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Autore: Kirinin    15/07/2007    10 recensioni
Un giorno, Ranma si sveglia per scoprire che un paio di cosette sono cambiate. Niente di speciale- solo una nuova vita completa di una figlia, un dojo da mantenere e, ancora più importante, un marito. Ma c'è un problema: l'ultima cosa che Ranma ricorda è di avere sedici anni... (tradotta da Fioredivetro)
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Capitolo 1: HAPPILY MARRIED


Ranma schivò un altro pugno maldestro. "Potresti colpirmi sul serio uno di questi giorni, P-chan," commentò, facendo un salto indietro per evitare il successivo calcio rovesciato di Ryoga. "Ma non oggi."

Ryoga era più che furioso. Era esasperato. "Stai fermo e MUORI!"

Ranma ridacchiò tra sé. "Difficile, porcellino. Inoltre, anche se io stessi fermo, il tuo pugno si perderebbe prima di arrivare alla mia faccia."

Akane li guardava dalla veranda sul retro dei Tendo, un' espressione stanca ed irritata ad adornarle i lineamenti. "Ranma, smettila di incoraggiarlo!" Si voltò a fronteggiare il Ragazzo Smarrito. "Ryoga, non permettergli di farti perdere la calma!"

"Ci penso io, Akane," sogghignò Ryoga.

"Mi sto davvero stancando di questa storia," intonò sinistramente la più giovane dei Tendo, mettendosi a sedere sul pavimento di legno del portico e lasciando le sottili gambe nude a dondolare dal bordo.

Nabiki, invece, se ne stava sull'uscio, sventolandosi con la mano. "Davvero?Le sorprese non finiscono mai!"

Akane lanciò uno sguardo assassino alla sorella, ma trattenne la lingua. Tornò a guardare i due ragazzi che combattevano, mentre la rabbia si raccoglieva sul suo volto come un temporale. "Dico sul serio," aggiunse tranquillamente. "Se voi due non la smettete di azzuffarvi, io..."

Nabiki aguzzò le orecchie. "Che farai, Akane?"

"Mi state ascoltando?!" urlò Akane, balzando in  piedi. "O siete troppo pieni di testosterone per ascoltare?"

Ranma sorrise compiaciuto quando bloccò un attacco dall'alto di Ryoga. "No, quella sei tu, Akane."

La giovane Tendo si irrigidì, dopo essersi gonfiata come un tacchino. "Se la pensi così, sono sicura che quello che sto per dirti ti piacerà. Se voi due non la smettete di lottare nel mio cortile come cani rabbiosi, io... Ranma, dirò a mio padre che il fidanzamento è rotto e non ti voglio più qui." Si interruppe per permettergli di assimilare il tutto. "Mai. Più."

Ranma si fermò immediatamente. "Aspetta. Cosa!"

La mossa successiva di Ryoga, un potente pugno destro, colpì Ranma appena sotto le costole, facendogli prendere il volo.

OmioDio, pensò confusamente, tagliando l'aria. Mi ha colpito davvero. Senza tecniche speciali e altro, solo una distrazione! Si accigliò. Tutta colpa di quel maschiaccio...

Ranma realizzò che stava mirando dritto allo stagno dei Tendo. Meraviglioso. Ragazza istantanea- aggiungere acqua e...voilà!

Sentì un urlo come da molto lontano. Qualcuno stava chiamando il suo nome, ma ci stavano mettendo una vita per pronunciare quelle due sillabe. Perchè urlare il suo nome?

Perchè stai per colpire le rocce, genio. Le rocce che ti hanno fatto credere di essere una ragazza, l'ultima volta. Quelle che, a sentire Akane, ti hanno fatto comprare un vestitino bianco tutto volant e biancheria femminile.

All'ultimo secondo, Ranma si ricordò di urlare. Cercò di sposare la testa, riuscì a guardare Ryoga e catturare il suo sguardo. Ryoga stava dicendo qualcosa, cercava di raggiungerlo, allungando una mano. Un lampo di luce fredda la circondò...stava cadendo lontano da Ryoga, sempre più velocemente...

Troppo lento.


“Ouch!” Ranma si sollevò a sedere dritta sul letto, dolorante, e si guardò intorno.

