Seconda volta che do il nome di qualche cibo a una
mia fic. Dovrei smettere di farvi notare le mie
affinità con Choji… Comunque sia buona lettura!
“Le torte sono buone… ma lo sai, io invece ormai amo i biscotti al cioccolato…”
“I biscotti al cioccolato però
sono buoni solo quando li cucino io.”
“Allora preparamene ancora.”
Quella mattina Inoichi Yamanaka
credette di non essersi svegliato per davvero e di trovarsi ancora in un sogno,
finché ancora mezzo intontito non batté con forza un fianco contro lo spigolo
destro del tavolo, lanciando un urlo soffocato.
-Papà, non svegliare la mamma
almeno oggi che il negozio è chiuso e può svegliarsi tardi…- lo rimproverò Ino.
-Piccola… ma cosa stai facendo?- le chiese ancora sofferente.
Ino lasciò andare l’impasto che
teneva fra le dita per poi spostare le proprie mani ancora sporche di farina
sui fianchi, imbrattando il grembiule azzurro della madre e assumendo
un’espressione di assoluta indignazione adolescenziale.
-Vediamo… sto impastando questa
roba, ho qui farina, zucchero, uova e ingredienti da cucina, sono in cucina…
secondo te cosa sto facendo?- chiese lei, scostando
con un gesto nervoso della testa le ciocche ribelli che scivolavano via dal
fermaglio.
-Cucini?- azzardò il padre
alquanto spaventato.
Quella che vedeva era un imitazione in scala ridotta di Yoshino Nara, la moglie
del suo amico Shikaku. Se quindici anni e mezzo prima non fosse
entrato nella saletta d’ospedale dove era stata appena data alla luce e non
l’avesse vista in braccio alla madre avrebbe potuto pensare ad uno scambio di
bambini. Da chi mai aveva preso?
-Perdonami tesoro, ma tu non
cucini praticamente mai.- aggiunse, intimorito da quel
tremendo sguardo sprezzante.
-Lo so anche io.- sbuffò lei prima di tornare a dedicarsi con solerzia
al proprio lavoro.
-E cosa prepari?- le domandò
incuriosito.
-Non è per voi.- mise subito in
chiaro lei.
-Va bene, ma puoi dirmi cos’è?-
insistette lui.
-Biscotti al cioccolato.-
“Non penso cucinerò mai più per
te…”
“Non dirlo neanche per scherzo.”
“Baka…”
“… Ma
perché stiamo parlando di cibo e di biscotti proprio ora? Come ti salta in mente, Ino?”
“Ricordi un mese fa, quando te ne
ho preparato per la prima volta?”
-Shikamaru?-
Il ragazzo, comodamente sdraiato
sul prato, alzò pigramente la testa verso di lei facendole un cenno svogliato
per comunicarle che l’aveva vista, troppo annoiato per parlare.
-Oggi parti in missione?- chiese,
sedendosi accanto a lui.
-Si, tra poco.- rispose
apaticamente.
-Sei ancora arrabbiato con me?-
Shikamaru si decise a mettersi
seduto, senza cambiare espressione e guardandola di sottecchi mentre attendeva
che parlasse.
-Veramente non lo sono mai stato.
Come sempre hai litigato e fatto pace tutto da sola.-
le fece notare.
Era vero, lui si era limitato ad
ascoltarla distrattamente mentre sbraitava, e ad annuire quando il giorno dopo
gli aveva annunciato che si era calmata e avevano fatto pace. Certo, si era
preso un bello spintone, ma aveva sempre visto Ino come una violenta e non vi
aveva mai fatto caso.
-Si, ma… stavolta ho esagerato.-
ammise lei con leggera difficoltà.
Lui si voltò a guardarla
apertamente, senza nascondere la sorpresa. Quella era una Ino
inedita.
-Ho fatto questi per chiederti
scusa- concluse la ragazza imbarazzata, porgendogli
titubante un sacchetto trasparente tenuto chiuso da un nastro viola e
contenente dei biscotti dall’aria invitante.
Shikamaru inizialmente restò
immobile, troppo sbalordito per comprendere ciò che
avrebbe dovuto fare, così Ino piegò appena la testa scrutandolo in viso e valutando
se scuoterlo un po’ o meno. Lui se ne accorse e allungò un braccio per poi
afferrare il sacchetto. Voltò il viso con una punta di imbarazzo
per non dover più fissare quegli occhi azzurri curiosi, notando così la mano
sinistra della ragazza, poggiata sul terreno per sostenerla. Intorno all’indice
e al medio vi erano due piccoli cerotti, segno che forse non era poi tanto
sbagliato stupirsi che avesse cucinato.
