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Autore: ste87    29/12/2012    8 recensioni
"Sposto ancora lo sguardo e per poco non mi affogo con quello che sto bevendo quando mi accorgo chi è seduto due tavoli più in la. Non posso evitare di agitarmi ogni volta che lo vedo, se poi lo scopro in compagnia di altre donne è anche peggio. Con lui faccio sempre finta che non mi importi con chi si frequenta e che può fare quello che vuole della propria vita, ma non posso negare di sentire una fitta dilaniante alla base del cuore quando ci comportiamo come due estranei. Ma ormai è questo che siamo diventati, due estranei che si fanno costantemente la guerra per non rischiare di far riaffiorare dei sentimenti che ci farebbero solo soffrire. Lo so io, lo sa lui e lo sanno le persone che ci stanno intorno, almeno quelle a cui teniamo di più." Bella e Edward sono divorziati e genitori di una bambina di nome Sophie. Cosa li ha portati alla separazione? E soprattutto riusciranno a ricucire un rapporto lesionato da tempo? Non vi resta che leggere!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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CAP 5

Hello everybody! Sono in ritardo lo so, ma la frenesia di queste settimane mi ha praticamente impedito di scrivere.

Vi lascio al capitolo…

Buona lettura! ^_^

 

     Capitolo 5

Il vero amore può nascondersi.. confondersi.. ma non può perdersi mai..

Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai...

Francesco De Gregori - Sempre E Per Sempre

 

-mammina… ma è velo che nonno Cal ha la bua?- la voce di mia figlia arriva ovattata da sotto la stoffa della maglia del pigiamino che le sto infilando. Quando emerge dal foro della testa con il suo manto di capelli rossi mi guarda in attesa che le risponda mentre si sposta alcune ciocche dalla faccia.

-chi te lo ha detto?- la guardo cominciando ad innervosirmi. Dire a una bambina una cosa del genere; ma siamo matti?

-la nonna Esme che lo ha detto alla sinnola Tluman- ah beh in questo caso forse posso chiudere un occhio. Dubito che Esme scossa per il malessere di Carlisle si sia accorta che c’era anche Sophie in cucina immersa a giocare con le stoviglie dietro l’isola, che poi è la posizione in cui l’ho trovata io e che la signora Truman mi ha confermato di aver mantenuto per tutta la serata, dal momento in cui l’ho allontanata dalle urla della sala da pranzo: “è stata tutto il tempo buona buona a giocare a fare la cuoca, non si è accorta di niente” così mi ha detto.

-si- a questo punto non posso fare altro che dirle la verità - è vero, il nonno ha la bua ma non è niente di grave, guarirà presto-

-è pel questo che devo dolmile qui?- di comune accordo con Edward abbiamo deciso che è meglio farla rimanere qui stanotte. Le condizioni di Carlisle non sono tanto gravi, anche se il dottor Randall ha insistito tanto affinché si trasferisse in ospedale ma lui ha dissentito categoricamente. Ha detto che si è trattato di un principio di infarto, come avevo pensato anche io, ma che i sintomi sono completamente scomparsi. Anche se non è da escludere una possibile ricaduta, perfino nel giro di poche ore, Carlisle non ha voluto sentire ragioni. Per il momento è nella sua camera da letto vegliato da Esme che non lo lascia mai, nemmeno per un attimo. Prima di chiuderci la porta della sua camera alle spalle però, siamo riusciti a strappargli almeno la promessa di una visita più approfondita; in ospedale questa volta.

-si tesoro, papà è molto agitato e vuole stare accanto al nonno ed io non voglio che per questo non possiate stare insieme, perciò si, rimarrai qui stanotte. Dormirai insieme a papà nel lettone grande della stanza blu. Ti piace quella stanza non è vero?- questa mi è sembrata la soluzione più “pratica” per tutti.

-mmh- mhh ma mami… pelchè non limani pule tu? Tu non sei agitata pel il nonno come papà?- e certo! Perché se è vero che due più due fa quattro allora non devo stupirmi di niente se la mente di mia figlia è arrivata alla conclusione più logica. Se suo padre è tanto preoccupato da voler rimanere qui allora perché non dovrei rimanerci anche io? Posso forse dissentire dal fatto che sono altrettanto preoccupata per Carlisle come lo è il figlio? La mente diabolica della mia piccina è arrivata prima di me a questa conclusione ed io ci sono caduta dentro con tutte le scarpe.

