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Autore: Deddie9    30/12/2012    1 recensioni
Potete immaginare la mia delusione da bambina quando sono venuta a conoscenza che il mio idolo,il mio Freddie,non c’era più. Una malattia se l’era portato via pochi anni prima della mia nascita,e questo mi ha segnato profondamente. Non avrei mai potuto vedere un loro concerto,non avrei mai assaggiato quell’emozione che si prova quando si aspetta un nuovo disco.. Niente. Non avrei mai provato niente di questo. Quindi il mio più grande sogno era quello di poter tornare indietro nel tempo e di incontrarli.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando si dice “il buon giorno si vede dal mattino”. Alzarsi e vedere i propri genitori litigare,come facevano da tempo ormai,non era proprio il massimo. Sentivo il bisogno di andare a scuola,anche se non mi sentivo nel migliore dei modi,e isolarmi almeno per qualche ora da casa che ormai era diventata un bordello.
 
Ora di filosofia. Mentre la professoressa è intenta a spiegare Socrate,io sto letteralmente per morire sul banco: non ho fatto colazione,e mi sento piuttosto debole,oltre ad essere sicura di avere qualche decimo di febbre. Devo per forza andare a prendere una boccata d’aria.
«Professoressa,potrei andare in bagno?»
«Ora sto spiegando,più tardi.» Sempre la solita rovina guai.
«Prof non mi sento molto bene..»
«Uff.. Va bene,vai.»
Mi alzo dal banco,esco fuori dall’aula e mi avvio verso la finestra del corridoio,sperando che un po’ d’aria fresca mi avrebbe giovato. Poi … Poi non ricordo più nulla. Ricordo solo un’immagine sfocata della bidella che mi chiama e più nulla.
Fino a quando non mi sono risvegliata,ma non più dove ero prima. O per meglio dire,non più dove temporalmente ero prima.
 
Faccio per alzare la testa,ma sbatto contro qualcosa di duro.
Un lavandino? Come ci sono finita in un bagno?
Cerco di alzarmi appoggiandomi a qualcosa,e finalmente riesco ad inquadrare il posto in cui mi trovo. E’ un bagno,ora ne sono sicura,ma non è quello della mia scuola. Sembra piuttosto ridotto male,con scritte sui muri e il pavimento rotto. Esamino qualche scritta: “Rock ‘n Roll!” e “God Save The Queen!!” con il disegnino di una donna con uno scettro in mano;strano,non ho mai visto graffiti di quel genere nei bagni pubblici.
Forse è meglio uscire,almeno vediamo di capirci qualcosa di questa storia.
Esco dal bagno e mi ritrovo in un locale abbastanza buio,con qualche luce soffusa sparsa qua e là,tre uomini a tre tavolini diversi,uno intento a leggere il giornale,e un barista che pulisce lentamente i bicchieri. Arrivo barcollando al bancone e domando al barista:
«Scusi,sa dove mi trovo?» Mi rendo conto che parlo inglese,e capisco anche!
Ommiodio parlo e capisco l’inglese!
 Il barista mi lancia un’occhiataccia,come se gli avessi chiesto il numero di telefono del papa,e risponde
«Siamo al Reverenge, Lancastern Road»
«Lancastern Road?» Mai sentito questo posto. «Ehm,più precisamente?»
«Lancastern Road, vicino ai Sarm West Studios,Notthing Hill.. Le dice niente? Scusi ma ti sente bene?»
 Notthing Hill? Non può essere. Non posso essere veramente a..
«..Londra? Qui siamo a Londra?»
«Certo. Dove crede che sia?»
Credo di stare per svenire. Di nuovo. Ma questa volta cerco di tenermi in forze.
«Ehm,scusi ma credo di aver sbattuto la testa in bagno e mi si sono confuse le idee. Grazie mille per l’informazione!»
Sotto lo sguardo sbigottito del barista,esco di corsa dal bar.
Londra? Come cavolo sono arrivata a Londra? E come faccio a tornare a casa mia?
Merda,piove. Cerco di ripararmi sotto l’entrata di un negozio e guardo la strada. Per essere Londra si,è lei,me ne rendo conto dal nome dalle targhe delle auto. Ma c’è qualcosa di strano… Non sembra la vera Londra,o per lo meno quella che si vede in televisione quando parlano di William e Kate,sembra più.. Diversa.
Osservo le macchine: non me ne intendo di automobilistica,ma sono abbastanza sicura che quelle che circolano davanti ai miei occhi sono vecchi modelli,almeno di vent’anni fa. E i vestiti della gente.. Gonne o shorts a vita altissima con maglietta dentro per le donne,e pantaloni a zampa di elefante per gli uomini; e tutti con una capigliatura abbastanza superata,capelli a caschetto o capelli alla hippie.
Ma che sta succedendo?
Istintivamente mi viene l’impulso di cercare un giornale; ne trovo uno dentro ad un cestino,lo raccolgo e a momenti non ci rimango lì,affianco alla spazzatura,sotto la pioggia.
13 Marzo 1976?! 13 MARZO 1976?!
Cado per terra e mi inginocchio vicino al cestino.
Come è potuto succedere?

