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Autore: Gokychan    15/07/2007    11 recensioni
Draco Malfoy,rampollo della sua casata è mandato dagli zii, i Lastrange. ma quando arriverà al Manor strani avvenimenti e strani segreti lo porteranno ad indagare cosa si nasconde dietro alla faccita della grande villa ottocentesca. Questo porterà Draco a fare nuovi incontri e a stringere conoscenze con individui sibillini e misteriosi tanto quanto i segreti che conoscono. Un'avventura mozzafiato piena di mistero e suspance che vi catturerà e vi incanterà inesorabilmente. Benvenuti tutti voi al Lastrange Manor
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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IL RICORDO DEL RAGAZZO DELLA VILLA BIANCA

 

CAP 1

ARRIVO A LASTRANGE MANOR

 

Era una sera d’estate afosa e l’atmosfera sembrava serena, ma al Malfoy Manor non era così.

“CHE COSA?! Ma padre perché?”

“Non urlare con me Draco”

Il ragazzo più giovane ammutolì nell’udire il tono dell’uomo più anziano.

Il silenzio regnò per qualche secondo, finchè, l’uomo più grande, non ricominciò a parlare con voce gelida.

“Ascolta Draco. Come erede della casata dei Malfoy devi imparare a controllarti e a portare rispetto ai tuoi superiori, e io, essendo tuo padre, sono tra questi. Sono stato chiaro?”.

Una voce autoritaria,glaciale,secca come le parole che pronuncia.

“Si…padre”

Un sorriso soddisfatto, e l’uomo ricominciò a parlare.

“Come ti dicevo, andare dai tuoi zii al Lastrange Manor mi sembra la soluzione migliore. Non per nulla loro sono gli esponenti di maggior rilievo nella cerchia di noi purosangue. Perciò, credo proprio che stare almeno sei mesi da loro non possa che giovare alla tua formazione.”

“Ma padre io…”

La debole replica fu bloccata in tronco da uno sguardo glaciale del padre.

“Come volete voi…padre”

“Bene. Partirai domani con una carrozza che ti porterà fino al loro Manor. Questo è quanto. Buonanotte Draco”

“Buonanotte padre”

Il dialogo tra i due finì lì.

Il ragazzo si diresse con calma apparente verso la propria stanza.

Quando entrò, chiuse la porta e vi si appoggiò.  Portò i pugni al viso ed emise un verso rabbioso.

Si buttò sul suo letto e nascose il viso tra i morbidi cuscini profumati di fresco.

Tutto nella sua stanza esprimeva eleganza e ricchezza. D’altronde, come poteva essere il contrario?

Il giovane rampollo della famiglia Malfoy era da sempre cresciuto nello sfarzo e nei soldi, con solo l’autorità di suo padre, ad essere superiore alla sua.

La madre, da sempre malata, era rinchiusa in una stanza da oltre un anno, segno che la sua malattia era, da allora, peggiorata.

Draco, fin da bambino, era cresciuto con l’obiettivo di essere sempre il migliore.

Il suo aspetto era sempre impeccabile, i capelli biondissimi sempre pettinati alla perfezione,portamento fiero,lingua velenosa,intelligente,forma fisica superiore alla norma in quanto forza e agilità. Persino la bellezza che lo caratterizzava sembrava irreale.

Tuttavia, se fuori Draco portava una maschera di fredda perfezione, dentro di se era fragile come il bambino che non era mai potuto essere.

Tutti gli sforzi,gli allenamenti, erano stati fatti per compiacere quel padre che non si era mai dimostrato tale nei suoi confronti.

Sempre freddo e glaciale. Così come ogni Malfoy che si rispetti.

Ma ora, Draco era stufo di esserlo. Di appartenere a quella famiglia che non si poteva definire tale.

Purtroppo, però,il suo carattere,la sua mente, sempre piegati dalla volontà del padre per troppo tempo,avevano reso il ragazzo debole nello spirito e facilmente sottomettibile all’autorità paterna.

E ora suo padre voleva che partisse.

Lui non voleva. Non ora che le condizione di sua madre erano così gravi.

Ma come avrebbe potuto opporsi? Aveva tentato. E aveva fallito.

