Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: dreamrauhl    30/12/2012    2 recensioni
“mi guardai allo specchio e tutto ciò che provai fu solo disprezzo.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.

Parcheggiai la macchina in garage, accanto a quella di Mark. Probabilmente non l'aveva ancora mossa e di conseguenza non si era accorto del danno. Frugai nella borsa, presi il portafoglio e cercai nella tasca più ampia cento euro. Frugai ancora e trovai un piccolo block notes e una penna. Strappai un foglio e scrissi: “Scusa Mark, uscivo di fretta e ho rotto lo specchietto. Ti lascio 100 euro, spero bastino, scusa ancora” e lo lasciai insieme ai soldi sotto il tergicristallo della macchina.
Salii le scale, aprii con le chiavi dorate la porta dell'appartamento e lentamente mi sfilai la giacca appoggiando la borsa sul primo spazio libero che trovai all'ingresso. Andai in cucina, aprii la credenza sopra il lavello e presi un bicchiere e ci versai dell'acqua. Lo bevvi tutto d'un sorso.
Mi diressi verso il bagno e aprii il rubinetto della vasca, aspettai che l'acqua si scaldasse e chiusi il tappo in attesa che si riempisse.
Nel frattempo andai in camera e presi la biancheria da indossare una volta finito il bagno e tornai immergendomi fino al collo nella vasca ricolma d'acqua bollente.
Chiusi gli occhi e mi lasciai scivolare, cullata dalla musica che faceva da sottofondo che poco prima avevo acceso.
Canticchiai le canzoni tristi e fui indifferente a quelle più ritmiche e ballabili: era un chiaro segno che qualcosa in me non filava per il verso giusto.
In effetti non potevo dire che le cose stessero andando nel migliore dei modi: la mia vita stava andando letteralmente e figuratamente a rotoli.
Avevo appena detto alla preside che avrei lasciato la scuola e le serate a bere cominciarono a farmi dubitare della mia salute, in aggiunta al fisico scheletrico che mi ritrovavo per colpa delle manie di apparire sempre in forma e senza nemmeno un grammo di troppo.
Cominciai a piangere, non riuscii a trattenere le lacrime. Me ne vergognai come mai prima d'ora. Mi vergognai di essere così fragile, di essere così stupida a fingere che stesse andando tutto bene, mi vergognai di tutte quelle volte che avevo sfoggiato il mio sorriso come fosse un insieme di diamanti incastonati in una montatura quando in realtà era solo un gioiello di bigiotteria pronto a diventare ruggine.
Sentii suonare il campanello. Ne fui infastidita ma allo stesso tempo mi sentii sollevata: almeno non avevo più tempo per pensare.
Uscii in fretta dalla vasca gridando un “arrivo” che fece risuonare in casa la mia voce stridula, misi l'accappatoio e legandolo mi diressi verso la porta.
Quando l'aprii mi trovai davanti un ragazzo, alto, occhi azzurri. Aveva i capelli spettinati di un colore nero corvino e la carnagione olivastra. Era bellissimo, uno dei ragazzi più belli che io avessi mai visto.
E viveva nel mio stesso condominio. Assurdo.
Ciao Mark! Che ci fai qua?
Ho letto il biglietto.. non preoccuparti
Davvero, scusa! Ero di fretta e non ho fatto attenzione
Dico davvero, nessun problema! Tieni i tuoi cento euro, scommetto che ti possono servire per altro
Ero sul punto di insistere a farglieli tenere quando mi resi conto che indossavo soltanto l'accappatoio ed arrossii.
Mark se ne accorse e ne fu evidentemente imbarazzato.
Si affrettò a scusarsi dell'intrusione, ma lo zittii.
Gli feci cenno di entrare e gli chiesi se cortesemente mi avrebbe aspettata qualche minuto mentre mi vestivo.
Fa' pure”, disse.
Mi vestii in fretta e furia: indossai la biancheria ed i jeans che indossavo poco prima e la prima maglietta che trovai nell'armadio. Infilai le infradito e tornai da Mark.
Scusa l'inconveniente”, dissi ridacchiando.
Dovrei venire più spesso senza avvertire”, disse accompagnando una risatina.
Non ci fu bisogno di risposte, la mia occhiataccia lo zittì all'istante.
Forse dovrei andarmene ora...
No!”, dissi con più foga di quanta avrei dovuto, “emh, volevo dire, no.. puoi restare a cena se vuoi
Sorrise. Fu uno di quei sorrisi che mozzano il fiato, uno di quei sorrisi che lasciano senza respiro e fanno sentire le farfalline nello stomaco.
Mmh, cosa offre la casa?
Mi guardai intorno. Non c'era granché in casa. Aprii l'armadio e trovai alcuni pacchi di pasta e aprendo il frigo trovai uno di quei sughi già preparati che compri al supermercato.
Pasta con pomodoro e basilico va bene?
Fece cenno di sì col capo.
Meno male, altrimenti non avrei saputo cosa inventarmi.
Mi dai una mano a preparare? In questa casa non sarai servito e riverito”, dissi lanciandogli un grembiule.
Agli ordini mia signora” e rise.
Il suono della sua risata era la migliore melodia che potessi sentire. Spesso avevo fantasticato su un possibile rapporto con Mark che si spingesse oltre al “Ciao! Come stai?” ma mai ci avevo provato data la mia timidezza con chiunque potesse interessarmi.
Mangiammo piuttosto velocemente, in dieci minuti avevamo già fatto persino la scarpetta a quel poco di sugo che rimase nel piatto.
Mi diressi verso il salotto ed accesi la televisione. Non ebbi nemmeno il tempo di girarmi che Mark si era già beatamente disteso sul divano.
Lo guardai con faccia sbigottita, nemmeno mi aveva chiesto se poteva sedersi. E se io avessi voluto mandarlo via subito dopo aver finito di mangiare? Mmh, sarei stata molto poco credibile.
Che ci fai già seduto? Dobbiamo sparecchiare ancora!
Quello può aspettare”, disse facendomi cenno con la mano di sedermi accanto a lui.
Non riuscii a resistergli e mi accoccolai accanto a lui.
Allungò il braccio e mi abbracciò, attirandomi a sé.
Desideravo da tanto, troppo tempo che succedesse eppure in quel momento qualcosa mi fermò.
Forse non dovremmo...
Non riuscii a finire la frase che le sue labbra toccarono le mie.


 

  
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