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Autore: Will P    15/07/2007    6 recensioni
Lee ricorda alcuni momenti con Gaara, e riflette.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rock Lee, Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Disclaimer: No, Naruto non è mio

Disclaimer: No, Naruto non è mio. Lo so, è una notizia sconvolgente.

E se avessi Brian Molko, di sicuro non starei qui a scrivere vaccate. >.>

 

 

Per PurpleSky, amica e sorella, nonché vicina di casa. Volevo scriverti qualcosa di leggero e gioioso, ma vafancùl! mi è venuta fuori questa ficci. Con i Placebo. (ah!) Avrebbero dovuto impedirmi di comprare il CD…

Buon compleanno.

Potrai mai perdonarmi il ritardo?

 

 

I’ll Be Yours

 

I'll be your water

Bathing you clean

Your liquid peace

 

La prima volta che sono venuto a Suna con un incarico ufficiale, non ti vidi se non dopo una settimana. Io avevo la mia missione e i miei ordini, tu le tue scartoffie e la tua posizione, e finì che ci scontrammo per caso nelle grandi cucine del palazzo dei Kazekage, verso le due di notte.

Eravamo entrambi stanchissimi, ognuno per i propri motivi, non ci vedevamo da tanto di quel tempo che a ripensarci adesso mi sembra un’enormità, ma ricordo perfettamente che mentre io esplodevo fin troppo rumorosamente per dimostrare la gioia del momento, tu fissasti intensamente la bottiglia che reggevo tra le mani. E dopo la mia lunga esternazione, tutto ciò che dicesti, con freddezza, fu di non sprecare acqua.

Spiazzante, davvero. Non capii nulla all’inizio -e nemmeno adesso mi è tutto chiaro-, ma tu sei un vero figlio del deserto, e in fondo era perfettamente logico.

Scrutai in quegli occhi che dell’acqua hanno tutto, quegli occhi che col deserto non c’entrano niente ma ne sono parte integrante, e annuii, consapevole solo di parte della solennità di quel gesto, che in quella afosa notte di luglio mi era sembrato perfettamente normale.

E senza dir null’altro, ci salutammo diretti alle rispettive stanze.

 

I'll be your ether

You'll breathe me in

It won't release

 

Era stata una missione dannatamente difficile. E non sono solo io a dirlo, è opinione comune. La mia gamba rotta bastava da sola a farlo presente, a ogni modo. Ma anche tu non ne eri uscito indenne, e stiamo parlando del Kazekage.

Faceva uno strano contrasto qul cerotto sul tuo viso, mentre te ne stavi mollemente appoggiato alla ringhiera della terrazza del palazzo. Era buffo, in una certa maniera. Stonava sul tuo profilo, spezzando il biancore della pelle, ma da un lato sembrava essere proprio quello il suo posto, sul dorso del tuo naso. Risi sommessamente, anch’io appoggiato vicino a te.

Dopo poco ti voltasti, con una strana espressione, e lentamente ti accasciasti contro la balaustra. Eri sbiancato all’improvviso, il respiro affannato e un’inusuale smorfia di dolore.

« La costola. »

Quelle due semplici parole, e mi ritrovai inginocchiato al tuo fianco, con la gamba che bruciava dal dolore e la stampella finita chissà dove, magari caduta dal terrazzo. Ma non mi importava. Mi importava solo che tu, brutto idiota, avevi voluto strafare durante la missione, e ti eri rotto una costola se eravamo fortunati, molte di più se eravamo realisti, e non avevi detto nulla e ora stavi soffrendo come un cane. E non c’era nessuno, ninja medico o no, in tutto il palazzo.

Poi dicono che sono io quello che esagera.

Arrivò un’altra fitta, e stavi iniziando a diventare blu. Ti feci sedere, con la schiena appoggiata alla sbarre, una mano sulla spalla e l’altra posata sul tuo petto. « Con calma, respira. Ci sono io. »

Mi lanciasti uno sguardo stordito e confuso, al quale risposi con un sorriso smagliante. Non credo fosse poi così smagliante vista la situazione, ma fa niente.

