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Autore: phoenix_esmeralda    29/12/2012    2 recensioni
Amore e Morte vagano per la città compiendo il loro dovere, mentre Giada, diciottenne vanitosa e viziata, si illude di poter godere delle vacanze estive appena iniziate. Ma strane cose iniziano ad accadere e bene presto la sua vita prenderà una piega completamente diversa...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lasciarono il deserto attorno alle nove e mezza del mattino.
In principio comparvero pochi ciuffi d’erba giallastra, cespugli secchi e seminudi. Poi, man mano, il fogliame si fece sempre più fitto  e verde e la sabbia venne sostituita da una ghiaia grigiastra e grossolana.
Attorno alle dieci e un quarto comparvero i primi sassi, alle dieci e quarantacinque sorpresero fra le rocce un filo d’acqua.
Colti dall’euforia, Giada, Rossella, Kirk e Raf, iniziarono a correre seguendo il flusso del torrentello e si ricongiunsero al corso principale. Assistettero con gioiosa aspettativa al rigonfiarsi delle acque, man mano che il tempo scorreva.
Alle undici e trenta, dopo quasi sei ore di cammino ininterrotto, Kirk segnalò la sosta.
Come il giorno precedente si gettarono in acqua, sfogando la sete e il desiderio di frescura. Poi montarono nuovamente le tende, pranzarono e riposarono, secondo un ciclo che ormai avevano interiorizzato.
La sosta tuttavia, fu pervasa dall’eccitazione dell’imminente arrivo a destinazione.
- Siamo qui da neppure quarantotto ore, eppure mi sembra di viaggiare da mesi! – disse Rossella, seduta all’ombra di un alberello rachitico – Spero di aver perso almeno un paio di chili!
- Rob non si starà preoccupando, non avendo più ricevuto tue notizie? – domandò Giada, sdraiata in una posa altrettanto riposante.
- Se è per questo, si staranno preoccupando anche i miei genitori. E i tuoi. E quelli di Raf e di Brian. Ma che cosa ci possiamo fare? Quando torneremo, avremo un bel po’ di scuse da inventare!
- Potremmo dire di aver esplorato una zona così selvaggia, da non aver scovato neppure un telefono da cui chiamare!
- E i cellulari non prendevano! – terminò Ross.
- Esatto!
Finsero entrambe di ritenersi soddisfatte di quella soluzione, pur sapendo che una volta a casa, le spiegazioni da fornire non sarebbero mai state sufficienti.
Alle diciassette si rimisero in marcia. Il palazzo di Calos era a ormai pochi chilometri di distanza.
E ancora una volta, lo sguardo di Giada, camminando, venne calamitato dalla figura di Kirk.
Il suo sguardo veniva inevitabilmente magnetizzato dal corpo saldo che camminava di fronte a lei.
Aveva ben presente quello che le era stato ordinato di fare, sotto forma di Amore.
Aveva posto nel suo stesso cuore, un germe d’amore per Kirk.
Un germe che cresceva e maturava di ora in ora.
Il giorno prima si era rifiutata di pensare alle conseguenze che quel gesto obbligato avrebbe comportato. Era seriamente spaventata alla prospettiva di innamorarsi di Kirk.
Quel giorno invece, non aveva più timore.
La conversazione che avevano avuto la sera precedente, le aveva aperto gli occhi di fronte a una conoscenza nuova del ragazzo che tanto, in precedenza, l’aveva inquietata.
Kirk non le faceva più paura. Era pronta ad accettare qualsiasi futuro le si fosse prospettato. Quella sera stessa avrebbero deposto le loro responsabilità ai piedi di qualcun altro ed entrambi sarebbero stati liberi di proseguire le loro vite come meglio avrebbero creduto.
Si portò lentamente una mano al cuore.
Ma era poi vero che si stava innamorando di Kirk?
Era il principio di un sentimento saldo, quel bruciore che provava nel pensare alle sue parole della sera precedente?
