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Autore: yan_mazu    16/07/2007    6 recensioni
Certe volte non puoi fare altro che arrenderti alla realtà delle cose. Certe volte non puoi fare altro che accantonare i tuoi sogni e cercare di dimenticarteli. Altre volte, invece, sei Artemis e hai appena deciso di conquistare Lei - l' incarnazione della Dea della Bellezza.
Perchè tutte le strade portano a Venere.
[Artemis x Minako]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minako/Marta
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Mwahahahahah. Ah. Ah. A.
Insomma, io l' ho detto: sono lenta a scrivere. E quando dico LENTA, intendo dire MOVIOLOSA. Non che passi tre mesi su un capitolo: semplicemente prima che mi venga la voglia di sedermi davanti a Word (e non la voglia di scrivere in sè, ma proprio come atto fisico dello scrivere) passano mesi. Per questo chiedo umilmente perdono a chiunque avesse seguito il primo capitolo... Beh ora ce n' è un secondo. Che è già un piccolo miracolo di per sè... Quindi non sto qui ad annoiarvi oltre. Buona lettura!

Un ringraziamento speciale a Kirby, semplicementeme, blue1989, Usagi_84, Wren, strega_morgana, Lotiel e Li Wei.
Mi inquino a cotanta gentilezza.


Era tornato a casa quasi di corsa, fantasticando a ruota libera su cosa avrebbe fatto una volta diventato un essere umano.
Un corpo umano avrebbe senza dubbio risolto tutti i suoi problemi: avrebbe finalmente potuto dichiararsi a Minako e lei…
Lei.
Rallentò il passo, fino a fermarsi a qualche metro dalla sua destinazione.
Lei era un problema altrettanto grosso, a pensarci bene.
Che reazione avrebbe avuto? Probabilmente gli avrebbe riso in faccia. Nella migliore delle ipotesi, perché nello scenario peggiore non l’ avrebbe nemmeno riconosciuto, se lui le si fosse presentato davanti come un bel ragazzo.
Sempre poi che il suo corpo fosse davvero bello: ultimamente aveva poltrito un po’ troppo sul divano e aveva accumulato un morbido strato di… ciccia. Carinissimo sul suo corpo felino, non lo appesantiva poi più di tanto e sembrava attirare coccole e carezze in quantità. Ma se si fosse trasformato in un ciccione basso e pelato?

Sconfortato, girò su se stesso e cominciò lentamente ad allontanarsi da casa.
«Artemis!»
…Inutilmente.
«Minako…»
Ormai era stato scoperto.
La ragazza si avvicinò sorridendogli e, senza pensaci troppo, si chinò verso di lui e lo prese in braccio.
«Scusa, quando sono uscita stamattina ho lasciato la finestra chiusa», disse distrattamente, raggiungendo la porta di casa e infilando le chiavi nella toppa.
«Non pensavo che…»
Si fermò per un istante, fissando il gatto negli occhi. «Mi hai fatto preoccupare. Pensavo non volessi più tornare a casa».
Lui non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo e farfugliare qualcosa più simile a un miagolio che a una frase di senso compiuto.
«Bah, come preferisci. Se non vuoi parlarne, peggio per te. In fondo al geco non si mostra la strada».
«Al cieco, Mina».
Lei, aprendo la porta, sbuffò. Detestava essere ripresa. Lui sorrise: in fondo quella era pur sempre la sua Minako.

