loro una sorpresa, domani mattina, che ne dici? So anche il numero della loro stanza.»
«E come fai a sapere tutte queste cose?» gli chiede Sasuke, col solo intento di vederlo di nuovo rosso come un peperone. Perché il viso del suo migliore amico riesce a ostentare talmente tanta sicurezza che Naruto, alla fine, pare – e pare solo – convinto per davvero. E invece è instabile, basta poco e nulla per farlo cedere.
«Me lo ha detto Hinata-chan, che domande.» Le sue guance non si colorano di rosso, però è ovvio che soltanto nominare la ragazza – o meglio, pensarle – gli fa un certo effetto. Come di chi sogna, di chi è contento della sola presenza di una persona accanto a sé.
Sasuke nota che Naruto è felice. E non è la felicità che mostra sempre, non il sorrisone che sa fare solo lui, quello che in molti gli ammirano. E’ una contentezza, la sua, che non ha limiti né spiegazioni, che c’è e basta e che si vorrebbe ci fosse in qualunque momento. E’ una voglia incontenibile di ridere e di sognare a occhi aperti, di dilettarsi al solo ricordo di una persona.
E’ qualcosa che lui si nega senza un vero motivo.  
«E allora ci andiamo, teme?»
«Boh, se ne parla domattina.» Non ha risposto no perché non è quello che vuole, e non ha detto un diretto poiché non sa se è quello che desidera. «Dipende da come mi sveglio» conclude infine, pur sapendo che perderà una buona mezz’ora a rimuginare su un qualcosa di tanto semplice. A volte si domanda per quale motivo sia così riflessivo. Quando guarda Naruto, la prima cosa che si dice è che è fortunato a non essere come lui, ma è una bugia tanto grande che nemmeno ci crede più, per quante volte si ostini a ripeterselo. Sa per certo di essere Sasuke e basta, di non voler essere nessun’altro, però… risparmierebbe dei grandi mal di testa se prendesse tutto alla leggera come Naruto.
«Allora cerca di svegliarti con la voglia di vederle, teme» e ride.
Sasuke bofonchia un «potresti sempre andarci da solo», poi si alza imbronciato – con se stesso e la sua incapacità di capire ciò che vuole davvero – e si richiude in camera.
 
