Capitolo
II
Il matrimonio
non ebbe luogo, mio
padre all’ultimo momento decise di non farmi più
sposare con Costantino, non so
per quali motivi.
-Non ti
riguarda- mi rispose
solamente, come se non fossi io quella che doveva sposarsi, ma non mi
importò,
non avevo mai visto Costantino in vita mia, ne avevo soltanto sentito
parlare...e anche di sua madre Irene, l’imperatrice. Credo
che ci sia stata lei
dietro tutto questo, è sempre stata una donna molto
ambiziosa e suo figlio ha
sempre dipeso da lei, su tutto. Non sarebbe cambiato nulla per me.
Tranne per
una cosa.
Quando mia madre
mi disse che non
avrei potuto più far ritorno nella mia vecchia dimora mi
crollo il mondo addosso,
non avrei più rivisto i miei fratelli, e non avrei
più rivisto lui, il mio
piccolo Ludovico.
“Sei adulta ormai”
disse mia madre allora. I miei
genitori così decisero di mandarmi in una villa poco
lontana, nei pressi della campagna
a nord. Certo
continuavo a condurre una
vita molto lussuosa, ma non era lo stesso.
…
… …
Trascorsero
dodici anni, molti per la
vita che conducevo. Anche se i passatempi non mancavano, tra
esercitazioni al
piano, ricami e cucito, in cui divenni molto brava, mi mancava la mia
casa, la
mia famiglia, il mio piccolo fratellino.
Oramai correva
l’anno 799. Mancava
poco al mio ventiquattresimo compleanno.
Fu in quel
periodo che conobbi
l’amore della mia vita: Rorgone.
Un bellissimo
uomo, alto, moro come
me e dagli occhi verdi come smeraldi entrò un giorno nella
mia dimora. Lavorava
alla corte di mio padre, era il figlio di uno degli uomini
più fidati dell’imperatore.
Ma non era un reale. Ci innamorammo al primo sguardo, ma non ci
sposammo mai,
mio padre si oppose fin da subito a questa nostra unione,
però a me andava bene
così. Divenni sua convivente e neanche un anno dopo nacque
nostro figlio,
Luigi.
Sarà
stata la lontananza, la voglia
di riabbracciarlo ancora una volta, ma più mio figlio
cresceva e più
assomigliava al mio piccolo fratellino, che piccolo più non
era. Ormai aveva ventuno
anni, ed era sposato con figli. Non ho mai capito perché i
miei genitori mi
abbiano diviso dagli altri, da lui, so solo che, ancora
oggi rimpiango quei momenti felici insieme.
…
Più i
giorni passavano e più avevo
una grande tristezza nel cuore, se non fosse per una lieta notizia, un
giorno,
d’inverno se la memoria non m’inganna, Rorgone mi
riferì che Ludovico ebbe la
sua quarta bambina e che guarda caso la chiamò come me.
“Allora non mi ha
dimenticato” pensai.
…
La mia vita
andava avanti, tra doveri
e pochi piaceri, la convivenza con Rorgone non andò come
avrei voluto. Ero
succube del mio compagno, anzi schiava. Anche se è compito
di noi donne amare
senza riserve e senza chiedere nulla in cambio, arrivò il
momento in cui, non
ce la feci più e scappai da casa.
Era una notte
fredda d’autunno,
portai con me anche mio figlio Luigi, che ormai aveva cinque anni.
Con molte
difficoltà riuscii ad
arrivare al castello di mio padre, quand’era ormai
l’alba passata. Eravamo
affamati, vedevo la sofferenza di mio figlio sul suo piccolo volto.
Avevo fatto
bene a portalo con me? Non ci pensai.
Quando arrivai
alle porte del
castello, alcune guardie mi bloccarono, vidi sul loro volto sgomento
quando
capirono chi ero. Mi vergognai molto, ma non sapevo dove andare, quel
castello
era la mia vera casa, era lì che avevo trascorso i momenti
più belli della mia
vita.
Chiesi
un’udienza. Mio padre si
presentò quasi due ore dopo, come se fossi una popolana
qualunque e non sua
figlia. Quando mi vide mi squadrò dalla testa ai piedi con
disprezzo.
-Cosa sei venuta
a fare?-
Gli spiegai la
situazione, gli chiesi
ospitalità, ma non volle aiutarmi.
Mi disse
solamente che era stato
sempre contrario a quell’unione e che ora stavo pagando per
quella scelta.
Che era un mio
problema.
Non
meritavo questo.
Non
degnò di uno sguardo neanche suo
nipote.
Quando chiesi di
parlare con mia
madre, mi disse semplicemente che era morta da più di un anno. Mi sentii morire.
Odiai mio padre con
tutto il cuore. Mi aveva tagliato fuori dalla sua vita, dalla vita di
mia madre
e quella dei miei fratelli. Ero distrutta, arrabbiata, avrei cambiato
le cose,
non ero più disposta a vivere così.
Mi fece
riportare a casa contro
la mia
volontà. Come poteva farci
questo? Come poteva voltare le spalle a me e a suo nipote, sangue del
suo sangue,
come?
Mentre
mi portavano via, invocai il nome di
mio fratello Ludovico, solo lui poteva aiutarmi ormai.