-emmh, si certo che sono agitata per il nonno, ma penso che sia meglio che tu e papà stiate soli-

-ma io voglio che limani pule tu- il suo tono di voce rasenta la disperazione, il che mi fa capire che se non le dirò quello che vuole sentirsi dire scoppierà in un pianto disperato nel giro di due secondi. Anche il suo labbro inferiore sta cominciando a tremolare.

-sono offeso sai? Non vuoi rimanere sola con il tuo papà?- la voce di Edward che mi giunge alle spalle è la mia salvezza; il sorriso sghembo che mi rivolge mi fa capire che ha sentito tutta la nostra conversazione. Lo guardo avvicinarsi con la cravatta allentata e i primi bottoni della camicia aperti. Tiene le mani in tasca e quando mi è completamente vicino sento chiaramente l’odore di whisky mischiarsi con il suo profumo inconfondibile. Non mi stupisce che si sia fatto un cicchetto dopo l’estenuante serata. Sophie in piedi davanti a noi ci guarda triste e con il labbro inferiore arricciato, benché adesso non tremi più. Sento una fitta al cuore nel vederla in questo stato: addolorata, perché vorrebbe entrambi i suoi genitori a tenerle compagnia durante la notte e combattuta, perché non può scegliere tra uno dei due. Mi guarda smarrita non sapendo esattamente cosa fare anche se capisco chiaramente quali sono i suoi dubbi al momento: vorrebbe stare con il padre ma allo stesso tempo non riesce a rinunciare alla mia presenza. È in momenti come questo che mi chiedo se sia possibile sistemare ogni cosa con Edward per il bene di nostra figlia. È inconcepibile dopotutto che una bambina di tre anni debba trovarsi ad affrontare tali dilemmi. Il prezzo da pagare sarebbe il mio orgoglio e la mia dignità di donna, ferita e tradita. Ma in cambio cosa guadagnerei? Molto di più, rispondo in automatico.

Avrei finalmente indietro quella felicità che mi manca più dell’aria che respiro, avrei indietro l’uomo che amo, ridarei una famiglia a Sophie che è quello che desidera di più e finalmente non mi sentirei più sola. Perciò la domanda che devo pormi in questo momento è: posso farlo?

Non posso. “Voglio” farlo? mi correggo mentalmente.

-senti facciamo così…- comincia a dire Edward ma interrompo bruscamente qualsiasi scusa che sta per uscire fuori dalla sua bocca prendendo finalmente la mia decisione.

Si, voglio farlo. Per me ma soprattutto per Sophie.

-va bene- dico semplicemente sovrastando la sua voce – rimango pure io, sei contenta?- sul viso di mia figlia compare subito un sorriso radioso che è lo stesso che aleggia sul mio. Rilascio un profondo respiro quando mi getta le braccia al collo e mi accorgo solo in quell’istante che ho trattenuto il fiato per tutto il tempo, Edward non perde occasione di rivolgermi uno sguardo stralunato.

“davvero?” mi mima con le labbra ed io mi limito solo ad annuire con il viso nascosto nei morbidi capelli di Sophie.

-papà andiamo- lo esorta lei dopo esserci liberate prendendogli una mano nella sua.

-emmh si, cominciate ad andare. Io arrivo subito-

-non fale taldi pelò- e come per rafforzare quello che ha appena detto un sonoro sbadiglio le fa spalancare la bocca e lacrimare gli occhi, a conferma che crollerà di lì a breve non appena poggerà la testa sul cuscino. Per il momento si limita a trascinarmi con decisone per i corridoi della casa.

 

Quando entriamo nella stanza blu, ribattezzata così per il colore indaco del muro e per la trapunta del letto in coordinato, che “tra parentesi” piace tanto a mia figlia perché le ricorda il mare de La Sirenetta, si getta subito in mezzo alla morbidezza dei cuscini come se fossero dune di sabbia.

-a letto Sophie su, è tardissimo- la rimbecco scostando le coperte per infilarcela sotto.

-ma io voglio aspettale papà!- sbuffa stizzita mettendomi il broncio. E ogni volta è la stessa storia perché non resisto a quella visione e mi butto addosso a lei per riempirla di baci e farle il solletico. Ride a squarciagola anche stavolta e non credo le dispiaccia più di tanto che io reagisca in questo modo, anzi, sono sicura che lo faccia apposta ormai, che mi provochi quasi.