Sasuke si gira di lato, il gomito sotto la testa.
Fa caldo, quella sera, ne sente addirittura più dei ventotto gradi a finestra aperta. Dentro di sé, poi, è un bollore che fa scoppiare i termometri.
Si sente strano.
Stupido dobe.
Forse pensa che attribuire la colpa ad altri estranei da se stesso sia un bene, una sorta di sfogo, però non sortisce un buon effetto. Un’ansia corrosiva lo scuote, gli impedisce di dormire e anche di pensare lucidamente.
Lui stesso sta cercando di evitare l’argomento, ma a turbarlo è stato la dichiarazione improvvisa di Sakura. Sasuke è un tipo controllato, ordinato, di quelli che hanno sempre ogni cosa sotto osservazione. Sempre. Non cede all’irrazionalità, non è nel suo stile.
Non si aspettava quelle parole, non ancora, perlomeno.
Sicuramente non si ritiene una persona stupida, e non crede di esagerare nel dire che aveva già capito che Sakura si era presa una cotta per lui.
Solo che non se lo aspettava.
E’ come se lei avesse saltato dei passi fondamentali e fosse giunta direttamente al punto senza dargli la possibilità di prepararsi.
Non nega di averla  portata in casa con sé per poter ascoltarla, capirla e viverla insieme. Ma non lo ha fatto per amarla. Crede di non poterlo ancora fare. Un secondo prima si dice che è presto, e un momento dopo conclude di essere un idiota che si preoccupa troppo.
Non lo ammetterebbe mai a voce, però a se stesso non può continuare a nasconderlo: ha dei rimpianti; un senso di fastidio allo stomaco. Forse avrebbe potuto reagire in modo diverso. Si chiede come avrebbe risposto Naruto, o magari suo fratello. Si domanda, ancora, come dovrebbe comportarsi. Non vuole rischiare di trovarsi nuovamente impreparato, di sentirsi le gambe molli e la testa in subbuglio, come se lo avessero abbandonato.
Lui non è un codardo, no. Assolutamente no. Non sa gestire certe situazioni; quando entrano in ballo i sentimenti – dall’amicizia all’amore – è come se s’impallasse. Fa di tutto per rimanere se stesso, per non far scorgere il tremore dell’anima, per nascondersi sotto le smorfie del corpo. Semplicemente non è in grado di comportarsi diversamente, e forse anche per questo ha pochi legami.
Ogni rapporto – di qualunque tipo sia – è una fossa in cui infilare il piede. Può prenderti fino al punto da farti sprofondare in essa, può contenere spine, lacerarti, far male. Sasuke è orientato negativamente. D’istinto gli vengono in mente soltanto le cose brutte che un nuovo legame può dare.
Non sa lanciarsi a capofitto e senza pensare, non come Naruto. Non sa cogliere il buono, non quando ha una visione poco nitida; conosce Sakura da abbastanza, ma trattare con lei di persona è una sorpresa continua, e a lui piacciono la sicurezza e la tranquillità. E anche l’ordine del corso degli eventi, quello sempre.
Si desta quando bussano alla porta. Finora ha tenuto gli occhi serrati, anche se ha guadagnato solo un nuovo mal di testa anziché una dormita coi fiocchi. Capisce che è Itachi, perché Naruto non busserebbe mai.
«Entra.»
Continua a dare le spalle alla porta, anche quando Itachi la chiude dietro di sé.
«Non dimenticare di chiudere la finestra, dopo, otouto.»
«Mh.»
Sente che Itachi si è seduto al suo fianco, dove Sasuke ha voluto che si accomodasse. Difatti, quando ha udito il bussare alla porta, si è fatto automaticamente più in là, sporgendosi verso il bordo del letto.
«Cosa c’è, nii-san?»
Itachi si appoggia alla spalliera. Allunga una mano e va ad accarezzargli il braccio. Sono passati tanti anni, ma a Sasuke fa ancora piacere sentirlo. «E’ vietato rimanersene un po’ col proprio otouto?» domanda Itachi in risposta.
Sasuke scuote le spalle. «Mhf» bofonchia. «Allora posso aiutarti in qualche modo?» chiede, fingendosi indispettito.
Di nuovo. Ancora non riesce a fare a meno di trattare con scortesia le persone a cui tiene. Itachi però non ci fa caso; la finta maleducazione di Sasuke è qualcosa a cui si è abituato perfettamente. Secondo una sua logica, più suo fratello tratta male le persone e più ci tiene a loro. Strano ma vero.
«No, otouto. Ma ho pensato che potessi essere io a fare qualcosa per te.»
In fondo Itachi non è troppo diverso da lui. Forse rimugina di meno, o magari non lo dà a vedere. Suo fratello è spesso un mistero anche per lui. Ora vorrebbe domandargli «e in che modo?», ma tace.
Da parte sua, Itachi non parla più. Continua ad accarezzargli il braccio, come se volesse rassicurarlo. Poi passa ai capelli senza che nessuno dei due se ne accorga. Intreccia le dita tra di essi, e a Sasuke sembra tanto di essere ritornato piccolo, quando dire «ti voglio bene» o allungare un regalo a una persona che si ama non era così complicato.
«Smettila, non sono più un bambino» sbuffa infine, ma non riesce a scostare quella mano che lo rassicura.
«Ma non si è mai troppo grandi per provare affetto per qualcuno. Non si andrebbe avanti senza legami, sarebbe impossibile, otouto. Non pensi?»
Itachi riesce sempre a c’entrare il problema con una facilità incredibile. E in quei momenti Sasuke vacilla, come se qualcosa gli dicesse che è inutile continuare a raggomitolarsi in sé, perché c’è sempre qualcuno che lo capisce. Riusciranno sempre a capirlo, talvolta ci riesce pure Naruto.
«Se lo dici tu» gli dà ragione.
E’ costretto a dargliene. Lui non vivrebbe senza la sua famiglia, senza Itachi, e anche senza Naruto. Gli è difficile da ammettere, è complicato persino confessare di dipendere dalla presenza di altri che non siano se stesso. La cosa lo turba, e Itachi lo capisce – di nuovo – senza bisogno di parole.
«Da soli non si sopravvive. Anche gli altri sono necessari, per noi e per loro stessi. Per esempio il tuo legame con Naruto è fondamentale per entrambi» gli dice, e quando Sasuke sbuffa e reclama di no, Itachi ha la conferma di avergli spiegato la lezione. «Non devi aver paura.»
«E infatti non ne ho» replica lui, contrariato. Però gli è servito ammetterlo.
Itachi gli sorride, regalandogli un’ultima e forte scompigliata di capelli. «Lo so, otouto.»
Sasuke non si lascia andare alla dolcezza nostalgica che lo pervade da capo a piedi, ma ride dentro di sé. A un tratto gli pare di capire cos’è stata l’espressione di gioia che ha letto in ogni movimento ed espressione di Naruto. Non esistono le parole giuste per descrivere una sensazione simile, la si può soltanto provare dentro.
E’ amore, di qualunque tipo sia, che si provi per un amico o per la persona di cui si è innamorati. E’ qualcosa che lo fa stare bene.
«Quindi domani ti sveglierai presto?»
«Il problema sarà far alzare quel poltrone dal letto, piuttosto.»
«Credo che per una volta Naruto-kun riuscirà a destarsi di sua spontanea volontà.»
Sasuke concorda in silenzio. Naruto è un idiota e un dormiglione, ma secondo lui dormirà di meno al pensiero di poter rivedere Hinata – dire che non dormirà affatto sarebbe inesatto; per quanto possa essere entusiasta, Naruto ha bisogno delle sue ore notturne di sana dormita.
«Allora a domani, otouto.»
«Buonanotte, nii-san» risponde.
E man mano che i passi di Itachi si fanno meno rumorosi, Sasuke lo ringrazia tra le labbra, concludendo di potersi permettere di essere più aperto. Perché non ha paura e perché non c’è bisogno di pensarci troppo, non sempre; a volte è l’istinto a essere premiato.
 
