Disclaimer: No, Naruto non è mio. Lo so, è una
notizia sconvolgente.
E se avessi Brian Molko, di sicuro non starei qui a
scrivere vaccate. >.>
Per PurpleSky, amica e sorella, nonché
vicina di casa. Volevo scriverti qualcosa di leggero e gioioso,
ma vafancùl! mi è venuta fuori questa ficci.
Con i Placebo. (ah!) Avrebbero dovuto impedirmi di
comprare il CD…
Buon compleanno.
Potrai mai perdonarmi
il ritardo?
I’ll Be
Yours
I'll be your water
Bathing you clean
Your liquid peace
La prima
Eravamo entrambi stanchissimi, ognuno per i propri motivi,
non ci vedevamo da tanto di quel tempo che a ripensarci adesso mi sembra un’enormità, ma ricordo perfettamente che mentre io
esplodevo fin troppo rumorosamente per dimostrare la gioia del momento, tu
fissasti intensamente la bottiglia che reggevo tra le mani. E dopo la mia lunga
esternazione, tutto ciò che dicesti, con freddezza, fu di non sprecare acqua.
Spiazzante, davvero. Non capii nulla all’inizio -e nemmeno
adesso mi è tutto chiaro-, ma tu sei un vero figlio del deserto, e in fondo era
perfettamente logico.
Scrutai in quegli occhi che dell’acqua hanno tutto, quegli occhi che col deserto non c’entrano niente ma
ne sono parte integrante, e annuii, consapevole solo di parte della solennità
di quel gesto, che in quella afosa notte di luglio mi era sembrato
perfettamente normale.
E senza dir null’altro, ci salutammo diretti alle
rispettive stanze.
I'll be your ether
You'll breathe me in
It won't release
Era stata una missione dannatamente difficile. E non sono
solo io a dirlo, è opinione comune. La mia gamba rotta bastava da sola a farlo
presente, a ogni modo. Ma anche tu non ne eri uscito indenne, e stiamo parlando
del Kazekage.
Faceva uno strano contrasto qul cerotto sul tuo viso,
mentre te ne stavi mollemente appoggiato alla ringhiera della terrazza del
palazzo. Era buffo, in una certa maniera. Stonava sul tuo profilo, spezzando il
biancore della pelle, ma da un lato sembrava essere proprio quello il suo
posto, sul dorso del tuo naso. Risi sommessamente, anch’io appoggiato vicino a
te.
Dopo poco ti voltasti, con una strana espressione, e
lentamente ti accasciasti contro la balaustra. Eri sbiancato all’improvviso, il
respiro affannato e un’inusuale smorfia di dolore.
« La costola. »
Quelle due semplici parole, e mi ritrovai inginocchiato al
tuo fianco, con la gamba che bruciava dal dolore e la stampella finita chissà
dove, magari caduta dal terrazzo. Ma non mi importava. Mi importava solo che
tu, brutto idiota, avevi voluto strafare durante la missione, e ti eri rotto
una costola se eravamo fortunati, molte di più se eravamo realisti, e non avevi
detto nulla e ora stavi soffrendo come un cane. E non c’era nessuno, ninja
medico o no, in tutto il palazzo.
Poi dicono che sono io quello che esagera.
Arrivò un’altra fitta, e stavi iniziando a diventare blu.
Ti feci sedere, con la schiena appoggiata alla sbarre,
una mano sulla spalla e l’altra posata sul tuo petto. « Con calma, respira. Ci
sono io. »
Mi lanciasti uno sguardo stordito e confuso, al quale
risposi con un sorriso smagliante. Non credo fosse poi
così smagliante vista la situazione, ma fa niente.
Well I've seen you suffer
I've seen you cry
A whole life through
Poi mi venne un sospetto. Tu non ti stavi sforzando. In
realtà non stavi nemmeno respirando, tutto quello che facevi era guardarmi
senza dire nulla, reprimendo a tratti una smorfia. Mi scrutavi con quei famosi
occhi d’acqua, così limpidi in superficie e oscuri e agitati nelle profondità.
