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Autore: Frallosa    31/12/2012    1 recensioni
Dalla storia:
Ron si portò le mani al viso, in una mera imitazione dell’Urlo di Munch, e urlò: “Sacrilegio! Tu non sai cos’è il Quidditch? E’ lo sport per eccellenza di noi maghi...Harry, come hai potuto non parlargliene?”
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Dursley, Famiglia Weasley, Il trio protagonista
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Ultimamente il mio cervello è soggetto a schizzi che lo obbligano a lavorare. Perché quando l'idea di scrivere qualcosa bussa, non gli si può chiudere la porta in faccia. Credo che questa sia la one shot più lunga che io abbia mai scritto, spero ne valga la pena. Ho immaginato cosa sarebbe successo se, durante le vacanze di Natale, Hogwarts avesse aperto le porte alle famiglie dei nostri giovani maghi e fossero giunti dei parenti inaspettati e indesiderati per il nostro caro protagonista. 
 
Perdonatemi se vi sembra che qualche personaggio abbia carratteristiche che lo rendono diverso da come lo conoscete, ma quando si è presi dallo scrivere, possono capitare delle 'licenze'. Credo di aver detto tutto e spero di non star parlando da sola, perciò, buona lettura a tutti! :)


 
Da due anni a questa parte, Harry amava il Natale. Hogwarts diventava ancor più magica in quel periodo... L’ingresso occupato da dozzine di grandi abeti, la Sala Grande illuminata a festa e il cibo che cresceva di quantità e bontà. E poi, anche solo il fatto di non dover tornare dai Dursley, per festeggiare chiuso in una camera con mezza scatola di fagioli precotti, era già un grande regalo.
 
Quell’anno, molti più alunni del solito erano rimasti a scuola, poiché quest’ultima aveva aperto le porte a tutte le famiglie che avessero voluto riabbracciare i propri figli e, al contempo, esplorare il luogo in cui i suddetti figli trascorrevano tre quarti dell’anno. Si era persino organizzata una partita di Quidditch per il 28 Dicembre, e le squadre sorteggiate per giocare erano state Grifondoro e Tassorosso. Harry non stava più nella pelle, giocare in quel periodo era una piacevolissima novità. In più, non doveva neanche preoccuparsi dei genitori indiscreti (come molti dei suoi amici facevano) considerato che mai i Dursley sarebbero andati ad Hogwarts. MAI.
 
O almeno questo era ciò che Harry Potter credeva.
 
 
La mattina del 24 Dicembre, a colazione, la Sala Grande fu invasa da orde di Gufi di ogni misura e colore, ognuno con un biglietto fra il becco. Anche Ron ne ricevette uno, che presumibilmente, era giunto, tale e quale, anche nelle mani dei suoi numerosi fratelli. Harry spiò la scrittura nitida della Signora Weasley al di sopra della spalla dell’amico. Il biglietto diceva:
 
Ronald Bilius Weasley, io e tuo padre arriveremo con la Polvere Volante subito dopo pranzo, per cui, vedi di non svignartela come tuo solito. Figlio avvisato, mezzo salvato (dovrebbe essere un proverbio Babbano, o almeno così dice tuo padre!)
A presto,

Mamma.
 
Ron sospirò pesantemente. Evidentemente, avere i genitori vicino ad Hogwarts non gli andava a genio. Harry sorrise, ma si affrettò a nascondere il ghigno, non voleva che Ron pensasse che rideva delle sue disgrazie. Hermione, al contrario, saltellava dalla felicità. Non vedeva l’ora che i suoi arrivassero per mostrare loro tutto ciò che aveva imparato, considerato che essendo minorenne, durante l’estate a casa non aveva potuto fare magie. Questo iniziò a preoccupare Harry. I genitori di Hermione erano Babbani, e se andavano ad Hogwarts voleva dire che anche altri Babbani potevano farlo. Harry scosse la testa per scacciare quel brutto pensiero. I Dursley ad Hogwarts? Impossibile!

 
La mattinata trascorse tranquilla. Harry e Ron giocarono a palle di neve con Fred e George, mentre Hermione e Ginny li guardavano e cercavano di scansare i tiri micidiali, che, se non fosse stato per la loro agilità, le avrebbero colpite in faccia. Ron si era ripreso, sollevato dal fatto che i suoi fratelli no erano minimamente preoccupati dall’arrivo dei genitori. “La loro presenza non ci impedirà certo di comportarci normalmente!” aveva detto Fred, e considerato che il loro ‘normalmente’ non consisteva nello stare seduti come bravi bambini, Ron si era sentito subito meglio.


