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Autore: levasis    30/12/2012    1 recensioni
il mare le era sempre piaciuto...probabilmente non si aspettava ciò che sarebbe successo...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Non avevo mai pensato di diventare madre cosi presto.
Avevo da sempre seguito quei programmi che trasmettevano in tv per sensibilizzare le giovani donne ad evitare gravidanze premature.
Edward era stato il mio incidente di percorso. L’averlo incontrato cosi presto non ha giovato al mio status ma continuo ancora oggi a pensare, dopo dieci anni, che non sarebbe cambiato nulla se lo avessi incontrato ora o prima o dopo. Sarebbe successo tutto ugualmente.
L’avrei amato ugualmente. Era il mio Edward. E lo sarebbe stato sempre.
Nonostante l’arrivo prematuro di Mirko, ciò non aveva intralciato i piani per il mio futuro.
Anzi forse a discapito di tutto lo avevo rincorso ancora di più per abbracciarlo e tenermelo stretto più che potevo.
Alice. Anche lei mi aveva permesso di vivere serenamente.
Teneva Mirko quando ci vedeva stanchi e spossati dall’essere baby genitori e si offriva di cucinare e pulire se ne avevo bisogno.
Non la ringrazierò mai abbastanza per questo.
Ma soprattutto non la ringrazierò mai abbastanza per avermi permesso di creare ciò che abbiamo oggi.
Corro per la strada per attraversarla e recarmi sul marciapiede opposto.
Sono in ritardo.
Edward è già in ufficio e Alice mi ucciderà stavolta. Mi farò perdonare con l’ecografia di ieri. È una femmina.
Non le ho ancora detto nulla perché l’inizio della gravidanza è stato travagliato e sofferto.
Dopo Mirko io ed Edward avevamo deciso di aspettare per avere un altro bambino, ma quando ci sembrava i momento opportuno il destino aveva deciso per noi.
Edward era stato male.
Ricordo quei giorni con un peso enorme sullo stomaco. Edward ancora oggi evita di parlarne anche se poi si è risolto tutto facilmente.
Era sotto la doccia e iniziò a tossire. Sembrava una banale influenza da risolvere con un buon riposo e dello sciroppo balsamico.
Successe tutto velocemente. Forse troppo. Si alzò dal letto la notte e mi chiamò quasi urlando. Quando lo raggiunsi in bagno aveva una chiazza di sangue in mano.
Quella sera una parte di me era dentro quelle gocce di sangue.
Avevamo raggiunto l’ospedale di corsa io con un leggins recuperato in fretta e furia e una sua felpa e lui con una tuta e una T-shirt bianca che ormai era chiazzata di rosso ovunque.
Lo portarono subito in reparto senza di me. Il dottore mi raggiunse dopo un’oretta.
Era intubato, aveva perso troppo sangue.
Non mi assicurò nulla, mi disse che era tanto se avesse superato la notte.
Crollai. Ero sola in un ospedale e con mio marito più morto che vivo.
Ce la fece.
Non ci avrei scommesso un soldo, ma ce la fece. Era lì.
Una brutta polmonite. Cosi ci dissero.
Non era stata curata, trascurata per troppo tempo.
Un mese di ospedale, antibiotici, e medicinali vari, e fu di nuovo in piedi a casa.
Con me. Con suo figlio.
A quel punto non pensavamo più ad una figlio ma alla nostra salute.
Dopo quello che era successo avevamo troppa paura che qualcosa potesse sconvolgerci di nuovo.
Non pensavo che sarebbe successo.
Avevo saltato un ciclo ma credevo fosse per lo stress. Cibo irregolare, via vai da casa e da ospedale, studio medico del dottore che aveva in cura Edward. Non dormivo quasi mai e se lo facevo era per tre o quattro ore circa.
Svenni in ospedale mentre andavo da Edward. Ecco come me ne accorsi. Anzi se ne accorsero. I dottori.
Se non lo avessero scoperto oggi la bambina non ci sarebbe, stavo per avere un distacco placentare e i dottori capirono che era dovuto alla gravidanza precedente e alle procedure eseguite.
Non lo dissi subito ad Edward. Gli diedi tempo per riprendersi, fare le cure adatte e riadattarsi al mondo reale. Un giorno andai in ospedale con una scarpina in mano e gliela diedi. Capì al volo. Non se lo aspettava ma mi baciò e abbracciò.
Mi costrinse al letto per un mese fino a quando la mia ginecologa non decise di terminare la cura con l’ossitocina.
Ero ormai al quinto mese ma nessuno a causa della mia magrezza se ne era ancora accorto. Avevo il ventre più sporgente ma non avevo preso i chili che avevo acquisito durante la prima gravidanza. Ciò che più mi stupiva era che Alice non avesse ancora fatto domande, ma questo mi gratificava anche, non dovevo tenerla a bada visto che mi aveva spedito a casa dal lavoro con delle ferie forzate.
Si era occupata lei di tutto durante questi cinque mesi, e dovevo ripagarla.
La vidi dalla vetrina che correva di qua e di là per mostrare ad una coppia prossima alle nozze lo stile più adatto al matrimonio.
Wedding palnners. Eravamo questo ora, grazie a lei ma soprattutto grazie alla fama conquistata.