Perché dietro i tuoi occhi si muovevano dolori peggiori di
una costola rotta. Dietro quel velo di confusione stavano riaffiorando ricordi
di sofferenza, incomprensione, solitudine. In un turbinio violento, in un
vortice, stavano tornando a ferirti.
Per questo ti impegnavi così duramente nel tuo ruolo, e
anche per questo non ti stavi preoccupando di respirare.
Non sapevo nulla di te, capivo a mala pena ciò che era in
tumulto nel fondo dei tuoi occhi, ma mi bastava sapere che stavi soffrendo per
farmi ribollire il sangue. Al diavolo gambe rotte, costole o stampelle.
Poiché era l’unica cosa che potessi fare, ti abbracciai in
silenzio.
I'll be your water
Bathing you clean
Your liquid blue
Figlio del deserto o no, in quell’occasione usammo molta
acqua. Ti costrinsi a bere dalla mia borraccia, sordo alle tue deboli proteste.
Stavi male, erai debole, un po’ d’acqua fresca non ti avrebbe di certo fatto
male.
Smettesti di protestare e con una docilità che non avrei
creduto ti appartenesse ti lasciasti curare. Nei limiti delle mie capacità, ti
aiutai a rimetterti in piedi e ti convinsi a cercare qualcuno. Arrivare al
piano terra fu un’impresa di cui ancora oggi vado
fiero, visto che la stampella era effettivamente caduta di sotto.
Chissà che bel quadretto dovemmo esser stati per Temari,
quando ci vide sbucare dalle scale: io che reggevo te che reggevi me, tu
cianotico e io rosso dallo sforzo, ad un passo dallo svenimento. Temari lanciò
un urlo a metà tra lo spaventato e l’infuriato, e in una frazione di secondo mi
ritrovai sorretto da due jounin. Tu eri stato agguantato da Temari stessa, e
pochi secondi dopo anche Kankuro era al tuo fianco.
Ci trascinarono in ospedale, e prima che ci portassero in
due stanze differenti ci scambiammo un lungo sguardo.
Era il tuo solito sguardo apatico, segno che ti stavi
riprendendo, ma quello che più mi rese felice fu il vedere che il maelstrom si
stava placando.
I'll be your father
I'll be your mother
I'll be your lover
I'll be yours
Mi domando ogni tanto cosa sono per te. Sicuramente
qualcosa di importante, lo si capisce dai tuoi gesti.
Anche con tutta la tua goffaggine e il tuo straordinario tatto, lo capisco.
Amico di sicuro, forse addirittura il primo; i primi
scambi con Naruto non sono stati proprio idilliaci… ma se è per questo nemmeno
i primi tra di noi. Ma non ti serbo rancore, non
ancora, non più, e tu lo sai. Gaara-kun…
Adesso la definizione di amico mi sembra un po’
restrittiva. Si potrebbe fare una postilla con le aggiunte fatte man mano negli
anni. Amante? Fidanzato? Eppure, continua a non calzare a pieno. Non rende
giustizia a quell’affetto che ha in sé sottofondi fraterni, che parlano di
coperte rimboccate la notte e di spalle su cui, per una volta, puoi
appoggiarti.
Più facile è dire cosa tu
sei per me. Tu sei, semplicemente. La persona importante, che devo difendere anche se non ne ha bisogno, il mio solo, il mio
mondo, il mio tutto. Ma non il Mio, perché hai dei doveri anche verso altri, e
non posso impedirtelo, né voglio. Vuol dire che sarai in parte anche loro.
In compenso, io sono totalmente e irrevocabilmente tuo.
