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Autore: SarcasticColdDade    29/12/2012    1 recensioni
Brian, Matt, Zacky, Jhonny e Amy hanno appena perso il loro migliore amico, e ora si ritrovano a dover affrontare la situazione, cercando di farsi forza tra di loro.
Tutto cambia però quando Brian decide di rimanere da solo, cosa succederà allora? E se tutto cambiasse per sempre?
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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- Nonna, sono a casa.. -, gridai, una volta oltrepassata la soglia.
Lei comparse come al solito dalla cucina, con entrambe le mani sui fianchi. - Willow, si può sapere dove sei stata? Sono quasi le 14.00 e tu uscivi da scuola alle 13.00! -, sbottò, parecchio nervosa.
- Sono finita in punizione, non è una novità -, spiegai, sfilandomi il giacchetto e mettendolo sull'appendiabiti.
- Di nuovo? Ma è la terza volta in questo mese! -, mi rinfacciò, avvicinandosi a me.
- I professori non mi ascoltano, pretendono di sapere tutto anche quando sbagliano -, mi lamentai, dandole le spalle e andandomi a sedere sul divano.
- O magari sei tu che sei poco paziente -.
- Io sono pazientissima, ma ho un limite come tutti gli esseri umani -, dissi, accendendo la tv e cominciando a fare zapping.
La sentii sospirare, ma comunque non mi mossi dal mio posto, notando solamente qualche secondo dopo che si stava avvicinando a me, sedendosi poi su uno dei braccioli del divano. - Capisco che a volte i professori possano apparire insopportabili, ma sarai costretta a sopportarli ancora per un po', cerca di farci amicizia -.
- Fare amicizia con loro? Neanche morta -, sottolineai.
- Allora fai in modo di andargli in simpatia, così non avrai più problemi.. -, consigliò.
- ..si, questo forse posso provare a farlo -.
- Brava, così si fa -, disse, accarezzandomi poi lievemente i capelli.
Per quanto lo odiassi, la lasciai comunque fare, accennando un sorriso. - Cosa c'è per pranzo? -, domandai, dopo qualche secondo di silenzio, sia mio che suo.
- Ti ho tenuto in caldo un po' di frittata, vieni...è nel forno -, disse, invitandomi a seguirla.
Lasciai allora stare la TV, spegnendola nuovamente e dirigendomi poi insieme a lei verso la cucina: presi uno dei tanti vassoi e ci posai sopra il piatto ancora caldo con la frittata, tirando poi fuori dal frigo un panino, che tagliai a metà, infilandocela dentro e cominciando a mangiare, piuttosto affamata.
- Vado a fare i compiti -, bofonchiai, ancora con un pezzo di pane in bocca, non appena finii di mangiare, uscendo poi di nuovo dalla cucina, così come ci ero entrata qualche secondo prima.
Dovevo muovermi a risolvere quei problemi di geometria se volevo andare da mia madre in ospedale, altrimenti mi sarei presa un altro impreparato e allora si che avrei rischiato di giocarmi l'anno, cosa che non volevo assolutamente fare. Non ero stata mai bocciata in vita mia e sicuramente non volevo iniziare adesso, perdendo così un anno di superiori, che avrebbe solamente aumentato il mio soggiorno forzato in quel carcere che traboccava di teeneger che non pensavano ad altro se non al sesso e a loro stessi.
Lasciai perdere quel pensiero, sapendo bene che tanto stavo sprecando tempo, chiudendomi così in camera mia, dove iniziai a spremermi le meningi per quegli stupidi esercizi che, nella vita, non mi sarebbero serviti proprio ad un bel niente.

***

Rientrai a casa dal lavoro che ormai erano quasi le 14.00 e trovai tutto in ordine, troppo in ordine. Mi guardai intorno, cercando Brian che però non vedevo da nessuna parte. - Uoo, c'è nessuno? -, domandai, camminando verso il divano, dove posai la mia borsa.
Restai subito dopo in ascolto, riuscendo alla fine a sentire dei rumori provenire dal piano di sopra: mi avvicinai così alle scale, che comincia a salire fino a raggiungere il piano dove si trovava la camera mia e di Brian, quella da cui provenivano anche i rumori della TV accesa.