Quando si capovolgono le situazioni allora è il caso di preoccuparsi: la solita routine non deve mai essere messa in discussione. Quando poi accadono i miracoli, è meglio andarsi a nascondere lontani e rimanersene lì.
«Buongiorno, Naruto-kun. Mi sorprende che tu sia già in piedi.»
Naruto gonfia il petto, soddisfatto. Si avvicina allo stipo e ne tira fuori un pacco. Si abbuffa con una manata di cereali, e mentre li mastica si guarda attorno in modo buffo. «Ma il teme dov’è?» domanda sputacchiando.
«Sasuke sta ancora dormendo.»
Naruto ingoia gli ultimi cereali, prima che sputi anche quelli per la sorpresa. «Cosa? Ma è tardissimo!»
«Non proprio, Naruto-kun. Sono solo le sei e mezza» gli fa notare l’altro, un po’ per verità e un po’ anche per appoggiare suo fratello. Nonostante tutto, scommette che sarà divertente il momento del risveglio.
«Ma… corro a svegliarlo.» E, tutto agitato, si lancia a capofitto nella camera di Sasuke, aprendo di scatto la porta. Itachi non lo segue, ma dalla corrente d’aria che sente sul collo, capisce che suo fratello ha dimenticato la finestra aperta.
E meno male che s’era raccomandato.
 
