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Autore: Wine    28/12/2012    1 recensioni
Cosa succederebbe se all'improvviso le persone divenissero tempo?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Contea.

Non sempre questa terra aveva avuto questo nome, anzi probabilmente non è mai esistita prima del grande cambiamento. Non esisteva nemmeno la Frontiera, non esistevano i Possedimenti di Nessuno, non esisteva il Grande Fiume.

No, prima era tutto diverso.

Non c'era il Posto degli Uomini, non c'era il Posto delle Bestie.

Niente di tutto questo esisteva.

Le Terre delle Nebbie erano diverse, non c'erano le nebbie tanto per cominciare, avevano un nome diverso che si è perduto oramai nella memoria degli individui.

I Cavalieri non c'erano e non c'erano i sovrani, tutta la vita aveva un odore diverso, sempre fresco anche quando qualcuno iniziava a marcire, ora la vita sa di vissuto appunto.

La paura, l'amore, la tristezza, tutte le varie emozioni avevano un colore diverso, tutto era più armonico e con un aroma differente, oggi sa tutto di vissuto, su ogni cosa si è come stesa una patina invisibile che non permette all'esistenza di areare e tutto quanto ammuffisce.

Il bello è che gli uomini non ci fanno quasi più caso presi come sono ad avere sogni, ad avare speranze perché nessuno vuole finire nel passato ed essere dimenticato da tutti.

Gli uomini un tempo non dovevano preoccuparsi di ciò, c'era un equilibrio, esistevano gli uomini senza sogni, senza speranze che si limitavano semplicemente ad alzarsi la mattina presto, farsi il culo e assicurare un futuro a qualcun altro, senza preoccupazione alcuna.

Vivevano per quello, in un mondo piatto una vita piatta.

Ma era giusto così.

Non puoi obbligare la gente a sognare, poi il sogni diventa abitudine e perde di significato, non farà altro che divenire l'ennesima attività piatta e senza scopo se non quello di far continuare la vita.

Gli uomini non ci fanno più caso, passano quasi tutto il loro tempo a sognare, indaffarati a cercare qualcosa in cui credere, qualcosa che possa assicurare loro un futuro e quindi non si preoccupano di quello che gli accade attorno.

I Cavalieri prendono sempre più potere, la vita nella Contea si fa sempre più dura, va bene avere sogni ma serve anche qualcosa per poterli mettere in pratica.

Della Frontiera nessuno parla, probabilmente tutti hanno troppa paura oppure ne hanno perso memoria.

Oltre la Frontiera c'è il Deserto, e nessuno è mai rientrato da un viaggio oltre la Frontiera, e tutti quelli che si sono cimentati nell'impresa lo hanno fatto per paura, per fuggire, per rendere solido il sogno di un cambiamento, per poter rivivere ancora.

Un tempo il mondo era come lo ricordate tutti, devastato dagli uomini ma pur sempre ricco di scemenze, tutti vivevano la loro vita, in perfetta tranquillità e armonia con l'universo.

Poi qualcosa è cambiato, è cambiato tutto quando qualcuno prese la decisione di voler cambiare le cose, di voler trovare uno scopo, un ordine.

E così fu.

Venne creato il Tempo, ma non il tempo come tutti voi lo conoscete, no...Quell'uomo concretizzò il concetto stesso del tempo rendendolo parte reale del mondo e dell'esistenza, non più concetto arbitrario.

Lo scorrere del tempo divenne fondamentale nella vita di ogni individuo, ma ancora non bastava, serviva qualcuno che lo controllasse.

Bisognava assicurare un futuro al pianeta e per farlo qualcuno doveva sapere se le persone davvero potessero far parte del futuro o meno e vennero così creati i Cavalieri.

Da quel momento tutto quanto degenerò e tutto finì col trasformarsi in un enorme genocidio.

Pochi furono i superstiti che vennero relegati in quella porzione di mondo chiamata Posto degli Uomini, tutto il resto era il Posto delle Bestie.

Venne creata la Contea, e via via tutto il resto.

Il processo è stato così veloce da non destare nessuna preoccupazione agli uomini, non si sono accorti di niente così occupati come erano a farsi i cazzi propri.

E così i Cavalieri presero il comando.

