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Autore: Francee    30/12/2012    9 recensioni
Abbie. Una ragazza simpatica ma timida, solare con i suoi migliori amici Ginnie e Louis ma in presenza di Zayn diventa acida e schiva.
Tutto però cambierà...come andrà a finire??
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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A grande richiestaaaaa IL CAPITOLO!!
Dunque dunque dunqueee NON VI ANTICIPO NIENTEE :P
Ci sentiamo l'anno prossimooo, BUON CAPODANNO A TUTTI <3
eeeeee buona letturaa !
Bacii Fraa :*
 
Gli occhi divennero lucidi e si riempirono di lacrime che cadevano e rigavano le candide guance della ragazza.
Il test era per terra e Ginnie cercava di sorreggere l'amica che sconvolta guardava il bastoncino.
Non riuscendo più a tenere la ragazza la fece cadere lentamente per terra con la schiena appoggiata al muro, la testa finì tre le gambe e  si sfogò in un pianto liberatorio.
Abbie non credeva sarebbe potuto succedere, a lei.. a loro, erano sempre stati attenti e avevano preso le dovute precauzioni ogni  volta ma forse non era bastato. Aveva paura, si sentiva sola anche se lì con lei c'era la sua migliore amica, ma la ragazza non poteva  fare niente, era caduta in un buco nero e non vedeva neanche un filo di luce e di speranza, non riusciva a trovare una soluzione per  risolvere quella situazione, preferiva scappare e cambiare nome, aveva timore che Zayn si potesse arrabbiare e la potesse rifiutare  lasciandola ancora più sola, aveva paura della reazione della madre che si sarebbe sentita di sicuro in colpa per averli coperti ma  soprattutto non sapeva come avrebbe reagito suo padre, la sua bambina ormai non era più tale, era cresciuta e si trovava in un bagno  a piangersi addosso perchè era stata imprudente e irresponsabile.
Ginnie raccolse il test da terra e controllò bene, la linea disegnata non mentiva, era positivo, Abbie era incinta.
-Abbie- la chiamò piano.
L'altra non rispose, continuava a piangere, si sedette per terra affianco all'amica, lasciò cadere il bastoncino al suo fianco e con  entrambe le braccia l'abbracciò con tutta la sua forza, ma sapeva che non sarebbe servito a nulla.
-Aiuto- sussurrò tra un singhiozzo e l'altro. Si copriva il viso con le mani, si vergognava di farsi vedere anche dalla sua amica di  infanzia.
La ragazza stava per rispondere con parole incoraggianti ma la porta del bagno si aprì mostrando la figura di una ragazza che la  richiuse subito dopo.
Bethany chiuse la porta del bagno e si diresse verso la classe da dove era uscita, quella era Abbie Parker la ragazza di Zayn, iniziò a  pensare al ragazzo e alla nottata passata lo scorso anno quando ancora non si era messo insieme a quella santarellina.
-La tua ragazza sta piangendo disperata al bagno- annunciò rientrando in aula e rivolgendosi al moro che alzò subito la testa dal libro.
Senza nemmeno chiedere il permesso al professore uscì velocemente e si diresse al bagno delle ragazze.
Ignorò le grada della bidella  e entrò chiudendosi la porta alle spalle.
Osservò attentamente la scena, il silenzio veniva continuamente rotto dai singhiozzi della sua ragazza mentre la sua amica l'abbracciava  affondando il viso nei suoi capelli.
Si avvicinò, non si erano ancora accorte di lui, stava per chiamarle quando notò una scatolina bianca per terra proprio affianco a  Ginnie. Quest'ultima si girò e quando riconobbe il ragazzo sgranò gli occhi, tentò di chiamare Abbie per farle alzare il viso ma non  fece in tempo.
Zayn aveva aperto già la scatola e guardava con gli occhi spalancati il test che era nelle sue mani.
Per un attimo il cervello andò in tilt, stava succedendo tutto troppo in fretta per poterlo assimilare bene, Abbie che piangeva e il test  positivo, non riusciva a reggere tutta la responsabilità che di colpo gli piombò sopra, temeva che da un momento all'altro sarebbe  svenuto.
Respirò piano e riprese possesso di se. Fece cenno a Ginnie di lasciarli da soli e lei ubbidì senza esitazioni.
 