-batta! Ti plego! Batta mami!- allontano le mani dai suoi fianchi ma continuo a tenerla stretta a me inalando il suo profumo: lei è il mio tesoro più grande. Morirei senza di lei, senza il suo sorriso radioso, senza i suoi occhi verdissimi, senza la sua chioma leonina, senza la sua esuberanza, senza la sua dolcezza, senza la sua testardaggine o la sua voglia di vivere. È per lei che non posso più fare finta di quello che provo: il breve incontro che abbiamo avuto nel guardaroba ha risvegliato in me qualcosa che credevo sopita da tempo, e Dio se mi sono accorta di quanto mi manca! Nel momento stesso in cui ho preso la mia decisione, ho capito che non posso più nascondere il mio amore per Edward. È per questo che mi trovo qui, in attesa che lui arrivi, in attesa di comportarci come due veri genitori per Sophie. Forse sono più impaziente io di lei; il battito accelerato del mio cuore rispecchia la mia frenesia.

Bacio un ultima volta la sua guancia paffutella e poi lascio che si infili sotto le coperte.

-dov’è Peter?- mi chiede allarmata mentre spengo la luce per accendere l’abatjour sul comodino accanto al letto. Peter è un coniglietto ed è il suo pupazzo preferito, non se ne separa mai. È la prima cosa che le ha regalato Edward e tiene a lui più che a qualsiasi altra cosa, forse anche più de La Sirenetta, il che è tutto dire.

Dopo aver esplorato per un attimo la stanza lo trovo ai piedi del letto -eccolo, è qui tieni-  glielo porgo dopo averlo spolverato e lei tutta contenta me lo strappa letteralmente dalle mani; certe volte credo che voglia più bene a lui che a me.

Mi tolgo le scarpe e mi stendo al suo fianco. Lei si rannicchia tra le mie braccia ed io prendo ad accarezzarle i capelli. Come avevo preventivato non passano nemmeno dieci minuti da quando ci siamo messe a letto, che già dorme beata. Ha pronunciato una paio di volte il nome del padre e poi è scivolata in un sonno profondo. Gli vuole un bene dell’anima e non posso stupirmi di amarlo di più anche per questo. Edward è il padre migliore che potessi desiderare per mia figlia. A questo proposito non posso fare a meno di chiedermi cosa gli dirò quando entrerà in stanza.

In attesa del suo arrivo mi faccio prendere da una specie di crisi di panico.

E se non volesse stare qui con me?

Se non si sentisse pronto a ciò che voglio io?

Forse sono stata troppo frettolosa, insomma... fino alla settimana scorsa l’ho visto in compagnia di una donna al Gourmet. Il fatto che lui abbia voltato pagina vuol dire che l’ha voltata davvero; in tutti i sensi. Eppure prima, quando eravamo rinchiusi nello spazio piccolissimo del guardaroba, ho sentito qualcosa anche da parte sua. Un trasporto totalmente nuovo in confronto a quello che ci ha legato negli ultimi tre anni. Ho avuto l’impressione che volesse baciarmi, che volesse stringermi forte al suo petto quando ha lasciato che la sua mano scivolasse lungo il profilo del mio fianco sinistro o che volesse strapparmi il vestito di dosso quasi. Sento improvvisamente una scia infuocata lungo tutto il tragitto che ha percorso la sua mano in precedenza, come se bastasse il ricordo di quello che è successo a far riaffiorare in superfice le sensazioni che ho provato. 

Non so quanto tempo è passato da quando mi sono messa a letto e non capisco come mai Edward ci metta così tanto tempo ad arrivare, sta di fatto che il respiro delicato e ritmato di Sophie mi concilia il sonno e appesantita da tutta la stanchezza della giornata e dall’agitazione della serata, mi lascio cadere tra le braccia di Morfeo senza neanche rendermene conto.

 

Non passa troppo tempo però prima che mi accorga di essere crollata pure io e riaffiorare in superfice dal mondo dei sogni. Una scarica di brividi mi pervade tutto il corpo quando mi accorgo del paio di occhi verdi che mi scrutano dall’altra parte della stanza.