Avevamo organizzato il primo matrimonio per una nostra amica comune Angela che dopo otto anni di fidanzamento aveva deciso di convolare a giuste nozze con il suo fidanzato storico Ben.
Alice si era offerta di organizzare in base al tema scelto dai due sposi e mi aveva chiesto una mano. Non era stato facile visto che volevano una matrimonio intimo con duecento invitati, ma estivo in gennaio.
Alla fine avevamo optato per un salone da cerimonia molto antico decorato finemente su base barocca con colori intensi che richiamavano il sole e la brezza calda e avevamo fatto in modo che ogni invitato potesse comunicare con gli sposi posizionando i tavoli a scacchiera. Era stato un successo, i due sposi felici e noi appagate dopo tanta fatica.
La fortuna aveva guardato dalla nostra parte visto che tra gli invitati era presente un critico matrimoniale e ci aveva fatto una gradita recensione sul suo settimanale facendoci inconsapevolmente pubblicità.
Alla fine della storia a causa dell’enorme numero di chiamate ricevute avevamo deciso di aprire un piccolo studio che ci servisse come punto d’appoggio per ricevere le clienti.
Ci stavamo mano a mano facendo conoscere e ora eravamo quasi le più conosciute su piazza, comunicavamo con diverse agenzie internazionali e negozi di abiti da sposa.
Edward e Jasper collaboravano con noi tenendo sotto controllo il piano finanziario ed economico consigliandoci in base agli investimenti che ritenevano fossero migliori.
Edward non mi aveva permesso di mettere piede in ufficio finchè non fossi stata meglio e il pericolo non fosse rientrato.
Ora era tutto risolto e con la visita di ieri avevamo scongiurato qualsiasi tragedia.
Continuai a osservare Alice da fuori ancora per un po’ per capire come aveva fatto a mandare avanti tutto da sola.
Nonostante i dubbi iniziali sapevo che ce l’avrebbe fatta. Era forte caspiterina!
L’unica cosa che mi rammaricava un po’ è che non fosse ancora riuscita a sposare Jasper, ma sapevo anche che l’avrebbe fatto appena avrebbe potuto, e senza la pancia che non le permetteva di muoversi.
Anche lei aspettava un bambino. Thomas.
Aveva deciso lei il nome e Jasper non aveva voce in capitolo. Era al settimo mese e non si era ancora fermata. Se non l’avesse fatto presto il bambino sarebbe nato in negozio.
Jasper tentava di spronarla a seguire il lavoro da casa e soprattutto seduta, ma non c’era verso di controllarla. Era un pepe di energia.
Lo scampanellio della porta attirò la mia attenzione.
Gli sposi del negozio uscirono con un plico di tessuti in mano e discutendo sull’appuntamento che si sarebbe tenuto tra una settimana e con le scelte affinchè potessimo iniziare a contattare gli enti.
La sposa sgranò gli occhi e capì che stava guardando me.
<< Oh mio dio, Jack, lei, la vedi quella?  Quella è Isabella Swan, l’organizzatrice di matrimoni! Si ora dirai che collabora con La signorina Alice ma lei, cavolo Jack, lei è la donna più brava che io conosca! Le riviste la definiscono, insieme ad Alice, la realizzatrice, mentre Alice è la creatrice! Oh Jack…>>.
Risi. Non ero affatto come mi definivano!
Certo io ed Alice eravamo il braccio e la mente, collaboravamo per rendere al meglio l’una le idee dell’altra, ma lungi da me essere considerata la realizzatrice!
Quando era uscito il suddetto articolo, Edward che si trovava al lavoro, era corso da me per farmelo leggere.
Inutile dire che era rimasto a casa a ridere con me per le baggianate che vi erano scritte!
Si avvicinarono e la ragazza mi abbracciò di slancio, scusandosi subito dopo e notando la mia pancia.
<< Mi scusi, sa da lontano non avevo notato, ma congratulazioni, era da un po’ che non si avevano sue notizie, i giornalisti la davano per dispersa e dato che è da un po’ che veniamo al negozio, Alice ci negava sempre di farci sapere dove lei fosse e come stesse… ora capisco, congratulazioni ancora. Oh che sbadata non mi sono presentata, sono Amanda, io ed il mio fidanzato Jack – l’uomo mi tese la mano e io la strinsi – ci sposiamo tra due mesi e siamo venute qui perché io so che siete le migliori >>.
<< Grazie è molto lusinghiero da parte tua, ma dammi del tu, non so quanti anni hai e ad una donna non si chiede ma siamo entrambe giovani, non impelaghiamoci a darci del lei. Mi da troppo un senso di formalità >>.
Amanda mi sorrise e con un segno del capo mi fece capire di accettare la mia proposta.
<< Non si… ehm ti preoccupare, ho compiuto venticinque anni lo scorso mese. So che hai ventisette anni e che hai un bambino, Mirko, approposito come sta? Dicono che sia un bellissimo bambino…>>.
<< Mirko è un bambino felicissimo, ha un incredibile gioia di vivere, ha compiuto dieci anni e adora la scuola. Per me non potrebbe essere altro che bellissimo, ma soprattutto bravissimo, non mi ha mai dato problemi, fortunatamente. Ha preso bene la notizia del nuovo bambino in arrivo e non sta nella pelle. Torna ogni giorno da scuola con un’idea nuova per decorare la cameretta e adora mettere la musica e cantarla vicino alla pancia.