Era nella camera di Akane, nel suo letto. "Whoo, sono svenuto," mormorò l'esperta di arti marziali, realizzando dal tono della voce che doveva aver colpito l'acqua, dopo le rocce. "Hmm. Mutandine. Pizzo. Magnolie." Si massaggiò il retro della testa. "Niente. Tutto normale."

Fece pendolare le gambe giù dal letto e si alzò. "Whooooo..." ripeté, bilanciandosi con una mano. Si sentiva disorientata e aveva le vertigini.

Muovendosi con prudenza, aprì la porta e scese le scale, tenendo una mano sempre lungo il muro, per avere qualcosa cui appoggiarsi, nel caso le vertigini tornassero. "Hey, Akane!" chiamò. So che è un maschiaccio, ma è stata gentile a farmi usare la sua camera. "Akane!Dove sei?"

Nessuna risposta. "Mi chiedo dove siano tutti," mormorò, raddrizzandosi. Si sentiva già molto meglio. Ma una tazza di tè fumante poteva calmarle lo stomaco e la testa, che ancora le doleva. "Kasumi?"

Ancora nessuna risposta. Ranma stava iniziando ad avere un brutto presentimento. "Uh, Ryoga?"

La sala da pranzo sembrava risuonare per la mancanza di rumore. "Uhmmm..." Ranma si guardò intorno. "Forse sono fuori?" Si diresse alla porta sul retro. "Hey, Akane, grazie per..."

Non c'era nessuno lì. Ranma iniziava ad avere i brividi. "Mi hanno lasciato da solo, svenuto?" si chiese. "Non sarebbe la prima volta, soprattutto se me la sono presa comoda per svegliarmi." Cercò di localizzare il sole. Sembra che siano le dieci di mattina. Devo aver dormito per tutta la notte!

Così aveva più senso. Naturalmente, Akane e Nabiki erano andate a scuola e Kasumi e Soun a fare delle commissioni.

Ma allora perchè non mi hanno svegliato per la scuola?Dov'è papà?

Forse non ci erano riusciti. Forse avevano provato.

Ranma scosse la testa. Non serviva a niente tentare di indovinare. Forse erano stati tutti rapiti dagli alieni. Finché non fossero tornati a casa, non l'avrebbe saputo.

"Era tanto che aspettavo una giornata tutta per me," si disse Ranma. "E perchè no?Chiunque voglia sposarmi o combattere con me, dovrà aspettare." Sorrise e andò in cucina per rapinare il frigorifero.

Ma si bloccò sulla soglia.

La cucina era stata ridipinta in una sofisticata sfumatura di verde. Il pavimento era rivestito di mattonelle color terra e c'erano diversi quadri di foglie e fiori sulle pareti. Anche se il frigo era lo stesso che ricordava, il piano cucina era stato rimpiazzato da uno nuovo, grigio e lucente. Era molto diversa dalla vecchia, allegra, accogliente cucina che ricordava. Ranma si chiese se Kasumi avesse dato a Nabiki il permesso di ridipingere.

Mentre Ranma si stava ancora abituando all'idea, sentì un rumore provenire dal piano di sopra.

"Qualcuno c'è, allora," borbottò, tornando a salire le scale. Il senso di vertigine era quasi completamente scomparso, ma il mal di testa no e le tempie iniziavano a pulsare. Fece di nuovo scorrere le dita sul muro, più per un equilibrio emotivo che fisico. Ranma sentiva che la sua vita stava per diventare ancora più strana.

Il rumore sembrava venire dalla camera di Nabiki. "Nabiki?" Chiamò.

Forse la ragazza aveva solo lasciato la radio accesa, o il computer. Certamente non sembrava la sua voce al telefono.

Ranma aprì la porta e rimase a bocca aperta.

D'accordo, pensò, richiudendola di colpo e appoggiandovisi contro, mentre cercava di respirare e calmarsi. Riproviamo.

Ranma sbirciò nella camera di Nabiki.

Yup. Ancora dipinta di rosa. Ancora ingombra di giocattoli. Culla, cassettone.

Bambino che piangeva. Uh huh.

Ranma chiuse la porta di nuovo. Bambino che piangeva. C'era un bambino che piangeva nella camera di Nabiki.

Maledizione, ma la ragazza avrebbe ucciso chiunque avesse fatto quello alla sua camera! E chi ci era riuscito tanto velocemente?

“Waaaaahhh!” urlò il bambino.

“WAAHH!” urlò Ranma.