 
Ad un tratto le braccia dell'amica la lasciarono e senti la porta chiudersi... Ginnie l'aveva lasciata da sola?
Non aveva ancora il coraggio di levarsi le vani dagli occhi e aveva paura che se avesse alzato lo sguardo avrebbe visto il bagno  deserto e sarebbe sprofondata ancora di più nella disperazione.
Due mani strinsero le sue, erano calde e morbide, avrebbe riconosciuto quel tocco in qualsiasi circostanza. Alzò di scatto il viso e si  trovo davanti due occhi castani che aveva sempre desiderato, sempre... tranne in quel momento. Aveva paura di cosa avrebbe detto  Zayn, aveva paura di essere abbandonata da lui.
-Abbie ti prego non piangere- disse risoluto il moro, ma la ragazza non riusciva a smettere troppe erano le lacrime che ancora  dovevano uscire.
Dopo alcuni secondi di attesa, il giovane si lasciò scappare un sospiro, si alzò e tirò su anche Abbie.
Sempre con le mani unite la porto fino al lavandino e fece scorrere l'acqua bagnandosi le mani.
Le passo sul viso della ragazza delicatamente e le fece aprire gli occhi.
La fece girare e l'abbracciò da dietro, entrambi erano davanti ad uno specchio e ognuno guarda il riflesso degli occhi dell'altra.
Cosa sarebbe successo dopo quel lungo attimo di silenzio?
Abbie scoppiò di nuovo a piangere, non riusciva a trattenersi, si voltò e si nascose con il viso tra l'incavo del collo e della spalla del  ragazzo.
Zayn l'abbracciò forte stringendola a sé fino a sentire il battito del cuore di lei che si scontrava con il suo.
Entrambi sapevano che in quel momento le parole non servivano a niente, a Abbie servivano solo abbracci per tranquillizzarsi, per  sapere che lui era li con lei e non voleva nient'altro in quel momento. 
Non voleva uscire da quel  bagno anche se era già suonata la campanella e stava perdendo un'altra ora di lezione.
Si staccarono e si guardarono negli occhi.
Abbie aprì la bocca per dire qualcosa ma non ci riuscì, sbottò di nuovo in singhiozzi e si riparo poggiando il viso sul petto di Zayn.
-Tranquilla- le sussurrò dopo molti minuti di silenzio e singhiozzi -Andrà tutto bene-
La ragazza non rispose, si limito a scuotere la testa non convinta di quell'affermazione.
-Invece si risolverà, te lo dico io- 
Si staccò dal ragazzo.
-No Zayn, non si sistemerà, non è una cosa banale o una cazzata- sbraitò sfogandosi -Sono incinta!- quella frase non fece altro che  peggiorare le cose dentro di lei, era la realtà cercava di autoconvincersi che non fosse vero ma era così che stavano le cose.
-Non sei l'unica a cui succede!- ribatté il ragazzo impreparato a quella reazione.
-Forse non volevo che succedesse a me! Io non voglio diventare mamma! Io non sono pronta io sono piccola- piccola... come la  chiamava suo padre, aveva sempre desiderato di cresce in fretta ma in quel momento aveva voglia di tornare bambina, tornare all'asilo  a giocare con il pongo e soprattutto tornare tra le braccia di suo padre quando l'abbracciava se aveva fatto un incubo.
-Abbie calmati troveremo una soluzione- cercò di farla ragionare.
-Calmarmi? Come posso calmarmi  in una situazione del genere! Riesci a capire che sono incinta o sei troppo stupido?- la ragazza si  pentì subito della frase detta ma ormai non poteva tornare indietro.
-Si, hai ragione sono troppo stupido- mise le mani in tasca e si avviò verso la porta -Chiamami quando vuoi tanto lo stupido  risponderà-
-Zayn- lo chiamò piano ma il moro non sentì, era già uscito chiudendosi la porta alle spalle.
Si accasciò per terra e pianse fino a quando non sentì anche l'ultima campanella suonò.
Si alzò, andò al suo armadietto e prese la borsa e si avviò verso la fermata dell'autobus.
 