Arrivai così in punta di piedi fino alla soglia, dove mi fermai appoggiata allo stipite ad osservare la situazione: Brian era sdraiato sul letto, addormentato e teneva saldamente stretta al petto Caroline, anche lei addormentata e con un dito in bocca. Mi morsi lievemente il labbro inferiore, sentendo una fitta alla bocca dello stomaco per quanto erano teneri: tornai così a camminare in punta di piedi, avvicinandomi al letto e facendo per prendere la piccola, così che potessi metterla nel suo lettino, dove avrebbe dormito fino a che non le fosse venuta fame. - Si sveglia...se la prendi -, mormorò all'improvviso lui, facendomi letteralmente prendere un colpo.
- Pensavo dormissi... -, sussurrai, di tutta risposta, inginocchiandomi accanto a loro.
- Ero in dormiveglia -, mi spiegò, - Mentre lei è proprio crollata, così l'ho lasciata dormire -, aggiunse.
- Hai fatto bene.. -, commentai, accarezzandole delicatamente la guancia.
- Come è andata al lavoro? -, mi chiese poco dopo, sempre sottovoce, mentre si sollevava a sedere, facendo sempre in modo che la piccola non si svegliasse.
Non gli risposi, in un primo momento, solo gli feci vedere tutti i diversi colori che ormai erano macchiati sulla mia maglietta un tempo grigia. - Mi hanno letteralmente scambiata per un foglio da disegno -, dissi poi.
- Beh dai, è carina.. -, osservò, - Sanno fare gli accostamenti di colore, almeno -, aggiunse, poco dopo.
Risi. - Si, effettivamente sono stati bravi -, commentai, facendogli poi spazio così che potesse alzarsi dal letto.
Lo seguii allora in camera, dove posò delicatamente la bambina nella sua culla: come al solito mi appoggiai ai bordi e la guardai, rapita come sempre.
- Ci credi che ha già quasi due mesi? -, domandai, sentendo poco dopo le braccia di Brian che mi stringevano.
- Il tempo è volato e intanto lei cresce.. -, sussurrò lui, contro il mio orecchio.
- Già, e diventa sempre più bella -, dissi, non riuscendo a trattenermi.
- Concordo anche su questo, chissà da quanti ragazzi dovrò proteggerla -.
Mi lasciai scappare un'altra risatina, posando poi le mie mani sulle sue. - Non riesco neanche ad immaginare -, sussurrai, - Però non vedo l'ora di vederti in versione “papà geloso e apprensivo” -, confessai.
- Non credo che per lei sarà lo stesso, invece.. -, mi fece notare, ridacchiando.
- In effetti hai ragione -, dovetti ammettere, mentre mi voltavo verso di lui per baciarlo.
Avevo appena posato le mie labbra sulle sue ed ecco il campanello suonare, rompendo quel nostro piccolo momento. - Chi sarà? -, domandò lui.
- Andiamo a controllare -, proposi, prendendolo per mano e trascinandolo con me al piano di sotto, dove ero stata fino a qualche minuto prima.
Lasciai la sua mano calda solamente quando dovetti allungare la mia per aprire la porta, ritrovandomi davanti Susy, la mamma di Brian.
- Susy? -.
- Mamma? -.
- Ciao ragazzi! -, disse lei, entusiasta come al solito, - Speriamo di non disturbare -, aggiunse poco dopo, questa volta allarmata.
- No, niente disturbo, la bambina dorme -, risposi.
- Bene, perché siamo venuti per dare una mano! -, spiegò, lasciandoci perplessi entrambi.
- Siamo? -, domandò Brian, mentre la faceva entrare in casa.
- Ci siamo anche noi! -, disse allora Mckenna, seguita al padre, comparendo improvvisamente sulla soglia di casa.
- Oh, ecco spiegato tutto -, commentai, facendo entrare anche loro e chiudendomi poi di nuovo la porta alle spalle.
- Ma...che vuol dire che siete qui per dare una mano? -, domandò allora Brian, prima che potessi farlo io.
- Vuol dire che siamo venuti per badare alla piccola, così che possiate uscire un po' e passare un bel pomeriggio voi due, soli soletti -, ci spiegò Mckenna.
Io e Brian ci guardammo allora, per un momento presi in contropiede. - Davvero? -, chiesi.
- Certo -, rispose immediatamente Susy, - Siete una coppia, e come ogni altra coppia avete bisogno di un po' di tempo da passare insieme! -, aggiunse.