Ha letto sul libro di scienze che aiuta il bambino a riconoscere le voci e a sviluppare l’intelligenza. Ha usato sua sorella come un test >>.
Risi e la coppia rise con me. Incredibile come mi trovassi a mio agio a parlarne.
<< Ora andiamo, sai stiamo organizzando il viaggio di nozze e l’agenzia ci ha preparato un itinerario da visualizzare, sperando che sia quello buono, arrivederci Isabella e auguri, anche se spero di rivederla presto >>.
Prima di allontanarsi mi strinse le mani e accarezzò la pancia.
Mi voltai sicura di essere osservata. Era Alice. Aveva cambiato sfumatura di colore del volto e sembrava notevolmente arrabbiata. Ah già le avevo nascosto la gravidanza.
Corsi, per modo di dire, data l’attenzione che dovevo avere, verso il negozio, e l’abbracciai  stando attenta alle pance che occupavano uno spazio notevole, e la vidi commossa versare delle lacrime che si affrettò ad asciugare.
<< Perché non me lo hai detto? Non sono più la tua migliore amica forse, ho sbagliato qualcosa? Dimmelo perché questi ormoni mi stanno facendo impazzire…>>.
<< No Alice, non te l’ho detto perché ho avuto un inizio problematico e non sapevo come sarebbe andata per questo l’ho tenuto nascosto, lo sapevamo solo io ed Edward, anche Mirko l’ha saputo solo una settimana fa! I miei e i suoi ieri… credevi che mi fossi dimenticata della mia Alice? Anzi a te faccio un regalo in più di tutti – bisbigliai al suo orecchio, osservando i suoi occhi che brillavano come una bambina il giorno di Natale – non lo sa nessuno, solo io te e Mirko… >>.
Presi l’ecografia dalla mia tasca e gliela mostrai.
<< È una femmina…>>.
Alice rise. Non se lo aspettava e sapevo che dicendoglielo avrei avuto già da domani casa piena di Roba. Povera me!
<< Grande errore Bella Swan, ti renderò la vita un inferno! >>.
<< Lo so, ma non posso farci nulla! >>
<< Brava l’hai capito da sola, visto che io avrò un maschio potremmo farli accoppiare e diventare consuocere, che ne dici? Poi visto che siamo Wedding planner organizzeremmo noi il matrimonio! Oh si ho avuto proprio una splendida, splendida idea! >>.
E rise. Quella risata mi fece rabbrividire, ma non perché ne avessi paura, anzi ne avevo terrore, perché sapevo quello che aspettava alla mia povera bambina!
<< Alice per un attimo mi hai ricordato Izma, la vecchina di “ Le follie dell’imperatore”, il cartone che guardava Mirko a ripetizione quand’era più piccolo. Mi faceva paura! Era inquietante poi quando dava ordini a quel ragazzotto enorme che li eseguiva e parlava lo scoiattolese! >>.
Alice mi guardò come se stessi parlando arabo. Ah già lei lo aspettava non lo aveva ancora un figlio.
<< Mamma, Kronk, il tizio si chiamava Kronk >>.
Era Mirko, stava per entrare in quella fase in cui si sarebbe scordato della sua mamma, ed io ne ero tremendamente consapevole e dispiaciuta.
Edward lo squadrava ogni giorno, per vedere a che punto fosse, ma per ora aveva ancora quel viso angelico e le forme di un bambino.
Mi dispiaceva un po’ avergli dato una sorella cosi tardi, dato che dieci anni di differenza sono tanti, ma quando glielo avevo detto mi aveva rassicurata dicendomi che in questo modo io ero rimasta sempre con lui e nessuno aveva preteso le mie attenzioni.  
Era bellissimo, ma infondo lo era sempre stato, fin da piccolo.
Aveva degli occhi azzurri, tendenti al verde come suo padre e i capelli color cioccolato con riflessi come i miei. Era abbastanza alto per la sua età e aveva un mucchio di ragazzine che gli giravano attorno. Il naso dritto e all’insù, svettava da un visino tondo e con delle labbra tira baci, rosse e ben fatte. Io ed Edward andavamo fieri di nostro figlio e ogni volta che Alice e Jasper lo guardavano, ci prendevano in giro chiedendoci quanto ci fossimo impegnati per dare vita ad un simile gioiello.
Mi incamminai verso di lui, che mi abbracciò lentamente e mi depositò un bacio sul naso. Era diventato grande! Quando era  piccolo io ero solita dargli quel bacio, ora era lui il testimone e lo faceva con me.
Presto lo avrebbe fatto con la sua sorellina.
Mi accarezzò il ventre, che stava diventando pronunciato, ora che potevo notarlo, e mi chiese come stessa sua sorella.
Puntai l’indice contro le labbra e lui capì che non doveva farsi sentire.
<< Sta bene, oggi si è mossa, credo sia troppo piccolo lì dentro >>.
Rise, mi lasciò un altro bacio, stavolta sulla guancia, e si diresse verso Alice, che gli stava facendo segno di avvicinarsi.