Nel ricordare…il modo in cui, per un istante, l’ aveva guardata?
Alzò gli occhi verso la sua schiena.
Erano due giorni che camminava dietro a Kirk, fissandolo come fosse un traguardo irraggiungibile. Decise di scuotersi.
Accelerò il passo e lo affiancò.
Lui girò il viso su di lei per identificarla, e le rivolse uno dei suoi sempre più frequenti sorrisi.
- Non manca molto – le annunciò – Probabilmente saremo da Calos entro un’ora e mezza!
Giada annuì.
- È un posto piacevole questo, per camminare. Il sole sembra molto meno caldo!
- Sì, è vero. Trovo che la zona circostante il palazzo di Calos, sia la più bella di questo mondo – sorrise leggermente - …Di quella parte che ho visto, almeno – specificò – Mi fa sempre provare un enorme senso di libertà.
Quella libertà che gli manca – pensò Giada, con uno sprazzo di consapevolezza.
La libertà che aveva cercato anche trecento anni prima, quando i suoi zii l’ avevano tenuto prigioniero, facendolo passare per pazzo. Una libertà che Kirk non aveva mai ottenuto.
Ma perché? – si domandò.
- Kirk…
- Mmh..?
- Perché hai scelto di fare proprio il controllore? Perché tu e non Brian? Perché… non hai scelto di essere Morte?
Kirk le rivolse un’occhiata perplessa.
- Per stare con te – le disse, guardandola come se fosse stupida – Se avessi scelto di essere Morte, io e te non saremmo potuti stare insieme. Mentre  ti avevo promesso il contrario!
Contro la propria volontà, Giada si sorprese ad arrossire.
- Comunque, allora non me ne importava molto – aggiunse Kirk – Pensavo che nulla potesse essere peggio della situazione che stavo vivendo. Desideravo solo andarmene. Avrei fatto qualunque cosa.
- Ti credo… - Giada abbassò lo sguardo – Ricordo…Ho ricordato il momento in cui ho visto quello che ti facevano. Quando…ti drogavano.
Kirk aggrottò la fronte, ritornando a un’epoca eccezionalmente lontana.
- Dopo aver ingerito la droga restavo inebetito per qualche ora – rammentò – E quando rientravo in me, scoprivo di aver alimentato, in quel lasso di tempo, le dicerie sulla mia pazzia. Non c’era nessuno disposto a credere alle mie parole. Nessuno osava neppure avvicinarsi a me. Facevo paura. Probabilmente sarei impazzito davvero… - Kirk girò lo sguardo su di lei, ma Giada comprese, dai suoi occhi, che stava ancora scrutando nel passato.
- Quando ti ho vista la prima volta, ho pensato che forse tu mi avresti ascoltato. Eri piccolina anche allora…magra. Con quella pelle pallida, la massa arruffata di capelli rossi schiacciata sotto a una cuffietta che…con te sembrava c’entrare niente!
- Vacci piano, con i complimenti! – scherzò Giada.
Lui  sorrise.
- Sapevo che ti avrei fatto paura. Però sembravi diversa dal resto della servitù. Sembravi fuori luogo in quella villa. Sperduta, ingenua e…limpida.
- Limpida! – fece eco Giada, incredula – Addirittura!
Kirk scrollò le spalle.
- Beh…avevo ragione comunque. Quando tu hai scoperto quello che gli zii mi stavano facendo, ti sei offerta immediatamente di aiutarmi!
- Solo perché ero innamorata di te!
Giada si morse il labbro, subito dopo aver pronunciato la frase.
Le era scappata di bocca, ma non era una battuta felice. Non ancora, almeno.
Kirk, tuttavia, non parve farci caso.
- Quando Calos è piombato improvvisamente davanti ai miei occhi promettendomi la libertà, non ci ho pensato due volte. E quando ha aggiunto che cercava altre due persone, ho subito pensato a te!
- E a Brian! – aggiunse Giada.
