Ed eccomi ui con un nuovo
aggiornamento! =)
Questo capitolo l’ho in
mente da… Beh, da quando iniziai a scrivere “Il gioco degli inafferrabili”,
fate un po’ voi XD
Ringrazio REAwhereverIgo
per la recensione dello scorso capitolo, credevo che mi aveste abbandonati
tutti! D=
In ogni caso… Beh, non
voglio rovinarvi la sorpresa, quindi buona lettura u.u
Lo sapevi?
Camminarono
per una mezzoretta buona.
Se
prima Tom non vedeva l’ora di sapere qualcosa in più su suo padre e si sentiva
fortunato anche solo per il fatto di averlo trovato, ora… Ora aveva il dubbio
su come fossero andare realmente le cose.
Già
era strano che il figlio del signorotto locale avesse sposato una che viveva –
o aveva vissuto – in una casa del genere. Certo, forse era un po’ più pulita e
ben tenuta quando vi viveva Merope, però… Non quadrava lo stesso. La famiglia
Purosangue era una famiglia misera e decisamente antibabbana, viste le condanne
ad Azkaban di Orvoloson e Orfin. Come aveva fatto sua madre anche solo a venir
notata dal padre?
Arrivarono
di fronte alla villa. Tom era nervoso, anche se cercava di non darlo a vedere.
Nonostante la sua espressione impassibile, Eva lo capì e gli si avvicinò. Alzò
la testa per dargli un bacio sulla guancia e il ragazzo la fissò stupito per un
momento prima di sorridere e carezzarle i capelli.
Era
il momento della verità.
Silente,
come poco prima, di fermò ad ammirare incantato un albero di limoni e sembrò
non prestare attenzione alcuna ai due ragazzi. Continuava a fischiettare
l’allegro motivetto che l’aveva accompagnato lungo tutta la strada e pareva
perso nel suo mondo.
Tom
bussò al grande portone di legno.
Venne
ad aprirgli quella che, a prima vista, sembrava una semplice cameriera. Gli
occhi della donna si sgranarono dalla sorpresa e questo fece capire ai ragazzi
di essere sulla strada giusta.
“Cerco
Tom Riddle senior.” disse Tom, con una voce bassa e seria.
“Su-subito.”
rispose la cameriera, sparendo oltre l’uscio e lasciando la porta spalancata.
Non aveva neppure chiesto i loro nomi: probabilmente lo shock era stato troppo
forte.
I
due ragazzi si guardarono un momento e poi annuirono: cercando di non far
rumore entrarono in casa e si misero in cerca della cameriera scomparsa.
“Natalia,
cara, ma chi è?”
Era
una voce femminile a parlare. Proveniva da una stanza posta alla destra del
corridoio: i due si avvicinarono.
“Ecco,
io… Mi son dimenticata di chiedere i loro nomi, signora…”
Si
sentì uno sbuffo di disappunto.
“Madre,
perché non cerchi una donna competente la prossima volta? E’ evidente che
questa non sa fare il suo mestiere.”
“S-signore…
Il fatto è che…”
“Con
permesso.”
Tom
entrò deciso in quello che si scoprì essere un salotto: il camino di marmo
bianco era ovviamente spento ma faceva bella mostra di sé, assieme ad alcuni
mobili di legno evidentemente pregiati. Il divano color panna era occupato da
quello che inequivocabilmente era Tom Riddle senior: la somiglianza era
impressionante, se non fosse stata perla differenza d’età si sarebbe potuto
dire che padre e figlio fossero gemelli. Un altro uomo – il nonno, ad occhio e
croce – stava seduto su una poltrona coordinata al divano e fumava una pipa,
mentre una donna – la nonna – era in piedi vicino alla porta e alla cameriera.
L’entrata
del ragazzo sconvolse tutti. Tom Riddle senior scattò in piedi così come il
nonno, e la nonna spalancò la bocca.
“E’
esattamente questo che volevo dire.” farfugliò la cameriera, per poi uscire in
fretta dal salotto.
Eva
rimase qualche passo dietro al suo ragazzo, continuando a stringergli la mano.
Capiva che per lui era una situazione difficile.
“Quindi.
Credo che sia inequivocabile. Qualcuno vuole raccontarmi la versione dei fatti vera?” chiese Tom, marcando sull’ultima
parola. L’espressione era dura.
All’improvviso
Tom senior scoppiò a ridere, buttando all’indietro la testa e tenendosi la
pancia. Tutti gli altri si erano come gelati e osservavano quello spettacolo
con espressioni metà inorridite e metà sorprese.
“Ah!”
esclamò infine l’uomo “Quella strega! Credevo di essere stato chiaro!”
Tom
sbiancò e poi arrossì. Eva gli strinse un po’ di più la mano.
“Tom…
Caro… Ma che cosa… Non ci avevi detto…” iniziò a dire la nonna, incespicando
sulle parole.
“Non
vi avevo detto! E invece sì che l’ho fatto, ma ovviamente nessuno mi ha
creduto! Quella era una sporca strega e ha usato una delle sue magie per
tenermi legato a sé.”
Il
cervello del ragazzo lavorava a pieno ritmo. Assorbiva le informazioni e le
elaborava in un battito di ciglia. Possibile che sua madre avesse davvero
stregato quest’uomo per costringerlo a stare con lui?
Gli
tornarono in mente le parole di Orfin: “Quel
Babbano che piaceva a mia sorella, quel Babbano che vive nella grande casa
lassù.” … “Già, l’ha lasciata, e le
sta bene, sposare quella feccia!” … “Ci
ha disonorati, quella sgualdrina!”
