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Autore: BabySloth    29/12/2012    2 recensioni
Si sporse, guardò il fiume sotto di se mosso per via del temporale.
Dio, era davvero in alto.
#Larry.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Louis non aveva chiuso occhio quella notte, e non era la prima volta.

Rimaneva steso sul divano a fissare la porta, con la speranza di vederla aprirsi, di veder comparire quei magici ricci dove amava affondare le dita, massaggiandoli e giocherellandoci un po' come un bambino.

I suoi occhi erano spenti, gonfi di chi continuava a piangere, arrossati di chi passava troppe notti in bianco.

Un tempo non era così.

Prima sorrideva, era felice tutto sommato.

Invece adesso, a guardarlo steso come un corpo inanimato, in quella stanza diventata fredda, in quell'intero appartamento divenuto privo di alcun calore non si può sentire una stretta al cuore, un pugno alla bocca dello stomaco.

Il calore di cui si parla non è quello di un fuoco acceso, ma di quell'amore che oramai è volato via, come le foglie che al soffio di un vento più forte abbandonano i rami degli alberi.

No, Louis non stava smettendo di amare, nemmeno Harry.

Era la cosa più impossibile che potesse accadere.

Ma così, divisi com'erano, il loro amore era sopraffatto dalla tristezza, dal dolore.

Louis incolpava il giovane Styles, non lo faceva con cattiveria, non voleva realmente farlo.

Cercava solo un modo per sfuggire a tutto quel male, voleva solo provare a difendersi.

Si alzò ciondolante dal divano, il cuore era come un mattone nel suo petto, sospirò, la mente così piena di pensieri che gli pareva vuota oramai, lui era vuoto.

Non si degnò nemmeno di guardare il cellulare, non voleva più nessuno, a stento voleva continuare a convivere con se stesso.

Uscì di casa, senza prender nulla, forse non ci sarebbe più tornato, non sapeva più niente.

Camminò immerso nel freddo e nella nebbia londinese, non avvertiva nemmeno più i brividi sulla pelle.

Senza fermarsi, senza alzare lo sguardo dalla strada sotto i suoi piedi continuava senza meta, senza un'idea precisa.

Era sulla riva del Tamigi, il cielo s'era fatto scuro, l'aria temporalesca si iniziava ad avvertire.

Alzò gli occhi sul Tower Bridge, sulle passerelle dove vi si poteva entrare ad ammirare il fiume e Londra.

In quei giorni erano state chiuse al pubblico, dei vandali avevano infranto un paio di vetri ed era pericoloso starvi.

Il ragazzo non si curò dei cartelli, continuò a camminare, superò le transenne e sgattaiolò all'interno di una delle due torri.

Quel luogo era pieno di ricordi, e allora perché tornarci?

Perché farsi altro male, facendo riaffiorare quelle memorie?

Inutile, Louis Tomlinson non era più quel ragazzo divertente e solare, saggio e maturo quando voleva.

Ora era solo un innamorato, uno dei tanti.

Quel che provava non era affatto comune, nessuno avrebbe mai saputo amare un'altra persona, come lui.


Harry continuava a provare a chiamare Louis al cellulare, questo squillava, fino a che poi non si staccava, senza una risposta.

In un primo momento il giovane Styles credette che l'altro fosse arrabbiato, in fondo, non poteva biasimarlo.

La preoccupazione però non fece che fargli salire l'ansia, la tensione.

-Liam..sono io, Louis è con te?-

Payne dall'altro capo del telefono corrugò lievemente la fronte -No..era con me ieri, poi è andato a casa..perché?-

-Non mi risponde al telefono...sono un po' preoccupato.-

-Magari dorme.- Provò ad azzardare Liam, sedendosi sul divano.

-Già...forse.- Sospirò Harry -Grazie comunque..-

Il riccio era seriamente preoccupato, gli si leggeva negli occhi, il terrore che fosse accaduto qualcosa.

Stava tornando a casa, non faceva che ripetere che tutto andava bene, che ora l'avrebbe riabbracciato.

Con le mani strette sul volante, continuò la guida, torturandosi il labbro, pensando costantemente a Louis.


Tomlinson si era seduto davanti ad uno di quei finestroni, ne aveva strappato i teli provvisori, in attesa dei nuovi vetri, lasciando penzoloni le gambe.

Era davvero molto in alto.

Le lacrime così come l'acqua nel Tamigi presero a scorrere violente sulla sua pelle, rigando le guance calde e scavate, rendendo così ancora più rossi i suoi occhi un tempo azzurri quanto l'oceano, ora spenti e gelati.

-Sei un bastardo, Harry! Come hai potuto abbandonarmi, come hai potuto allontanarti da me!- Iniziò a gridare, conto il vento, contro il cielo, contro il vuoto.

Aveva bisogno di liberarsi, necessitava di svuotare tutta quell'angoscia, quel dolore.

-Non vedi quanto sto male, quanto ogni giorno cado a pezzi, senza poterti toccare, senza poterti nemmeno guardare!- Era come se lo stesse incolpando, ma non era nelle sue intenzioni, lui non voleva realmente farlo.

Erano le urla disperate di un ragazzo accecato dall'amore, di un ragazzo che non riusciva più a respirare senza il suo ossigeno, che non poteva più continuare a vivere una vita dove era costretto a stare distante dalla chi lo faceva andare avanti.

-E' così che deve finire, eh Harry? Siamo così sbagliati noi due?- Le lacrime incessanti aggredivano quegli occhi, annebbiandogli la vista, il corpo scosso dai singhiozzi, il brivido di quel vuoto sotto i suoi piedi.

Stava davvero per finire tutto?


  
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