Fu meno di mezz'ora dopo che Ranma udì qualcuno muoversi al piano di sotto. Si alzò dalla sua posizione appollaiata sulle scale e corse alla porta principale. Non sapeva cosa voleva o si aspettava di vedere, ma sicuramente non Tatewaki Kuno con un bouquet di fiori in mano, che girava per la casa.

"Non si usa bussare?!" riuscì a chiedere Ranma.

Kuno le sorrise compiaciuto. "No."

Ranma si stupì della sua confidenza. "Beh...Akane non è qui."

"Uh huh," rispose Kuno, porgendole i fiori. "Questi sono per te."

Ranma li accettò automaticamente. "Senti, non ho davvero tempo per-"

Kuno la zittì agitando una mano. "Hai giurato che l'avresti trovata." Si interruppe. "Non sei riuscita a trovare una baby-sitter per Sachiko?"

"Sachiko," ripetè Ranma lentamente. "Intendi la neonata?"

Lui aggrottò le sopracciglia. "Se la baby-sitter ha annullato all'ultimo minuto, possiamo sempre portarla con noi."

"Portarla dove?!Io non ho un appuntamento con te!"

Un improvviso vagito interruppe la discussione. "Guarda che cosa hai fatto!Ha smesso solo cinque minuti fa!" Ranma si precipitò su per le scale.

Purtroppo per lei, Kuno la seguì. "Se ho fatto qualcosa per offenderti, ti prego, permettimi di rimediare," stava dicendo in fretta. "Ti porto in un simpatico ristorante italiano-quello a Tokyo. Se vuoi."

"Stai lontano, Kuno!" sbuffò Ranma, aprendo la porta della camera di Nabiki e fissando la bambina. "Continuo a guardare, ma non ha il pannolino sporco e non vuole mangiare," si inquietò Ranma.

Kuno le rivolse uno sguardo perplesso, sollevando la bambina dal lettino e cullandola abilmente su e giù, tenendola stretta al petto.

“Hey!” Ranma fece un infruttuoso tentativo di riprendere la bambina, poi si fermò, chiedendosi perchè fosse così preoccupata.

La bambina ridacchiò e fece un ruttino.

"Bene, ecco fatto. Aveva solo bisogno di fare il ruttino," disse saggiamente Kuno. Restituì la bambina a Ranma, la quale se la rigirò tra le mani, prima di riuscire a copiare il modo in cui il kendoista l'aveva tenuta in braccio. "Possiamo andare adesso?"

Ranma ci pensò su per un momento, giocando con i radi capelli rossi della bimba.

...capelli... rossi...

Ranma esaminò i lineamenti della neonata. Aveva brillanti capelli rossi che si arricciavano in piccoli, corti anellini intorno al visetto pallido. Gli occhi, di un blu intenso, scintillavano mentre rideva. "Voleva essere presa in braccio," dedusse Ranma, scuotendo costernata la testa. Questa era stata l'ultima cosa che avrebbe voluto provare. Non sapeva come tenere in braccio un bambino, anche se ricordava che era molto importante reggere... qualcosa. Proprio adesso, la bambina... Sachiko, ricordò Ranma... le stava sorridendo. Sachiko batté le manine e rimbalzò quando Ranma la sistemò meglio sul fianco.

Caspita, pensò Ranma, le labbra che si piegavano in un lieve sorriso. E' una cosina tanto graziosa. Mi chiedo di chi sia.

Kuno certamente sembrava conoscerla, come anche la bambina sembrava conoscere lui. Sachiko allungò le braccia verso il kendoista, che la sollevò di nuovo e la fece oscillare in aria. La piccola ridacchiò di nuovo, una risatina dolce come sanno fare i bambini.

"E' bellissima," disse sottovoce Ranma, poi si riscosse. Suonava proprio come Akane quando vedeva un bambino.

"Come sua madre," rispose Kuno. "Ho sempre detto che è identica a te."

Ranma si accigliò. "E' identica a me? Immagino di si, ma che cosa c'entra con questo?" Stava ancora fissando Sachiko, che era tutta presa dall'osservare il mondo con occhi relativamente nuovi. La piccola allungò le manine, afferrò il bordo della maglia di Kuno e procedette a metterselo in bocca per masticarlo.

Kuno aggrottò le sopracciglia, ignaro della preferenza di Sachiko per il misto cotone. "Che cosa c'entra con cosa?"

