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Autore: SeverusPitonFanForum    17/07/2007    3 recensioni
Una nuova, particolare alunna ad Hogwarts ed un professore dagli incredibili occhi neri-Severus
autrice Damarwen
storia già finita che pubblicheremo a poco a poco per questioni di tempo
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La notizia del mio folle amore raggiunse presto anche Ginny, Harry e Ron che di questo mio sentimento proprio non volevano darsi pace.
- “ Piton? Ma sei proprio sicura Keira? Tu potresti avere qualunque uomo sulla faccia della terra, perché proprio lui? Da un certo punto di vista potrebbe anche essere affascinante, non lo nego, ma appena passa, intorno a lui si forma il gelo. Non lo conquisterai mai!” disse Ginny sconsolata.
- “ Che idiota” si fece scappare Ron che, rendendosi conto di ciò che aveva detto, divenne dello stesso identico colore dei suoi capelli.
- “ Eppure ieri sera ci siamo quasi baciati” dissi soddisfatta.
- “ Keira, è un uomo cattivo, se può farti soffrire stai sicura che lo farà, e illuderti mi sembra un’ ottima punizione!”
Cambiai discorso, la loro opinione non si poteva cambiare. Era ormai arrivato il mercoledì tanto atteso, dopo la lezione di recupero non lo avevo più rivisto, e oggi, allo scoccare dell’ora sarei scesa per la prima volta nei sotterranei dopo quella sera.
Percorremmo la tromba delle scale che portavano all’aula di pozioni di corsa, con Ron vicino era quasi impossibile arrivare in orario. L’odore del corridoio mi fece tornare in mente l’emozione di due sere prima e, arrivati davanti alla porta il cuore prese a battermi come un martello nel petto.
Entrammo, tutto era come lo avevo lasciato, eccezion fatta per il fuoco che era spento e per il mio banco che era stato ripulito.
Mi sedetti accanto ad Hermione che, da brava secchiona, stava disponendo accuratamente tutti i suoi attrezzi sul tavolo.
La porta si aprì con un gran frastuono, Severus entrò di gran carriera nell’aula facendo sventolare il suo mantello nero.
- “ Pozione di restringimento” sentenziò freddo, poi si voltò di scatto e con sguardo torvo sibilò alla classe: - “ E’ una prova.”
Sentii Hermione avere un cedimento, era una pozione difficilissima, l’avevano accennata al secondo anno e quasi nessuno si ricordava gli ingredienti.
Io, dal canto mio, non l’avevo mai sentita nominare, sul libro che mi aveva dato Severus non era riportata, sicuramente se ne sarebbe accorto e mi avrebbe fornito il necessario.
Silenzio.
Piton dopo aver distanziato i banchi e i relativi proprietari con un colpo di bacchetta, non aveva più alzato il viso dalla pergamena sul suo tavolo.
Decisi che glielo avrei ricordato io.
- “Professore” dissi timidamente
Alzò gli occhi e mi fulminò con uno sguardo gelato. Mi fece paura.
- “ Non ho mai letto niente su questa pozione, mi potrebbe fornire gli ingredienti necessari?”
Si alzò dalla cattedra e con gli occhi socchiusi in uno sguardo minaccioso raggiunse il mio banco, vi appoggiò sopra le mani e si chinò leggermente verso di me.
- “ Questo non è un problema mio, giusto? Non sono stato io a volere una babbana in questa scuola. Se non sei capace di eseguire la mia richiesta puoi anche tornare da dove sei venuta, colmandoci tutti di un immenso piacere.” Sibilò.
Mi sentii mancare, le gambe mi stavano tremando, le mani sudate e negli occhi un’incredulità palpabile. Non riuscivo a credere a quello che avevo sentito.
Si girò di scatto e tornò a sedersi alla sua scrivania senza degnarmi più di uno sguardo.
Che cosa era successo all’uomo fantastico che mi aveva preso la mano quella sera?