- In realtà, non sapevo neppure che Brian esistesse! – precisò lui – Me lo sono trovato davanti, quando sono venuto a liberarti. Calos è stato ben lieto di arruolare anche lui.
Giada fece vagare lo sguardo intorno a sé, dal torrente ai cespugli, agli alberi che iniziavano a comparire.
Raf e Rossella marciavano a pochi  metri da loro.
Appoggiò una mano al braccio di Kirk.
- Ormai è finita. I trecento anni sono trascorsi. Fra poco sarai veramente libero!
In pochi secondi, l’espressione di Kirk si trasformò. Giada vide una maschera tormentata cadere sul suo volto. I lineamenti s’indurirono, la mascella si serrò. Per un istante, ebbe ancora di fronte a sé l’animale rabbioso del loro primo incontro.
- Cosa…cosa c’è? – domandò spaventata.
Kirk non rispose. Accelerò il passo.
- Ehi! – Giada arrancò, cercando di stargli a pari – Cosa ho detto che non va?
- Nulla.
- Ma…Kirk! – lo afferrò per un braccio e lo costrinse a voltarsi – Che ti prende, così di colpo?
Lui si guardò alle spalle, e quando vide Raf e Rossella avanzare, riprese la marcia.
- Non sono sicuro che il mio turno sia veramente finito – annunciò freddamente.
Giada non comprese.
- Cosa intendi dire? Il tuo contratto era uguale al mio e a quello di Brian! Trecento anni, più o meno. Quando ci fossimo ritrovati tutti e tre, saremmo usciti di scena… – lo guardò - …tutti e tre!
Kirk non si voltò a guardarla.
- Ricordati che ho una F sulla schiena – disse, duramente.
Giada aprì bocca, ma non trovò nulla da dire. Cosa stava cercando di comunicarle?
- Calos ha detto che a palazzo mi attenderà il resto della punizione.
Giada iniziò a intuire.
- Non vorrà…aumentarti gli anni di lavoro! – esplose.
Kirk diede un calcio secco a un sasso sotto i suoi piedi.
- Se è a corto di uomini, lo farà.
Giada si bloccò di colpo. Kirk si girò e stavolta lei riconobbe la luce nei suoi occhi.
Non era rabbia. Era frustrazione. Era pura, disperata impotenza.
- Se non ha trovato nessun altro per sostituirmi…se non è riuscito in qualche modo a convincere Brian…lo farà!
Giada in due passi lo raggiunse. Raf e Ross erano rimasti parecchio indietro.
Gli prese una mano con entrambe le sue e le strinse con urgenza.
- Può farlo? - chiese- Può davvero farlo? E tutta…tutta quella storia della scelta libera?
Kirk si liberò dalle sue mani e riprese a camminare.
- Non è più questione di libertà. Avevo una responsabilità. L’errore che ho fatto, non è una questione insignificante. È…una colpa grave per un controllore.
Giada rimase immobile a fissarlo. La schiena di Kirk sembrava più curva sotto il peso dello zaino. Il passo più stanco.
Ebbe paura per lui.
Paura che quell’incubo potesse avverarsi. Che lui, ancora una volta, potesse rimanere intrappolato in un’esistenza da fantasma.
Non è giusto! – pensò – Non è giusto! È ora…È ora che anche lui sia felice…almeno un po’…
 
 
 
Il palazzo di Calos si trovava in aperta radura, circondato da un meraviglioso, vasto giardino. Quando comparve all’orizzonte, seminascosto  dagli alberi, gli orologi segnavano le diciannove e trenta.
Il cancello che dava sul giardino interno era spalancato e  percorsero il sentiero che conduceva al portone d’ingresso, senza vedere anima viva.
Il palazzo era enorme, tinteggiato in un color verde chiaro che trasmetteva allo stesso tempo un’immagine antica e curata.
Giada si sorprese nel vedere Kirk suonare il campanello. Si era aspettata un batacchio di un’altra epoca. Ma Calos evidentemente, era provvisto di una certa modernità.