Improvvisamente
tutto divenne chiaro, ai suoi occhi. Sua madre aveva stregato quel Babbano
perché ne era innamorata. Poi, forse
pentita da quel gesto, aveva deciso di smetterla di usare incantesimi… Così Tom
aveva scoperto l’inganno…
“Andiamo,
figliolo! Non esiste la magia, non è po…”
Mancava
solo una cosa. Una domanda, una sola, quella fondamentale.
Tom
sfoderò la bacchetta e si avvicinò al padre, lasciando la mano di Eva. Gliela
puntò alla gola e non fece caso alle mani tremanti di rabbia che stringevano la
sua unica arma.
Il
nonno smise immediatamente di parlare e Tom senior sbiancò, arretrando di
qualche passo. Eva cercò di avvicinarsi per far ragionare il fidanzato.
“Tom.”
sussurrò piano, ma non venne ascoltata.
“Lo
sapevi?” chiese Tom, livido di rabbia.
Il
padre arretrò di nuovo di qualche passo e sentì le gambe andare a sbattere
contro il bordo del divano. Tremava: era spaventato come non mai. Negli occhi
di quel ragazzo leggeva la furia.
“Rispondi:
lo sapevi?!”
Il
nonno e la nonna si erano immobilizzati, stupefatti, come se non credessero ai
loro occhi.
Eva
avanzò ancora di qualche passo ma non osò toccare il fidanzato.
Tom
senior cercò di arretrare ancora e ottenne il solo risultato di cadere
malamente sul divano.
“ALLORA!
LO SAPEVI SI’ O NO?!”
Tom
senior si puntellò sui gomiti giusto il poco che serviva per tirarsi indietro,
cercando di scappare strisciando sulla schiena. La bacchetta del ragazzo era
sempre puntata alla sua gola ed era vicina, circa a due centimetri.
“Cosa…
Cosa?” chiese, terrorizzato, in un sussurro. Era ancora bianco dalla paura.
“CHE
LEI ERA INCINTA! LO SAPEVI?!”
Ci
fu ancora un istante di silenzio, in cui Eva fece un’ulteriore passo avanti.
Tom
senior sembrò valutare la domanda del ragazzo e poi i suoi occhi si fecero
spavaldi.
“Sì.”
Eva
scattò in avanti mentre Tom tirava indietro il braccio, pronto a lanciare una
maledizione.
“TOM!
NO! BASTA!”
La
ragazza agganciò il giovane alla vita e lo strattonò verso di sé, mentre con un
braccio afferrava quello piegato del ragazzo e tentava di abbassarlo.
Tom
emise un gemito strozzato e per un secondo Tom Riddle senior vide tutto il
dolore del mondo in quegli occhi scuri così simili ai suoi.
Poi
il dolore venne sostituito di nuovo dalla furia.
“LASCIAMI!
DEVE PAGARE, DEVE…!”
“TI
ESPELLERANNO! SMETTILA! E’ QUESTO CHE VUOI?! RAGIONA! FALLO PER ME!”
A
quelle ultime parole Tom si bloccò. Le sue narici erano dilatate, i suoi
muscoli erano tesi, la sua furia evidente.
Ma
Tom Orvoloson Riddle stava prestando ascolto alle parole della sua ragazza.
Diede
un ultimo sguardo di disprezzo al padre e si voltò, deciso, facendo barcollare
Eva con il suo brusco movimento. Senza nemmeno chiederle scusa il giovane la
prese per mano, marciando verso la porta.
“Ragazzo.”
disse una voce dolce alle loro spalle, quella della nonna, quando ormai i due
erano sulla porta del salotto.
Tom
si fermò senza tuttavia girarsi ed Eva lo assecondò.
“So
che per il momento è difficile. Non giudicare mio figlio solo per le sue azioni
passate: se non vuoi perdonare lui, almeno permetti a me di conoscerti. Io non
ho avuto la possibilità di scegliere… Ma la mia scelta sarebbe stata diversa.
In questa casa sei il benvenuto.”
Tom
rimase fermo e in silenzio ancora un attimo.
“Come
ti chiami, ragazzo?”
C’era
qualcosa di diverso, stavolta, nel tono. Non più solo dolcezza, anche… Era come
se la voce si fosse incrinata.
“Tom
Orvoloson Riddle.” rispose il ragazzo, per poi stringere un po’ di più la mano
ad Eva e andarsene definitivamente da quella casa.
Il
professor Silente li vide uscire e si avvicinò.
“Bene!
Pronti per tornare?”
Tom
fece un cenno del capo e il professore, con molto tatto, decise di non
chiedergli cosa non andasse. Che non andasse qualcosa, poi, era evidente dalla
postura rigida del ragazzo e dal suo colorito pallido.
Eva
gli lasciò la mano e lo strinse a sé abbracciandogli la vita. Tom, dopo un
primo momento di smarrimento, decise di ricambiare il gesto.
Silente
porse loro un braccio ed entrambi vi si attaccarono.
Nessuno
si era accorto della donna anziana che sbirciava da dietro le tende del
salotto. Aveva una mano sulla bocca e lacrime silenziose le rigavano le
guancie, mentre osservava il nipote sparire con la ragazza ed il vecchio signore.
Un
nipote.
Aveva
un nipote e suo figlio glielo aveva tenuto nascosto per anni. Nonostante le
belle parole, anche lei era tremendamente arrabbiata con l’uomo. Comprendeva
alla perfezione i sentimenti di Tom, il ragazzo.
Nessuno
l’aveva vista mentre li osservava… Ma, poco prima che lo strambo trio sparisse
nel nulla, alla donna sembrò di vedere il vecchio che le faceva l’occhiolino.