Mi girai a guardarli. Alice lo abbracciava e gli chiedeva come era andata a scuola e cosa aveva fatto. Mirko rispondeva educatamente e le mostrava i quaderni.
Sarebbe stata un’ottima madre.
Ad un tratto sentì  stringermi da dietro. Sapevo benissimo chi era, avrei riconosciuto il suo odore ovunque, anche in mezzo a centinaia di persone.
Era inconfondibile. Un misto di vaniglia e mandorle, con un po’ di Edward e un po’ di me.
Mi voltai ad osservarlo.
Era ancora un po’ magro, ma aveva recuperato tutto il tono muscolare che aveva perso durante la malattia, i capelli erano corti sui lati, e lunghi e sparati in testa, cercava tutte le mattine di domarli in qualche modo, ma non ci riusciva mai.
Adoravo vederli così.
Quella mattina indossava i vestiti che gli avevo preparato, un jeans chiaro e sbiadito, una camicia celeste chiaro e un maglione blu notte, il mio colore preferito.
Mi lasciò un bacio a fior di labbra, che sapeva di menta, visto che stava masticando una gomma.
<< Sapevo che ti avrei trovata qui, dopo la visita ti saresti data alla pazza gioia ho pensato, ma poi ho capito che la tua gioia è questo negozio, Alice e Jasper e la nostra famiglia, quindi dove saresti potuta andare, se non qui? >>.
<< Mi conosci meglio di chiunque altro Signor Cullen, ora mi leggi anche nel pensiero per caso? >>.
<< No, non sono ancora arrivato fino a quel punto, ma Alice lo sa fare benissimo, credo di dover andare a lezione da lei >>.
<< Oh credimi, impareresti molte cose… di me, di noi e di come trattarmi quando avrò voglia di fragole! >>.
<< Fragole?! Bella siamo in gennaio dove vuoi che le trovi le fragole? >>.
<< Ok, vorrà dire che nostro figlio nascerà con una bella voglia fragola da qualche parte, così ogni giorno ti ricorderai di quello che non hai fatto per far in modo che non l’avesse, caro papino bis >>.
E risi, naturalmente sapeva che stava scherzando, ma Edward prendeva sempre le cose alla lettera, per cui mi guardò, mi diede un bacio e si rimise il cappotto.
<< Dove vai testone? >>.
<< Faccio in modo che mio figlio non abbia una voglia di fragola in fronte >>.
Mi baciò di nuovo e uscì.
Ero sicura che quella sera, non solo sarebbe tornato con delle fragola, ma anche con del gelato alla fragola, della panna, una torta al cioccolato e tutte le cose dolci che avrebbe trovato sul suo cammino.
Nessuno avrebbe scommesso su di noi, probabilmente se non avessimo avuto Mirko non saremmo arrivati dove siamo ora e non avremmo vissuto tutto ciò che ci è accaduto, ma a me piace pensare che sarebbe successo ugualmente, forse ci saremmo conosciuti in un altro contesto, e sarebbe successo tutto, ci saremmo amati come ora e avremmo avuto tutto quello che abbiamo ora. Niente più, niente meno.
Pov Edward
 
È Natale. Bella adora il Natale.
Sono passati quindici anni da quel giorno.
Come al solito non so cosa regalarle, ma so perfettamente cosa regalare ai miei figli.
Mirko tornerà  a casa dall’università questo Natale e porterà con se la sua ragazza, Natalie e finalmente dopo un anno di relazione ha deciso di farcela conoscere.
È diventato bellissimo, credo anche più di me, e le donne anche quelle più grandi, che non dovrebbero, lo cacciano come se fosse una preda succulenta.
Ma lui non le guarda, non gli lancia nemmeno minimamente uno sguardo.
Ama Natalie, di quell’amore che se potesse comprerebbe anche la luna per lei.
Un amore che ti sconvolge fino allo stomaco.
Che ti fa venire voglia di piangere.
Che ti fa venire sete e fame.
Che ti raccoglie quando cadi e ti fa cadere quando sei in piedi.
Che ti fa vedere solo lei in un mucchio di persone diverse.
Un amore forte come quello mio e di Bella.
Un amore che dura ormai da venticinque anni. Un amore che non ci saremmo mai aspettati nessuno dei due, e che invece ci ha presi uniti e sconvolti.
L’amore che provo per Bella non è quantificabile ed è imitabile solo da mio figlio e dalla sua ragazza.
Che poi questa Natalie all’inizio mica mi piaceva. Sembrava la classica ragazza snob con la famiglia ricca per fortuna e che non guarda altri fuorchè se stessa.
Mirko ci ha raccontato che era fidanzata con il capitano della squadra di basket dell’università e l’aveva trovato al letto con la sua migliore amica.
Anche lui pensava fosse come l’ho appena descritta, invece una sera ad un bar, lei piangeva e da cosa nasce cosa avevano iniziato ad uscire insieme.
Dopo tre mesi di relazione l’avevamo vista su skype.
Mirko è lontano da casa da un po’ e Bella ne soffre, sta studiando medicina, ma ormai è quasi arrivato al termine, e spera di tornare a casa.
Naturalmente con Natalie che studia giurisprudenza.