Si mosse nel letto, mettendosi sulla schiena.

Con i grandi occhi grigi, scrutò tristemente la luna dalla grande finestra,lasciata aperta per far entrare l’aria tiepida e profumata della sera.

Draco riusciva a cogliere i dolci profumi dei gigli e delle rose bianche,piante dapprima coltivate dalla madre, ma poi,da quando era stata rinchiusa nella sua stanza, se ne occupavano giornalmente gli elfi domestici.

Inspirò a fondo,malinconico.

Il giorno dopo la sua vita sarebbe cambiata. Tutto ciò che fino a quel momento gli era stato famigliare sarebbe scomparso.

E il biondino,perso nei suoi pensieri,si addormentò con mille crucci e mille interrogativi in mente,mentre un’unica lacrima limpida e trasparente gli scorreva sulla guancia diafana,nascosta e temuta,sparì silenziosa nella stoffa del cuscino,così come era nata.

 

 

 

*    *    *    *    *

 

 

La mattina dopo, Draco si svegliò di buon ora e con calma e precisione quasi maniacali, si vestì e si preparò per scendere a fare colazione,mentre un elfo domestico cominciava a preparargli le valigie.

Trovò sua padre già pronto.

Aveva un lussuoso abito blu mare e i lunghi capelli biondi gli ricadevano morbidamente sulle spalle.

Quanta perfezione. Troppa per risultare reale.

Il mago alzò gli occhi dalla tisana che stava sorseggiando lentamente, posandoli sul figlio

“Buongiorno Draco”

“Padre…”si limitò a rispondere il ragazzo.

Fecero colazione in silenzio. Nessuno dei due aveva nulla da dire all’altro. L’atmosfera era fredda e formale.

“L’elfo che ti ho mandato in camera avrà ormai finito di fare la tua valigia. Desideri fare qualcosa prima della tua partenza?” il tono era leggero, frivolo, tipico delle domande cui la risposta è quasi irrilevante,una domanda fatta tanto per fare.

“Veramente padre…io vorrei fare una visita a mia madre…prima di partire”

Lucius lo guardò, scettico.

“Sai che tua madre è malata e che anche un minimo di stanchezza potrebbe essergli fatale”

“Lo so padre, ma io…io vorrei salutarla lo stesso”

L’uomo più vecchio lo scrutò per qualche secondo e poi sospirò

“Vai pure. Tanto a quest’ora tua madre sta dormendo. Vedi di non svegliarla”

“No, padre”

Dopodiché, cominciò a camminare a passo svelto per i lunghi corridoi del maniero.

Camminava sicuro e senza esitazioni.

Per chiunque quella casa sarebbe risultata inquietante.

I lunghi corridoi, tappezzati da arazzi ricchissimi vecchi di generazioni, ognuno rappresentante una scena diversa. I quadri antichi con i loro padroni dall’aria severa, che con occhi penetranti ti scrutavano in ogni movimento, in ogni mossa, quasi a volerti giudicare per emettere un silenzioso verdetto.

Gli eleganti lampadari di cristallo emettevano una luce fioca,quasi inesistente, che ti invitava a perderti,tentatrice,negli antri più oscuri.

 Ma Draco aveva vissuto in quella casa fin dalla sua nascita e sapeva a memoria ogni strada e ogni antico tranello che il Manor,da generazioni, custodiva.

Quando arrivò alla sua destinazione,un enorme portone di mogano con intarsiati fiori sconosciuti ai più e uccelli dalle lunghe code,immobilizzati per l’eternità,immortali nella loro bellezza,si fermò.

Lo aprì lentamente e, con passo felpato,cominciò ad avanzare.

Nell’enorme stanza, ogni finestra era stata chiusa con dovizia,soffocando ogni raggio di luce con delle pesanti tende di broccato scarlatto. Solo qualche raggio lieve era riuscito ad infilarsi nella stanza, tagliando come lame, il buio altrimenti sovrano.

L’aria odorava fortemente di chiuso e medicinali.

E al centro, un grande letto a baldacchino troneggiava in tutta la sua bellezza.