I'll be your liqueur
Bathing your soul
Juice that's pure
« Su, vedrai che non ti farà niente. Giuro! »
Un altro bellissimo ricordo. Oh Kankuro, dovevi fidarti quando ti ho detto che bere non faceva per me! Ma
l’insistenza sembra essere il tuo forte, e si sa come andò a finire. Baki
ancora ci pensa, e di certo anche il tavolo che ho rotto. E la mensola. E le
tre sedie.
Mi risvegliai in ospedale, come al
solito, in un letto asettico e bianco che sapeva di disinfettante; tu te ne
stavi in piedi davanti alla porta, braccia conserte, furente. Il che mi parve
comprensibile, visto che i mobili erano tuoi.
« Sei stupido. Se lo farai
un’altra volta, ti ci vorranno anni per togliere tutta la sabbia da dove te le
metterò. »
E questo era davvero inquietante, soprattutto perché molto
verosimile. Tentai di scusarmi, senza dare la colpa a Kankuro, ti avrei
ricostruito personalmente il tavolo…
« Ecco, sei stupido. Rompi tutti
i tavoli che vuoi Lee, ma se mi fai preoccupare di
nuovo ti assicuro che sei morto. »
I'll be your anchor
You'll never leave
These shores that
cure
È il tatto straordinario di cui parlavo prima. Rimasi
senza parole a guardarti appoggiare la grande giara alla parete, prendere uno
sgabello e sederti di fianco al mio letto. Non mi trattenni, e scoppiai a
ridere.
Tu facesti una faccia offesa che ebbe solo l’effetto di
farmi ridere più forte; quando finalmente ripresi un contegno, asciugandomi gli
occhi con un’ultima risatina mi misi un po’ di lato facendo spazio nello
stretto materasso. Mi guardasti senza capire, ancora un accenno di broncio,
così sorridendoti battei sullo spazio libero, come si fa
con i bambini per farli sedere.
Piano, con incertezza, salisti sul letto, prima un
ginocchio poi l’altro, e come un gatto ti accucciasti al mio fianco, irradiando
calore. Ti strinsi le spalle con il braccio sano mentre
con la mano ti accarezzavo i capelli. Poco dopo eri aggrappato a me, il viso
affondato nel mio collo e una mano che si teneva saldamente alla mia maglia.
Era una stretta ferrea, come se, allentando la presa,
sarei scomparso per sempre. O forse saresti scomparso tu. Restasti così
ancorato a lungo, in un abbraccio bisognoso che non faticavo a ricambiare. Dopo
quelle che credo fossero ore, mi ricordai infine di
risponderti.
« Non lo farò più. E se succederà, allora… »
Ma tu ti eri addormentato. Accomodandoti meglio contro il
mio fianco, continuai in un sussurro.
« Allora niente. Succederà ancora, lo sappiamo.
L’importante è che dopo ci siano altri momenti come questo. »
Well I've seen you suffer
I've seen you cry
For days and days
Non potevo prometterti “Ehi, non andrò più in missione!
Anzi, smetterò anche di allenarmi, per sicurezza!”. Avrei potuto prometterti di
non bere mai più, ma quello me l’ero già imposto da solo. Però non potevo
assicurarti che sarei rimasto illeso, che me la sarei cavata in ogni missione.
Nemmeno dagli allenamenti si esce incolumi, specialmente se si tratta di me.
Allora? Rock Lee mantiene la sua parola. Non potevo
giurarti che non ti avrei fatto preoccupare, non potevo giurarti che sarei
sopravvissuto. Potevo solo giurarti che mai, mai ti avrei abbandonato.
Che cosa stupida, me ne rendevo conto persino io. Ma ti
dovrai accontentare Gaara, nella speranza che, comunque, non ci sia mai nessun
giuramento da onorare. In quel momento la cosa più importante era che tu
respiravi tranquillo contro il mio collo, ed eravamo insieme.
Eravamo in pace, al riparo da tutte le cose che ci
aspettavano dietro quella porta d’ospedale, e potevo prendermi cura di te e
proteggerti.