- Come ha detto lei -, concordò il padre di Brian.
- Si, esatto -, convenne anche Mckenna.
- Beh ma...se avesse fame come fate? -, domandò lui, leggendomi nel pensiero.
Solo allora, Mckenna tirò fuori dalla borsa che teneva a tracolla una scatola arancione, che all'inizio non riconobbi. - Latte artificiale in polvere, siamo attrezzati, che credete? -, disse, facendomi ridere.
- Ancora qui siete? -, ci domandò Susy, notandoci fermi indecisi sui nostri posti, - Andate immediatamente di sopra a prepararvi e smammate, per oggi pomeriggio questa casa è nostra! -, esordì.
Ci fu un'altra piccola esitazione da parte di entrambi, prima che ci decidessimo davvero ad arrenderci a quel loro così tenero favore. - Grazie, davvero -, dissi allora, abbracciandola.-

- Beh, non è questo il dovere di una nonna, in fondo? Su, andate -, ripeté.
- Grazie mamma e grazie anche a voi due -, disse anche Brian, seguendomi poi al piano di sopra, dove io mi feci una veloce doccia, senza lavarmi i capelli, visto che erano talmente puliti da esser diventati addirittura elettrici. Mi vestii poi con le prime cose che trovai e così fece anche Brian, che però, alla fine, fece comunque la sua porca figura, anche se aveva indosso un semplice jeans nero con una maglietta col collo a “V” bianca.
- E' bava quella che perdi dalla bocca? -, mi domandò, prendendomi in giro.
- Mi chiedo perché tu debba essere sempre perfetto anche se sei vestito con cose di tutti i giorni -, mi lamentai, - Guarda me, sembro una barbona in confronto -, sbottai, osservando i miei normali blue jeans e la maglietta blu a mezze maniche.
- Non sembri affatto una barbona, amore, stai benissimo -, mi assicurò, prendendomi in braccio e costringendomi a circondargli il collo con entrambe le braccia per non rischiare di cadere all'indietro, anche se sapevo bene che lui non l'avrebbe permesso.
- Sarà, ma fai ancora comunque in tempo a scegliere di sposare una donna un po' più di classe -, gli ricordai, anche se quella prospettiva mi piaceva poco e niente. Più niente che poco.
- Ma io non ne voglio una di classe, io voglio te -, mi assicurò, riuscendo a farmi venire un groppo in gola.
Ecco, quelle erano le tipiche affermazioni a cui non sapevo come diavolo rispondere. Preferii così rimanere in silenzio, evitando anche di fare qualche figuraccia o di dire la cosa sbagliata e sostenendo semplicemente il suo sguardo, chinandomi poi a baciarlo poco dopo, a lungo e con tenerezza, cercando di fargli capire quello che sarei riuscita a dire a parole.
- Concetto afferrato.. -, mormorò, quando mi allontanai definitivamente dalle sue labbra, mentre scendevo di nuovo con i piedi per terra, grazie alla sua presa ancora stretta sulla mia vita.
- Perfetto...e ora andiamo -, dissi, prendendolo per mano e trascinandolo fuori con me, ridendo con lui mentre tornavamo al piano di sotto. Mckenna e Susy erano in cucina a preparare il latte, mentre il papà di Brian ci veniva incontro su per le scale.
- Dove stai andando? -, gli domandò lui.
- A vedere mia nipote, ne ho il diritto, no? -, domandò, sorpassandoci poi velocemente.
Risi. - Occhio a non svegliarla -, gli ricordai.
- Farò piano piano -, ci promise, prima di sparire nella stanza della piccola.
Ci guardammo per qualche secondo, scendendo poi del tutto i scalini, sempre mano nella mano ed andando verso la cucina. - Okay, siamo pronti, sicure di farcela? -, domandò allora Brian, ancora un po' indeciso.
- Certo che ce la facciamo, voi divertitevi -, ci ordinò praticamente Susy, mentre si avvicinava per salutare il figlio con un abbraccio caloroso.
- Va bene, lo faremo -, gli promise lui.
- E prendetevela comoda, siamo felici di stare un po' con la nostra nipotina -, disse a me, abbracciandomi poco dopo.