Sentii il pianto salirmi nella gola, sentii gli occhi riempirsi di lacrime. Che cosa era successo a quell’uomo meraviglioso?
Continuai la mia pozione mettendo dentro gli ingredienti che, da lontano mi sembravano più simili a quelli che utilizzava Hermione, ne uscì un disastro, evidentemente non ero riuscita a copiare bene.
Rovesciai l’intruglio nell’ampolla, vi appiccicai l’etichetta e, come tutti gli altri, al suono della campana, mi avviai verso la cattedra per consegnare il mio lavoro.
Mi ero sbagliata, sicuramente, avevo frainteso le sue parole, ora avrei appoggiato l’ampolla sulla cattedra, lui mi avrebbe guardata e mi avrebbe rivolto il suo solito, tirato sorriso.
- “ Può tenersela, non correggo porcherie del genere” disse con odio alzando lo sguardo.
Non era possibile, non volevo crederci, una tristezza densa invase il mio cuore, poi così com’era venuta, lasciò posto ad una rabbia incontrollabile che saliva irrefrenabile su dallo stomaco fino a raggiungere la gola, sentii il sangue ribollire, ma come si permetteva di parlarmi in quel modo.
- “ Se si fosse degnato di aiutarmi avrei sicuramente potuto consegnare qualcosa di meglio, non trova?
Vidi Hermione indietreggiare, stavo rispondendo a tono a Piton, di li a poco sarebbe successa una catastrofe. - “ No, non trovo affatto” disse lui mellifluo “ tu non saresti in grado di preparare la ben che minima pozione, neanche se aiutata, e comunque, sicuramente non saresti aiutata da me!”
Gli sbattei la pozione sul tavolo con forza trattenendola con la mano.
- “ Lei correggerà questa pozione professore, glielo posso garantire!”
Stavo praticamente urlando, tutti i miei compagni ascoltavano terrorizzati, a debita distanza, salire il tono della discussione.
- “ Le ho detto di portarsela via, adesso” mi urlò praticamente in faccia “ io non correggo e non correggerò più nessuna sua pozione che non sia almeno decente, e stando a quello che vedo, direi che mi fornirà davvero poco lavoro, signorina Huoot” sibilò in fine.
Persi il controllo, sentivo la rabbia salirmi nel petto, sentivo la bocca fremere per lo sforzo di trattenermi.
Risi, una risata leggermente accennata, un lampo di incredulità attraversò gli occhi di Piton.
- “ Lunedì sera non sembrava pensarla così” gli sussurrai maligna, facendo molta attenzione a farmi sentire solo da lui.
I suoi occhi si riempirono di fiamme pericolose, capii immediatamente di aver commesso un grave errore, avevo superato la soglia, e lo sapevo.
- “Esca immediatamente dalla mia aula!” mi urlò strappandomi la pozione dalle mani e gettandola a terra.
L’ampolla si infranse rovesciando il liquido giallognolo sul pavimento di pietra. Guardai i suoi occhi, erano pieni di rabbia, mi fece paura, di nuovo.
Mi girai e uscii dall’aula per scoppiare a piangere tra le braccia di Hermione appena raggiunto il corridoio.


******


Sei appena uscita da questa stanza, hai superato la porta, hai imboccato il corridoio, ma io ti ho vista piangere, ti ho vista comunque, non avresti voluto che lo facessi, lo so.
Sei orgogliosa, piccola babbana, e sei anche forte, dannatamente forte.
Non mi aspettavo di trovare un avversaria tanto capace. Ora però sei li, al di la di questo spesso muro di pietra e stai piangendo. Vorrei farlo anch’io, ma non ne sono più capace.
Ho il cuore straziato dalle parole schifose che la mia bocca ha pronunciato, ho il cuore straziato al ricordo dei tuoi enormi occhi verdi increduli davanti ai miei sibili velenosi, ho il cuore straziato al ricordo di te.