"Con sua madre?"

Kuno scoppiò a ridere.

Questo fatto colpì Ranma come una tonnellata di mattoni. "No. Non credo proprio. Non è assolutamente possibile, maledizione!"

"Ranma!Qual'è il problema?" Kuno strinse la bambina in un abbraccio. "E' questione di giorni prima che inizi a parlare! Vuoi che sia quella la sua prima parola?"

Ranma iniziò a tremare. "Non è mia figlia!"

"Uhm, vediamo," replicò calmo Kuno. "Capelli rossi, occhi blu e un carattere già testardo. E' proprio tua."

"No!" esclamò Ranma. "No, perchè per avere un figlio, devo prima..."

"Conosco la storia delle api e i fiori, grazie tante," rispose il giovane, ma la sua espressione stava passando da irritata a preoccupata.

"Questo significa... tu sei mio...?" Ranma scivolò a terra seduta.. "No!Non è possibile!Dov'è Akane!"

"Akane?" Kuno riadagiò la piccola nella culla, poi si inginocchiò davanti alla ragazza. "Ranma, ti senti bene?"

"Sai il mio nome!" disse Ranma. "Ehi, come fai a sapere il mio nome?"

Kuno sbatté le palpebre. "Er..."

La fronte di Ranma si abbassò. "Aspetta un minuto. Sai chi sono... e mi hai sposato lo stesso!"

Tatewaki Kuno si irrigidì. "Ranma... Ranma, noi non siamo sposati."

Ranma crollò. "Oh?"

"No."

"Allora..." la ragazza si sforzò di calmarsi. "Cavolo, mi dispiace. Senti, con tutto quello che mi succede ogni giorno, pensavo di essere finito in un mondo parallelo o cose del genere." Fece un respiro molto profondo. "So che sembra strano, ma non lo sarebbe per me. Quindi, di chi è figlia?"

"Tua," rispose Kuno. "Senti, ah, la mia pausa pranzo dura solo trentacinque minuti. Non possiamo andare lontano, ma forse possiamo mangiare dalla "Piccola Ukyo" e, er, parlare."

"Paghi tu?" Ranma era confusa, ma niente poteva vincere la tentazione del cibo gratis.

"Uh, si," rispose Kuno.

"Okay allora." Gli lanciò il suo migliore sguardo alla Akane di disapprovazione. "Ma tenta qualsiasi cosa e te ne pentirai."

Kuno guardò Ranma come se lei fosse la pazza. "Uh huh."

Ranma uscì dalla camera dopo Kuno.

"Er, Ranma?"

"Mmm?"

"Non possiamo lasciare la bambina qui da sola."

"Oh!Giusto." Ranma tornò nella camera di Nabiki e prese in braccio Sachiko. "Giusto," ripeté.


Il ristorante "Dalla piccola Ukyo" era esattamente come Ranma lo ricordava, il che fece molto per calmare i suoi nervi. Kuno continuò a lanciarle brevi sguardi perplessi, che stavano iniziando a farla impazzire.

Ukyo saltò fuori dalla cucina. "Lo speciale della casa, eh, Ranchan?" Sorrise alla bambina. "Ciao, dolcissima!" esclamò.

"Lei è Sachiko," disse Ranma. "Sachiko, lei è Ucchan."

Ukyo fece un ampio sorriso alla piccola. "Oh, noi siamo vecchie amiche, vero, Sachi-chan?" Guardò Kuno come per condividere una battuta con lui, ma il kendoista scosse gravemente la testa.

"Che c'è?" indagò Ukyo, una mano sul fianco. "Sachi, sei stata una brava bambina, vero?" chiese severa.

"Ranma ha qualche problema stamattina," sentenziò Kuno gravemente. "Pare che non si ricordi affatto di Sachiko."

"Lei che cosa?!" strillò Ukyo. "Ranma!"

" 'Lei'!" Esclamò Ranma. "Sono un ragazzo, maledizione!Un ragazzo!"

Ukyo rimase sconvolta. "Che cosa hai detto?"

Kuno stava fissando Ranma come se le stesse spuntando un palco di corna.

"Beh, è vero!"

Ukyo fu la prima a riprendersi. "Primo, Ranchan, il termine esatto è 'uomo'. Per lo meno, non ci sono molti maschi di ventidue anni che si considerano ancora ragazzi..."