Edward è seduto sulla poltrona vicino l’abatjour e la luce della lampada disegna sul suo viso delle ombre tali da renderlo minaccioso. Mi guarda senza riuscire a distogliere lo sguardo dal mio e nemmeno io riesco ad allontanare il mio dal suo. Leggo tante di quelle emozioni in quegli occhi che mi viene voglia di alzarmi e correre ad abbracciarlo, a dirgli che va tutto bene e alleviare un po’ le sue pene.

Ma non lo faccio però.

Tutto cambia quando con uno scatto improvviso si alza dalla poltrona e si dirige verso il balcone, lo spalanca e poi esce fuori. Lascia la porta aperta come un invito a seguirlo e memore della decisione che ho preso poco prima, mi alzo dal letto anche io. Rimbocco per bene le coperte intorno al corpo di Sophie e poi lo raggiungo, non prima di aver afferrato un plaid dal cassetto del comò. L’aria fredda di New York mi fa rabbrividire non appena metto piede sulle mattonelle del terrazzo e mi fa rimpiangere il calore delle coperte, ma almeno mi aiuta a svegliarmi completamente.

Richiudo la porta scorrevole alle mie spalle e vago con gli occhi nell’immenso terrazzo alla ricerca di Edward. Lo trovo seduto su una panchina intento a fissare le luci della città. È una vista mozzafiato, e non mi riferisco di certo alle luci anche se sono uno spettacolo incredibile pure quelle.

-come stai?- gracchio con la voce ancora impastata dal sonno quando gli sono vicino. In mano tiene una fiaschetta porta whisky.

-come dovrei stare secondo te? Uno schifo ecco come sto…- si raddrizza per bene sulla schiena e mi rivolge uno sguardo abbastanza eloquente.

-Alice dov’è? Cosa ti ha detto?- preferisco spostare la conversazione su un campo neutrale e poi muoio dalla voglia di sapere cosa si sono detti.

-è nell’altra stanza insieme a Jasper, l’ho salutata poco fa. Anche lei vuole rimanere qua per questa notte-

-e come sta?-

-uno schifo anche lei, si sente in colpa per quello che è successo- si blocca un attimo per prendere un grosso respiro e attingere una sorsata dalla fiaschetta- ha deciso di rimandare il matrimonio, visto come ha reagito papà non vuole che gli prenda di nuovo un altro attacco di cuore. Le ho detto di ripensarci, che non è colpa sua ma non vuole sentire ragioni-

-lo pensi davvero?-

-cosa?-

-che non sia colpa sua, o è solo che sei tu a volertene addossare tutta la colpa?-

Mi rivolge uno sguardo dolce facendomi battere forte il cuore e un sorriso compiaciuto che mi lascia intendere di aver fatto centro. Mi porge la fiaschetta che io prendo volentieri, almeno mi aiuterà a non sentire tanto freddo.

-Edward ti prego non farlo. Lo sai che non devi sentirti in colpa. Carlisle aveva bevuto e si è lasciato andare un po’ troppo. Ma non pensa assolutamente niente di quello che ha detto e soprattutto ne tu ne Alice dovete addossarvene le conseguenze- so che è esattamente così che si sente in questo momento, lo conosco troppo bene. 

-come faccio a non addossarmene la colpa eh Bella me lo spieghi?- mi chiede retorico confermando quello che ho appena detto- lui si è agitato e ha cominciato a urlarmi in faccia tutta la sua delusione, forse se non mi fossi comportato come ho fatto le cose sarebbero diverse. Tutto sarebbe diverso. Avrei un lavoro stabile accanto a mio padre e avrei ancora la mia famiglia…avrei ancora te- aggiunge alla fine lasciandomi basita e con il cuore che sembra abbia preso il volo.

-che vuoi dire?- gli chiedo stringendomi di più nel mio bozzolo. Dio, fa un freddo cane quassù, il vento mi sbatte i capelli in faccia e mi fa lacrimare gli occhi. Mi domando come faccia a stare seduto qui fuori senza congelare. Forse ha sufficiente whisky in corpo da non sentire niente.

-voglio dire che se non avessi deciso di cambiare lavoro e abbandonare mio padre forse staremo ancora insieme. Ero troppo stressato in quel periodo e il più delle volte assente. Forse se non fossi stato subissato dalla mole di lavoro avrei capito prima che c’era qualcosa che non andava in te e in noi. Ti sarei rimasto accanto e avremmo superato insieme ogni cosa e invece… invece ho rovinato tutto. Ho pensato solo al lavoro e…- le parole gli muoiono in bocca senza riuscire ad andare avanti. È la prima volta che mi parla così, con il cuore in mano. Ma davvero vuole farmi credere che sia stata colpa del lavoro se ci troviamo in questa situazione? Il fatto che sia andato a letto con un'altra donna dove lo mettiamo?