Il ragazzo biondo si sentiva come il principe delle fiabe che sua madre gli leggeva la notte quando era bambino.

Quando il protagonista entrava nella stanza più alta e sconosciuta della torre,e si ritrova davanti la più bella delle donne,addormentata,e allora, con un bacio del vero amore,riusciva finalmente a destarla dal suo sonno centenario.

Sulla bellezza della donna addormentata, in effetti, non c’era nulla da obiettare.

Narcissa Black sembrava un angelo etereo in quel momento.

La pelle diafana senza nessuna imperfezione, i lunghissimi capelli color del grano le ricadevano attorno al viso come una cascata di oro fuso.

Le delicate labbra rosse sembravano boccioli di rosa socchiusi e spiccavano enormemente sul colorito d’avorio del viso.

E le ciglia chiare come piccoli raggi solari posti delicati e lievi su quelle palpebre chiuse, sfioravano delicatamente il viso.

E come una magia,come se nemmeno la malattia potesse scacciarlo,il profumo di gigli e rose bianche aleggiava sulla sua figura,l’odore che aveva caratterizzato tempi più felici e che come un angelo custode sempre presente, aleggiava nell’aria.

Chiunque l’avesse vista avrebbe capito cosa aveva fatto sciogliere il cuore del freddo Malfoy.

Ma Draco sapeva che, al contrario della principessa delle fiabe, nemmeno il bacio intriso dell’amore più puro avrebbe fatto guarire sua madre.

Ma come a voler comunque provare, l’erede di casa Malfoy si chinò su quel fragile corpo e scoccò con tutta la tenerezza che un figlio possa mettere in un gesto, un piccolo bacio sulle labbra della madre.

“A presto mamma” sussurrò, prima di aspirare il suo dolce profumo e, con passo mesto, dirigersi verso la carrozza che lo stava sicuramente aspettando fuori dal Manor.

 

Come aveva sospettato, suo padre lo stava già aspettando e stava parlando con il cocchiere sommessamente.

Sicuramente stava indicandogli la direzione e il luogo dove avrebbe dovuto condurlo.

Le sue valigie erano già state caricate.

“Arrivederci padre”

“Arrivederci Draco”

Dopo questo saluto formale, il cocchiere aprì lo sportello della carrozza e il biondino,sempre con lo stesso sguardo imperturbabile,salì in silenzio.

La vettura partì e Draco si girò per l’ultima volta per guardare la casa dove era vissuto e l’ultima cosa che vide, fu il roseto di cui tempo prima, sua madre si occupava.

Aspirò a fondo, cercando di imprimerlo nella sua mente,di farne il suo unico conforto nei momenti in cui,ne era sicuro,si sarebbe sentito perduto e solo,come faceva da bambino,aspirando il profumo delle vesti della sua mamma quando aveva paura.

A presto Malfoy Manor.

 

*    *    *    *   *

Dopo tre ore di viaggio, il paesaggio era completamente cambiato.

Se prima le ordinate strade di Londra facevano da paesaggio fisso, ora la brughiera li circondava, minacciosa, con i suoi alberi millenari,portatori di mille ricordi e segreti.

Il cielo che si poteva intravedere attraverso le fronde degli alberi, era ceruleo.

La strada era sterrata,polverosa, e le numerose buche facevano sobbalzare la vettura.

Proprio quando incontrarono l’ennesima di queste, la carrozza ebbe un sobbalzo particolarmente forte che svegliò Draco che, nel frattempo, si era addormentato.

Ancora assonnato, sbirciò attraverso alla finestrella e, inconsapevolmente, storse il naso nell’intravedere il paesaggio selvaggio che li circondava.

Ad un tratto, sentì bussare leggermente il cocchiere.

“Signorino, mi dispiace disturbarla, ma siamo quasi arrivati. Guardi, la villa dei suoi zii è lassù sulla collina”

In effetti, sopra una ripida collina erbosa, si ergeva un’imponente casata.

Vecchi aceri dall’aria lugubre la circondavano come guardiani.

Era di certo una villa di grande splendore, ma il ragazzo si ritrovò a rabbrividire,inquieto.