"Cosa?" bisbigliò Ranma, stringendo Sachiko, che iniziò ad agitarsi perchè stava scomoda.

"Secondo, non sei né un ragazzo, né un uomo. Sei una donna. Come dimostrato dalla bambina che tieni in grembo." La voce di Ukyo era gelida.

"No!Non ho ventidue anni... ne ho sedici! E sono un maschio, dannazione!"

Ukyo scivolò sulla panca accanto a Ranma e scambiò una lunghissima occhiata con Kuno. "Io... capisco."

"Ucchan, che accidenti sta succedendo? Un attimo sbatto la testa contro una roccia e l'attimo dopo mi sveglio e... e tutto è diverso! C'è una bambina in casa, la cucina è stata tutta rifatta e non c'è nessuno!"

"Stai dicendo che non ti ricordi niente dopo quella botta sulla testa quando avevi sedici anni?!" Esclamò Ukyo.

"Kami-sama," fece Kuno, senza fiato. "Ci credo che sei confusa."

"Ditemi che diavolo sta succedendo," disse Ranma.

"Ranma... che anno è?"

"Stai scherzando? E' il 1998!"

Kuno restò con la bocca spalancata.

Seguì la voce di Ukyo, sensata e calma. "E' il 2004, Ranma. Benvenuta nel nuovo millennio."

Il buio si insinuò nel campo visivo di Ranma. Cercò di rimanere cosciente, ma fallì.


Ranma sbattè le palpebre. "Che incubo," mormorò, mettendosi seduta e togliendosi dalla fronte il panno freddo. "Cavolo..."

Si guardò intorno. Camera di Akane, mattina presto. Le luci erano spente e la stanza era bagnata da una pallida luminescenza violetta. Dannazione, se era stato strano. Sachiko era molto carina... okay, era la bimba più carina che avesse mai visto, ma tutto il resto era semplicemente assurdo.

Akane entrò nella stanza senza fare rumore, poi si girò per vedere che Ranma aveva gli occhi aperti. "Oh! Sei sveglia."

"Sì. Quell' ultimo calcio di Ryoga mi ha davvero messo k.o., però. Avresti dovuto vedere gli incubi."

Akane sussultò, "Calcio?"

"Il calcio nel cortile," spiegò Ranma. "Oh, aspetta, è vero. Era un pugno; un pugno dall'alto." Si mise in piedi, stiracchiando le braccia sopra la testa. "Devo essere finito nello stagno, perchè sono ancora una ragazza."

Gli occhi di Akane scintillavano di lacrime. "Oh, Ranma...!"

Ranma si addolcì alla vista di quel maschiaccio della sua fidanzata così sconvolta. "Non combatteremo più, Akane, lo prometto. So che ti preoccupa e, davvero, io e Ryoga siamo troppo bravi per combatterci così seriamente. Forse se gli parliamo insieme, possiamo convincerlo a lasciar perdere." Ranma si mosse a disagio- sarebbe stata una conversazione davvero strana, una che avrebbe preferito evitare. Poteva già immaginarla: davvero, Ryoga, se tu potessi andarci piano con me da ora in poi quando ci sfidiamo, lo apprezzerei molto! Ma, per Akane, l'avrebbe fatto.

Akane tirò su col naso. "Quindi sei tornato, huh?"

"Tornato?"

"Sì. Ranma Saotome. L'uomo tra gli uomini. Sono passati... quanto? Sei interi anni, no?"

"Oh, no, anche tu no!Senti, Akane, c'è qualcosa che non va in tutti voi. Non sono passati sei anni, sono passate poche ore! E quella bambina non è mia."

"Non parlare così di Sachiko!" sbottò Akane. "E' tua figlia, Ranma, e non te lo dimenticare!"

"Non è mia!Akane, devi credermi!Non l'ho mai vista prima di oggi. Siete tutti vittime di un incantesimo. Forse una pozione di Kodachi, ma è probabilmente di Cologne. Sì, Cologne potrebbe fare una cosa del genere. Ma perchè?"

Akane accese la luce. "Guardami, Ranma," disse. "Guardami."

Ranma la fissò. Di tutte le persone che aveva visto, Akane era la più cambiata. Teneva tra le mani la sua lunga, spessa chioma di capelli neri, era quattro, cinque centimetri più alta ed era ovviamente diventata un'esperta di arti marziali di ottimo livello. Aveva le braccia e i polpacci muscolosi ed era più snella di quanto ricordasse.