-non penso che sia stato per colpa del lavoro. Insomma… se tu avevi altre esigenze in quel periodo non devi pen…-

-cosa? Altre esigenze?- mi interrompe bruscamente.

-certo. Dopotutto hai fatto sesso con un’altra donna. Sarebbe successo comunque se, beh si… se non mi volevi più- che fatica immane dire quelle semplici paroline!

Lo sguardo che mi rivolge è talmente allibito che è come se all’improvviso mi fosse spuntata un'altra testa -credi che io sia andato a letto con un'altra donna perché non ti volevo più?-

-beh perché lo avresti fatto sennò, sentiamo- mi ritrovo a replicare stupendomi io stessa di averglielo domandato.

-non posso credere che tu me lo stia chiedendo- emmh no, infatti, nemmeno io!

-cosa? Il motivo per il quale ci troviamo a questo punto? Non servirà a redimerti però almeno potrei cercare di capire-

Dio, lo sapevo che sarebbe stato difficile. È come fare una traversata in mare, a nuoto, senza bombola d’ossigeno e senza nessuno a sorreggermi.

Mi guarda aggrottando le sopracciglia chiedendosi sicuramente se sto facendo sul serio -non è stato… cioè il fatto che io e Tania… oddio hai capito no?-

-si, ho capito- ringhio tra i denti.

-non l’ho fatto perché non ti volevo più, è successo perché in quel periodo ti desideravo da morire ma tu non c’eri-

-cosa? Sta a vedere che adesso la colpa è mia!- sbotto irritata. Colpito dal mio tono, o forse dal fatto che sto battendo i denti, lo vedo avvicinarsi a me, come se volesse prendermi tra le sue braccia.

-no, non è colpa tua… è che non sapevo come farti capire che avevo bisogno di te senza sembrarti un egoista del cazzo. Un uomo ha le sue esigenze dopotutto. Ecco l’ho detto! Ed io ti desideravo così tanto. Ma non volevo forzarti e quindi me ne sono rimasto zitto e buono fino a che quel giorno tu non mi dicesti di volertene andare di casa- oddio, adesso si che comincio a capire.

-ho pensato: Cristo non ho fatto niente per forzarla, non l’ho pressata in nessun modo, l’ho lasciata in pace e alla fine viene a dirmi che mi vuole lasciare? – parla a ruota libera senza nemmeno fermarsi a riprendere fiato, a quanto pare il whisky sta facendo effetto - solo in seguito ho capito che quel “non ho fatto niente” pesava come un macigno sopra la mia testa. Perché io non ho fatto effettivamente niente per cercare di capirti e venire incontro alle tue esigenze. Anche se devi riconoscere che non eri la persona più avvicinabile del mondo in quel periodo. Comunque… non avrei dovuto lo stesso fare quello che ho fatto, a costo di chiudermi i bagno e farmi venire un crampo alla mano a furia di seghe! Non passa giorno che io non me ne penta. Ero ubriaco e non ho capito un cazzo e beh… mi sono lasciato andare e ho rovinato tutto-

Wow wow wow, aspettate un attimo! Fermate il mondo, voglio scendere! È il mio primo pensiero. Il secondo è che a sentire quelle parole è come se improvvisamente il mio petto si fosse liberato di un nodo pesantissimo. Il mio cuore comincia a battere frenetico non appena mi rendo conto di quello che ha appena detto. Dopo anni passati a crogiolarmi nella convinzione che lui non mi desiderasse più, che il nostro rapporto fosse irrimediabilmente compromesso proprio perché a monte c’era questo problema insormontabile, adesso vengo a sapere che è tutto sbagliato, che è tutto il contrario di quello che ho sempre pensato? Mi sento magicamente libera da quella torre che mi sono costruita attorno, che mi ha fatto sempre scappare a gambe levate da ogni relazione, perché inconsciamente pensavo che se Edward non mi voleva allora nessun’altro mi avrebbe voluto. E perché rischiare di imbarcarmi in una nuova relazione e mettere di mezzo anche i sentimenti di Sophie? L’espressione che ho sul viso deve essere abbastanza eloquente ma non voglio dargli la soddisfazione di trovarmi impreparata, perciò fingo che quello che mi ha detto mi sia scivolato addosso come l’acqua. Dopo un respiro profondo e un altro sorso alla fiaschetta per darmi coraggio riprendo a parlare.