Sopra di loro c'era il Regime.

Bisognava stabilire delle regole anche fra i Cavalieri.

Inizialmente le cose funzionavano, ogni individuo aveva diritto ad un libro personale, chiamato Storia di...

All'interno di quel volume veniva racchiusa tutta la storia dell'individuo che lo possedeva e questo serviva a non far perdere la propria identità alle persone, serviva a fornire un passato, una storia appunto.

Ben presto le cose non andarono più.

Il Regime non poteva permettere che fossero in circolazioni Storie di uomini che avevano vissuto prima del grande cambiamento, perché quelle identità per quanto insignificanti fossero potevano andare a minare al normale svolgimento della vita, potevano distruggere tutto quello che era stato faticosamente raggiunto.

Così gli uomini persero tutti quanti la propria Storia e la propria identità, divenendo semplicemente uomini.

Andavano distrutte tutte le copie, persino quelle degli uomini nati dopo il cambiamento perché nel loro libri sarebbe stato contenuto quel fatto.

E così fu.

I Cavalieri depredarono il mondo dalla sua identità.

Tutto precedeva egregiamente fino a quando non scoprirono un vecchio con in mano la sua copia della Storia.

Sarebbe stato uno scherzo sottrarre quella copia, un giochetto da nulla.

Poi arrivò Julius e tutto prese una piega inaspettata.

Il Furto

Julius come ogni sera era seduto nel suo capanno davanti ad un fuoco che minacciava costantemente di spegnersi e con una ciotola piena del frutto dei suoi frutti nel campi.

Come ogni sera avrebbe finito quel pasto frugale e sarebbe andato a dormire protetto dal calore di quel poco fuoco che restava.

Sognava di diventare ricco.

Un giorno lo sarebbe stato e allora avrebbe intrapreso la carriera di Cavaliere, era questo il suo scopo e ci sarebbe riuscito, non aveva fatto i conti con l'uomo che si avvicinava deciso alla sua porta.

L'uomo era alto e sulla sessantina, aveva i capelli lunghi e grigi e la barba incolta, portava un pesante cappotto logoro e degli abiti troppo leggeri per la stagione in cui si trovava.

In una mano aveva una fiaschetta di vino che portava a intervalli regolari alla bocca senza rallentare di un passo la sua camminata.

Puntava dritto al capanno di Julius, spedito, tranquillo.

Giunto davanti alla porta iniziò a bussare e Julius che da poco era andato a dormire sobbalzò nelle sue luride coperte.

Non era solito ricevere visite a quell'ora tarda, non visite di lavoro almeno. L'ultima volta che aveva aperto la porta di notte gli erano state messe le manette ai polsi e aveva passato un mese intero in carcere prima di riuscire ad evadere.

Però da allora si era fatto molto più prudente, quindi la polizia non poteva averlo trovato di nuovo.

Si alzò silenziosamente e si avvicinò alla porta per poter sbirciare fra le assi di legno marcio chi era il misterioso visitatore.

“Julius! E' in casa? Ho bisogno dei suoi servigi!”

Il ragazzo quasi trasalì, era un'offerta di lavoro e a giudicare da come era stata formulata doveva provenire anche da qualcuno di importante.

Con in testa l'immagine di se stesso a cavallo in mezzo agli altri nove Cavalieri aprì la porta e ricevette un forte colpo in testa.

Svenne.

Quando riaprì gli occhi si sentita tutto rintontito come se fosse caduto per terra a e qualcosa fosse camminato sulla sua testa per ore.

Ricordava di aver aperto la porta.

“Maledizione! Chi sei? HEI! HEI!“

Le sue urla si perdevano nel vuoto della sala in cui era rinchiuso, difficile a dirsi se sera un prigione, solitamente i poliziotti hanno un'etica.

Si alzò faticosamente e si mise ad esplorare la stanza alla ricerca di qualcosa che potesse tradire la natura del luogo rivelandogli magari il motivo della sua reclusione.

In questo Julius era bravissimo, il migliore, non a caso era ricercato da tutti coloro che avevano bisogno di procurarsi qualcosa in maniera non del tutto legale.

Non era un bravo ladro, di più.

