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Autore: DominoRage    30/12/2012    1 recensioni
. Il sangue affluiva come un fiume in piena, si impregnava nel materasso come acqua le sue lacrime erano scomparse e il suo cuore aveva smesso d’amare
Genere: Erotico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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3 Ottobre 1998
 
 
Erano solo le due, aveva appena rigettato il pranzo e aperto l’acqua calda della vasca.
Soffriva di bulimia. Lo è da quando incrociò lo sguardo di Matt, da li iniziò la sua malattia. L’essere perfetta a i suoi occhi. Ma più ci provava e meno funzionava.
Aprì l’acqua della vasca, si riguardò di nuovo allo specchio e pianse. Pianse per lui, il suo corpo, il suo cuore ormai in mille pezzi.
Si spogliò ed entrò dentro l’acqua bollente. Un brivido percorse la sua schiena, e con calma scivolò dentro l’acqua.
Iniziò a toccarsi. Le costole, le anche, i seni piccoli e l’osso del polso troppo in evidenza.
Si tirò su dall’acqua, i capelli attaccati agli occhi se li tirò indietro, annodandoli tutti.
Si girò verso il bordo della vasca, li giacevano un paio di forbici da cucina. Le prese, le aprì, appoggiò la lama sulla pelle bagnata, face pressione e incise. Face cinque tagli lungo il braccio, il dolore mentale scomparve, il dolore fisico  prese piede. L’acqua si tinse di un colore roseo, il dolore aumenta e il sangue affluiva sempre più velocemente. Questa volta pensò di non farcela, che sarebbe morta li, dentro il suo stesso sangue. Immerse il braccio nell’acqua per poter lavar via il sangue secco, svuotò la vasca e si guardò allo specchio.
“Che schifo di persona ” pensò guardandosi di nuovo, senza piangere
“Sono bulimica la mia vita è una totale perdita di tempo, e sono un cazzo di autolesionista, peggio di così non può andare”
Voltò lo sguardo verso l’orologio, erano le quattro, il campanello non aveva ancora suonato. Brian era in ritardo, e gli assistenti sociali sarebbero stati li tra qualche istante.
Si disinfetto le cinque ferite e le ricoprì con una garza. Si asciugò il corpo e si vestì con i primi stracci che vide in camera.
Quattro e zero cinque, il campanello suona.
Il suo cuore sussulta, “Se mi ispezionano le braccia sono finita” pensò. Con foga scende le scale, prende la maniglia con mano tremolante, chiude gli occhi e apre la porta
-Scusa non volevo, mi spiace. Sono in ritardo, è che ho fatto fatica a trovare la via- disse una voce familiare
Aprì gli occhi e si ritrovò quelli di Brian puntati addosso. Adesso che ci faceva caso erano color cioccolata, profondi e pieni di sfumature chiare.
-Tranquillo, ho tutto il tempo che vuoi- disse abbassando lo sguardo
-Entra pure- si fece da parte e il ragazzo entrò
 
Era una casa al quanto grande, si capiva che viveva da sola. Era un po’ in disordine, e per il pavimento del soggiorno erano sparse fotografie. Lo colpì una in particolare. Raffigurava una donna vestita anni 70.
Camicia larga, una giacca senza maniche, pantaloni color cachi e dei mocassini marroni. Capelli lunghi e mossi. Degli occhiali alla Ozi Osbourne  e un sorriso bellissimo, al suo fianco una bambina sorridente, con un vestito rosa e un cerchietto che teneva apposto i capelli ribelli.
Brian si piegò e la prese tra le mani
-Wow, bella. Questa chi è?- le disse facendogli vedere la fotografia
-Non toccare quella foto- ringhiò la ragazza
Brian la lasciò cadere, e dei brividi percorsero la sua schiena.
-Vieni, camera mia è da questa parte- il ragazzo la seguì un po’ titubante
Arrivò davanti ad una porta completamente nera, la ragazza la aprì violentemente e con passo lento si diresse verso letto
-Entra, fai come fossi a casa tua- li disse cadendo a peso morto sul letto
-Bene, il computer?-
-In casa mia esistono le enciclopedie e le librerie- disse alzandosi e andando a prendere l’enciclopedia dallo scaffale
-Dopo vedi tu, le mie ricerche le ho sempre fatte grazie alla vecchia Sophie- disse facendo cadere a peso morto l’enorme libro sulle gambe di Brian. Le quali gambe cedettero per il troppo peso, facendo cadere l’enciclopedia
-Stai attento cretino-
-Cosa sarà mai, è un libro-
-Sta di fatto che questo libro è l’unica cosa che mi resta dei miei genitori- sbottò.
Solo dopo quella frase che aveva appena detto si rese conto che fu la prima volta che parlò a qualcuno dei suoi genitori. Spalancò la bocca e si portò una mano sopra essa.
-Mi spiace, non volevo. E condoglianze-
-Non ho bisogno delle tue condoglianze, sono morti quando avevo solo sette anni- disse.
“FERMATI” urlò dentro la sua mente. Sentiva caldo e ansimava. Si tolse la felpa lasciando intravedere la garza.
-Cosa hai fatto al braccio?-
-Niente che ti possa interessare- rispose acida
SI arrotolò le maniche della maglietta e si sedette su letto
-Kennedy è a pagina 1345. Li c’è tutto, la sua infanzia, la sua vita e le puttane che si è scopato. Basta fare un riassunto e quell’oca sarà felice- Brian rise a quella battuta
Aggrottò le sopracciglia a quella strana risata
“Ho fatto ridere a qualcuno?” pensò