-Cucini spesso?- le chiese con
falsa indifferenza.
-Qualche volta…- rispose vaga,
arrossendo appena.
Shikamaru se ne accorse, ed ebbe
la conferma che si era tagliata o più probabilmente bruciata mentre li
preparava.
Tornò a distendersi sciogliendo
intanto il fiocchetto che legava la busta, deciso ad affermare quanto fossero
buoni, anche se gli fossero parsi veleno. Non sapeva come chiamare questo
sentimento nuovo che lo spingeva a mentire pur di non deluderla, forse cavalleria?
Ino lo scrutò più ansiosa di
quanto volesse portare con calma un biscotto fino alla bocca e morderlo, pronta
a cogliere ogni segno di disapprovazione, e si sentì rincuorata non vedendone.
-Scuse accettate. Sono molto
buoni.- disse il ragazzo, sincero.
Ino sorrise, non per niente aveva
seguito le istruzioni alla lettera e usato il padre come cavia…
-Lasciane anche per la missione…-
gli consigliò sempre sorridente.
-Uhm… no… ho troppa fame. Ne vuoi
anche tu?- le chiese, porgendole il sacchetto.
-Mangia pure, tanto ne sono
rimasti un sacco a casa, non ho calcolato bene la quantità.- rispose.
-Penso che se li offrissi a Choji
disconoscerebbe me come migliore amico per riconoscere invece te.- commentò, non troppo
sarcastico.
Lei rise andando a distendersi
accanto a lui.
Insieme cominciarono a guardare
il cielo, consapevoli che i dorsi delle loro mani si
stessero sfiorando involontariamente.
-Se ti piacciono davvero… te ne
preparerò ancora.- dichiarò Ino soddisfatta.
-Grazie… strano sentirti così
dolce.- la provocò.
Ino si imbronciò,
voltando la testa per guardarlo in cagnesco.
-Non sei per niente gentile!-
esclamò alzando la voce.
Lui ghignò divertito, chiudendo
gli occhi mentre un raggio di sole che faceva capolino tra le nuvole gli
sfiorava il viso. Si voltò verso di lei con un sorriso che Ino non gli
riconosceva, che Shikamaru stesso non sapeva di avere.
-Tu invece si.- le rispose con quel sorriso.
Ino si sentì improvvisamente
arrossire, chiedendosi perché. Del resto quello accanto a lei era Shikamaru,
lei non aveva mai avuto fantasie romantiche con lui.
Perdendo completamente il
controllo del proprio corpo, sentì che la propria mano sinistra si spostava,
andando a stringere quella del ragazzo. Shikamaru ricambiò la stretta
guardandola curioso.
La ragazza non trovò parole da
dire e per la prima volta con lui, tacque. Si limitò a guardarlo negli occhi,
aspettando che la situazione di imbarazzo passasse, ma
tutto ciò che sentì era solo una leggera morsa allo stomaco, e calore al cuore.
Shikamaru stesso non capiva cosa
stesse succedendo, anzi, era ancora più confuso di Ino, sia per via del proprio
tono gentile sia perché le aveva stretto la mano senza alcuna esitazione.
Invece che impegnarsi a pensare a
quello che succedeva, decise di lasciare campo libero ai sentimenti, senza
programmare nulla.
Si spostò su un lato, senza
lasciarle andare la mano. Automaticamente Ino ripeté il suo movimento con
calma, ritrovandosi anch’essa stesa su un lato di fronte a lui.
-Ehi…- fece lui, allungando una
mano fino ad accarezzarle i capelli.
-Ehi…- ripeté lei senza sapere
che altro aggiungere.
Si rendeva conto che i loro visi
si stavano avvicinando di millimetro in millimetro, ma
non oppose resistenza. Si lasciò scivolare avanti, socchiudendo gli occhi.
L’idillio dei due fu bruscamente
interrotto dalla voce di Naruto, che chiamava Shikamaru con la consueta
energia.
Entrambi saltarono a sedere,
ritrovandosi quasi di spalle tanto si erano sorpresi. Shikamaru guardò l’amico
arrivare di corsa, salutandolo con un braccio.
-È ora di partire!- urlò Naruto.
Shikamaru allora si voltò verso
Ino, che si stava già rialzando in piedi. La ragazza lo guardò ancora rossa in
viso e con un sorriso nervoso.
-Quando tornerai dalla missione avrò altri biscotti!- annunciò, prima di saltarlo
con un balzo e correre via, evitando Naruto per un soffio.