-però sei venuto subito da me a confessare ogni cosa- adesso che è in vena di sincerità voglio scoprire il più possibile su questa faccenda.

-credi che sarei riuscito a rimanere al tuo fianco sapendo quello che ti avevo fatto? No Bella, non è da me e questo dovresti saperlo. Non ti avrei mai fatto una cosa del genere, non te lo meritavi. Io penso che un uomo diventi degno di essere chiamato tale quando prende coscienza dei propri errori e invece di scappare dalle conseguenze è pronto ad affrontarle. E credimi, dirti che ti avevo tradito è stata la cosa più difficile che ho mai fatto in vita mia- ed è la verità. Ho letto così tanta disperazione nei suoi occhi quel giorno che non penso dimenticherò mai quei momenti. Un altro uomo avrebbe potuto mentirmi, nascondere il tradimento e continuare a starmi accanto come se niente fosse. Invece lui non l’ha fatto, e questo nonostante l’errore è un merito che devo riconoscergli.

-se ti sentisse Carlisle penso che si rimangerebbe tutto quello che ti ha detto poche ore fa. È questo il ragazzo che ha cresciuto e sarebbe orgoglioso dell’uomo che sei diventato- gli dico dal profondo del cuore mentre lascio che un’altra sorsata di whisky mi riscaldi il corpo.

-dici sul serio?-

-assolutamente-

-bene- sul suo viso adesso è stampato un sorriso caldo, dolce e… felice.

-bene- replico anche io.

Non sfugge a nessuno dei due il momento imbarazzante che si è appena creato. La sua coscia è completamente spiaccicata contro la mia e il suo braccio è poggiato al ferro della panchina proprio dietro la mia schiena. Se non fosse per la postura rigida sembrerebbe che mi stia abbracciando. Fisso per un attimo il riverbero che le luci di Manhattan producono sul suo viso, e mi sembra di non averlo mai visto più bello di così.  Diritto, con i capelli scarmigliati a causa del vento, i primi bottoni della camicia aperti che lasciano intravedere la sua pelle d’alabastro, la linea della mascella tesa, come se stesse contraendo i denti, le sue labbra piene e invitanti che mi richiamano peggio del canto di una sirena, il suo naso affusolato, perfetto… e poi i suoi occhi tanto profondi quanto espressivi nei quali leggo un velo di preoccupazione.

Rimaniamo zitti per un po’ prima di deciderci a parlare di nuovo, e lo faccio io, colta da un pensiero improvviso:

-senti ma… sbaglio ho poco fa hai detto “avrei un lavoro stabile accanto a mio padre” al lavoro è tutto ok? O c’è qualcosa che non va?- non so perché ma questa frase mi è rimasta impressa nella mente prima.

-be si… mmh non so. Non ti sfugge niente eh?-

Lo guardo sorridendo tanto vicino al suo viso da riuscire a sentire il suo alito caldo e profumato – dovresti saperlo ormai…-

-già, comunque hai ragione. Non è un caso se mi sono lasciato sfuggire quelle parole prima. È che…sento come se si stia per avvicinare una burrasca. Forse sono solo paranoico ma sento che c’è qualcosa che non va. Forse è Mike, lo vedo un po’ troppo nervoso ultimamente-

-ah tu e il tuo innaturale sesto senso- dico in tono canzonatorio -da quando ti conosco non hai mai sbagliato una volta. Secondo me hai dei strani poteri soprannaturali. Riesci sempre a capire prima degli altri quando succederà qualcosa. Per non parlare poi della capacita di leggere nella testa delle persone. Sai esattamente quello che ti diranno così tu li precedi di un passo- le sue risa sovrastato la mia voce e sono costretta ad avvicinarmi di più per farmi sentire sopra l’ululato del vento. Vederlo ridere mi provoca una fitta al cuore; quanto mi è mancato questo suono!

-oddio mi fai sembrare un fenomeno da baraccone!-

-forse perché lo sei?- lo guardo in tralice con un sopracciglio alzato.