Rendendosi conto che entro breve si sarebbero ritrovati faccia a faccia con Calos, Giada si sentì permeare dal panico.
Il portone venne aperto da una donna in abito grigio, dallo sguardo duro. Mostrava una cinquantina d’ anni, aveva i capelli raccolti sulla nuca, quasi del tutto ingrigiti.
Li squadrò con espressione neutra, quasi stesse vedendo solamente aria.
- Sono il controllore 937 – disse Kirk, senza preamboli – Calos mi aspetta.
La donna si fece da parte facendoli entrare, ma non mutò minimamente espressione.
- È  con un altro controllore adesso – disse, in tono impersonale – Dovrete aspettare.
Li squadrò da capo a piedi, esaminando con lo sguardo neutro gli zaini e gli abiti umidi di sudore.
- Veniamo dal deserto – spiegò Kirk.
La donna annuì – Mentre attendete, potete cambiarvi.
Mezzora dopo, Giada si ritrovò in una meravigliosa vasca da bagno rotonda, in marmo rosa. Si guardò intorno con un senso di meraviglia e smarrimento. Era senza dubbio il bagno più incredibile su cui avesse mai posato lo sguardo.
Specchiere a muro estese per tutta la stanza, abat-jour posizionate negli angoli più nascosti a creare caleidoscopici giochi di luce. Tappeti bianchi srotolati sul pavimento. E quella enorme vasca da bagno con tre scalini al suo interno per entrarvi! Quasi come una piscina!
E tutto nei tenui colori del rosa e del bianco.
Rossella fece capolino nella stanza, in accappatoio.
- Ti dispiace se entro anch’io? – domandò.
Giada scosse la testa.
- Potremmo stare qua dentro in quindici e ancora non saremmo stretti! – commentò, sbalordita.
- Caos si tratta bene! – Ross infilò la punta di un piede nell’acqua – È tiepida! La temperatura più idonea, dopo una scarpinata sotto il sole cocente!
Giada le mostrò la collezione di boccette di bagnoschiuma a un angolo della vasca.
- Ce ne sono di ogni genere!
Il bagno riuscì a rilassarle. Giada rischiò di addormentarsi nella vasca da bagno.
Infine, fresca e profumata, infilò il suo ultimo cambio d’abito pulito. La signora aveva già confiscato i loro indumenti sporchi per metterli a lavare.
Quando tutti e quattro si riunirono nuovamente, con i capelli umidi e le membra rilassate, la signora li condusse a cena.
Di Calos non si era ancora avuta notizia, ma la questione passò in secondo piano quando, in preziose stoviglie di porcellana, la signora servì loro un aromatico spezzatino di carne con verdure.
A Giada non parve vero di mangiare cibo caldo. E di poterne avere a piacimento!
- Sono in un momento di totale estasi! – mugugnò Raf, a bocca piena.
Ross invece faticò a terminare il cibo nel piatto. Iniziava a risentire della tensione del momento.
- Dove sarà Brian? – chiese Giada, osservando la sontuosa sala da pranzo, arricchita di suppellettili preziosi quanto fragili. Porcellane, ceramiche, cristalli…
- Probabilmente comparirà insieme a Calos – ipotizzò Kirk.
Terminata la cena, la signora li condusse in un salottino adiacente alla sala da pranzo, una stanza piccola, intima, sui toni del marrone bruciato. Quattro poltrone accoglienti, un tavolino basso al centro, una libreria, una scrivania, moquette al pavimento. Dopo averli fatti accomodare, portò loro il caffè.
- Calos sta arrivando – annunciò, prima di andarsene. In due ore non aveva cambiato espressione una sola volta.
- Bene…siamo alla resa dei conti! – commentò Raf, sfregando le mani una contro l’altra – Inizio a sentirmi un po’ nervoso!
- Io sto letteralmente morendo di paura! – confessò Rossella.
Kirk si alzò in piedi, dirigendosi verso l’ampia porta- finestra che dava sul giardino.