-Ciao Ino!- la salutò il ragazzo
ignaro.
Shikamaru la guardò senza dire
nulla, per poi lasciarsi nuovamente cadere all’indietro, questa volta con le
mani sul viso.
“Certo che lo ricordo!”
“Quella volta… noi due stavamo
per baciarci.”
“… Lo so… c’ero anche io.”
“Visto che
ora la tua missione è finita, dammi un bacio.”
“Ino!”
“Cosa? Ne
voglio uno, prima che finisca tutto.”
“Non parlare in questo modo ti ho
detto! E poi… dove sono i miei biscotti?”
“Ha ha ha!...”
“…”
“… Grazie.”
“Non si risponde mai grazie ad un
bacio, non lo sai?”
“Credo… stia arrivando fronte
spaziosa.”
“Stava sicuramente curando Neji, era ferito piuttosto
gravemente.”
“… siamo stati più sfortunati di
voi alla fine, e meno male che vi dovevamo aiutare…”
Il quinto Hokage li convocò tutti
con aria grave, guardandoli uno ad uno mentre stavano
in fila davanti a lei, soppesando le loro abilità.
-Ci sono stati problemi con la
missione affidata a Shikamaru, Naruto, Neji e Kakashi.-
Tutti trattennero il fiato.
-Ino, Sakura, voi dovete raggiungerli
in qualità di ninja medici. Insieme a
voi verranno anche Choji, Sai e Lee.-
Tenten la guardò con
frustrazione.
-Mi spiace, ma è troppo
pericoloso per te, Tenten. E come te anche altri dovranno aspettare. Il gruppo
di soccorso è quello che ho deciso, ora andate!-
E loro andarono, certi di poterli
aiutare.
Erano stati divisi dai nemici e
avevano perso ogni contatto tra loro, questo gli comunicò Kakashi una volta
trovato.
-Dividiamoci anche noi!- propose
Ino.
-So già cosa vuoi fare…- mormorò
Sakura, - Vuoi trovare Shikamaru. Bene, tu, Lee e
Choji andate. Io, Sai e Kakashi-sensei cercheremo
Naruto.-
Ino annuì, riprendendo con i
compagni a saltare di ramo in ramo più veloce che poteva.
Udirono i rumori della battaglia
prima ancora di vederli, e quando arrivarono videro
Neji grondante di sangue attorniato dai nemici, e Shikamaru seduto a terra
dolorante più in basso, divisi da una piccola discesa.
Mentre Lee e Choji andavano a
dare manforte a Neji, Ino scese velocemente rischiando di cadere giù per il
pendio, fino ad arrivare al compagno. Poco più in la vi era una scarpata
piuttosto profonda, e Ino rabbrividì vedendolo tanto vicino al bordo.
-Sei ferito?- chiese preoccupata chinandosi
su di lui.
-Un po’… nulla di grave penso.-
rispose cercando di mettersi in piedi.
-Ti faccio notare che il dottore
sono io.- sottolineò lei.
Un nemico volò giù accanto a
loro, strisciando per qualche metro.
-Si stanno dando da fare…-
commentò il ragazzo.
-Sono così potenti questi nemici?- chiese con scherno Ino.
-Senti, non sono stato io a
chiedere soccorsi…- rispose scocciato.
Ino terminò di utilizzare il
chakra per richiudere le sue ferite. Aveva ragione, non erano molto gravi. Neji
gli era sembrato molto più conciato male.
-Alzati e andiamo su, mi occupo di Neji.-
“Shikamaru, non gridare così…”
“Sto solo dicendo a Sakura di
scendere velocemente, accidenti non vuoi essere curata Ino?”
“Ti ricordo… per la seconda volta oggi… che sono un medico anche… io. Neppure…
Sakura potrebbe fare… nulla per me.”
“Smettila.”
“Mi dispiace…”
“Smettila, smettila,
smettila!”
“…”
“Non puoi lasciarmi anche tu dopo
Asuma-sensei. Gli avevi promesso di occuparti di noi!”
“L’ho fatto... Ora dovete
pensare… voi ad occuparvi di voi.”
“Non ne siamo ancora in grado.”
“…”
“Ino? Ino,
rispondi!”
Lo aiutò a rimettersi in piedi,
ma mentre lo faceva si rese conto con orrore che il
nemico che aveva dato per morto o incosciente era sveglio eccome, e li guardava
con occhi brillanti. Shikamaru se ne accorse nel medesimo momento, ormai troppo
tardi per fermare gli spiedi che stavano arrivando su di loro.