Sei brava, mia piccola babbana, ma come hai fatto a creare quella pozione? Ti ho mentito, era dannatamente simile a ciò che doveva essere, volevo metterti in difficoltà, e tu, con la tua solita semplicità, ci hai messo me.
Ti ho gridato parole in cui non credo più da tempo, da quando ti ho vista, per la prima volta, bellissima nel tuo abito bianco. Ma forse non ci ho mai creduto davvero, tu me lo hai solo fatto capire.
Vorrei che non soffrissi per me, perché lo stai facendo? Vorrei che tu capissi, ma come puoi? Come puoi capire che ti sto amando di più adesso, facendomi odiare, di quella sera in cui ho perso il controllo e ti ho sfiorato la mano? O forse lo capiresti, capiresti anche questo, ed io non avrei più appigli per salvarti.
Non saprai mai del mio cuore straziato d’amore per te, mai! Non saprai del mio tormento nel vederti dimenticare i miei occhi, non lo saprai mai!
Perché tu dimenticherai i miei occhi Keira, te lo prometto, e vivrai, felice, lontano da me e dall’ombra che mi porto addosso.
Ti amo mio angelo bianco, ti amo enormemente, infinitamente, dannatamente, ti amo con tutto me stesso.


******


Non riuscivo nemmeno a parlare, e i miei amici lo avevano capito. Mi lasciavano li, a soffrire in silenzio, come io volevo. Erano fantastici. Non una domanda, non un commento, niente. Pronti a farmi piangere e a consolarmi quando ne avessi avuto bisogno.
Avevo passato il resto della giornata nel parco, sulle sponde del lago, lì, dove tante volte, correndo, avevo fantasticato di essere fra le sue braccia, lì dove l’acqua cristallina mi ricordava la mia terra, dove sentivo il rumore che i pesci, curiosi, facevano urtando dolcemente la superficie. Rimasi lì per ore, a pensare, a riflettere, a piangere.
I giorni che seguirono furono tremendi, non vedevo Severus da quella mattina, e come una stupida speravo di incontrarlo casualmente in un corridoio, come quel giorno di tanto tempo fa. Mi mancava terribilmente, nonostante tutto.
Hermione aveva sempre avuto ragione, mi aveva ingannata per poi ferirmi più profondamente, ma allora perché diavolo mi mancava così?
Passò una settimana, poi un’altra. Le lezioni di pozioni diventavano sempre peggiori, Piton infieriva su di me con una cattiveria e un sarcasmo tale da farmi chiedere, sempre più spesso, perché, stupidamente, ostinatamente, io fossi ancora immensamente innamorata di lui.
Non c’era giorno in cui non mi deridesse, non mi offendesse, e io lo amavo, ancora e ancora.
Arrivarono giorni bui, in cui le sue frecciate si facevano così frequenti da straziare come una lama il mio povero cuore innamorato, mi sputava in faccia veleno e io gli rispondevo con altrettanto.
Era diventata una guerra, una battaglia nella quale combattevo strenuamente, faticosamente, per alzare ancora una volta lo sguardo e sfidarlo, non mi avrebbe distrutta, non lo avrei permesso.
Al suo cospetto ero fredda, decisa, orgogliosa, ma ogni sera tornavo in camera e piangevo su quello che avevo sognato e non era stato.
I miei amici e Minerva erano seriamente preoccupati per me che, giorno dopo giorno, perdevo il mio sorriso per lasciare spazio ad una malinconia latente che ormai mi accompagnava.
Assurdamente mi nutrivo di quella battaglia, vivevo per ciò che sarebbe successo, vivevo per tenergli testa, per metterlo in difficoltà, per vincere. Avevo perso la mia dolcezza.
Poi un lunedì mattina accadde.
La lezione di pozioni era iniziata da un pezzo, anzi, stava quasi per finire, stavo terminando, osteggiata non poco da Piton e dai suoi amati Serpeverde, una pozione assai complessa che, non si sa per quale buona sorte, mi stava venendo davvero perfetta.