-Sei simpatica, acida, ma simpatica-
“ E tremendamente sexy con i capelli bagnati” pensò osservandola
-Hai finito di guardarmi?-
-Non ti stavo guardando-
-Ah no? E allora cosa stavi facendo?-
-Osservavo-
-Eh cosa, la madonna? Avrò anche i capelli bagnati ma non gli assomiglierò così tanto?-
-No, affatto- rispose semplicemente il ragazzo
-Ecco affatto, quindi- guardò un attimo l’orologio- te ne puoi anche andare- disse chiudendo l’enciclopedia, la quale fece un tonfo sordo
-Ma sono appena arrivato-
La ragazza si chinò appoggiando le mani sui braccioli della sedia
-Senti bello, se così ti posso chiamare. Quando ti dico che te ne devi andare, te ne vai. Ha capito?-
-No- sussurrò
-Cosa c’è da capire-
-E che mi perdo nelle tue labbra-
-Ma cosa- non fece in tempo, le sue labbra erano sopra le sue. Provò a respingerlo, ma lui era più forte.
Mise due mani sul suo petto e con tutta la poca forza che aveva in corpo lo respinse
-MANIACO- gli urlò
-Io non volevo-
-PERCHE’ MI HAI BACIATA?-
-Mi spiace io-
-TI FACCIO COSI’ PENA?-
-No, io non volevo è solo che tu-
-CHE IO COSA? SONO LE CENTESIMA RAGAZZA CHE TI VORRESTI FARE?-
-COSA CAZZO STAI DICENDO, SEI SOLO UNA DEPRESSA DEL CAZZO- ora stava urlando anche lui
-SEI ACIDA E STUPIDA E UNA GRANDISSIMA STRONZA. TI HO SEMPRE ODIATO, NON SO NEANCHE PERCHE’ SONO VENUTO QUI- stava per dire altro, ma il campanello suonò
La ragazza si guardò la garza, i tagli avevano preso a sanguinare e Brian lo notò
-Il braccio sanguina- lo indicò facendo cadere la voce di molti toni
-Lo so cretino-
-E allora non vai ad aprire?-
-No- rispose secca
-E perché?-
-Sono gli assistenti sociali- sbottò rimpiangendo quello che aveva detto
-I cosa?-
Corse alla finestra, spostò leggermente la tenda e osservò. Erano loro. Jason e Richard. Gli ha sempre odiati e potesse giurare su sua madre: Jason la guarda sempre in modo malizioso.
Si girò e lentamente cadde lungo il muro guardando un punto fisso nella stanza
-Allora è vero, sei una pazza-
-Non sono pazza, non sono una di quelle che gli prende lo schizzo e si ingoia 40 pillole di antidepressivo-
-A no, allora cosa sei?-
-Una persona normale, che ha perso i genitori a sette anni, sua zia la repudia e l’unico aiuto che ho avuto in questi anni sono stati gli assistenti sociali- disse alzandosi e ringhiando verso Brian
-È cambiato tutto, la mia vita, il mio corpo e la mia sanità mentale-  prese le garze e iniziò a srotolarle  facendo intravedere i lunghi tagli. Brian gli afferrò il braccio, passo una mano dietro alla sua schiena e la strinse a se
-Ci sono io con te- sussurrò
-E perché? Mi odi, non ho bisogno della tua compassione-
-La mia non è compassione- disse mentre la allontanò da lui
-E allora cos’è?-
-Amicizia- disse semplicemente
Con delicatezza la prese per un braccio e la portò in bagno. La fece sedere  sul bordo della vasca. Tolse del tutta la garza ormai penzolante per il braccio, disinfettò, togliendo accuratamente il sangue ormai secco dalle ferite e le ricoprì.
-Sei bravo lo sai- disse guardandosi la fasciatura
-Mia madre è una infermiera e quindi quando ero piccolo, e  dato che cadevo molto spesso dalla bici, mi fasciava le ferite. E io mi incantavo nell’osservare la precisione che ci metteva nel curarmi-
-Che mamma premurosa- mugugnò mentre il campanello risuonò di nuovo
-Già, e la tua… com’era?- chiese titubante
-Mia madre è la donna nella foto. Lei, era libera, morì per cancro al seno- disse quest’ultima frase sussurrando
-E tuo padre?-
-Mio padre non l’ho mia conosciuto-
-E perché hai detto che era morto-
-Perché lo considero così- disse secca
Si fissarono per svariati minuti mentre il campanello risuonava dentro quella casa silenziosa.
Si ritrovarono stesi sul letto, lui dormiva e lei definiva i suoi lineamenti con la punta dell'indice. Il sole era caldo come le sue labbra. Le quali  prese a baciarle delicatamente.






Okay, zalve. Sono riuscita a pubblicare, mi sento fiera °3°
Spero che vi piaccia, e se mi lasciate una piccolo pensierino mi farebbe paicere °u°
Alla prossima
Domino °v°
  
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