Entrarono in casa e lei si diresse spedita verso la sua camera. Lanciò borsa e gatto sul letto - con disappunto di Artemis - e li seguì a loro volta, lasciandosi cadere sul materasso.
«Sono distrutta. Non pensavo che aiutare Rei al tempio fosse così stancante», sospirò, dopo qualche minuto.
Artemis zampettò di fianco a lei, andando ad accucciarsi accanto al suo volto.
«Immagino», commentò una volta seduto, «in questi periodi il tempio è affollatissimo».
«Se lo sai, perché non sei venuto a darci una mano?», ribattè lei, voltandosi verso il gatto con un’ espressione imbronciata.
«Una zampa, forse? Non credo avrei potuto fare molto», temporeggiò Artemis.
Sapeva perfettamente quello che la ragazza intendeva dire con quella domanda: perché sei sparito? Non sapeva, però, cosa risponderle.
«Avresti potuto farmi… farci un po’ di compagnia», insisté lei. Non sembrava aver intenzione di lasciare cadere la questione.
«Mina, scusa davvero. Scusa se non mi sono fatto vedere in giro ma avevo altri pensieri per la testa, volevo stare un po’ da solo».
«Avresti potuto stare un po’ da solo anche qui», commentò lei tirandosi a sedere e sistemandosi i capelli.
Ora non lo fissava più, aveva lo sguardo perso oltre la finestra, oltre al giardino.
Ed era davvero bella.
E lui davvero uno stupido: non sarebbe arrivato molto lontano, continuando a sfuggirle in quella maniera.
Se ne era accorto fin da subito, fin dal primo momento in cui il pensiero di conquistare Minako gli si era affacciato alla mente: arrivare al cuore di una persona è un cammino lungo e tortuoso. Ma anche i sentieri più impervi, così come le passeggiate più rilassanti, si affrontano tutti allo stesso modo: passo dopo passo. E il primo passo, in quel momento, era cercare di ricreare quel clima di complicità e confidenza che con l’ andare del tempo era andato perdendosi.
Forse era ancora più importante che capire come diavolo fosse possibile per lui trasformarsi in un essere umano.

«Non avevo voglia di farmi compiangere», spiegò dopo qualche istante di silenzio.
La ragazza voltò nuovamente lo sguardo verso di lui, sorpresa.
«Artemis, giuro che nessuna di noi aveva intenzione di…»
«Lo so», la interruppe il gatto, «so che non volevate essere scortesi, anzi… Ma non riuscivo a sopportarlo».
«Mi spiace», commentò a bassa voce Minako.
«Non è colpa tua», si affrettò a rispondere Artemis.
«Invece sì. Avrei dovuto capire subito che troppe attenzioni ti avrebbero innervosito».
«Non…»
«E’ che in questi ultimi tempi… Non so», continuò lei alzandosi dal letto e avvicinandosi alla finestra, «è come se ci fossimo un po’ allontanati, io e te».
Se ne era accorta anche lei? Ne era dispiaciuta? Sembrava esserlo.
«Senti», gli disse, senza nemmeno lasciargli il tempo di rispondere, «tra un paio di giorni i miei vanno in vacanza alle terme, e volevano che io andassi con loro. E’ solo per una settimana…»
Artemis la guardò perplesso. Dove voleva arrivare?
«Avevo pensato di rimanere a casa… Sai, la scuola, le ragazze…»
Tornò a sedersi sul letto, accanto a lui.
«Perché invece non ci andiamo insieme? Dovresti fingere di essere un gatto per un po’, ma…»
Si interruppe, non sapendo come concludere la frase.
Lui rimase in silenzio, in attesa. La mente già persa in decine di pensieri.
Ma”…?
Dovresti fingere di essere un gatto… Ma ops, ora che ci penso, tu sei un gatto?
Forse si era improvvisamente resa conto di quanto sarebbe stato meglio cercare di stringere o migliorare dei rapporti sociali con un altro essere umano e non con un… felino? Forse ci aveva ripensato?
«Ma almeno avremmo un po’ di tempo per noi due. Niente Crown(*), niente youma(**), niente ragazze… Io e te. Un po’ come ai bei vecchi tempi», concluse lei, abbozzando un sorriso.
«Uhm… D’ accordo», rispose, cercando di apparire, all’ esterno, il più calmo e rilassato possibile. Dentro, si sentiva sul punto di esplodere dalla felicità.
«Artemis…»
«S… Sì?», balbettò il gatto, scacciando di fretta i pensieri di Minako alle terme dalla testa.
«Stai facendo le fusa», disse lei, ridendo di gusto. Dopo averlo osservato, decisamente in imbarazzo, mentre lei ancora sghignazzava, si alzò dal letto e lo prese in braccio.
«Andiamo in salotto. C’è la replica di “Sailor V(***)”. E credo ci sia qualcosa da sgranocchiare in frigo. Anche se forse…»
«Forse?ۛ»
«…Artemis?»
«Che c’è ora?»
«Non sarai mica ingrassato?»



Note Stonate:
(*) Il Crown center, la "famosa" sala giochi, il quartier generale delle Sailor Senshi.
(**) Dicesi "youma" il solito, tipico, mostro sfigato.
(***) Una delle puntate dell' anime è ambientata nello studio di animazione dove lavorano a "Sailor V". ^_^;
  
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