Ma questa è un’altra questione, un altro di quei
giuramenti non-detti e non-necessari, perché non sarei mai
riuscito, anche volendo, a infrangerlo.
So I'll be your liqueur
Demons will drown
And float away
Era stata una delle rare giornate fresche di Suna, perciò
quella sera era veramente freddo. Nonostante le intemperie, ci eravamo
arrampicati sul tetto del palazzo dei Kazakage muniti di coperta e termos pieno
di thè caldo. Non so come avessi voglia di stare a
guardare il cielo con quella temperatura…
Passammo ore tranquille, stretti sotto la coperta a
parlare di missioni, di ricordi e di stelle, una delle serate più tranquille
che abbiamo trascorso. Ma tu eri stranamente
pensieroso, o malinconico, e il tuo sguardo vagava sopra i tetti della città -
la tua città - distratto.
« Gaara, dovresti prendere qualcosa di caldo, ti stai
raffreddando. »
In risposta ottenni un vago borbottio, e io odio i
tuoi borbotti scocciati. Per questo presi un sorso di thè, ti strinsi il viso
tra le mani facendoti voltare e ti costrinsi a bere a modo mio. Il thè se ne
andò ben presto, lasciando solo il tuo sapore, il tuo respiro, e le tue ansie
che scivolavano via.
Non era indispensabile prendere fiato, non era un problema
trovarsi sul tetto a congelare. C’erano solo mani che vagavano, calde, gemiti strozzati che si condensavano nell’aria, e
noi.
I'll be your father
I'll be your mother
I'll be your lover
I'll be yours
Sono ricordi preziosi questi, che il tempo non riuscirà a cancellare
mai del tutto. Sono preziosi come solo i ricordi sanno esserlo, ma conservano
anche dei singificati. Sono significati per te in parte
oscuri, che stai imparando a capire, perché non hai molti ricordi belli.
Spero ti siano di sollievo, che scaccino le sofferenze e
l’insicurezza, perché io sarò sempre qui. Non ti
libererai di me nemmeno con tutta la sabbia del deserto, nemmeno se me la
metterai dove minacciasti quella volta.
Le persone normali nelle difficoltà rievocano i momenti
felici con il padre, le carezze dolci della madre, e tutte le cose che ti sono
state precluse. Perciò lascia che sia io a darti momenti felici, e a farti dolci
carezze quando stai per addormentarti, lascia che entri a far parte della tua
famiglia che adesso ti ama, che entri nel tuo mondo. Fammi portare con te un
po’ del peso che reggi, solo un pochino. Lascia che ti aiuti, in qualsiasi modo
in mio potere.
Lascia che sia tuo, perché una piccola parte di te è già
mia, e sempre lo sarà.
I’ll be yours
---
N/A: Il maelstrom è un gorgo tipico dei Mari del Nord. u_u
La canzone è I’ll Be
Yours (ma vah) dei Placebo. Se la conoscete bravissimih <3, se non
l’avete mai sentita un passo indietro e vergognatevi. Qui
la potete sentire, acculturatevi! è.é (sarò che sono
andata di testa, ma a me Brian Molko ricorda tanto Gaara °-°)
È venuta decisamente diversa dal solito. Primo, perché è una
song-fic: dio, da quanto tempo volevo farne una! *commozione* Secondo, perché è
fatta in prima persona, rivolgendosi ad una seconda persona. Non è il mio
stile, e ho paura di aver fatto un macello. Sicuramente è contorta. ._.
(sappiate almeno che in parte è voluto)
Ma soprattuto, perché il ritornello mi ricorda l’Addio di
Ettore e Andromaca?!
Quindi, Skyonzola, ti piace? :D
Ci ho messo tutto il mio ammore, e tutto l’ammore dei Placebo! <3
Ok, cazzate a parte, ti voglio bene. Lo dico troppo poco,
scusami.
Will