A pranzo, la Sala Grande era un po’ più piena del solito, segno che alcuni genitori erano già arrivati. Harry, Ron ed Hermione salutarono Neville che partiva per tornare a casa, dato che sua nonna non aveva intenzione di andare ad Hogwarts per quelle festività. In lontananza, videro lo stesso Malfoy essere salutato da quelle canaglie dei suoi amici, e questo non poté che far sentire Harry al settimo cielo. Un Natale senza Malfoy era quanto di meglio potesse desiderare.


Nel primo pomeriggio, come promesso, i Signori Weasley fecero il loro ingresso ad Hogwarts. Dopo aver sbaciucchiato uno a uno i figli, Molly si avvicinò ad abbracciare anche Harry ed Hermione, chiedendo al primo se mangiasse abbastanza e alla seconda se il figlio avesse combinato troppi guai. Il viso di Ron intanto variava colorito, e le sue espressioni mutavano dall’imbarazzo all’indignazione.
 
Qualche minuto dopo, mentre tutti insieme parlavano del più e del meno, Harry scoprì fino a che punto i suoi peggiori incubi potessero avverarsi.  La porta dell’aula in cui si trovavano loro otto fu spalancata e vi entrarono la McGranitt, Silente e un gruppetto di persone. Subito dietro il preside vi era una coppia, alla cui vista Hermione lanciò un urletto di felicità, ma Harry non vi fece caso, troppo preso ad esaminare le altre tre persone. Strabuzzò gli occhi, si tolse gli occhiali e se li ripulì sulla veste, convinto che ci fosse qualcosa che gli impedisse di vedere bene. Ma nulla cambiò. Vernon, Petunia e Duddley Dursley erano proprio lì, dove mai, normalmente, avrebbero messo piede. Ad Hogwarts.  
 
“Harry, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere la tua famiglia accanto durante queste feste, così ho pensato di farti una sorpresa e sono andato personalmente ad invitarli.” La voce profonda e giocosa di Silente riscosse Harry dal suo esame, il quale, non potendo rispondere altro, mormorò un ‘grazie Professore.’ Uno strano luccichio brillò negli occhi del preside, che si rivolse ai Dursley e disse: “Su, non fate i timidi, fate come se foste a casa vostra! So che non eravate preparati a questo viaggio, ma di qualunque cosa possiate avere bisogno, io ed Harry saremo a disposizione!” La gentilezza nella voce di Silente non si perse neanche quando Petunia iniziò a scrutare con diffidenza i presenti, né mentre Vernon gli lanciava sguardi di fuoco, alternandoli a quelli per il nipote.
 
Poco dopo, il preside e la professoressa uscirono dalla stanza, lasciando sole le tre famiglie, che presto divennero due. Hermione, eccitatissima, si trascinò dietro i genitori, dicendo che aveva un sacco di cose da mostrargli. Intanto, la Signora Weasley aveva pensato di manifestare un po’ di educazione presentandosi ai Dursley, ma questi, non appena si avvicinò, arretrarono fino a finire con le spalle al muro. Fred e George scoppiarono a ridere, mentre Harry borbottava: “Che cosa pensate che vi faccia? Non vi trasforma mica in topi!”
 
Zio Vernon pareva intenzionato a ribattere all’insolenza del nipote, ma una gomitata della moglie gli fece cambiare idea. Petunia, seppur riluttante, si avvicinò a Molly e strinse la mano che l’altra le tendeva. Dudley e Vernon si costrinsero a fare lo stesso. Harry non capiva..."Perché siete qui se tutto questo vi fa ribrezzo? Potevate rifiutare l’invito di Silente!”
 
“Sì, e trascorrere il resto della nostra vita come rospi o topi...dì un po’, ragazzo, credi che sia ammattito? Lo so cosa siete capaci di fare!” Strillò zio Vernon, mentre Ron guardava Harry scuotere la testa non sapendo se poteva azzardarsi a scoppiare nella migliore risata degli ultimi anni.
 