 

Well I've seen you suffer

I've seen you cry

A whole life through

 

Poi mi venne un sospetto. Tu non ti stavi sforzando. In realtà non stavi nemmeno respirando, tutto quello che facevi era guardarmi senza dire nulla, reprimendo a tratti una smorfia. Mi scrutavi con quei famosi occhi d’acqua, così limpidi in superficie e oscuri e agitati nelle profondità.

Perché dietro i tuoi occhi si muovevano dolori peggiori di una costola rotta. Dietro quel velo di confusione stavano riaffiorando ricordi di sofferenza, incomprensione, solitudine. In un turbinio violento, in un vortice, stavano tornando a ferirti.

Per questo ti impegnavi così duramente nel tuo ruolo, e anche per questo non ti stavi preoccupando di respirare.

Non sapevo nulla di te, capivo a mala pena ciò che era in tumulto nel fondo dei tuoi occhi, ma mi bastava sapere che stavi soffrendo per farmi ribollire il sangue. Al diavolo gambe rotte, costole o stampelle.

Poiché era l’unica cosa che potessi fare, ti abbracciai in silenzio.

 

I'll be your water

Bathing you clean

Your liquid blue

 

Figlio del deserto o no, in quell’occasione usammo molta acqua. Ti costrinsi a bere dalla mia borraccia, sordo alle tue deboli proteste. Stavi male, erai debole, un po’ d’acqua fresca non ti avrebbe di certo fatto male.

Smettesti di protestare e con una docilità che non avrei creduto ti appartenesse ti lasciasti curare. Nei limiti delle mie capacità, ti aiutai a rimetterti in piedi e ti convinsi a cercare qualcuno. Arrivare al piano terra fu un’impresa di cui ancora oggi vado fiero, visto che la stampella era effettivamente caduta di sotto.

Chissà che bel quadretto dovemmo esser stati per Temari, quando ci vide sbucare dalle scale: io che reggevo te che reggevi me, tu cianotico e io rosso dallo sforzo, ad un passo dallo svenimento. Temari lanciò un urlo a metà tra lo spaventato e l’infuriato, e in una frazione di secondo mi ritrovai sorretto da due jounin. Tu eri stato agguantato da Temari stessa, e pochi secondi dopo anche Kankuro era al tuo fianco.

Ci trascinarono in ospedale, e prima che ci portassero in due stanze differenti ci scambiammo un lungo sguardo.

Era il tuo solito sguardo apatico, segno che ti stavi riprendendo, ma quello che più mi rese felice fu il vedere che il maelstrom si stava placando.

 

I'll be your father

I'll be your mother

I'll be your lover

I'll be yours

 

Mi domando ogni tanto cosa sono per te. Sicuramente qualcosa di importante, lo si capisce dai tuoi gesti. Anche con tutta la tua goffaggine e il tuo straordinario tatto, lo capisco.

Amico di sicuro, forse addirittura il primo; i primi scambi con Naruto non sono stati proprio idilliaci… ma se è per questo nemmeno i primi tra di noi. Ma non ti serbo rancore, non ancora, non più, e tu lo sai. Gaara-kun…

Adesso la definizione di amico mi sembra un po’ restrittiva. Si potrebbe fare una postilla con le aggiunte fatte man mano negli anni. Amante? Fidanzato? Eppure, continua a non calzare a pieno. Non rende giustizia a quell’affetto che ha in sé sottofondi fraterni, che parlano di coperte rimboccate la notte e di spalle su cui, per una volta, puoi appoggiarti.

Più facile è dire cosa tu sei per me. Tu sei, semplicemente. La persona importante, che devo difendere anche se non ne ha bisogno, il mio solo, il mio mondo, il mio tutto. Ma non il Mio, perché hai dei doveri anche verso altri, e non posso impedirtelo, né voglio. Vuol dire che sarai in parte anche loro.