La sua più grande capacità risedeva nel riuscire ad analizzare gli ambienti con una meticolosità allucinante e dopo ogni sua analisi quel luogo non aveva più segreti per lui.

Poi non servivano altre qualità, bastava utilizzare gli elementi che aveva trovato per riuscire nel suo scopo.

Il suo scopo ora era capire e poi eventualmente evadere.

Non c'erano finestre, e l'unica fonte di luce era una vecchia lampada appesa alla parete.

Non c'erano vie d'entrata o di uscita.

Era una stanca circolare, molto bassa e senza accesso.

La cosa lo preoccupava, non poteva essere rimasto senza sensi così a lungo a permettere ai suoi aggressori di rinchiuderlo in una specie di tomba.

Ci doveva essere un passaggio, qualcosa.

Continuò a camminare lungo tutto il perimetro della stanza fermandosi ogni tanto per tastare la parete, continuò per delle ore, poi raggiunse il centro della sala e si coricò per terra a riposare con il sorriso stampato sulle labbra.

Si svegliò dopo qualche ora, si stropicciò gli occhi e riprese ad analizzare la stanza, questa volta però si concentrò sul terreno.

Prima di coricarsi aveva intuito qualcosa, e ora voleva verificare la sua ipotesi.

Sempre restando al centro della stanza inizio a grattare via un po' di terra fino a quando non toccò qualcosa di duro, il suo sorriso si allargò.

C'era una via d'uscita, non era sepolto sotto qualcosa ma era quello che volevano fargli credere, sotto quella terra c'era il pavimento, quello reale.

Scavò per diverse ore alla ricerca della sua uscita e dopo un po finalmente i suoi sforzi furono ricompensati e trovò un cunicolo che lo avrebbe portato fuori.

“Chissà perché mi hanno rinchiuso qua dentro, e sopratutto perché si sono presi la briga di di architettare tutto ciò...”

“La risposta arriverà fra un minuto Julius, il tempo di vederti fuori”

Julius sobbalzò sbattendo con la testa al soffitto del piccolo cunicolo.

 

“Bene, vedo che sei all'altezza della tua fama mio caro, perdonami se ho dovuto fare tutto ciò ma dovevo essere sicuro di non affidarmi ad un dilettante..”

Il ragazzo non gli diede nemmeno il tempo di finire che si slanciò verso l'uomo pronto a sferrargli un poderoso pugno in faccia.

L'uomo si alzò di scatto e sferrò un poderoso schiaffo al ragazzo.

“Tu sarai anche un grande ladro ma io sono un famigerato assassino, quindi ti conviene stare al tuo posto ragazzino!”

Julius sgranò gli occhi e iniziò a tremare, un Assassino era giunto a bussare a casa sua, di tutte le disgrazie che gli potevano capitare questa era la peggiore.

“Mi scusi...Allora? Ha bisogno di me per qualche lavoro?”

“Precisamente! Ho bisogno che tu rubi per me un libro.”

“Un libro?!? Tutto qua? Ha voglia di scherzare spero...”

Un altro poderoso schiaffo arrivò sul viso del ragazzo.

L'uomo si mosse con una tale velocità da lasciare impietrito Julius.

“Io non scherzo mai, e ora ascoltami. Conosci il vecchio che abita nella Contea vero?”

“Tutti quanti conoscono il vecchio, perché me lo chiedi?” disse Julius sputando per terra.

“Possiede qualcosa che mi interessa avere, un libro, un libro molto particolare, si chiama la Storia. Lo custodisce gelosamente nella sua abitazione e io ho bisogno che qualcuno lo prenda per me.”

“Se lei è davvero bravo come dice dovrebbe essere uno scherzo farlo da soli, perché chiede il mio aiuto?”

“Perché questo non è un furto normale, il vecchio si accorgerà quasi istantaneamente che il libro ha lasciato casa sua e io ho bisogno che lui vada a inseguire qualcun altro, non deve sapere di me.”

“Bene, in questo caso rifiuto, non ho voglia di avere qualcuno col fiato sul collo..”

L'uomo estrasse una pistola dal suo cappotto e la puntò dritta in testa a Julius.

“In questo caso mi arrangerò, tu però non puoi rimanere vivo.”

“Un momento!”

“Si?”
“Accetto.”

   
 
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