Me ne sto lì come una sperduta a fissare il marciapiede,mentre le persone passano e mi guardano senza dire una parola. Non so come riesco ad alzarmi,e cerco di mettere a posto un po’ le idee.
Bene Debbie,e adesso? Che facciamo?
La voce della mia coscienza non aiuta.
Sono a Londra,precisamente a Notthing Hill,e sono nel 1976. Che fare? L’unica cosa che mi viene in mente è quella di cercare un riparo,almeno per la notte,dato che l’orologio di un negozio segnavano le sei del pomeriggio.
Frugo le tasche,sperando che l’essermi improvvisamente catapultata a Londra abbia catapultato con sé un po’ di denaro. Niente,non trovo neanche un fottutissimo centesimo italiano del ventunesimo secolo.
Qualcosa mi dice che è meglio che troviamo qualcuno che ci dia dei soldi. Cosa c’è meglio di un lavoro?

Questa volta do ragione alla mia coscienza e inizio a cercare qualche posto per un eventuale lavoro. Ad un certo punto mi trovo davanti ad un ristorante,con il cartello “Help wanted” e mi sento al settimo cielo.
Entro e chiedo all’uomo dietro la cassa:
«Scusi,ho letto che cercate aiuto..» L’uomo,sulla cinquantina con un grembiule al quanto sporco, mi squadra dall’alto al basso.
«Si. Tu che sai fare?»
Merda. Chi ha mai lavorato in un ristorante? A malapena lavo i piatti a casa mia.
«Ehm.. So lavare i piatti,e me la cavo con le pulizie in generale,poi..»
«Ok ok ok,va bene. Sei assunta. Cominci adesso. Vai nel dietro cucina e chiedi a Mark,lui ti dirà che cosa fare»
Mi precipito nel dietro cucina,dopo aver attraversato una stanza piena di rumore e di persone che mangiavano e fumavano allo stesso tempo. Ma l’educazione negli anni Settanta non esisteva?
Arrivo nel dietro cucina e chiedo di un certo Mark. Arriva un ragazzo alto con il cappello da cuoco,con le spalle alte,capelli scuri e occhi azzurri. Insomma,proprio un bel vedere.
Mi sorride: «Posso esserti d’aiuto?»
«Ehm si.. Sono stata appena assunta per quell’aiuto che cercavate..»
«Oh.. Bene! Seguimi,ti dirò quello che devi fare.»
Facciamo un giro della cucina e ci fermiamo davanti ad uno scaffale,da dove Mark prende un grembiule e me lo porge.
«Ecco,questa è la tua uniforme. Mettitela tutti i giorni e fai in modo di non lasciarla in giro.»
Me la metto subito,per provare come mi sta. Un po’ troppo lunga,ma non dico niente.
«Allora,comincerai dai piatti. Sei fortunata,oggi non è il fine settimana,e quindi non abbiamo moltissime persone. Lava i piatti,e mettili sopra questo scaffale. Alle nove finisce il tuo turno. Se hai bisogno di qualcosa,io sono ai fornelli ad aiutare a cucinare.»
Detto questo,mi sorride e sta per andarsene quando si rigira,riviene da me e mi porge la mano:
«Comunque io sono Mark,ma penso che questo lo sai già» E mi sorride.
«Io sono Debbie,piacere» E cerco di sfoderare il mio sorriso migliore. Mark mi saluta con la mano e si dirige verso i fornelli. Mi giro verso il lavandino.
Bene,i piatti. Cerchiamo di lavarli decentemente.
Comincio a lavare e non mi muovo da lì finché non arriva Mark e mi dice sorridendo:
«Il tuo turno è finito. Puoi andare»
Oh,meno male. Un altro piatto e l’avrei scaraventato a terra.
«Bene! Senti,un favore.. Siccome sono,ehm,appena arrivata in autobus e non ho portato con me i soldi,potrei ricevere la paga per questa sera?»
«Non sei proprio di qui vero?» Mi domanda con uno sguardo compassionevole.
«Non proprio..»
«Senti,siccome mi sei simpatica ti faccio un favore. Siccome la paga è settimanale,adesso ti presto i soldi per una settimana e appena ricevi la paga me li ridai,ok?» Mi sorride. Ok,adesso voglio lanciarmi addosso a lui.
«Sarebbe stupendo! Grazie grazie grazie!»
Mi porge quattro o cinque banconote,e mi saluta:
«Ora devo andare. Ci vediamo domani,alle dieci in punto qui! Il turno finisce alle tre e poi ci rivediamo alle sei. D’accordo?»
«Va bene!» E corro felice verso l’uscita.
Ok,ora devo trovare solo un posto dove stare la notte.