Arrivati, una coppia di piccoli elfi domestici cominciò a scaricare diligentemente i bagagli,in silenzio.

Draco, potè scorgere sulla loro pelle, i segni delle frustate.

Osservò da vicino la casa.

Un grande portone nero fungeva da ingresso.

Accanto ad esso, due colonne in stile vittoriano.

Piccoli gargoile, messi di guardia all’entrata, come segno ammonitore di guardie spietate e sempre presenti, immortali nella loro crudeltà.

Seguì gli elfi attraverso un lungo corridoio, non molto diverso da quelli che caratterizzavano casa sua.

Arrivarono in una grande stanza.

Il pavimento di marmo era perfettamente pulito,vari mobili di fattura antica erano posizionati per la stanza con gusto.

Draco,tanto era preso ad osservare la stanza, che non si accorse della presenza che era appena entrata.

“Buongiorno, giovane Malfoy”

Il ragazzo sobbalzò, sorpreso, e si girò di scatto, trovandosi di fronte quella che, era sicuro, si trattasse di sua zia,Bellatrix Black.

I lunghi capelli d’ebano, erano acconciati con eleganza.

Il volto angelico,così simile a quello di sua madre,era meticolosamente truccato.

Gli occhi neri e profondi, dalle palpebre pesanti,lo scrutavano nel profondo, mettendolo in soggezione.

“Buongiorno zia. Mi scuso per la mia maleducazione, ma ero assorto a guardare questa casa. Complimenti, è davvero bellissima.” Disse il biondino, ricomponendosi immediatamente.

“Grazie. Suppongo sarai stanco dopo il viaggio che hai fatto. Un elfo domestico ti mostrerà la strada”

“In effetti si, sono molto stanco. Ma ditemi zia, dov’è lo zio Rudolf?”

La donna lo guardò, sempre glaciale, ma il biondo notò che nel suo sguardo qualcosa era cambiato.

“Al momento è fuori per lavoro. Prego. Abbye ti indicherà la tua stanza”

“Mi segua signorino”

Draco, dopo aver trattenuto a fatica uno sguardo scettico, seguì il piccolo scricciolo che lo guidava verso delle ripide scale a chiocciola di fattura principesca, che portavano al piano superiore.

Altri corridoi,lunghi infiniti corridoi.

L’unico rumore udibile era quello dei loro passi rapidi e secchi.

Ma mentre il biondo cercava di memorizzare la strada, una porta socchiusa attirò la sua attenzione.

Dietro di essa, un paio di occhi color del cielo lo scrutavano con curiosità,ma appena si videro scoperti si allargarono e la porta si chiuse di scatto.

“Signorino?”

Draco infatti si era fermato,il sopraciglio inarcato e lo sguardo sconcertato.

“Abbye?”

“Si signorino?”

“Chi c’è in quella stanza?”

L’elfo cominciò a torcersi le manine e il suo sguardo si fece sfuggente.

“Un membro della servitù signore. Nessuno di importante”

Il biondo alzò il sopraciglio ancora di più. Era sicuro che quell’elfo non gli avesse detto tutto, ma se era evaso alla sua domanda in quel modo, voleva dire che ordini diretti dei suoi padroni glielo avevano proibito. Così,capendo che era inutile insistere, annuì, e l’elfo lo portò nella sua stanza.

Era grande e spaziosa,sicuramente la più luminosa che avesse visitato fino a quel momento.

Un grande letto a baldacchino, dalle coperte di seta smeraldine, troneggiava al centro della stanza.

Le tende bianche si alzavano leggere,causa, la leggera brezza frizzantina che entrava dall’enorme finestra aperta.

C’era un’altra porta. Sicuramente il bagno.

Si affacciò.

La brughiera,fiera e selvaggia, circondava la casa.

Notò che al muro,ai lati della finestra,c’era un enorme roseto di rose bianche.

Sorrise triste,preso dalla nostalgia.

Con delicatezza ne colse una e l’annusò piano,lentamente.

E mentre ricordi felici, ormai lontani, vagavano per la sua mente,le orecchie udirono una melodia leggera.

Aprì gli occhi e, seguendo il suono, notò che su uno degli aceri, un ragazzo stava dolcemente suonando un flauto.