Nel corso del tempo aveva mandato delle foto sue e della sua ragazza, ma non eravamo riusciti a capire bene come fosse. Da una foto non si riesce mai.
Quindi dicevo che su skype l’avevamo squadrata a dir poco, io e Bella.
Era molto bella, alta, filiforme, con occhi verdi e capelli castani, gentile e affabile. Insomma c’era piaciuta e Mirko ne era stato felice.
Erano stati dai suoi genitori prima delle vacanze e la madre di Natalie aveva convenuto con la figlia che Mirko fosse il ragazzo perfetto per lei e che avesse tutte le caratteristiche giuste, non come quel pallone gonfiato del suo ex ragazzo, Jonny.
Per questo avevano deciso di passare il Natale con noi, dato che avevano già passato del tempo con i suoceri che sarebbero partiti per le vacanze a Cortina.
Proprio l’altro giorno ora che ci penso ho ricevuto un’interessante telefonata da Mirko che con un po’ di paura nella voce mi ha chiesto il regalo per la sua ragazza.
 
<< Papà…>>
<< Figlio ingrato, i genitori non si chiamano solo per le feste sai? >>
<< Ho chiamato ieri, ma la mamma mi ha detto che non c’eri e quindi non ho più chiamato, sai che costa no? >>
<< Come se non pagassi io tutte le tue spese! >>.
<< Si certo –rise – comunque volevo chiederti una cosa importante. Sai che io e Natalie siamo insieme da un po’ no? Non pensavo sarebbe durata cosi tanto e sarebbe stata cosi importante, ma lo è, ed io volevo chiederle di sposarmi! Papà se è una cavolata dimmelo perché non lo faccio, ma se senti che è la cosa giusta… ti prego dammi un consiglio, mi sento molto stupido in questo momento >>.
<< Mirko, sono felice che tu abbia preso questa decisione così importante per il tuo futuro, se tu credi che sia la cosa giusta da fare e ami questa ragazza, fallo. Io ti appoggerò, non so fino a che punto potrà farlo la mamma però  >>.
<< Si, lo so , ma se mi vuole bene e lo so che me ne vuole lo accetterà. Ecco appunto per questo papà io volevo chiederti una cosa. Vorrei chiederle di sposarmi la vigilia di Natale a casa sotto il grande albero della mamma, ma avrei bisogno di un favore e se tu potessi accordarmelo mi faresti davvero felice >>.
<< Dimmelo e vedrò cosa potrò fare per te… >>.
<< Ecco vedi, la mamma quando ero piccolo mi raccontava sempre di quando tu le hai chiesto si sposarti e dell’anello della nonna. So che potrà sembrare eccessivo definirlo come una leggenda ma la mamma lo raccontava cosi. In compenso non me lo ha mai mostrato, diceva sempre che ero troppo piccolo e che poteva rompersi quindi a me è sempre sembrata una storia >>.
Risi. Perché era tipico di bella raccontare la nostra storia come se fosse una leggenda.
<< Non è una leggenda Mirko, quell’anello esiste davvero, è nella nostra cassaforte e la mamma non lo indossa perché ha paura che si possa rompere, lo sai come è fatta.
Sono felice di dartelo per Nat se lo vuoi, e se potrebbe piacerle >>.
<< grazie papà, so che è un grande sacrificio per te darmi l’anello visto che rappresenta il tuo amore per la mamma, ma io credo che il mio amore per Nat si avvicini al vostro >>.
<< Lo so figliolo, ne sono convinto anche io, e sono felicissimo di quello che ti sta succedendo, dimmi come hai deciso di organizzare la sorpresa? >>.
<< Ecco come ho detto prima volevo chiederle di sposarmi a casa sotto il grande albero della mamma, le darò l’anello facendola sedere sotto l’albero e spero che voi ci sarete, visto che lei sa che siete importantissimi per me. Ci sarete vero? >>.
<< Non avere mai dubbi su di questo. Hai avuto una buonissima idea comunque, nemmeno io ci avrei pensato cosi. Spero per te che dirà di si e sarete felici >>.
<< Lo spero anche io papà. Grazie. Ti farò sapere quando arriveremo. Da un bacio alla mamma. Riguardati pà… Ciao >>.
Non avrei mai pensato che mio figlio si sarebbe sposato cosi presto.
La cosa che più mi aveva convinto che Natalie fosse adatta per mio figlio e che fosse degna dell’anello di mia madre era che lo guardava con gli stessi occhi con cui Bella guardava e guarda ancora me. Se non la avesse fatto, mio figlio l’avrebbe saputo subito.
Per tutte queste cose l’avevo accettata in famiglia.
Non come quello sbruffone di Thomas, fidanzato di mia figlia Carlie, sedici anni.
Lei si che sarà la mia rovina.
Mirko non è mai stato così. Ma lei, lei è una vera e propria forza della natura proprio come Alice. Forse è per questo che è così, per la troppa vicinanza di Alice ed è per questo che è innamorata di Thomas.
In realtà non me lo sarei mai aspettato. Bella mia aveva raccontato subito dello strambo piano di Alice di far sposare i nostri figli, ma l’avevo subito bocciata come idea, anzi ci avevo riso sopra e Bella con me.