Ino sentì un dolore lancinante al
ventre e fece l’unica mossa possibile, voltandosi e spingendolo col peso del
suo corpo verso il bordo; finirono così per precipitare nella scarpata, sebbene
i rami degli alberi e poi l’erba alta attutissero la caduta riducendo i danni.
Shikamaru strinse gli occhi,
confuso, sentendo un forte dolore alla schiena scorticata dai rami contro cui era sbattuto e che lo avevano salvato. Sentiva il peso
di Ino sullo stomaco che gli impediva di respirare normalmente.
-Ino?- la chiamò, preoccupato che lei
non fosse stata altrettanto fortunata.
-Sei ferito?- chiese lei, ritraendosi con
più calma del solito muovendo solo le braccia con cui teneva il busto
sollevato.
-Per fortuna nessuno spiedo.-
rispose lui tirandosi a sedere.
Ino si mise a sedere a sua volta,
abbassando lo sguardo. Shikamaru lo abbassò con lei, sgranando gli occhi e
sentendosi gelare il sangue.
Lui non era stato ferito da
nessuno spiedo, ma Ino si.
Due conficcati dietro, sui reni, e tre davanti, uno dei quali sul fianco, e due sul
ventre, entrambi in profondità.
-Non toccarli!- ordinò la
ragazza, vedendo che lui faceva segno di volersi muovere, - Vedi che sembrano
bagnati? Deve essere veleno.-
Li strappò via uno ad uno senza emettere suono, stringendo i denti per non
urlare.
Da sopra udirono grida, e la voce
di Naruto provocare qualcuno.
Shikamaru però non smise di
fissare lei.
-Hai un antidoto, vero?- le chiese speranzoso, tremando come una foglia. Gli sudavano
le mani e la fronte tanto era spaventato, non era
preparato a ciò che stava accadendo.
-Si, ma non lo userò.- affermò
con decisione.
-CHE CAVOLO DICI?!!-
-Shika, sono un ninja medico. Riconosco
ferite ai punti vitali quando le vedo.- rispose debolmente, con un sorriso
falso che mal celava angoscia.
-No. Niente punti vitali. Sakura sta
arrivando sicuramente e ti curerà, inizia ad usare il
chakra!- la invitò lui, quasi furioso.
-Non riesco ad
evocare chakra. Immagino sia opera del veleno. Il ninja ha solo dovuto prendere
bene la mira.- rispose lei in un soffio, cadendo in avanti tra le sue braccia.
Shikamaru sentì il cuore
sfondargli il petto, mentre la voltava e le faceva poggiare la testa sulle sue
gambe. Tentò di non badare al sangue o al suo respiro che ormai diventava un
rantolo.
-Parlami di qualcosa.- le disse,
tentando disperatamente di prendere tempo, usando il panico per pensare più
velocemente ad una soluzione.
-Adoro le torte. Te l’ho mai
detto?-
“Ci sono…”
“Dio, Ino mi è preso un colpo, resisti finché…”
“Basta.”
“Cosa?”
“Promettimi… una cosa, anzi due.”
“Dimmi.”
“Una è che continuerai… a vivere
anche per me come… fai sempre… e l’altra… che mangerai ancora… biscotti al
cioccolato… con Choji… devi vivere, Shikamaru.”
“Non parlare come se stessi
morendo…”
“Prometti.”
“Promesso.”
“Mi spiace… che quella volta… non ci siamo baciati… abbiamo… perso tempo…”
“Lo recupereremo. Io ti amo, Ino.”
“… Anche io…
Grazie.”
“E di cosa?”
“Di avermi… fatta sorridere
ancora…”
“… Non smettere di farlo.”
“Ora devi lasciarmi andare… da Asu…ma-sensei. Va bene?”
“… Io…”
“Giocheremo… a Shogi… e tra… novant’anni tu e Cho…
vi unirete a noi…”
“Facciamo sessanta.”
“Si…”
“… Ti amo davvero.”
“Ti amo davvero anche io.”
Si. È morta. E sempre si, devo smetterla di parlare dello Shogi in tutte le mie InoxShika come se ad Ino potesse piacere davvero. Ieri notte non riuscivo a dormire e mi è saltata in mente questa storia, quindi sono responsabile solo al 50% di ciò che è scritto, nel restante 50% è colpa dell’ora tarda. Sto sclerando, devo impegnarmi con una long-fic in corso e trovo ogni modo per distrarmi, comprese le one-shot XD. Fatemi sapere che ne pensate nei commenti!!!