- Faremo tutto con calma, d'accordo -, promisi io, allontanandomi poi da quell'abbraccio e prendendo di nuovo per mano Brian, con cui mi avvicinai poi alla porta.
Prendemmo i nostri giacchetti, le chiavi di casa e quelle della macchina, poi uscimmo, fermandoci però subito sulla soglia di casa. - Bene, mia madre ci ha cacciato di casa, dove andiamo ora? -, domandò lui, voltandosi a guardarmi sperando in una risposta, che tuttavia non avevo.
Scossi allora appena il capo. - Non saprei, però ho voglia di cinema -, ammisi
- Cinema? -.
Annuii. - A te va? E' una vita che non ci vado e non ci siamo neanche mai andati insieme.. -, gli feci notare, sorridendo.
- Si, mi va -, rispose, - Andiamo, su -, mi spronò poi, circondandomi la vita con un braccio e invitandomi ad andare verso la macchina, parcheggiata li nel vialetto.
Mi avvicinai così insieme a lui, aprendo lo sportello e infilandomi poi comodamente dentro, guardandolo poco dopo mentre si sedeva accanto a me, facendo retromarcia e partendo poi diretto verso il cinema.

***

Dopo essere stati per quasi un quarto d'ora davanti alla lista dei film in sala, scegliemmo Mission: Impossible, Protocollo Fantasma, dopo che praticamente io lo pregai, dal momento che avevo seguito quella saga di film fin dal primo, datato 1996.
- Vedrai, ti piacerà! -, gli assicurai, mentre saltellavo insieme a lui verso l'entrata della sala. - Forse, ma di sicuro non mi piacerà vederti sbavare dietro a Tom Cruise.. -, ammise.
- Ma infatti non sbaverò dietro a lui.. -.
- Ah no? -, domandò.
- No, ma a Jeremy Renner si però -, lo corressi, lasciandomi scappare una risatina non appena vidi la sua espressione parecchio contrariata.
- Non è divertente.. -, sbottò, nonostante anche lui stesse ridendo.
- Però stai ridendo -, gli feci notare, entrando poi in sala, dal momento che mi aveva appena aperto la porta.
- E' colpa tua, hai la risata contagiosa -, spiegò, seguendomi poi dentro.
- Si certo, sempre colpa mia, mi raccomando -, mi lamentai.
Ridemmo entrambi, cominciando poi a cercare i nostri posti tra le tante file: la sala non era molto piena e, per fortuna, nessuno fece troppo caso a noi che, comunque, facevamo di tutto per tenerci lontano da sguardi indiscreti. Se avessero riconosciuto Brian sarebbe stata la fine e addio al nostro tranquillo pomeriggio insieme.
Le luci erano ancora tutte accese, così approfittai di quegli ultimi minuti in cui potevo vedere per andare a prendere delle pop corn dal bancone che un ragazzo sui 18 si era impegnato a portare in sala, nella speranza di vendere qualcosa.
Tornai al mio posto giusto in tempo per vedere tutto farsi buio, cominciando a mangiare i pop corn insieme a lui, mentre aspettavo impaziente che il film iniziasse.
- Guardiamola dal lato positivo, se dovessi iniziare a sbavare avrei qualcosa in cui farlo.. -, dissi, indicando poi il contenitore giallo dei pop corn.
- Non appena finisco, però, non vorrei mangiare pop corn con contorno di bava della mia fidanzata.. -, precisò.
- D'accordo, non appena finiscono allora.. -, concordai, questa volta sottovoce, dal momento che il film era ormai iniziato.
I pop corn finirono nel giro di neanche 10 minuti, come avevo immaginato e il resto del tempo lo passai a concentrarmi sulle varie scene, mentre stringevo la mano di Brian: di tanto in tanto sospiravo sognante, facendo sbuffare sempre di più Brian, accanto a me.
Lo facevo soprattutto apposta, cosa un po' cattiva da parte mia, ma adoravo vederlo mentre si ingelosiva, ero terribilmente tenero e bello. Beh, era sempre bello, in verità.
- Sono cinquanta volta meglio di quel Jeremy.. -, gli sentii dire, lasciandomi scappare una risatina sommessa.
- Ne sei sicuro? -, gli domandai, sottovoce.
- Sicurissimo -, rispose, con tono deciso.
Mi allungai, posandogli un bacio sulla guancia. - Tranquillo, sceglierei sempre te -, gli assicurai, posando il viso sulla sua spalla.