 
Tornò a casa con mezz'ora di ritardo, si era fermata un po' al parco a vedere i bambini giocare pensando che prima o poi ci sarebbe  andata anche lei li con suo figlio o sua figlia, iniziò a fantasticare pensando a nomi e completini da comprare e cercò di creare nella sua  mente l'immagine del bambino, gli occhi il naso la bocca tutto e si trovò a piangere pensando a Zayn che l'aveva lasciata sola nel  bagno, era stata tutta colpa sua, l'aveva offeso, l'aveva ferito, aveva ferito una delle poche persone che in quel momento le erano  vicine.
Prese dalla borsa le chiavi e camminò lungo il vialetto di casa Parker.
Si bloccò davanti ai primi gradini.
Il moro era appoggiato con la schiena a una delle colonne che sostenevano la veranda e guardava incantato il cielo che ogni tanto  veniva coperto da una nuvola bianca.
-Zayn- il ragazzo si girò verso di lei e un sorriso si dipinse sul suo volto.
-Hey- si alzò e si portò una mano dietro la nuca iniziando a grattarsi per il nervosismo.
-Mi dispiace di averti lasciato sola- disse abbassando lo sguardo dopo averla raggiunta.
Anche Abbie abbassò il suo -Non è stata colpa tua, sono stata io ad offenderti- affermò sicura.
Prese la mano del giovane e lo portò fino alle scalette dove di sedettero.
-Invece si, sono stato stupido, pensavo di poter gestire la situazione e invece mi è sfuggita completamente di mano-
-Smettila!-esclamò lei -Non è vero che sei stupido, sono solo io quella che non capisce niente, quella che non riesce mai a  combinarne una giusta- dopo un po' di silenzio continuò il discorso -Io ti invidio- ammise guardando il ragazzo -Sai sempre cosa fare  e come fare, riesci in un modo o nell'altro a trovare sempre una soluzione senza scomporti mai! Mentre io sono l'esatto contrario,  vado nel pallone e nel panico piango come una bambina, io non sono responsabile come te, non mi sento pronta per un...-
Non riuscì a finire la frase, il moro le aveva circondato i fianchi con le mani e la stava baciando delicatamente, iniziò a mordere il  labbro inferiore e il bacio si fece più intenso nel momento in cui le due lingue si scontrarono.
-Andra tutto bene, te lo prometto- disse Zayn dopo essersi staccati.
-Entriamo?- chiese Abbie, i due si alzarono e aprirono la porta.
 
 
Erano soli in casa, Abbie era avvolta in una coperta e si era addormentata abbracciata a Zayn che le accarezzava costantemente la  pancia.
Avevano guardato la tv e parlato tutto il tempo fino a quando la ragazza sfinita non aveva chiuso gli occhi e ora il moro aspettava con  ansia il suo risveglio per poter sentire la sua voce e vedere un suo piccolo sorriso che in quella giornata piena di sconvolgenti  sorprese non era mai apparso sul suo viso.
-Zayn- mormorò la ragazza nel sonno -NO!- urlò dimenandosi e scalciando.
Stava facendo un incubo, il moro la scrollò facendola svegliare, Abbie aprì gli occhi e ancora una volta li trovò pieni di lacrime, ma  non di tristezza, di felicità, il ragazzo non era andato via come nel sogno, era lì e la stava abbracciando ancora più forte per farla  tranquillizzare.
Aveva sognato che Zayn la lasciasse da sola con un bambino e se ne andasse via per sempre, ma lui era li, era tra le sue braccia e  sentiva il calore del giovane.
L'abbracciò stringendolo al collo e sentendo il suo odore appropriarsi del suo respiro, la pelle ambrata fu la prima cosa che vide  quando riaprì gli occhi.
-Sarai sempre con me?- chiese ad un tratto strusciando una guancia sulla spalla del moro.
-Sempre- rispose accarezzando i capelli dalla giovane.
Si staccò da quell'abbraccio e si mise a sedere affianco a Zayn.
-Quando glielo diciamo?- domandò incerta.
-Il prima possibile- annunciò il ragazzo in modo serio -Prima lo diciamo meglio è- Abbie annuì rassicurata dalle parole del moro.
Secondo i piani del moro avrebbero aspettato una settimana prima di parlarne con i loro genitori, dovevano realizzare prima loro la  situazione e poi ne avrebbero fatto parola. Aveva paura della reazione che potevano avere ma era giusto così dovevano sapere e  dovevano accettare la cosa a tutti i costi.
-Sei incinta- disse d'un tratto Zayn guardando la pancia della ragazza che era coperta dal maglione.
Gli scappò un piccolo sorriso.
-Anche tu- scherzò Abbie scrollando le spalle.
Il moro si fece scappare una risata e strinse forte a sè la ragazza.
 
 
 
Erano già dieci minuti che erano chiusi in quella piccola cucina.
Seth, Mike e Safaa erano in salotto mentre i genitori con Abbie e Zayn erano nell'altra stanza.
La ragazza era seduta sulle gambe del moro che la stringeva forte dandogli forza mentre gli adulti erano seduti intorno al tavolo e ogni  tanto lanciavano sguardi di delusione o di preoccupazione ai ragazzi, la giovane riusciva a stento a trattenere le lacrime mentre il  ragazzo cercava in tutti i modi di sostenere gli occhi dei due uomini davanti a lui.
Il signor Parker osservò attentamente sua figlia che mortificata non riusciva a guardarlo e distoglieva lo sguardo dopo pochi secondi.
La sua bambina era incinta, non era più piccola, era cresciuta e sarebbe diventata mamma.
L’uomo si alzò di scatto facendo leva sulle braccia e attirando l'attenzione preoccupata di tutti che si chiedevano cosa avrebbe fatto.
Lentamente camminò fino ad arrivare difronte a sua figlia che alzò il viso e mostrò i suoi occhi lucidi e pieni di lacrime.
Aprì la bocca per dire qualcosa...
  
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