In compenso, io sono totalmente e irrevocabilmente tuo.

 

I'll be your liqueur

Bathing your soul

Juice that's pure

 

« Su, vedrai che non ti farà niente. Giuro! »

Un altro bellissimo ricordo. Oh Kankuro, dovevi fidarti quando ti ho detto che bere non faceva per me! Ma l’insistenza sembra essere il tuo forte, e si sa come andò a finire. Baki ancora ci pensa, e di certo anche il tavolo che ho rotto. E la mensola. E le tre sedie.

Mi risvegliai in ospedale, come al solito, in un letto asettico e bianco che sapeva di disinfettante; tu te ne stavi in piedi davanti alla porta, braccia conserte, furente. Il che mi parve comprensibile, visto che i mobili erano tuoi.

« Sei stupido. Se lo farai un’altra volta, ti ci vorranno anni per togliere tutta la sabbia da dove te le metterò. »

E questo era davvero inquietante, soprattutto perché molto verosimile. Tentai di scusarmi, senza dare la colpa a Kankuro, ti avrei ricostruito personalmente il tavolo…

« Ecco, sei stupido. Rompi tutti i tavoli che vuoi Lee, ma se mi fai preoccupare di nuovo ti assicuro che sei morto. »

 

I'll be your anchor

You'll never leave

These shores that cure

 

È il tatto straordinario di cui parlavo prima. Rimasi senza parole a guardarti appoggiare la grande giara alla parete, prendere uno sgabello e sederti di fianco al mio letto. Non mi trattenni, e scoppiai a ridere.

Tu facesti una faccia offesa che ebbe solo l’effetto di farmi ridere più forte; quando finalmente ripresi un contegno, asciugandomi gli occhi con un’ultima risatina mi misi un po’ di lato facendo spazio nello stretto materasso. Mi guardasti senza capire, ancora un accenno di broncio, così sorridendoti battei sullo spazio libero, come si fa con i bambini per farli sedere.

Piano, con incertezza, salisti sul letto, prima un ginocchio poi l’altro, e come un gatto ti accucciasti al mio fianco, irradiando calore. Ti strinsi le spalle con il braccio sano mentre con la mano ti accarezzavo i capelli. Poco dopo eri aggrappato a me, il viso affondato nel mio collo e una mano che si teneva saldamente alla mia maglia.

Era una stretta ferrea, come se, allentando la presa, sarei scomparso per sempre. O forse saresti scomparso tu. Restasti così ancorato a lungo, in un abbraccio bisognoso che non faticavo a ricambiare. Dopo quelle che credo fossero ore, mi ricordai infine di risponderti.

« Non lo farò più. E se succederà, allora… »

Ma tu ti eri addormentato. Accomodandoti meglio contro il mio fianco, continuai in un sussurro.

« Allora niente. Succederà ancora, lo sappiamo. L’importante è che dopo ci siano altri momenti come questo. »

 

Well I've seen you suffer

I've seen you cry

For days and days

 

Non potevo prometterti “Ehi, non andrò più in missione! Anzi, smetterò anche di allenarmi, per sicurezza!”. Avrei potuto prometterti di non bere mai più, ma quello me l’ero già imposto da solo. Però non potevo assicurarti che sarei rimasto illeso, che me la sarei cavata in ogni missione. Nemmeno dagli allenamenti si esce incolumi, specialmente se si tratta di me.

Allora? Rock Lee mantiene la sua parola. Non potevo giurarti che non ti avrei fatto preoccupare, non potevo giurarti che sarei sopravvissuto. Potevo solo giurarti che mai, mai ti avrei abbandonato.

Che cosa stupida, me ne rendevo conto persino io. Ma ti dovrai accontentare Gaara, nella speranza che, comunque, non ci sia mai nessun giuramento da onorare. In quel momento la cosa più importante era che tu respiravi tranquillo contro il mio collo, ed eravamo insieme.