- Meglio così.. -, commentò, sorridendomi nonostante la sua intenzione iniziale fosse quella di mantenere un tono serio e pacato.
Dopo quel piccolo scambio di battute rimanemmo entrambi zitti, guardando solamente il film che, pian piano, andava avanti, facendoci capire qualcosa: come ogni altro film d'azione aveva i suoi intrighi e io non ero proprio sveglissima.
- Bene, ho anche un fisico migliore del suo -, disse lui, catturando la mia attenzione.
- Continuerai per tutti il film a paragonarti a Tom Cruise? -, gli chiesi, il più sottovoce possibile.
- Più o meno -.
- Dai, è una cosa infantile! -, gli feci notare, sorridendo divertita.
- Infantile è il mio secondo nome, altro che 007 -, disse.
Risi nuovamente, quasi senza volerlo. - In effetti, hai ragione -, concordai.
Per il resto del tempo, in qualche strano modo, riuscimmo per davvero a rimanere entrambi in silenzio, a parte qualche sua altra battutina che mi faceva sorridere come al solito, arrivando al finale mentre ancora ridacchiavamo divertiti.
Feci poi per alzarmi, ma lui mi bloccò prontamente. - Aspetta.. -, mi disse, facendomi cenno di sedersi di nuovo.
Così feci, sistemandomi di nuovo accanto a lui. - Perché? -, chiesi.
- Perché è meglio così, a luci accese e con tutta la gente che se ne va sarebbe più semplice riconoscermi, vuoi davvero che qualche fan scalmanata mi salti addosso? -, domandò, mentre sprofondava a poco a poco nella poltroncina.
- No, no di certo -, risposi, con uno sbuffo, guardando dietro di me per controllare quante persone ci fossero ancora in sala, - Ora possiamo andare.. -, gli dissi.
- Sicura? -.
- Si, via libera -, dissi, alzandomi definitivamente e cominciando a cantare la canzoncina classica dei film di 007, facendolo ridere.
- Sei tremendamente tenera -, confessò, mentre allungava il passo e mi prendeva per mano.
- Lo so -, risposi, come se la cosa fosse ovvia, lasciando intrecciare le nostre dita, mentre ci dirigevamo entrambi verso l'uscita. Riuscimmo ad arrivarci senza problemi, attirando solo l'attenzione dell'uomo che doveva entrare per fare le pulizie, che però ci superò senza dire niente.
- Sai che mia madre ci ucciderà se rientriamo in casa solamente dopo due ore, vero? -, domandò lui, mentre uscivamo dal cinema.
- Si, lo so, quindi vediamo di trovare qualcos'altro da fare -, proposi, aprendo poi la porta a spinta e uscendo di fuori, dove un venticello fresco mi scompigliò i capelli.
- Tipo cosa? Cosa ti va di fare? -, mi domandò, voltandosi a guardarmi e sorridendomi.
- Vorrei andare al mare -, confessai.
- Al mare? -, chiese, mentre ci avvicinavamo alla macchina.
- Sì, non so perché, ma ho voglia solo di quello -, chiarii poco dopo, sorridendogli speranzosa.
- D'accordo, allora andata per il mare -, concordò, lasciando la mia mano solamente quando dovette andare verso il posto di guida.
Salimmo così di nuovo in macchina, questa volta diretti verso la spiaggia, che da li non distava poi molto.
Non appena arrivammo, scesi di fretta, quasi come se sentire l'odore del mare in quel momento fosse questione di vita o di morte, sorridendo e saltando giù dall'unico muretto che ci divideva dalla spiaggia: poco dopo, lui era di nuovo al mio fianco, che mi teneva la mano. - Andiamo? -, chiese.
- A una condizione.. -, mormorai.
- Quale? -, chiese.
Fu in quel momento che sorrisi nuovamente, continuando a tenergli la mano ma allontanandomi piano da lui, un passo dietro l'altro. - Prima devi.. -, cominciai, lasciando poi del tutto la presa, - ..prendermi! -, aggiunsi, cominciando a correre nella direzione opposta alla sua.
- Hey no! Dove pensi di andare?! -, chiese, cominciando subito a rincorrermi.
- Non lo so, però corro! -, dissi ad alta voce, sperando che mi sentisse, mentre non accennavo a fermarmi.