- Non dovete preoccuparvi – disse piano – Non c’è niente di cui aver paura.
-  Ha ragione! – intervenne Giada – Se…se ce l’ ho fatta io, potete stare tranquilli!
Ma lei non si sentiva affatto tranquilla. Temeva per Brian e per Kirk. E forse anche per se stessa, adesso che iniziava a prendere coscienza dei suoi sentimenti.
La porta si spalancò improvvisamente.
Calos entrò a passo rapido riempiendo la stanza, e dietro di lui comparve Brian.
Giada balzò dalla poltrona e gli corse incontro.
- Brian!
Lui le sorrise.
- Siete stati velocissimi!
- È tutto ok? – domandò Ross.
Brian annuì.
- Sono stato soprattutto un ospite!
Giada si sentì i sollevata…forse Calos non aveva mosso pressioni su di lui! Forse, dopo tutto, era già riuscito a trovare un nuovo controllore.
Osservò Brian con attenzione. L’attrazione corrente tra Amore e Morte si era quasi del tutto attenuata.
Ai sentimenti di Amore e Morte, si mescolano quelli della vita quotidiana -ricordò.
Ancora provava simpatia per Brian, affetto, comprensione e stima. Ma quanto si era sbagliata, scambiando quelle sensazioni per amore!
Come aveva potuto ingannarsi a quel modo?
Calos si stava dirigendo verso il centro della stanza, tra le poltrone e il tavolino.
- Allora, com’è la situazione? – domandò, senza preamboli, rivolgendosi a Kirk.
Lui, con un gesto, indicò Raffaele e Rossella.
- Questi ragazzi sono disposti ad assumersi la responsabilità di Amore e Morte.
Calos rivolse loro,uno sguardo in grado di traforarli.
- Suppongo sappiate già quello che c’è bisogno di sapere! – tuonò, con la voce rombante nonostante il tono basso.
- Kirk ci ha spiegato qualcosa – rispose Raf.
Giada osservò attentamente Rossella.
Ross è così pallida che potrebbe svenire da un momento all’altro!
Si avvicinò di qualche passo a Brian. Lui le sorrise e avvicinò la bocca al suo orecchio.
- Sei pronta a cedere le armi, Amore? – le sussurrò.
- E tu, Morte? – bisbigliò lei, di rimando.
- Non sai quanto.
Giada gli lanciò un’occhiata, poi fissò Raf.
Essere Morte non era piacevole. L’ aveva avvisato
Ma tu, Raf, vuoi fare l’eroe!
E sarebbe stato un Morte affascinantissimo, anche quando, tra due o tre vite, il suo ciuffo ramato si sarebbe trasformato in una massa di capelli neri come l’ebano.
- Allora siamo a posto – fece Calos, senza traccia di sorriso. Sembrava trasformato in un efficiente uomo d’affari – Resta da risolvere solo la questione del controllore!
Giada sussultò, sentendo le sue speranze infrangersi. Il suo sguardo corse a Kirk, ma l’espressione di lui rimase immutata.
- Questo era il tuo ultimo turno  - disse Calos, squadrandolo – E in una situazione normale, ora dovresti essere lasciato libero…
Kirk non distolse gli occhi da quelli di Calos. Apparentemente era imperturbabile, ma Giada era ormai in grado di leggere in fondo ai suoi occhi.
Occhi silenziosamente imploranti.
- D’altronde hai commesso un errore piuttosto grossolano – proseguì Calos – Allentando la sorveglianza su Amore e Morte proprio nel momento del riconoscimento, ti sei macchiato di un reato grave…e perseguibile. E io, in questo momento, non dispongo di nessuno pronto a sostituirti. Che ne dici controllore 937…rinnoviamo il contratto di altri trecento anni?
- No!
Giada si accorse di aver urlato, solo quando sentì il suono della propria voce.
Kirk le lanciò un’occhiata carica di tensione, ma non aprì bocca.
