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Autore: LilithDream    28/12/2012    0 recensioni
"Io, anthony e Christine odiavamo essere parte della massa, far parte di tutte quelle formiche che non fanno altro che procurare cibo e costruire formicai. Ancora non sapevamo quanto fossimo diversi da tutti loro..."
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina fui svegliata circa alle sei, un orario per me inconcepibile se non dovevo andare a scuola. Paul mi portò la colazione in camera e quando finii mi pregò di vestirmi dicendo che mi avrebbe aspettata fuori dalla porta per accompagnarmi nella stanza dell’addestramento. Mi suggerì anche di mettere dei pantaloncini e una canottiera perché avrei avuto molto caldo. In quell’armadio non faticai molto a trovare ciò che mi serviva, era tutto così ordinato! Raggiunsi Paul e lui mi accompagnò giù dalle scale fino al seminterrato facendomi entrare in una stanza buia e fredda. Quando chiusi la porta sentii Dorian sospirare.
-dove sei?- chiesi al nulla. Non vedevo proprio niente di niente.
-Trovami!- rispose e lo sentii che si spostava. Mi arrivò un colpo dietro alla schiena. Gemetti dal dolore. –Scusa, ma devo motivarti a non fare la scansafatiche. – Mi allontanai velocemente. Ma lo sentii di nuovo alle mie spalle, così mi voltai e sferrai un colpo all’aria. Si era spostato troppo velocemente per me. Un altro colpo tra le scapole.
-Si può sapere con che cosa mi stai colpendo, dannazione?- Urlai correndo in giro per la stanza.
-Con una mazza… per ora sto colpendo in modo leggero, ma pian piano aumenterò, perciò ti conviene trovarmi in fretta.- rise sadicamente. Okay era viscido come mi era sembrato.
Di nuovo alle mie spalle, questa volta evitai il colpo, la prima volta quantomeno, perché il secondo era andato dritto nelle mie ginocchia facendomi cadere per terra. –stronzo- sibilai. Rise nuovamente.
Correvo in giro come una scema ed era esattamente come mi sentivo. Sbattevo contro i muri, inciampavo da sola, mentre Dorian riusciva a starmi dietro senza fare tutto ciò, riusciva ad orientarsi perfettamente anche al buio. Iniziavo a non farcela più, avevo dolori ovunque e i suoi colpi diventavano sempre più forti.
-Pensavo che saresti andata meglio…- disse colpendomi nello stomaco. Ciò mi tolse il respiro facendomi cadere in ginocchio. Non volevo rialzarmi, ma fui tirata su per una spalla e scaraventata contro il muro.
Presi un respiro profondo,  cercai di concentrarmi solo sull’udito e chiusi gli occhi. Sentivo il respiro regolare di Dorian alla mia destra, lo raggiunsi silenziosamente e gli tirai un pugno in faccia. Non gli feci nulla e mi beccai un colpo sulla spina dorsale.
-Sei stata più brava di prima, ma comunque troppo lenta!- esclamò. Mi sdraiai a terra e smisi di respirare per qualche secondo. Non mi trovava più, per fortuna. Poi però dovetti respirare e lui mi si avventò contro cercando di colpirmi con un calcio, ma rotolai di lato e lo schivai. Lui rise di gusto. Lo afferrai per una caviglia e lo tirai a terra, lo avevo sorpreso. Cercai di prendergli la mazza, ma non mi fu possibile, come diceva lui ero troppo lenta. Mi rialzai, ma fui subito colpita sulle spalle, mi si ruppe qualche osso perché lo sentii chiaramente! Urlai in preda al dolore stramazzando a terra. Questa volta neanche volendo sarei riuscita ad alzarmi.
 Rabbia. Troppa rabbia iniziò a crescere dentro di me. Svenni, o meglio mi trasformai.


Mi svegliai seduta sul pavimento di una stanza bianca, sembrava un manicomio e dopo qualche minuto entrò Dorian con un braccio fasciato.
-Sei normale per fortuna. Mi hai fatto il culo prima, me la sono vista brutta, ma sono uscito dalla stanza in tempo.-mi disse. Dalla sua frase capii che mi trovavo nella stessa stanza di prima, solo che avevano acceso le luci. Notai con mia grande sorpresa che non avevo più nessun osso rotto.
-dovrebbe importarmi? Sinceramente sono contenta di averti quasi ammazzato, ti stavi divertendo a prendermi a mazzate!-dissi guardandolo con aria sufficiente. Sembrò sorpreso, quasi spaventato.