Era vestito poveramente.

Aveva dei pantaloni di lino consumati e la maglietta era bianca, troppo larga per quel corpo snello.

I piedi erano nudi, uno poggiato sul ramo dove era appollaiato placidamente,l’altro lasciato penzolare nel vuoto.

Ma pur essendo vestito in modo povero, ogni abito era lindo e pulito.

Persino da lì, il biondino poteva sentire il profumo di quel ragazzo.

Odorava di menta,salvia,d’erba fresca,quasi fosse fatto di esse.

La musica che stava suonando era così dolce che Draco si incantò ad ascoltarla per qualche secondo, ma poi si riscosse e, con il suo solito tono freddo domandò

“Voi, chi siete?”

La musica, che fino a quel momento era stata nell’aria come il profumo delle rose,si interruppe bruscamente.

Draco lo guardò con un vago cipiglio sul volto. Ma chi era quel ragazzo? Il viso era in ombra e coperto dai capelli, quindi non riusciva a scorgerlo.

Piano,piano il ragazzo si voltò e Draco rimase folgorato dalla sua bellezza.

I lunghi capelli neri,lisci eppure selvaggi come la brughiera stessa, erano lasciati sciolti e cadevano leggeri sulle spalle.

La pelle dorata sembrava risplendere.

Le labbra rosee e lucide erano leggermente socchiuse dalla sorpresa.

Ma la cosa più stupefacente erano gli occhi.

Grandi, contornati da lunghe ciglia scure,e verdi, verdi come il più bel prato del mondo,limpidi come l’acqua più pura e languidi come quelli di un angelo.

Tuttavia, quando il ragazzo lo scorse, si riempirono di paura e con un agile balzo, atterrò sul manto soffice dell’erba e cominciò a correre, sparendo poco dopo alla vista del biondino.

Draco era rimasto imbambolato davanti alla finestra,senza parole.

“M…ma chi era?”

Era questa la domanda che vagava nella sua mente.

Quando si riscosse,ancora stupito da ciò che era successo, si spogliò e si mise sotto le coperte.

Tra le mani ancora la rosa che aveva colto e nelle orecchie, la dolce melodia che aveva ascoltato da quel ragazzo misterioso.

“Ti ritroverò” fu questa la promessa silenziosa che fece Draco Malfoy.

E con questi pensieri, si addormentò placidamente,con il ricordo di un paio di occhi verdi,dolci e puri come non ne aveva mai visti.

 

 

 

 

 

 

SALVE A TUTTI!!!

COME VA?

SPERO DI AVERVI CATTURATO CON QUESTA MIA NUOVA STORIA.

OKOK NN MI FUCILATE. LO SO CHE NE HO GIA’ TANTE DA FINIRE MA QUESTA PROPRIO NN POTEVO NN POSTARLA.

PENSATE CHE L’ISPIRAZIONE MI E’ VENUTA IERI ALLE DUE E MEZZA DI NOTTE E NN STO’ SKERZANDO!!!!!!!!!

SPERO CHE LA TRAMA VI ABBIA PRESO.

CHI SARA’ MAI IL DOLCE RAGAZZO SUL RAMO DELL’ALBERO?

E QUAL E’ IL SEGRETO CHE SI CELA AL LASTRANGE MANOR???

BE’ PER SCOPRIRLO DOVRETE CONTINUARE A SEGUIMI.

SPERO DI RICEVERE TANTI COMMENTI PERK VI AVVERTO CHE SE NN NE RICEVERO’ TANTI NN DARO’ IL CONTINUO ù____ù

MI BASTA ANKE SOLO UN MI PIACE O UN MI FA SKIFO OK?

ANKE SE LA SECONDA PREFERIREI NN RICEVERLA ^^”

HO FATTO DEL MIO MEGLIO PER DESCRIVERE AMBIENTI E PERSONE.

UNA MIA AMICA HA DETTO CHE LE SEMBRAVA DI ESSERE ANCHE LEI DENTRO LA STORIA, SPERO SIA LO STESSO PER VOI.

UN BACIONE.

BYE BYE DA GOKYCHAN

  
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