-no, non penso proprio. Forse è solo un dono non lo so. Mi basta guardare una persona negli occhi e capire quello che gli frulla nella testa-

-anche con me è così?- Dio mi sento così felice che penso potrei scoppiare dalla gioia. Trovarmi qui con lui e lasciarmi andare in questo modo, è una cosa che non credevo possibile. E invece eccoci qui. Gli prendo la fiaschetta dalle mani e la bevo fino all’ultima goccia; un modo per brindare, credo.

- “soprattutto” con te è così. Tu sei un libro aperto, le tue espressioni facciali non possono nascondere nulla a chi ti sta difronte. Ma con te è diverso, abbiamo legato sin da subito io e te eh?-

-già- mi ritrovo a dire con una nota di malinconia nella voce.

-no, davvero non sei mai stata un segreto per me-

-e sentiamo “signor sesto senso” cosa sto pensando in questo momento?- non so nemmeno perché gliel’ho chiesto. Forse il whisky ha sbriciolato i miei freni inibitori.

-non posso- nella sua voce sento una nota di allarme che mi fa rizzare a sedere.

-e perché no?-

-perché ho paura-

-paura di cosa?- replico sorpresa e un po’ annebbiata dai fumi dell’alcool. Forse non avrei dovuto bere così tanto, cosa diavolo mi è saltato in testa?

-ho paura che quello che vedo non sia la stessa cosa di quello che vuoi realmente- il suo viso è così vicino al mio che riesco a vedere il piccolo neo ovale che ha vicino alla bocca che mi è sempre piaciuto tanto. La sua voce è talmente bassa che penso di essermele immaginate quelle parole.

-beh non lo sapremo mai se tu non me lo dici- ribadisco usando il suo stesso tono. Sento le farfalle nello stomaco quando capisco quello che sta per succedere.

-forse è meglio se te lo dimostro- sussurra facendomi accapponare la pelle. Il mio cuore rimbomba così forte nella cassa toracica che non mi stupirei se potesse sentirlo anche lui.

Oddio ci siamo penso.

Non faccio nemmeno in tempo a spostarmi di un millimetro che me lo ritrovo addosso. Le sue labbra sono esattamente come ricordavo. Anzi, no. Sono tremendamente meglio. Sono petali di rosa così delicati e rotondi e pieni. Le mie di labbra tremano senza che riesca a controllarle e qui il freddo non c’entra niente, sono così emozionata che non trovo le parole per descrivere quello che sta succedendo, il tumulto interiore che mi si è sprigionato dentro.

Sono trascorsi più di mille giorni da quando ho posato le mie labbra sulle sue l’ultima volta e quello che ho immaginato nei momenti più duri, di sconforto e di solitudine, in cui non volevo altro se non averlo al mio fianco, non è minimamente paragonabile alla realtà. 

Stare con Edward mi ha sempre condotto in un mondo tutto nostro fatto di gioia e spensieratezza, ma un barlume di lucidità mi riporta con i piedi per terra e mi ricorda che la realtà è diversa da quella che sto vivendo adesso. Nella realtà io sono una donna e una madre soprattutto che ha sofferto tanto. Lasciarmi andare completamente con lui equivarrebbe ad aprire di nuovo il mio cuore, a mettere a rischio la tanto agognata stabilità che ho raggiunto non senza difficoltà e mettere in gioco anche quella di Sophie. Non posso più nascondere quello che provo è vero, baciare di nuovo Edward è come tornare a respirare aria pura per me e adesso che ho ritrovato la mia boccata d’aria fresca non voglio più lasciarlo andare. Ma posso davvero cancellare tutto quello che è successo?

La verità è che ho paura.

Paura che sia talmente semplice cancellare tutto da aver timore che possa accadere di nuovo.

Ma se non posso più fare a meno di lui prima o poi arriverà il momento in cui mi lascerò andare completamente, ragiono e mi stupisco come in un momento del genere riesca a formulare pensieri sensati.

Si, succederà e io voglio che succeda.

Ma non nell’immediato comunque.

-Edward…- sussurro contro le sue labbra staccandomi un poco.

-oddio Bella, sono più o meno tre ore che morivo dalla voglia di baciarti- replica con voce rauca attaccandosi con la fronte alla mia. Fa per avvicinarsi di nuovo e Dio solo sa quanto mi costa fare quello che sto per fare ma non posso agire altrimenti. Lo blocco mettendogli una mano sul petto.

-no Edward no, non possiamo. Quello che stiamo facendo è sbagliato-

-ricordami perché è sbagliato?- dice imprigionandomi il viso nelle sue grandi mani.