Eravamo in pace, al riparo da tutte le cose che ci aspettavano dietro quella porta d’ospedale, e potevo prendermi cura di te e proteggerti.

Ma questa è un’altra questione, un altro di quei giuramenti non-detti e non-necessari, perché non sarei mai riuscito, anche volendo, a infrangerlo.

 

So I'll be your liqueur

Demons will drown

And float away

 

Era stata una delle rare giornate fresche di Suna, perciò quella sera era veramente freddo. Nonostante le intemperie, ci eravamo arrampicati sul tetto del palazzo dei Kazakage muniti di coperta e termos pieno di thè caldo. Non so come avessi voglia di stare a guardare il cielo con quella temperatura…

Passammo ore tranquille, stretti sotto la coperta a parlare di missioni, di ricordi e di stelle, una delle serate più tranquille che abbiamo trascorso. Ma tu eri stranamente pensieroso, o malinconico, e il tuo sguardo vagava sopra i tetti della città - la tua città - distratto.

« Gaara, dovresti prendere qualcosa di caldo, ti stai raffreddando. »

In risposta ottenni un vago borbottio, e io odio i tuoi borbotti scocciati. Per questo presi un sorso di thè, ti strinsi il viso tra le mani facendoti voltare e ti costrinsi a bere a modo mio. Il thè se ne andò ben presto, lasciando solo il tuo sapore, il tuo respiro, e le tue ansie che scivolavano via.

Non era indispensabile prendere fiato, non era un problema trovarsi sul tetto a congelare. C’erano solo mani che vagavano, calde, gemiti strozzati che si condensavano nell’aria, e noi.

 

I'll be your father

I'll be your mother

I'll be your lover

I'll be yours

 

Sono ricordi preziosi questi, che il tempo non riuscirà a cancellare mai del tutto. Sono preziosi come solo i ricordi sanno esserlo, ma conservano anche dei singificati. Sono significati per te in parte oscuri, che stai imparando a capire, perché non hai molti ricordi belli.

Spero ti siano di sollievo, che scaccino le sofferenze e l’insicurezza, perché io sarò sempre qui. Non ti libererai di me nemmeno con tutta la sabbia del deserto, nemmeno se me la metterai dove minacciasti quella volta.

Le persone normali nelle difficoltà rievocano i momenti felici con il padre, le carezze dolci della madre, e tutte le cose che ti sono state precluse. Perciò lascia che sia io a darti momenti felici, e a farti dolci carezze quando stai per addormentarti, lascia che entri a far parte della tua famiglia che adesso ti ama, che entri nel tuo mondo. Fammi portare con te un po’ del peso che reggi, solo un pochino. Lascia che ti aiuti, in qualsiasi modo in mio potere.

 

Lascia che sia tuo, perché una piccola parte di te è già mia, e sempre lo sarà.

 

I’ll be yours

 

---

N/A: Il maelstrom è un gorgo tipico dei Mari del Nord. u_u

 

La canzone è I’ll Be Yours (ma vah) dei Placebo. Se la conoscete bravissimih <3, se non l’avete mai sentita un passo indietro e vergognatevi. Qui la potete sentire, acculturatevi! è.é (sarò che sono andata di testa, ma a me Brian Molko ricorda tanto Gaara °-°)

È venuta decisamente diversa dal solito. Primo, perché è una song-fic: dio, da quanto tempo volevo farne una! *commozione* Secondo, perché è fatta in prima persona, rivolgendosi ad una seconda persona. Non è il mio stile, e ho paura di aver fatto un macello. Sicuramente è contorta. ._. (sappiate almeno che in parte è voluto)

 

Ma soprattuto, perché il ritornello mi ricorda l’Addio di Ettore e Andromaca?!

 

Quindi, Skyonzola, ti piace? :D Ci ho messo tutto il mio ammore, e tutto l’ammore dei Placebo! <3

Ok, cazzate a parte, ti voglio bene. Lo dico troppo poco, scusami.

Will

   
 
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