Lui mi stava alle costole, lo sentivo e questo non faceva altro che motivarmi a correre più veloce. - Lo sai che ti prendo, ci sono vicino -, urlò.
Risi, correndo ancora un po', ma alla fine fu inutile, perché davvero riuscì a raggiungermi, ovviamente: mi circondò prima la vita con entrambe le braccia, bloccando del tutto la mia corsa e caricandomi poi su una spalla. - Ecco, presa -, disse, anche se col fiatone.
- Si, e ora mettimi giù! -, gli ordinai, ridendo.
- Non ci penso neanche, tutta questa fatica per prenderti e secondo te ti metto giù così facilmente? -, domandò, continuando a camminare, - Non ci penso neanche -, aggiunge, ridendo.
Mi lasciai allora andare a peso morto sulla sua spalla, sperando che prima o poi si stancasse, cosa che vedevo un po' difficile: per fortuna, qualche minuto dopo, si fermò, lasciandosi cadere sulla sabbia e parando la mia caduta con il suo petto, ridendo. - Mi hai fatto prendere un colpo! -, mi lamentai.
- Pensavi che ti facessi cadere? -.
- Per un momento sì -, confessai, arrampicandomi praticamente fino ad arrivare al suo viso.
- Non ti farei mai cadere, ti pare? -, chiese retorico, ridendo.
- Ne saresti capace però -, lo corressi, rubandogli un piccolo bacio sulle labbra.
- Forse, ma sta di fatto che non lo farei -, ribatté, sorridendomi teneramente e costringendomi a sdraiarmi sulla sabbia, stendendosi poco dopo su di me e baciandomi più e più volte, mentre sorridevo tra me e me.
Le mie dita si intrecciarono facilmente tra i suoi capelli neri, mentre assaporavo il sapore così dolce delle sue labbra, finché potevo, almeno. - Ti ho già detto che ti amo, oggi? -, mi domandò, quando fu lontano dal mio viso.
Sorrisi, scuotendo poi il capo, per quanto poco mi riuscisse. - Beh, allora ti amo -, sussurrò, ad un soffio dalle mie labbra.
- Anch'io -, risposi, baciandolo lievemente e allontanandomi poco dopo, - Sono felice di aver deciso di rimanere con te durante quel mese, sai? -, aggiunsi, qualche secondo dopo.
- Lo sono anche io, e sinceramente...pensare che se non fossi rimasta tutto questo non sarebbe successo mi fa un po' strano -, confessò.
- Fa strano anche a me, ma è successo, è questo l'importante in fondo, no? -, chiesi, accarezzandogli il viso con la punta delle dita.
- Già.. -, concordò, baciandomi nuovamente, - Mi domandò se altrimenti ti saresti mai innamorata di me -, disse, poco dopo.
- A volte me lo domando persino io, chissà come sarebbe andata in tal caso.. -.
- Beh..per cominciare, ora non sarei padre -, disse.
- Già, e non ti staresti neanche per sposare -, aggiunsi.
- Non sarei innamorato -, continuò.
- E saresti rimasto solamente il solito puttaniere -.
- Però avrei avuto il fascino del puttaniere -.
- Hai fascino anche da uomo innamorato, te lo assicuro -, gli dissi, allontanandolo poi appena da me così che io potessi alzarmi.
Obbedì subito a quella mia richiesta silenziosa, lasciando così che mi alzassi, sgranchendomi le gambe prima di dirigermi verso l'acqua. - Che vuoi fare? -, mi domandò, mettendosi a sedere sulla sabbia.
- Un bagno -, risposi, tranquillamente, sfilandomi il giacchetto che conteneva il mio cellulare, - Tu mi segui? -, gli domandai, voltandomi di nuovo a guardarlo e camminando così all'indietro, mentre mi sfilavo le scarpe.
Senza rispondermi si alzò anche lui, sorridendomi divertito mentre a sua volta si toglieva le scarpe, venendomi poi incontro.
Non rimasi ferma, anzi, entrai prima di lui, tuffandomi velocemente in acqua e riemergendo poco dopo a causa del fiato corto: mi guardai allora intorno, cercandolo ma senza ottimi risultati. Feci allora per voltarmi, per veder se era alle mie spalle ed ecco che, improvvisamente, anche lui riemerse proprio sotto di me, prendendomi per la seconda volta sulle spalle, - Aaah -, gridai, aggrappandomi immediatamente a lui per non cadere all'indietro.
