Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: GiveMeAPen_    29/12/2012    1 recensioni
«Grace!» gridò per l'ultima volta, con le lacrime agli occhi.
Ma l'automobile aveva già svoltato all'angolo della strada.
In quel momento si ricordò di ciò che gli aveva detto la ragazza qualche giorno prima:
"Sarò sempre al tuo fianco, ogni volta che avrai bisogno di me, anche se non sarò lì di persona" e si sedette sul freddo marciapiede, rassegnato, con gli occhi che fissavano la strada.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stand By My Side

 

22) Brindiamo al nulla

 

«Tutto bene là a New York?» le chiese Justin.

Non si sentivano da una settimana, una lunghissima settimana. Justin aveva provato varie volte a chiamare Grace, ma lei non gli aveva mai risposto. “Avevo perso il cellulare” fu la scusa della ragazza.

«Oh sì, tutto bene» disse lei, poco convinta. «Ascolta, Justin… mi dispiace se non ti ho chiamato. So che la mia scusa può sembrare piuttosto banale, ma io avevo seriamente perso il cellulare e non sapevo in che modo poterti rintracciare».

Per tutti quei giorni Justin aveva pensato che lei non gli volesse più parlare, che lo avesse dimenticato, che avesse trovato un ragazzo migliore di lui che abitasse vicino a lei e avrebbe potuto aiutarla ogni volta che lei ne avesse avuto bisogno.

«Non ti preoccupare Grace, ti credo. Quindi mi ami ancora, giusto?» chiese, ridendo.

«Non so, ci devo pensare» rispose la ragazza.

«Pensandoci, io non sono molto sicuro di amarti. Ci devo pensare io» disse lui, scherzando.

Passarono l’intero pomeriggio a ridere e scherzare, come due migliori amici, come due persone che si completano a vicenda, come una coppia di fidanzati.

Quando l’orologio di camera sua segnò le otto di sera, Grace si mise sotto le coperte, si infilò le cuffiette e cominciò a leggere un libro che le aveva regalato Amanda il giorno prima, per tirarle su il morale. In effetti ci era riuscita; era stato un bel pensiero da parte sua farle un regalo e quel libro era bellissimo.

Grace lesse fino ad addormentarsi, cullata dalla voce di Justin.

Il giorno dopo si svegliò in una stanza totalmente diversa: pareti verdi, pavimento di legno, mobili rosa, tappeto a forma di cuore.

“Ma dove sono?” si domandò.

Si alzò dal letto ed ispezionò la sua nuova camera. Era parecchio carina, forse persino meglio della sua. Aprì la finestra e capì di non essere a casa sua.

Aprì l’armadio e si mise ciò vi trovò dentro: un abito giallo ed un paio di scarpe rosse.

Non capiva che cosa stesse succedendo, ma qualcosa le diceva che era tutta opera di Amanda, o forse dì Justin. Più probabilmente era opera di Amanda, Justin era ad Atlanta. O almeno così credeva.

Scese le scale e notò che il salotto era completamente vuoto. C’era un divano arancione proprio davanti al camino ed un grazioso tavolo da caffè al centro della sala. Era proprio una bella casa, ma non sapeva di chi fosse.

Entrò in cucina, anche quella deserta. Sul tavolo c’era una torta al cioccolato, ma Grace non ebbe il coraggio di assaggiarla.

Uscì di casa e si ritrovò in un giardino abbastanza grande. Il sole le impediva di vedere con chiarezza, perciò portò la mano sopra agli occhi in modo da proteggersi dai raggi di luce e poter mettere a fuoco ciò che le si presentava davanti: un tavolo da buffet con pasticcini, bevande, patatine e caramelle.

«Che succede?» si chiese ad alta voce.

«Non ne ho idea, ma chi ha preparato tutto questo deve essere assolutamente un genio» disse un ragazzo alla sua destra.

«Justin? Che ci fai qui?».

Era proprio Justin, con il suo sorriso inconfondibile e quegli occhi che solo lui aveva.

«Mi mancavi. Che fai, non mangi? Non hai fame?».

«Be’ sì, ma dovrei mangiare tutto da sola?» gli chiese.

«Ovviamente no, ti aiuto io» disse, sorridendole.

Grace lo abbracciò e lo strinse a sé con tutto l’amore possibile, perché non voleva che se ne andasse, gli era mancato troppo.

Non riusciva a credere che avesse fatto tutto quello per lei.

«Un attimo… dove siamo precisamente?» gli chiese, ricordandosi di non essere a casa sua.

Se non erano a casa, allora dove erano? Quella era New York, c’erano i grattacieli che vedeva ogni mattina ed il cielo era lo stesso. Le strade erano quelle di New York, le riconosceva.

«Diciamo che un certo tuo fidanzato potrebbe avere acquistato un appartamento a New York per starti più vicino» rispose lui.

«Questo mio fidanzato avrebbe fatto tutto questo solo per me? L’abito, l’appartamento ed il buffet?».

Justin annuì.

«Come hai fatto a portarmi qui senza svegliarmi?».

«Hai il sonno pesante, sai?».

Justin riempì un bicchiere di succo d’arancia.

«Brindiamo?» domandò.

«Con il succo d’arancia?» chiese lei, divertita.

«Perché no?».

Justin le porse un bicchiere di succo e le cinse la vita con un braccio.

«A cosa brindiamo?». Grace notò solo in quel momento che Justin stava indossando uno smoking e gli stava tremendamente bene.

«Brindiamo al mio nuovo criceto Troy, che la sua vita sia lunga e prosperosa!».

Grace scoppiò in una fragorosa risata e lo baciò.

«Che ne dici invece se brindiamo a qualcos’altro?».

«A noi due?».

«A noi e a questo tuo bellissimo appartamento?».

«A noi due e al tuo bellissimo sorriso?».

«Il mio sorriso non è bello, perciò no» disse lei.

«Allora brindiamo al mio di sorriso» disse Justin, atteggiandosi da star.

«Brindiamo e basta?».

«Brindiamo al nulla, che ne dici?» propose Justin.

«D’accordo, brindiamo al nulla».

Così fecero, sentendosi due completi idioti. Il sole stava ormai calando e Justin propose a Grace di entrare in casa.

«Non perdere mai più il cellulare» le raccomandò il ragazzo.

«D’accordo, te lo prometto. Tu invece ricordati di avere un bell’appartamento qui, quindi vieni a New York ogni tanto».

«Appena sono in vacanza torno qui e stiamo insieme» disse lui.

Grace lo prese tra le sue braccia. Amava abbracciarlo e sentirlo suo.

Justin era suo, finalmente poteva dirlo. Non c’erano più dubbi ormai, non c’erano più paure. Si sarebbero rivisti ancora, ancora tante volte, la distanza non sarebbe mai stata abbastanza forte da poterli dividere.

 

---

Finalmente è finita, non ci credo.

Questa storia è stata un vero e proprio parto, ma alla fine ce l'ho fatta. (:

Fatemi sapere che ne pensate di questo ultimo capitolo. Non avevo idea di come scriverlo, ma alla fine è uscita questa cosa.

Probabilmente tra poco comincerò una nuova fan fiction su Justin, quindi non vi libererete di me tanto facilmente. *risata malefica*

Spero che mi lasciate qualche recensione. *si inginocchia*

Ahaha ok, direi che ho finito.

Grazie alle persone che hanno seguito la storia anche se sono state poche, davvero, grazie. çç

Alla prossima;
Sofia.
(@
IneedJDBiebs_ su Twitter.) 

   
 
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