Quando Thomas era nato, era un bellissimo bambino, biondo con occhi azzurri ed Alice ne andava fiera, ma io non avevo mai visto una bambina tanto bella ( tranne ovviamente mio figlio Mirko ) quanto lo era Carlie.
Mi ero subito innamorato di lei, e me ne ero preso cura io per due giorni, visto che Bella era uscita stremata dal parto, già di per se faticoso.
Era stupenda, con degli occhietti vispi e briosi, una boccuccia a cuore e un ciuffo di capelli color cioccolato, aveva rimbambito tutti quanti e a tre mesi rideva non solo con la bocca ancora sdentata, ma anche con gli occhi che erano divenuti di un verde intensissimo.
Con il tempo e con la crescita Carlie era diventata sempre più bella, tanto che già a tre anni era divenuta la mia più terribile preoccupazione. Aveva una schiera di bambinetti insulsi che le facevano il filo e lei sembrava sguazzare in quel brodo.
Fortunatamente in quel momento avevo un alleato. Thomas. Qualsiasi bambinetto le si avvicinasse per parlarle  , lui accorreva e con un pugnetto ben assestato lo mandava al tappeto.
In fondo nel periodo dell’asilo ci siamo parecchio divertiti.
Ricordo ancora il giorno in cui mia figlia aveva indossato quella gonnellina che le piaceva tanto, blu.
Quel colore era un vizio di famiglia.
Era bellissima, e Bella le aveva acconciato i capelli con delle mollettine che le trattenevano sui lati i bellissimi capelli boccolosi.
A scuola c’era un bambino, un certo Maicol, che la rincorreva da un po’, ma a quanto mi disse mia figlia “è un blutto bimbino”, non le piaceva poi cosi tanto.
Thomas, che nel suo linguaggio elementare, essendo di quasi un anno più grande di Carlie, aveva detto la sua lo aveva definito un “ clattivo essele infolme”, visto che non era in grado ancora di pronunciare la r.
Quindi dopo averli accompagnati all’asilo, avevamo raggiunto l’ufficio per preparare il matrimonio dei Ross che avevano chiesto un matrimonio in spiaggia.
Dopo all’incirca un’ora eravamo stati raggiunti dalla nostra segretaria, Bianca, un’anziana signora sui cinquanta, che ci aveva comunicato la chiamata della maestra.
Eravamo corsi all’asilo, cercando di evitare un’imminente catastrofe, e quando eravamo arrivati avevamo trovato Carlie in un angolo che rideva a crepapelle puntando il dito contro Thomas e Maicol accapigliati , con Thomas che tirava i capelli al ragazzino e gli ordinava di chiedere scusa.
Scoppiammo tutti a ridere, con buona grazia dell’insegnante che ci guardò stupita.
In breve, l’antipatico ragazzino aveva fatto degli apprezzamenti poco celati a mia figlia, e il geloso Thomas era accorso per difenderla. La cosa era finita con ciò che avevamo trovato.
Alle elementari, Thomas aveva assunto delle fattezze da pallina, più mangiava più ingrassava, e lì era stata Carlie il suo braccio destro, l’aveva protetto da tutti i soprusi e gli era rimasta amica nonostante le condizioni in cui si trovasse.
Anche alle elementari non erano mancati i momenti comici, ma stavolta a picchiare era stata mia figlia.
C’era una certa Cristal, oca bionda dalla voce stridula, che aveva iniziato da un po’ a vessare Thomas e a dettar legge nella struttura scolastica.
Il sogno di mia figlia è sempre stato di fare la cheerleader, e fin dalle elementari avevano una squadra di formazione che permettesse alle ragazzine più promettenti di continuare nelle attività.
La stessa Cristal di cui sopra aveva  la facoltà di decidere chi fosse idonea e chi no.
Nonostante fosse brava e meritasse lei di essere il capitano, Cristal decide di non fare idonea mia figlia e per questo unito ad una pesante presa in giro verso Thomas, era tornata a casa con un occhio nero.
La preside ci aveva chiamato e dopo aver punito mia figlia con un richiamo verbale, aveva escluso Cristal dalla squadra di Cheerleading, che dopo un anno aveva cambiato città. Fortunatamente per noi e per i nostri figli.
All’inizio del liceo Carlie aveva continuato a fare Cheerliding ed era diventata il capitano della squadra, con buona grazia di sua madre che l’accompagnava ovunque.
Quello che aveva compiuto una netta trasformazione in compenso era Thomas che stava diventando un vero e proprio uomo.
Era diventato alto, perdendo così tutto il pesante che aveva da bambino, aveva dei bei capelli biondo cenere tagliati corti ai lati e lunghi sopra, aveva dei luminosi occhi azzurri ed era entrato a far parte della squadra di football.
Erano rimasti amici, anche se entrambi avevano acquisito qualcosa. Nel caso di mia figlia le forme.
A quattordici anni l’una e quindici l’altro, erano entrambi fidanzati!
La prima con un ragazzo che se avessi potuto l’avrei ucciso, Matthew, insolente e arrogante giocatore di Baseball, e il secondo con una certa Mary, campionessa di stupidità ma soprattutto di un’altra cosa.
Il giorno che tornarono entrambi stravolti in ufficio, urlando e piangendo lei, e con un ghigno malefico lui, capimmo tutti che l’avevano beccati al letto insieme.