- Ciao di nuovo, amore -, disse, ridendo.
- La devi smettere di farmi prendere questi colpi! -, gli consigliai, chinandomi poco dopo e dandogli un bacio sulla guancia.
- Lo dici solo perché in realtà non sai quant'è divertente -, mi corresse.
- Forse, forse.. -, mormorai, lasciando poi la presa da lui e tuffandomi all'indietro, sparendo poco dopo dalla sua visuale.
Aprii gli occhi, nonostante fosse sott'acqua e mi desse parecchio fastidio, notando che mi stava cercando, visto in modo frenetico in cui si muoveva.
Decisi allora anch'io di arrivare di soppiatto, posizionandomi così davanti a lui mentre era girato di spalle. - Come sei lento, Haner.. -, mormorai, catturando la sua attenzione su di me.
- Lento, eh? Infatti non ti ho preso subito prima, mentre correvi, vero? -, chiese, nuotando verso di me con un sorriso angelico dipinto sulle labbra.
- E' stata solo fortuna, avevo rallentato il passo -, ribattei, stringendomi nelle spalle e lasciandomi prendere quando mi attirò a se.
- Ah ah.. -, mormorò, prendendomi in giro e posandomi un bacio sul collo, quasi all'altezza dell'orecchio.
Intorno a noi, tutto quello che riuscivo a sentire era il rumore delle onde che ormai andavano placandosi e quello dei nostri respiri regolari, niente di più e niente di meno di quello. - Non ti ho ancora chiesto dove ti piacerebbe sposarti.. -, sussurrò poco dopo, risvegliandomi da quello che era diventato quasi un momento di estasi completa.
- Mi va bene qualsiasi posto, basta che all'altare ci sia tu.. -, risposi, sorridendo.
- Sarò lì e attenderò con ansia di vederti camminare verso di me con l'abito bianco e il bouquet in mano -, disse, ridacchiando sommessamente.
Ridacchiai a mia volta, senza riuscire a trattenermi, circondandogli poi il collo con entrambe le braccia e riflettendo per un momento. - Mi piacerebbe sposarmi al parco.. -, risposi alla fine, convinta come non mai di una mia scelta, - Quello dove ci nascondevamo da ragazzi per bere, te lo ricordi? -, gli chiesi, poco dopo.
- Si, certo che me lo ricordo...e trovo che sia davvero un bel posto per farlo -, concordò.
- Davvero? -, domandai, allontanandomi solo per guardarlo direttamente in viso, - Quindi..a te andrebbe bene? -.
Sorrise. - Si, mi va più che bene, trovo che sia una buona idea -, mi assicurò.
- Ecco perché ti amo -, sussurrai, baciandolo teneramente.
- Solo per questo? -, domandò, con una finta aria delusa.
- No, anche per un altro centinaio di cose, lo sai -, mi corressi.
Rimanemmo in acqua a non fare assolutamente niente per un bel po' finché, nonostante l'aria non fosse per niente ostile, non cominciai a tremare: allora lui mi ordinò praticamente di uscire, ma alla fine dovette farlo con la forza, dal momento che volevo rimanere ancora un po'. Evitai di infilarmi di nuovo il giacchetto, così almeno quello che non l'avrei bagnato e feci in modo di essere il meno sgocciolante possibile mentre entravo di nuovo in macchina.

***

Erano le 18.30 quando rientrammo a casa: lui aprì la porta e come al solito lasciò passare prima me. Sorrisi lateralmente, facendo poi un passo in avanti e trovandomi poco dopo davanti Susy, che ci guardava entrambi con aria confusa. - Che avete combinato? -, ci chiese, mentre si asciugava le mani su uno strofinaccio.
- Un piccolo imprevisto -, risposi, sorridendole, - La piccola? -, domandai.
- E' di sopra che dorme.. -, rispose, - E credo sia meglio se ci andiate anche voi, per togliervi quei vestiti fradici, per lo meno -, aggiunse, poco dopo.
Ridemmo entrambi. - Si, ora andiamo -.