- Non posso lasciare un posto scoperto – disse Calos duramente, squadrandola – Ma non sono neppure entusiasta di rinnovare il contratto a qualcuno che ha già fallito una volta. Per questo, se Brian si offrisse volontariamente di sostituire Kirk, Kirk sarebbe libero.
Uno sguardo incredulo passò da Kirk a Brian, e viceversa.
- Adesso devo andarmene – proseguì Calos – Ho una faccenda piuttosto urgente da sbrigare lontano da qui. Sarò indietro dopodomani. Avete trentasei ore per riflettere sulla proposta che vi ho fatto. Al mio rientro, mi aspetto da voi una risposta.
A passi lesti si diresse verso l’uscita.
- Darò disposizioni, perché nel frattempo vi sia data una buona ospitalità.
Un secondo dopo, era scomparso dietro la soglia.
La stanza, priva dell’incombente presenza dell’uomo, parve a Giada improvvisamente più ampia.
Per qualche secondo, i cinque si fissarono vicendevolmente in un silenzio sbigottito.
Poi Brian si diresse verso Kirk e alzò su di lui uno sguardo incerto.
- Kirk…
- La questione non si pone – tagliò corto lui, seccamente.
- Dovremmo parlarne! – ribatté Brian.
Kirk lo fissò con durezza.
- Sono stato io a sbagliare. Tu e Giada eravate sotto la mia responsabilità. Trecento anni da controllore sono un inferno e non sarai tu a pagare per il mio errore!
Kirk si diresse verso la porta.
- Non puoi assumerti la colpa di tutto quello che è successo! – gli gridò dietro Brian.
- Rinnoverò il contratto con Calos – disse Kirk uscendo – Non intendo più parlare di questa faccenda.
Gli altri quattro rimasero impietriti a fissare la porta.
- Però non è giusto! – scattò Rossella all’improvviso – Kirk ha già sofferto per tanti anni! Costringerlo di nuovo a questa vita è crudele!
- Ma non è neanche onesto il modo in cui Calos si è rivolto a Brian! – osservò Raf - È un vero e proprio ricatto morale!
Brian non sollevò gli occhi dal pavimento.
- D’altronde comprendo anche Calos – commentò a bassa voce – Il lavoro va comunque fatto.
- Kirk non accetterà mai di lasciare a te l’incarico – mormorò Giada – E non lo vorresti neanche tu, vero?
- No, non lo vorrei - assentì lui – Ma quello che voglio io conta poco. Non sono d’accordo sul fatto che Kirk si prenda da solo la responsabilità di quello che è successo. Noi…avremmo potuto controllarci Giada! Almeno… - abbassò lo sguardo - …io avrei potuto farlo…
Tu l’ avresti fatto! – pensò Giada, amaramente – Tu ti saresti controllato…se non fosse stato per me!
- Ad ogni modo, Kirk ormai ha deciso – disse Raf – E dubito che tornerà indietro.
- Dovresti andare da lui – fece Ross, rivolta a Giada.
- Da lui?
- Rossella ha ragione – convenne Raf – Kirk probabilmente sarà distrutto. Dovresti stargli vicino.
Giada guardò entrambi gli amici con stupore. Non aveva loro neppure accennato dei suoi nuovi sentimenti per Kirk. Eppure avevano capito immediatamente il tipo di rapporto che si era andato instaurando fra lei e Kirk.
Ma…Brian? Cos’ avrebbe pensato Brian?
Si voltò a guardarlo. Ma anche lui stava annuendo.
- Vai a cercare Kirk – la incoraggiò.
Rossella le aprì la porta – Sei l’unica che può aiutarlo a stare meglio in questo momento!
Giada si ritrovò letteralmente proiettata fuori dal salotto.
Cercare Kirk, avevano detto. E dove poteva trovarlo?
…E per fare cosa poi?
Come poteva aiutare a star meglio una persona che aveva appena perso nuovamente la propria libertà?
Kirk in realtà non era andato lontano.
Giada lo vide, appena mise piede in giardino. Era seduto sul muretto di un’aiuola, con la testa china, le mani fra i capelli, il corpo accasciato in avanti.