Cammino per strada e svolto a sinistra,fissando le vetrine dei negozi. Certo che erano proprio strani a quei tempi: vestiti super attillati,televisori più spessi di un frigorifero,telefoni a gettoni.. wow,e pensare che credevo il Ventunesimo secolo strano.
Mentre mi guardo attorno,vedo l’insegna di un hotel: decido di entrare,e domando:
«Quanto viene una camera?»
«Singola viene 20 pound.»
Capisco di non intendermene di soldi britannici,e faccio vedere una banconota al ragazzo dietro al bancone:
«Bastano questi?»
«Sisi certo. Vuole cenare anche qui? L’albergo offre anche servizio di ristorazione. E le possiamo fare un prezzo speciale»
Cena. Si,in effetti avevo proprio fame.
«Sisi,grazie mille.»
Dopo aver mangiato come non mai,una bella bistecca con insalata,mi ritiro nella mia camera. Mamma mia,certo che è proprio strana la vita. Un giorno sei a scuola e.. Bam! Ti ritrovi improvvisamente a Londra,e non sai neanche il perché. Ma strano che nessuno abbia notato che ho solo sedici anni. Mi guardo allo specchio e noto che in questo momento non dimostro più la mia età,ma ne dimostro minimo venti.
Preciso! Oltre al fatto che sono in un posto sconosciuto,adesso sono anche più vecchia!
Mi lascio andare sul letto,ma con lo sguardo verso il palazzo di fronte. C’è un’insegna, Sarm West Studios.
Sarm West Studios.. Sarm West Studios.. Dove ho già sentito questo nome?
Mi affaccio alla finestra per vedere meglio e per capire.. quando all’improvviso,vedo uscire da quel palazzo un uomo,con i capelli lunghi e il fisico molto asciutto,e molto,ma molto familiare. Cerco di guardare meglio e.. Porca miseria,ma quello è Freddie Mercury!
 
 
 
 
 
 
 
Annotazioni:
Bè vi avevo detto che questo capitolo sarebbe stato un po’ più interessante.. E spero che vi sia piaciuto. Finalmente abbiamo capito che succede alla nostra protagonista e il resto.. E’ tutto da scoprire!
L’unica cosa che magari devo spiegare di questo capitolo è Sarm West Studios. Per chi non è un fan super-mega-arci-sfegatato come me,può non sapere che gli Sarm West Studios è dove i Queen registrarono A Day At The Races,l’album della stupenda Somebody To Love.
Per ora non c’è nient’altro quindi.. Get Down On It!
Deddie9
  
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