"Che cosa diavolo hai combinato?" commentò Ranma.

"Oh. Gentile."

"No, no!Voglio dire... stai bene," riuscì a dire la ragazza. "Quindi... uh... sono davvero passati sei anni?"

Akane sospirò. "Uh huh."

"Ma che è successo nel frattempo?"

"E' difficile rispondere." Akane sedette sul suo letto e batté un colpetto affianco a lei. Quando Ranma sedette, iniziò.

"Non è andata come l'altra volta," disse.

"Quale altra volta?"

"Voglio dire, quando... quando io ti ho fatto sbattere la testa," spiegò Akane, mentre le guance le si arrossavano, anche dopo tutti quegli anni. "La seconda volta è stata diversa. Non pensavi di essere sempre stata una ragazza. Non volevi vestirti di rosa o comprare reggiseni e cose del genere. Sei solo diventata... non so, troppo calma. Non mi insultavi neanche più." Fece una breve, stiracchiata risata. "Nessuno di noi riusciva ad arrivare a te. Stavi solo seduta immobile per lunghi periodi. Ti abbiamo portata in ospedale, ma non hanno trovato danni al cervello- solo un po' di gonfiore.

"Ryoga era sicuro che tu avessi sfiorato la morte in qualche modo e si sentiva responsabile per il modo in cui ti comportavi. Ti stette vicino, per essere sicuro che fossi a tuo agio.

"Papà e il signor Saotome pensarono di aiutarti facendoci sposare immediatamente," continuò Akane, alzando un sopracciglio con un sorriso divertito.

"Cosa?!" sbottò Ranma. "Io sono catatonico e loro vogliono sposarci!"

Akane alzò le spalle. "Adesso ne ridiamo quando ci ripensiamo, Ranma. Non ha funzionato, naturalmente." I suoi occhi vagarono e persero il contatto con quelli di Ranma, mentre la sua mente viaggiava nel passato. "Sembravi aver perso tutto il tuo interesse per me." Akane si riscosse e fissò attentamente l'altra ragazza. "Per tutti, veramente."

Ranma scosse la testa. "Ma cosa avevo?"

"Nessuno lo sa." Akane fece un respiro profondo, spostando le ciocche di capelli che le erano cadute sul viso. "Solo una persona sembrava capace di farti reagire."

"Chi?"

Le labbra di Akane si strinsero. "Ryoga. Usava il tuo orgoglio contro di te. Un giorno ti ha chiesto che razza di uomo eri, seduto in casa tutto il giorno a rammaricarti di te come una ragazzina debole. Mi ricordo esattamente come lo ha detto, perchè tu hai riso allora, hai riso delle sue parole, quando non avevi formato una frase completa in tre settimane. Credo che tuo padre stesse per morire dalla gioia."

"Perchè era così divertente?"

"Non lo so," rispose Akane, "ma tu sembravi sicuramente pensare che lo fosse. Hai riso tantissimo, Ranma, e poi gli ha detto, 'grazie'. Ti sei alzata e ti sei presa da mangiare di tua volontà. Io... io ero così contenta!"

Ranma la guardò per scoprire che i suoi occhi si stavano riempendo di lacrime. "Akane..."

Lei le asciugò frettolosamente. "Ero così sollevata, Ranma, e più grata a Ryoga di quanto riesca ad esprimere."

"Quindi sono tornato normale."

Akane scosse la testa. "No. E la maggior parte di noi non ha realizzato quanto tu fossi diversa fino a molto tempo dopo. Quando tuo padre ha voluto sfidarti di nuovo, hai rifiutato. Mangiavi meno, non eri... non so." Sospirò. "Quando eri più giovane, Ranma, c'era sempre una scintilla in te, che attirava amici e nemici allo stesso modo. Quella scintilla è come morta. Non c'è altro modo di spiegarlo. Kasumi una volta mi ha detto che le ricordavi papà subito dopo la morte di nostra madre."

Ranma non sapeva che dire. Quando guardava Akane, sembrava che la ragazza stesse parlando di un passato molto lontano, generazioni prima. Niente a che fare con lei.