- Hey! Siete già.. -, cominciò Mckenna, scendendo le scale e venendoci incontro, bloccando però poco dopo quelle sue parole, - ..che diavolo vi siete combinati? -, ci chiese anche lei, osservandoci.
- E' colpa sua -, rispose lui, indicandomi, ridendo poco dopo.
Io, per tutta risposta, mi strinsi nelle spalle. - Avevo voglia di un bagno, ma tuo fratello mi ha seguito perché voleva e non di certo perché l'ho costretto -, gli ricordai, lanciandogli una veloce occhiata.
Lui la ricambiò, sfoggiando di nuovo un perfetto sorriso innocente; - Beh, allora è meglio se andate di sopra a cambiarvi -, disse.
- Tale madre, tale figlia -, osservai, ridacchiando.
- Papà invece dov'è? -, chiese poi lui.
- Oh, è dovuto andare via, aveva da finire delle cose e non poteva trattenersi, ma mi ha detto ti salutarvi entrambi -, rispose.
- Oh, beh...d'accordo, tanto uno di questi giorni verremo noi a farvi una visita -, le promise, spingendomi poi inesorabilmente verso la scala che portava al piano superiore, - E ora, se ci scusate, noi andremo a cambiarci -, aggiunse, mentre io ridacchiavo ancora.
- Noi andiamo invece -, aggiunse poco dopo Susy, - Il nostro compito qui è finito -.
Ci voltammo allora entrambi verso di loro e io mi avvicinai subito per ringraziarle entrambe. - Grazie per averci fatto passare questo pomeriggio insieme, davvero -, dissi.
- Non c'è di che, ci siamo divertiti -, rispose Mckenna, - E poi mia nipote è stupenda, non riuscivo a mollarla neanche per un secondo -.
- Sì, so cosa si prova -, ammisi.
- Se mai vi servisse di nuovo una mano, sapete chi chiamare -, ci disse Susy.
- Lo terremo a mente -, rispose Brian, - E grazie anche da parte mia, ovviamente-.
- Non fate casino, mi raccomando, Car dorme tranquilla da un po' ormai -, ci ricordò Mckenna, ringhiandoci praticamente contro, mentre si avvicinava verso la porta insieme alla madre.
- Non la sveglieremo, tranquilla -, le assicurai, salutandole poi un'ultima volta prima che sparissero oltre la soglia della porta, chiudendosi la porta alle spalle.
Non sapevo perché, ma per un po' rimasi ancora a fissare la porta, finché la voce calda di lui non mi riportò sulle terra. - Andiamo a cambiarci, allora? -, domandò.
- Andiamo -, acconsentii.
Salimmo così definitivamente al piano di sopra, entrando in camera nostra non prima di essere andati a controllare la piccola, che dormiva ancora con un angioletto. Avevamo entrambi bisogno di una doccia, così proposi di fare a turni e lui accettò.
Entrai così per prima in bagno, spogliandomi e infilandomi poco dopo nel box, cominciando a far scorrere l'acqua che all'inizio era gelida come poche. Aspettai qualche secondo, finché finalmente quella calda non iniziò a fluire, avvolgendomi completamente e liberandomi dal freddo in cui il mio corpo era stato imprigionato.
Avevo appena iniziato a rilassarmi totalmente, quando invece sentii la porta del box aprirsi, facendo entrare quel poco di freddo che c'era all'esterno, riuscendo a farmi rabbrividire fino alle ossa. - Mi sentivo solo -, sussurrò.
Mi voltai a guardarlo, sorridendogli, mentre l'acqua mi bagnava ormai completamente. - Ora invece sei in buona compagnia -, dissi, circondandogli il collo con entrambe le braccia.
- In ottima compagnia, direi -, mi corresse, nascondendo poi il viso nell'incavo del mio collo e iniziando a baciarlo.
Gli accarezzai la schiena, costringendolo poi a farsi più avanti, così che anche lui si bagnasse, finendo praticamente con le spalle al muro. - E se la bambina si svegliasse? -, chiesi, mentre lottavo per non lasciarmi andare completamente a quei suoi baci così languidi.
- Allora andremo da lei.. -, rispose, tracciando poi il mio profilo fino a raggiunge le labbra, - Ma per ora..pensiamo ad altro -, mi consigliò, riuscendo a farmi rilassare di nuovo come poco prima, mentre mi zittiva con un bacio al quale non seppi resistere. 

  
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