Io gioì interiormente, ma credevo che nel figlio di Alice e Jasper avessi un alleato, non un traditore nemico.
Una settimana dopo uscivano insieme.
 Nessuno dei due era innamorato di quei due, non si erano accorti di amarsi  e quindi appena era successo il misfatto, avevano colto la palla al balzo per mettersi insieme.
Erano diventati la coppia più invidiata del liceo e tutti li adoravano.
Tutti li seguivano e tutti li imitavano. Re e reginetta del ballo, e footballer e cheerleader.
Continuo a camminare per la strada con i regali di Natale. Alla fine ho trovato tutto ciò di cui avevo bisogno. Sento la tasca vibrare. È Bella.
<< Amore, mi ha appena chiamato Mirko, stanno atterrando, non è che potresti passare a prenderli? Aspetteranno all’entrata, io sono rimasta imbottigliata nel traffico e tu sei quello più vicino all’aeroporto >>.
<< Sono già arrivati? Pensavo arrivassero tra un’ora! >>.
<< Si hanno preso l’aereo prima e di conseguenza… sono arrivati prima! >>.
<< Ok raggiungo la macchina e li vado a prendere, ci vediamo a casa, a che ora arriveranno Alice e Jasper?>>.
<< Appena Alice riesce a chiudere il negozio! Oggi c’erano troppi clienti. Fortunatamente avevo portato avanti la cena >>.
<< Ok… i ragazzi? >>.
<< Sono da Thomas! Ci raggiungono a casa. Devo scappare adesso, il traffico si muove, ciao amore ci vediamo tra poco! >>.
Chiudo la chiamata e arrivo alla macchina.
Sfreccio per la strada e con un ritardo minimo, riesco ad arrivare in aeroporto da mio figlio e dalla sua forse futura moglie.
Apro il portabagagli, per permettere di lasciare le valige. Abbraccio mio figlio e mi presento a mia nuora, che invece di tendermi la mano mi abbraccia.
Arriviamo a casa in tranquillità, chiacchierando del più e del meno.
La nostra villetta è illuminata dalle luci di Natale e dalle finestre si vede il grande albero, che per tradizione Bella prepara in salotto.
Entriamo in casa, Natalie abbraccia Bella, che non fa in tempo a coccolare suo figlio. Lo porto via con me.
È tempo di passare il testimone!
Entriamo nella camera da letto, arredata finemente da Bella nei toni del bianco e raggiungiamo la cassaforte.
<< Vedi di farne buon uso Mirko, non rovinare mai nulla, falla felice! >>.
Porgo l’anello a mio figlio che lo mette nella tasca dei jeans. Sembra ieri quando i miei lo diedero a me, ed ora io lo sto dando a mio figlio.
Ora ho la consapevolezza che li sto lasciando andare, che si scorderanno di questi vecchi qui e che vivranno le loro vite. Credo che per evitare la solitudine comprerò un cane.
Lo chiamerò calzino, così Bella non lo toccherà perché ha la fobia dei calzini.
<< Edward… scendete sono arrivati Alice e Jasper, l’aperitivo è già in salotto >>.
Guardo mio figlio, gli do una pacca sulla spalla e sorrido. Io ho già dato, ora tocca a lui.
<< Rendimi fiero di te. Bella amore arriviamo >>.
Scendiamo lentamente le scale, e osservo la sala. Nessuna traccia di mia figlia.
<< Hai notato anche tu la sua assenza vero? Quando non c’è questa casa è una noia >>.
Quando hai un figlio che coglie nel segno…
<< Già, non oso pensare a quando se ne andrà all’università! Io e tua madre qui da soli e voi lontani… disdetta, tremenda disdetta. Fai il genitore e poi all’improvviso ritorni tu con tua moglie >>.
<< Non scherzare papà, io e Nat abbiamo intenzione di tornare qui una volta laureati, e tu potrai goderti i tuoi nipoti. Non sei vecchio, ma fare il nonno non guasterebbe no? >>.
<< Screanzato… non sono vecchio, sono ancora troppo bello per essere chiamato nonno! Ma mi solleva il fatto che non rimarrò solo con tua madre! >>.
<< Ti ho sentito Edward, starò diventando vecchia ma non sorda! >>.
Mirko se la ride sotto i baffi, io e sua madre negli anni ne abbiamo fatte di tutti i colori.
<< E ora vieni qui da tua madre brutto screanzato, sono quasi tre mesi che non ti vedo e sei subito fuggito! Ah l’amore cosa vi fa a voi poveri ragazzi >>.
Bella abbraccia Mirko che è molto più alto di lei, gli arriva a mala pena al petto.  
 Un avatar ecco che figlio abbiamo generato!
Andiamo in salotto e troviamo Alice e Natalie a parlare di vestiti, ma anche degli studi della compagna di mio figlio.
Alice ritiene che il negozio abbia bisogno di un avvocato, non si sa per quale motivo, ma sta proponendo a Natalie di esserlo lei.
La ragazza si picchietta la testa come se avesse davanti a se una squilibrata. Non sa che lo è e che potrebbe metterla seriamente nei guai.
<< Alice lascia in pace Natalie, deve ancora finire gli studi, non vorrai già deviarla spero! Poverina non sa cosa l’aspetta >>.