-perché noi due siamo divorziati-

-questo è vero…-

-e perché tu mi hai tradito- dico flebile sentendo un tuffo al cuore.

-anche questo è vero…-

-no, Edward, io devo andare- faccio per scostarmi ma lui mi blocca di nuovo. Questa volta mi guarda così intensamente negli occhi che mi viene quasi difficile sostenere il suo sguardo.

-è davvero questo quello che vuoi? Perché Bella se mi dici di si io ti lascerò andare… ma non posso fare finta che non sia successo niente-

- ed io non te lo sto chiedendo, nemmeno io posso fare finta di niente-

- e allora perché?-

-perché deve essere così e basta. È ancora troppo presto. È successo talmente all’improvviso che non so nemmeno se sia stato un desiderio comune o se sia stato l’alcool a fuorviarci- pur consapevole che l’alcool non c’entra niente devo trovare una scusa per allontanarmi, e alla svelta anche. Se continua a guardarmi così non resisterò ancora per molto. Il bacio ha riacceso un desiderio così forte che non credevo possibile.

- non è stato il whisky, io sapevo quello che stavo facendo e anche tu lo sapevi bene- taccio, non posso aggiungere altro, se gli dicessi di si farei crollare ogni protezione e a quel punto ricadrei come un pero tra le sue braccia.

-lo sai che non puoi fingere, il tuo viso è come un libro aperto per me. So esattamente quello che stai pensando adesso e potrei… beh potrei ma non posso. Voglio rispettare i tuoi spazi-

-davvero?- replico con il cuore in gola, resisti devi resistere.

-si davvero, anche se è tremendamente difficile credimi-

-deve essere così-

-ho capito- sussurra abbassando la testa ed io sento qualcosa incrinarsi dentro al petto.

Mi scosto da lui sentendo immediatamente freddo e mi alzo voltandogli le spalle, consapevole del fatto che vorrei tornare indietro e rituffarmi tra le sue braccia.

Torno dentro e do un occhiata veloce a Sophie che dorme beata circondata dal calore delle coperte. Spero che domattina si inventino una scusa bella convincete per giustificare la mia assenza ma davvero non posso restare in questa casa un minuto di più. Afferro le scarpe le metto sotto braccio e mi dirigo a piedi scalzi verso la porta. Tra poco Edward rientrerà e prenderà il mio posto sotto le coperte; almeno sarà felice di aver passato la notte in compagnia di sua figlia.

Abbassare la maniglia e andare via però mi richiede uno sforzo talmente grande che sono tentata di mandare al diavolo tutto e riprendermi quello che è mio e che desidero con tutto il cuore. Porto sbadatamente una mano a toccare le labbra e umettandole con la lingua sento subito il sapore di Edward su di esse. Il suo sapore meraviglioso.

Reprimo una lacrima e senza indugiare oltre eccomi già in mezzo al corridoio a correre verso l’ingresso.

Hai fatto la scelta giusta ragazza, devi fare le cose con calma. E farle bene questa volta. Solo questa convinzione mi fa tirare un sospiro di sollievo e sentire meno pesante il peso che ho sul cuore.

 

Emh emh, eccoci qui!

Chi si aspettava il bacio? Nessuno penso, anche se nello scorso capitolo la tensione sessuale tra i due era davvero molto palpabile. Dite che è colpa dell’alcool? Naaa questi si amano alla follia e non riescono a stare lontani. A tal proposito spero che apprezziate il gesto di Bella di aspettare e fare le cose con calma, dopotutto è lei quella ad essere stata tradita e ad aver sofferto per colpa di Edward, e non dimentichiamoci che ci sta in mezzo pure una bambina. In questi lunghi anni ha cercato di reprimere questo sentimento ma adesso non ci riesce più, sarà per quello che è successo nel locale di James o per la vicinanza nel guardaroba, adesso non può più mentire a se stessa e deve guardare in faccia la realtà. E cioè che l’amore che prova per Edward è più forte di qualsiasi cosa, anche dell’orgoglio e del dolore che l’hanno spinta a chiedere il divorzio.  

So, GRAZIE MILLE per le recensioni allo scorso capitolo (risponderò a breve, giuro!). 

Non mi resta che farvi i migliori auguri di Buon anno, ci risentiamo nel 2013!

BACIIII ♥

 

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