-bene, domani ci alleneremo di nuovo e preferirei che tu non cercassi più di ammazzarmi. Va in camera tua e preparati per pranzo.- mi disse con un tono di voce troppo autoritario per i miei gusti.
-Non verrò a mangiare, scusa, ma non ho intenzione di vedere tua madre (e neanche te). Andrò a farmi un giro nei giardini della villa- gli risposi alzandomi in piedi.
-prima ti conviene vestirti.- guardai immediatamente i miei vestiti, o ciò che ne restava. I pantaloncini erano stracciati e lo stesso valeva per la canottiera e per una spallina del reggiseno.
Appena gli passai a fianco lui mi sorrise e sfiorandomi la schiena mi provocò dei brividi orribili. Uscii e iniziai a salire le scale fino ad arrivare alla mia stanza. Presi della biancheria intima e dei vestiti dall’armadio per poi recarmi in bagno. Iniziai a spogliarmi ed entrai nella doccia. Qualcuno bussò alla porta ed entrò.
-Fuori!- Urlai.
-Oddio. Scusa!- rispose Dorian uscendo e sbattendo la porta.

Uscii in giardino e iniziai a vagabondare in giro. Mi capitò di tanto in tanto di ritrovarmi di fronte a qualche domestico che mi sorrideva e salutava cordialmente. Arrivai in una serra entrando mi ritrovai in mezzo a delle rose stupende. Grandi. Rosse. Semplicemente meravigliose.
-ehilà.- disse qualcuno che non riconobbi subito da dietro ai piccoli cespugli rossi. Era la Signora di casa la persona più spaventosa che avessi mai conosciuto… che in quel momento indossava un grembiule rosa… okay non era la cosa più adatta a lei, anzi diciamo pure che era ridicola. –che ci fai nella mia serra?- mi chiese con un tono che mi ricordò quanto fosse pericolosa.
-S-sono entrata per sbaglio… adesso esco…scusi, pensavo che fosse a mangiare.- risposi cercando di dileguarmi.
-Ahahahah. Ti metto così tanta paura ragazzina? Comunque resta… voglio mostrarti tutti i miei successi.- mi disse indicandomi le rose. Non potei rifiutare. –c’è anche una rosa che ho piantato al tuo arrivo, sai, pianto una rosa oggi volta che succede qualcosa di importante e me ne prendo cura… stranamente la tua rosa sta già appassendo…-sorrise –forse non mi va di curarla… o forse è un segno… vieni te la mostro.-
la seguii senza obiettare ed ella mi portò davanti ad una pianta davvero malconcia, stonava in mezzo a tutte quelle rose maestose, era piccola e quasi completamente secca… mi faceva pena.
-mi scusi, potrei prendermene cura io d’ora in poi?- le chiesi senza pensarci.
-stai insinuando che non me ne prendo cura adeguatamente?- rispose indispettita.
-n-no… voglio solo provare a prendermene cura, m-magari se me ne prendessi cura io,dato che è la mia rosa, starebbe meglio…- “che frase del cavolo” pensai subito dopo averla pronunciata. “mi ucciderà all’istante”.
-va bene, ma sappi che è una sfida… se in quattro giorni questa rosa non sarà migliorata almeno un po’, potrebbe essere che io mi diverta con te…- accompagnò l’ultimo pezzo di frase con un ghigno malefico. “Okay Mindy, sei nella merda fino al collo… in quanto a botanica fai schifo, l’unica pianta che avevi è morta… ed era un cactus.”
La Donna (della quale mi accorsi di non sapere ancora il nome), se ne andò lasciandomi da sola con la piantina.
-Sai, se muori muoio anche io… che cosa buffa… comunque sei proprio messa male cara mia… Ma che diamine sto facendo? Adesso parlo pure con le rose. Che diamine!- dissi scuotendo la testa, stavo decisamente impazzendo. Mi mancavano le mie due vite precedenti:quella a casa mia con mia madre e i miei amici sempre con me, e quella con Tyron e Rachel… il mio pensiero passò a Daniel. “assassino” pensai, ma d’altronde non lo ero anche io? Quei due uomini avevano sicuramente delle persone care che si saranno sentite esattamente come me quando sono morti mia madre e Anthony. Mi ritrovai senza volerlo a mettere dell’acqua nel vaso della mia rosa e ad accarezzarne i pochi petali rimasti. Era esattamente come me: sola e diversa da tutti quelli che la circondano, ero troppo umana per stare con le Creature della notte e troppo poco umana per stare con gli umani. Quella rosa effettivamente aveva perso quasi tutti i petali, ma in quanto a spine era molto più dotata delle altre. Iniziai a stringere tra le mani il suo piccolo gambo spinoso fino a conficcarmi le spine nella carne; non provai dolore, ero troppo concentrata per provarne. Ritrassi le mani e vidi guarire i piccoli tagli così velocemente e così completamente che quasi stentai a credere che erano stati proprio lì, sulla mia mano.