Quando Naruto apre la porta, a Sasuke pare che sia entrata una banda di musicisti. E’ un urlo nel nulla, il suo, e dopo averlo sentito Sasuke vorrebbe ammazzarlo a mani nude.
«Si può sap-» s’interrompe.
Sasuke si riflette negli occhi divertiti di Naruto. «Sei senza voce, teme» ride.
«Dobe…»
«Wow, come sei minaccioso» lo schernisce. «Dai, muoviti a vestirti, che andiamo.»
La porta si richiude con la stessa grazia con cui è stata aperta, separando la stanza di Sasuke dalle risate di Naruto e dalla spiegazione dell’accaduto a Itachi – che guai, ma guai, se si permetterà di dirgli anche una sola parola di ammonimento. Guai.
Lo stupore per l’assenza di voce gli fa dimenticare di notare che per la prima volta da quando si conoscono è stato Naruto a venire a svegliarlo e a rimproverargli di muoversi, piuttosto che il contrario.
Con mille pensieri in testa, indossa la prima cosa che trova, gettando malamente il pigiama tra le lenzuola stropicciate. Lancia un’occhiata funesta alla finestra, maledicendola intimamente. Proprio mentre sta per chiuderla, Itachi gli arriva alle spalle, con un tempismo schifosamente perfetto.
«Ti sarebbe convenuto chiuderla ieri, come ti avevo detto di fare.»
C’è qualcosa di simile a un rimprovero nel suo tono, ma più che altro – Sasuke ne è convinto – Itachi lo sta facendo per dimostrargli ancora una volta quanto i consigli degli altri vadano ascoltati. E di conseguenza, riprendendo il discorso della sera prima, quanto i fantomatici altri siano indispensabili.
Sasuke gli passa accanto, uscendo repentinamente dalla sua stanza. Vorrebbe dirgli tante cose – compreso che il letto se lo rifarà al suo ritorno, ma se ne sta zitto per evitare sorrisetti inteneriti – di Itachi – o risate a squarciagola – di Naruto.
Incontrando gli occhi di Naruto, poi, si trattiene dall’urlargli contro solo perché non ha voce. Però cerca di fargli capire di doversene stare zitto a furia di occhiatacce, la sua unica arma a diposizione in quel momento.
 
Non sono servite a molto le occhiate omicide, perché, per tutto il tragitto che li separa dall’hotel, Naruto non ha smesso di adocchiare la sua gola e di prenderlo in giro.
Per fortuna sono arrivati. La struttura che ospita le ragazze è a un palmo di distanza da loro.
«La stanza è la trecentodue» gli comunica Naruto, e si lancia in avanti per le scale a salire. Sasuke lo insegue di malavoglia, e presto lo perde di vista.
 

 
 

*

 
 
 

Sakura ha dormito poco e male. E’ sbagliato, quindi, dire che si è già svegliata alle sette; lo è dalle cinque, quindi…
Ino riposa in una posizione irriproducibile, mentre Hinata abbraccia teneramente il cuscino. Le vede in quel modo da un tempo infinito che ha scoperto essere solo due ore.
Non sa quando si sveglieranno, ma egoisticamente spera presto, perché si è stufata di pensare e di farlo da sola, senza nessuno che le dica di smetterla di trastullarsi – Ino – o che andrà tutto bene – Hinata.
Si sente una bambina, ma dopo la strana risposta di Sasuke, che l’ha lasciata piena di dubbi, vorrebbe una conferma. Una sola.
Sente bussare, due colpi precisi.
All’inizio il suo corpo si rifiuta di mettersi in piedi, ma prima che se ne accorga si è già alzata. E ha già aperto.
E, prima che se ne accorga, scopre che alla porta è davvero Sasuke.
Non la sua immaginazione. Lui, solo lui.
Spalanca gli occhi, stringe le dita più forte, incapace di parlare.
Emozionata, impaurita.
 

 
 
















 
 

Olè, finito anche questo. >w<
Spero vi piaccia. Scusate se non ho ancora risposto alle recensioni, ma ho poco tempo. Devo preparare gli esami. =//////= vedrò di fare del mio meglio.
Intanto, grazie a chi continua a seguirmi. <3
 
Ma Naruto, comunque, che fine avrà fatto? XD Niente di preoccupante, tranquilli. XD

   
 
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