Non riuscì a vedergli il volto, ma l’angoscia che le trasmise anche solo con la postura, le fece provare uno schianto al cuore.
Rannicchiato su se stesso come un grumo di dolore, Kirk urlava la sua silenziosa disperazione.
Quella posa, muta, era più straziante di qualsiasi grido di dolore.
E di punto in bianco, Giada prese coscienza della realtà.
Non l’ avrebbe più rivisto.
Se lei avesse ceduto il suo incarico a Ross, non sarebbe più rinata.
E lei e Kirk non si sarebbero incontrati mai più.
Si fermò a pochi metri da lui, sopraffatta dall’angoscia.
In vita sua non si era mai…mai sentita a quel modo!
Quando fu di nuovo in grado di respirare, avanzò lentamente verso di lui. Gli si fermò accanto.
Lui doveva essersi accorto della sua presenza, ma non fece alcun movimento. Non si girò neppure.
Giada gli sedette a fianco.
- Kirk… - mormorò.
Lui non rispose, non diede segno di averla sentita.
Di nuovo, Giada si sentì soffocare.
E cosa posso fare io per lui?
Spinta da un’emozione interiore sempre più violenta, gli prese il viso fra le mani, lo girò delicatamente verso di sé e lo baciò.
Il bacio fu il più breve e delicato di tutta la sua vita.
Kirk la guardò tristemente.
- Anche se mi baci, le cose non cambieranno. Non ci sarà un lieto fine – le disse malinconicamente.
Giada si alzò in piedi, incapace di rimanere immobile sotto la tempesta di sensazioni che provava.
Si sentiva squassare…Era come…come se il suo animo si stesse spezzando in due!
Andò alle spalle di Kirk, si chinò e lo abbracciò da dietro. Lo strinse forte.
- Io…io non sopporto l’idea di non vederti più! – gli disse con voce spezzata.
-  Per favore Giada…
Il dolore che percepì in quell’implorazione la sorprese.
- Non dirmelo, ti prego – la supplicò Kirk a bassa voce – Non dirmi che ti sei innamorata di me. Non…non adesso che so…che non ci vedremo mai più…Non dirmelo…
Giada appoggiò la fronte alla sua schiena, strinse le dita nella sua maglia, affondò i denti nelle proprie labbra.
Non glielo avrebbe detto, se non voleva. Ma sapeva che Kirk aveva comunque capito.
- Credo…credo di essere arrivato al limite… - mormorò lui infatti, con una voce che non pareva neppure la sua – Non credo di poter sopportare nient’altro.
Lo sentì tremare sotto il suo abbraccio.
- Separarmi di nuovo da te, tornare alla solitudine completa, aspettare ancora…Aspettare niente, perché questa volta non ci vedremo mai più! Io…non ce la faccio…
- Kirk! – Giada lo strinse ancora più forte di quanto già stesse facendo. Non sapeva cosa fare. Non sapeva cosa altro fare!
Poi avvertì un sussulto. E un altro.
Un altro ancora.
Kirk stava…piangendo?
Giada non allentò la stretta, e poco dopo sentì anche i singhiozzi.
Soffocati, ma così tormentati da farle ancora più male. Ogni sussulto era una coltellata al cuore.
Lo lasciò e inciampando gli girò intorno. Si chinò di fronte a lui, gli tolse le mani dai capelli, gli sollevò il viso. E vide tutte quelle lacrime, brucianti come veleno.
Lo tirò verso di sé e si strinsero fino a farsi male, mentre i singhiozzi di Kirk si facevano sempre più forti e incontrollati.
Piangeva così forte, da piangere anche per lei.
Giada non sarebbe stata in grado di tirare fuori una sola lacrima, perché le sue non sarebbero mai state acerbe come quelle di Kirk.
Ma sanguinava insieme a lui e a un certo punto non seppe più chi dei due stesse consolando l’altro.

 
 
 
  
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