Passò accanto a me, con il suo solito fastidiosissimo, bellissimo sguardo di superiorità dipinto sul volto, un velo di incredulità coprì i suoi occhi neri vedendo il perfetto risultato della mia pozione.
Ce l’avevo fatta! Alzai lo sguardo trionfante e lo fissai nel suo.
- “ Oggi sarà costretto a correggerla, professore!”
Vidi la sua certezza vacillare per un istante, vidi i suoi occhi vagare sul mio tavolo in cerca di un qualunque altro stupido motivo per evitare di darmela vinta, non lo trovò.
Vidi la cattiveria invadere il suo sguardo di ghiaccio.
Poi lo fece.
Si sfilò dalla tasca interna del mantello una fialetta, mi guardò, sorrise beffardo, poi con un gesto non curante della mano vuotò l’intero contenuto dell’ampolla nel mio calderone.
- “ Questa pozione è totalmente sbagliata signorina Huoot” poi si avvicinò fino a pochi centimetri dal mio viso e sibilò maligno “ come vede, io vinco sempre!”
Era troppo, mi alzai di scatto e lo spinsi indietro con un mano.
- “ Ma che cosa ti ho fatto, eh?”
Piton indietreggiò di un passo, lo avevo preso alla sprovvista, sul suo viso tirato si dipinse nitida un’espressione di stupore. Con lo sguardo volò a cercare gli occhi dei miei compagni che raggelò.
- “ La lezione è finita, uscite immediatamente” sentenziò freddo a denti stretti.
Gli studenti si affrettarono ad uscire dall’aula leggendo nelle parole di Piton una minaccia non troppo velata.
- “ Oh certo, mandali via” dissi continuando ad avanzare verso di lui “ cos’è non sai più come ribattere, non avrai perso il tuo rinomato sarcasmo, Severus!”
Continuavo ad avvicinarmi minacciosa al suo corpo che restava fermo con aria di sfida, lo toccai con la mano tesa davanti a me.
- “ Mi tolga le mani di dosso!”
- “ Perché, altrimenti cosa fai, non credi di avere già fatto abbastanza?” Gli urlai con quanto fiato avevo in corpo spingendolo con le mani che si erano fatte due a contatto con il suo petto.
- “ Smettila di urlare, stupida ragazzina!”
Mi afferrò i polsi con le sue mani forti, mi fece male, lo strattonai per liberarmi mentre la sua stretta si faceva sempre più salda.
- “ Lasciami!” gli urlai ancora.
Si bloccò di colpo terminando la breve lotta che avevamo combattuto, mi guardò.
Aveva il respiro affannato, i capelli leggermente scomposti sul viso, era bellissimo.
Persi il controllo, definitivamente.
Fu un attimo e le mie labbra furono sulle sue, avide, si aprirono cercando la sua lingua, che, contro ogni aspettativa non si fece desiderare a lungo.
Fu un bacio lungo, passionale, quasi violento.
Lentamente lasciò i miei polsi e travolto da una passione incontenibile mi strinse a se, con forza, la sua bocca che cercava la mia, smaniosa, sempre più smaniosa, sentivo il suo petto alzarsi ed abbassarsi sempre più velocemente, sentivo il suo respiro sempre più affannoso. Mi strinse di più. Mi baciò ancora più a fondo.
Le nostra bocche, l’una dentro l’altra, quasi non ci bastasse, quasi volessimo avvicinarci ancora di più, il suo cuore che batteva con il mio, la sua lingua che danzava con la mia.
Non ero più in me, fu un secondo o furono ore, la terra mi mancava sotto i piedi, e la stanza, intorno a noi sembrava girare convulsamente, avevo le vertigini, le mani sudate, sentivo il respiro mancare.
Di colpo mi afferrò per le spalle, sentii le sue mani stringere la mia carne e mettendo fine a quel sogno incantato mi allontanò.