"Ad ogni modo," riprese Akane, "non sembrava che saresti riuscita a uscirne. Ti risollevavi un po' quando Ryoga o tua madre venivano a farti visita. Eri diventata estremamente educata con il resto di noi, ma educata era tutto quello che eri, Ranma. Non eri interessata a noi."

Ranma impallidì. "Mi dispiace, Akane."

Akane mosse la mano in aria, come per sventolare via i brutti ricordi. "E' stato secoli fa. Dato che Ryoga sembrava l'unico ad avere un qualche effetto su di te, positivo o negativo, tuo padre iniziò a farvi passare più tempo insieme." Akane sbottò. "Diavolo, l'abbiamo fatto tutti. Niente era paragonabile a vedere un'emozione attraversarti il viso dopo quasi un anno intero di... niente.

"Hai iniziato a comportarti in maniera leggermente diversa. Il tuo appetito si è risvegliato un po', hai ricominciato a batterti con tuo padre. Ma c'erano altre differenze. Eri più femminile... non la caricatura di un'adolescente che eri diventata la prima volta."

"Come, allora?" Ranma stava iniziando a intravedere la fine del racconto, e non le piaceva.

"Eri... sensibile all'umore delle cose. Quando qualcuno in casa era turbato, eri tu la prima ad accorgertene, non Kasumi. Hai iniziato ad essere consapevole del tuo aspetto prima di uscire di casa. Ora che ci penso, rimanevi nella tua forma femminile più spesso. Una volta ti ho sentito dire..." arrossì.

"Cosa, Akane?"

"Quando avevi diciotto anni, ti ho sentito dire che ti chiedevi cosa si provasse ad essere incinta."

Le guance di Ranma si tinsero di rosso. "Dannazione, Akane."

"Lo so."

"Allora perchè non mi avete sparato come un cane malato?" si chiese Ranma, quasi seriamente.

"Tu non capisci, Ranma! L'avremmo potuto considerare prima... ma tu sei diventata più felice, proprio quando hai iniziato a comportarti in maniera più femminile. Se avessi detto che l'unica cosa che ti avrebbe placato fosse stata girare nuda per la città due volte a settimana, l'avremmo accettato immediatamente."

Ranma ridacchiò, malgrado tutto.

Akane si mosse un po' a disagio. "Ranma, voglio che tu sappia che ci sarò sempre per te. Dico sul serio."

Ranma evitò di incontrare il suo sguardo.

"Ma devi aver capito dove sto arrivando, ormai. Sei sposata e hai avuto una bambina con tuo marito. Capisci che voglio dire?"

Ranma ingoiò un po' di saliva, per allentare il nodo alla gola. "Sì."

"E' un brav'uomo, Ranma," continuò Akane, posandole delicatamente una mano sulla spalla. "Anche se io ti avrei davvero voluto per me, quello che voglio ora è diverso."

"C-cosa?" balbettò Ranma, guardandola negli occhi.

"La tua felicità," rispose Akane. "So che non puoi ricordare, Ranma, ma eri felice. Sei felice."

"Cavolate," borbottò Ranma.

"Sta aspettando fuori," la informò Akane. "Sta aspettando te. Ti prego, Ranma... sii gentile con lui. Ha passato gli ultimi sei anni ad essere gentile con te. E... è tuo marito."

"Kami-sama," soffiò Ranma.

"Stai bene?"

"Ti prego, non farmi svenire di nuovo... due volte in un giorno è il mio limite..."

Akane iniziò a sembrare preoccupata. "Va tutto bene, Ranma. Respira. Sono qui per te, d'accordo?Non importa cosa succederà."

Ranma cercò di protestare che non aveva bisogno dell'aiuto di un maschiaccio per nulla carino come lei, ma aveva bisogno di tutto il fiato che aveva per iperventilare.

"E' tempo di guardare in faccia la realtà, Ranma-chan," annunciò Akane. "Ti accompagno alla porta."

Ranma annuì, senza riuscire ancora a respirare sufficientemente. "Cavolo..." mormorò. Nella sua condizione di panico, la porta della camera di Akane sembrava un antico portale dell'inferno.

Akane l'aprì.

Come Ranma si era aspettata, Ryoga Hibiki attendeva dall'altro lato.

 

 

Note: Salve a tutti! Questo è il link alla storia originale: http://www.angelfire.com/nj4/ceaejbs/HAPPILY/happilymain.html . Fatemi sapere che ne pensate!

Fioredivetro

  
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