Santa Bella! L’ho detto che mia moglie è un genio?
Mirko sta per farle la proposta, le cose le sento. Ha lo sguardo basso e gli tremano le mani. Si sente osservato. Incontra il mio sguardo. Gli mimo un ok con le labbra. Ottengo in risposta un cenno con la testa. Mi appoggio allo stipite della porta al fianco di Bella e la osservo, anche lei ha capito cosa sta succedendo, e sta per piangere.
Le prendo la mano proprio nel momento in cui mio figlio afferra quella della sua ragazza.
È uno dei momenti più belli che io potessi desiderare di vivere.
<< Amore cosa sta succedendo? >>. È confusa adesso, Natalie.
Spero che non lo sia sulla risposta.
Mirko si inginocchia, di fronte a lei, accanto all’albero. Anche Natalie ora sta per piangere.
<< Nat, forse la nostra storia non è iniziata nel modo in cui speravo. Io che incontro una ragazza, la osservo, le chiedo il numero, e usciamo insieme. È anche vero che non siamo fatti per le cose convenzionali in famiglia, per cui… quando ti ho conosciuta credevo fossi una snob, so tutto io, ma non pensavo certo di trovare questa splendida ragazza che ho di fronte adesso! Quel caprone non sa cosa ha perso, ma lo ringrazierò sempre infinitamente per quello che ha fatto trovare a me. Nat, amore, vuoi farmi l’onore di diventare mia moglie? >>.
Natalie piange, e si porta le mani sul viso, ma quelle che vedo non sono lacrime di tristezza, è felice, non se lo aspettava, ma è felice.
Mio figlio estrae la scatola con l’anello e lo mostra alla sua fidanzata.
Si guardano. Si amano, e mi ricorda il periodo in cui io e Bella poco più che ragazzini aspettavamo lui.
<< Si, ti voglio sposare. Ti voglio sposare perché ti ho amato da subito, perché non volevi consolarmi ma volevi capirmi, perché mi hai resa felice e perché quel deficiente ci ha fatti incontrare e non potrei stare con nessun altro all’infuori di te >>.
Si abbracciano e si baciano. Mirko le infila l’anello ed io non potrei essere che sulle nuvole ora.
Stringo Bella che piange e continua a sussurrarmi all’orecchio.
<< Mio figlio si sposa, il mio bambino si sposa, il mio piccolo si sposa >>.
Siamo tutti felici. Peccato sua sorella si sia persa questo momento.
Una volta calmati gli animi e dopo le congratulazioni sentiamo la porta aprirsi.
Sono loro finalmente.
Appaiono in salotto, ma non con le facce che credevo di vedere.
Thomas è tranquillo apparentemente, ma traspare il suo nervosismo da come stringe la mano di Carlie. Mia figlia invece ha il viso stravolto, gli occhi rossi e si stringe a Thomas.
Sto per partire verso di lui urlando, ma Bella mi trattiene.
Lei ha capito, capisce sempre tutto. È la loro madre dopotutto.
La osservo a fondo cercando di capire  qualcosa dal suo sguardo, ma più la guardo, più il suo viso si fa pragmatico e difficile da decifrare. Non mi è mai stato più difficile capire mia moglie come in questo momento e  oramai siamo insieme da tanto.
Mia figlia mi guarda, e deglutisce. Non è niente di buono. Quando fa cosi è perché ha fatto una marachella e ha paura che io la punisca, anche se in tutti questi anni il poliziotto cattivo è sempre stata Bella, ed io quello buono che le permetteva qualsiasi cosa.
<< Noi, noi dobbiamo dirvi una cosa importante >>. È Thomas a parlare, mia figlia non riesce a spiccicare parola. Ahi dev’essere davvero una cosa seria!
<< Ma prima è meglio che vi mettiate seduti >>.
Ma non esiste proprio! Ora mi tocca pure essere comandato da quel tipo lì.
Bella mi tira, ma io voglio rimanere in piedi, per cui molla la presa ma continua a rimanere al mio fianco. Deve essere davvero seria la cosa allora.
<< Ehm io non so come dirvelo, quindi lo sputo cosi. Noi aspettiamo un bambino! >>.
La mia bambina aspetta un bambino. Cosa è stato quel rumore? Ah sono io che sono caduto a terra. Bene. Prima di farsi tutto nero però sento Bella dire << Ecco, si ricomincia>>.
Buon Natale Edward!
 
 
Avevo deciso di chiudere la storia molto tempo fa, ma poi mi ha coinvolta e si scriveva da sola. Ringrazio tutti quelli che l’hanno messa nelle seguite, ricordate e preferite, a quelli che l’hanno recensita dall’inizio e ai lettori silenziosi, che non aspettavano altro che il capitolo.
Mi dispiace aver fatto passare cosi tanto tempo dall’ultimo ma ho avuto dei problemi e cosi eccomi qui a scusarmi, spero che l’epilogo sia stato di vostro gradimento.
Vi ringrazio tutti, dal primo all’ultimo. Ora ho in mente di continuare l’altra mia storia La musica della mia vita, e vorrei iniziarne un’altra sulla base di un film. Ditemi che ne pensate. Grazie tantissimo. Sarah.
 
  
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