Mi guardò per un istante, la sua bocca sottile leggermente arrossata della foga di quel bacio, chiuse gli occhi, un velo di tristezza solcò il suo volto. Quando li riaprì le fiamme erano svanite e una lucida malinconia annebbiava il suo sguardo. Non capivo.
- “ Vattene via.” Sussurrò in fine.
La sua voce minacciosa mi parve forzata.
Si voltò su se stesso, ancora una volta, e io ancora una volta rimasi a guardarlo svanire dietro la pesante porta di legno del suo studio, rimasi lì incredula, emozionata e infinitamente triste. Perché era tutto così difficile?
Perché, maledizione perché non riuscivo a smettere di amarlo?


******


Sono uno stupido, maledizione perché, perché ho risposto a quel tuo assurdo, inaspettato bacio?
Avrei dovuto respingerti, avrei dovuto cacciarti via con il mio solito, famoso disprezzo nella voce, non ce l’ho fatta, non volevo farcela.
Hai creato una pozione perfetta oggi, brava. Ho dovuto rovinarla, ho voluto farmi odiare ancora, un po’ di più. Hai reagito, maledizione se hai reagito, non me lo aspettavo.
Mi hai spinto, mi hai urlato in faccia la tua rabbia. Hai fegato mia piccola babbana.
Mi hai spinto ancora, ho dovuto fermarti, ti ho preso i polsi, penso di averti fatto male, mi dispiace, ma tu non smettevi di divincolarti.v “ Lasciami” mi hai urlato. Hai ragione, dovevo farlo, ma il contatto con la tua pelle annebbia la mia mente. Ho allentato la presa e mi hai guardato.
Avevi gli occhi accecati da una rabbia troppo a lungo repressa, le labbra che si dischiudevano leggermente al ritmo del tuo respiro affannato, i capelli scomposti sul tuo bel viso. Eri bellissima.
E’ stato un attimo, non me ne sono neanche reso conto e le tue labbra erano sulle mie, si dischiudevano cercando il mio bacio.
Ho ceduto, maledizione, ho ceduto.
Ti ho baciata con tutta la passione che mi esplodeva nel petto, ti ho baciata e ti ho baciata ancora, sempre più in profondità, ho afferrato il tuo corpo e l’ho stretto al mio. Eri così piccola tra le mie braccia.
Sentivo il dolce sapore della tua lingua intrecciare la mia, sentivo le tue mani contro il mio petto, sentivo i tuoi capelli di seta carezzare le mie che, forti, cingevano i tuoi fianchi, sentivo il tuo cuore impazzire, e il tuo respiro farsi sempre più affannato. Avrei voluto che non finisse mai. Mi hai voluto come io ho voluto te. Non dovevi farlo Keira, non dovevi.
Ti ho allontanata, ho provato a sibilarti parole cattive, ancora. Se solo tu sapessi la gioia che mi hai regalato, se solo tu sapessi per quanti giorni e quante notti ho desiderato le tue labbra, ho desiderato te.
E ora sono qui su una poltrona che gli anni hanno reso logora, ancora, e tu sei ancora lì a guardarmi andare via.
Perché mi hai baciato mia piccola babbana, perché? Come potrò vivere ora che ho assaggiato le tue labbra? Come potrò vivere sapendo che non le avrò mai più?
Hai fatto esplodere dì amore il mio cuore, ancora una volta, hai fatto esplodere d’amore il mio cuore che della parola amore aveva dimenticato il significato.
Perché l’ho fatto, perché?
Scappa amore mio, scappa lontano da me. Fuggi e non voltarti indietro mai, dimentica le mie labbra che impunemente hanno violato le tue, dimentica i miei occhi che innamorati hanno sognato i tuoi, dimentica il mio cuore che gonfio di passione ha battuto all’unisono con il tuo, dimentica tutto, dimentica me!
Ti amo Keira, ti amo.>


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