-Stai testando le tue guarigioni istantanee?- mi chiese Dorian, che spuntò da dietro l’angolo.
-Che vuoi?-
-Non si tratta così l’unico amico che hai in questa casa…- mi disse muovendo il dito a destra e sinistra.
-Se tu fossi mio amico mi sarei già uccisa da tempo…- gli risposi secca.
-Eddai, come sei acida. Io ti sto aiutando a diventare più forte e tu mi ripaghi così, sorellina?- sorrise.
-Stai zitto sadico che non sei altro, e non mi chiamare sorellina, mi irrita! E poi tu non mi stai aiutando a diventare più forte, mi stai solo massacrando, e ti stai divertendo a vedermi nella mia personale versione di Mr. Hyde.- gli dissi puntandogli contro un innaffiatoio. Scoppiò a ridere. –che hai da ridere??-
-M-Mi s-stai puntando contro un innaffiatoio!! Ahahahah.- effettivamente era una cosa ridicola ed iniziai a ridere a crepa pelle anche io. Tutta la tensione che si era accumulata se ne stava andando via mentre ridevo.
-Sai cosa mi è venuto in mente?- chiesi a Dorian. Lui mi fece cenno di continuare a parlare. – c’è una rosa… io sono una bestia, e manca la bella…- dissi.
-Ma è ovvio… sono io la bella, cioè guardami, sono fantastico…- rispose dandosi un sacco di arie.
-no, tu sei un idiota!- dissi io lanciandogli addosso della terra. –comunque è già guarito il tuo braccio?- chiesi notando che non c’era più alcuna fasciatura.
-credi di essere l’unica a guarire in fretta? Comunque sono qui per dirti che ho deciso di aumentare gli allenamenti. D’ora in poi ti allenerai anche di pomeriggio e hai solo quattro giorni per essere almeno ad un livello di difesa accettabile, altrimenti mia madre si divertirà.- mi disse. “ma che diamine di problemi ha quella donna? Quattro giorni per curare la rosa, quattro giorni per diventare decente nel difendermi, e che cavolo! Non sono Wonder Woman ” pensai. –vai a vestirti come stamattina e raggiungimi nella stanza dell’addestramento.- detto questo se ne andò. Quel briciolo di simpatia che aveva guadagnato era stato mangiato dagli uccelli.

Di nuovo buio e di nuovo Dorian armato di mazza che mi inseguiva. Dopo pochi minuti ero già stanca morta. Rispetto alla mattina ero migliorata un minimo, riuscivo a parare due colpi su venti, era già qualcosa. Ma in quel momento Dorian fece un passo falso e mi diede l’opportunità di rubargli l’arma. Lo feci e mi sentii così realizzata, da dimenticarmi che anche se era disarmato era comunque pericoloso e mi beccai un bellissimo e dolcissimo calcio nelle parti basse. Nonostante non fossi un maschio era talmente forte che caddi a terra (che novità!), ma non lasciai andare la mazza. Dorian mi iniziò a prendere a calci mentre ero distesa a terra e non sapevo come difendermi… “ma certo!” pensai. Presi la mazza e con tutta la forza che avevo lo colpii dove prima mi aveva colpita lui. Stramazzò a terra urlando dal dolore. “che idiota che sono stata, è pur sempre un maschio!” Non era di certo il colpo più nobile che avrei potuto scagliare, ma diamine se aveva funzionato!
Si accesero tutte le luci ed entrò Paul che raccolse (letteralmente) Dorian dal pavimento portandolo fuori dalla stanza. Mi sentivo soddisfatta,  anche meschina, ma non ci feci troppo caso, in fondo lui aveva avuto riguardi per me?
uscii a mia volta a testa alta e sentii Dorian sussurrare –Sei stata brava…stronza-
Mi recai in camera a godermi il meritato riposo, ma squillò il telefono e io risposi (l’abitudine!).
-Allora è lì che ti nascondi! Finalmente ti ho trovata!- disse la persona dall’altro capo del telefono che doveva aver riconosciuto la mia voce da un semplice “pronto”. Fortunato lui, dato che io non la riconobbi. Egli riattaccò subito dopo e io sapevo di aver combinato un casino pazzesco rispondendo a quella dannata  chiamata. Dovevo dirlo a Dorian e a sua madre, ma come? Una tortura non me l’avrebbe tolta nessuno…
   
 
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