“Va bene, non condivido il vostro punto di vista, ma meglio non sprecare fiato a litigare...” Disse Harry, pur di metter fine a quella pagliacciata. Silente non poteva avergli fatto quello. Doveva essere una sorta di punizione per qualcosa di male che doveva aver fatto senza rendersene conto. Si voltò con sguardo implorante verso i Weasley, quasi pregandoli di non abbandonarlo, e poi disse: “Credo sia meglio mostrarvi dove dormirete! Andiamo!”
 
I Dursley lo videro muoversi, non sapendo se seguirlo o guardarsi le spalle dai Weasley. Vernon digrignò i denti e seguì il nipote. Petunia e Duddley non poterono che far lo stesso e i Weasley chiusero la loro piccola carovana. Ron raggiunse Harry in testa al gruppo e insieme iniziarono a salire le scale per giungere alla Torre di Grifondoro. Vicino al loro dormitorio, erano state allestite delle stanze per i parenti. Mentre salivano, Harry si voltò verso gli zii e disse: “Tenetevi forte. Qui alle scale piace cambiare!”
 
“Cos...” zio Vernon non fece in tempo a chiedere cosa diamine volesse dire, che la rampa che stavano percorrendo si staccò e girò per congiungersi a un altro pianerottolo.
 
Duddley sbiancò e si aggrappò alla gonna della madre, la quale continuava a mantenere un’espressione austera, mentre zio Vernon si asciugava il sudore freddo che gli imperlava la fronte.
 
“Andiamo zietto, sono un po’ come le scale mobili dei Babbani!”
 
Harry si divertiva a prenderli in giro, dato che lì ad Hogwarts poteva permetterselo. Era nel suo mondo.

 
Con non poca fatica, giunsero ai piani alti, dove i Signori Weasley si sistemarono nella stessa stanza dei Dursley, a cui pareva non piacere questa disposizione. Prima di lasciare la stanza, Fred e George si divertirono a stuzzicare Duddley, il quale pareva essere vicino al sentirsi male.
 
Diddino, non è che ti piacerebbe sistemarti in camera con noi?” fece Fred, subito sostenuto da George: “Sì, mica starai sempre attaccato a tua madre! Sei grandicello ormai...vedrai, ci sarà da divertirsi!”
 
Harry e Ron stavano quasi per rotolarsi a terra dalle risate, mentre Duddley sussurrava, quasi avesse una bacchetta incastrata in gola: “N-no...Ehm, g-gr-grazie comunque, s-sto b-bene qui.”
 
“Come preferisci...lascia che almeno ti offriamo qualcosa...” fece George e Fred aggiunse, accondiscendente: “Magari, potresti gradire una Gelatina Tuttigusti+1! Ne ho giusto qualcuna qui!” Si frugò nelle tasche e ne tirò fuori mezza dozzina di caramelle di colore giallo-verdastro. Duddley non seppe resistere e mentre lui sceglieva, Ron, ripresosi dal suo attacco di risa, sussurrò ad Harry: “Quanto scommetti che sceglie una al vomito o al cerume?” E infatti, pochi minuti dopo, una caramella color ambra finì tra le fauci di Duddley, il quale, dopo qualche secondo, mormorò: “Che schifo.. s-sa di...”
 
“Cerume, amico mio? Hai fatto proprio la scelta peggiore...mi spiace!” Disse Fred con aria fintamente dispiaciuta. Duddley sputò ciò che restava della caramella mentre Petunia si affrettava a pulire quella rosea boccuccia.

 
La serata trascorse senza troppi intoppi, e così, la mattina di Natale sorse.  Harry e i giovani Weasley furono svegliati dai genitori di questi ultimi, che si erano portati dietro dei borbottanti Dursley. Molly e Arthur fecero gli auguri a tutti i figli e ad Harry, e non mancarono di dar loro maglioni nuovi di zecca dai colori stravaganti. I Dursley invece, si limitarono a degli auguri da lontano, considerato che erano troppo indaffarati a calmare i capricci di Duddley, il quale si lamentava di non aver trovato alcun regalo.
 
“Persino quello ha avuto qualcosa! E io? Niente? Siete ammattiti?” Strillava, indicando ossessivamente Harry che scartava il suo maglione.
 
“Ma figliolo, i tuoi regali sono a casa....ehm, con il poco preavviso che abbiamo avuto, abbiamo dimenticato di prenderli dall’armadio...” Rispose zio Vernon, tentando di calmare le ire del figlio.
 
“Harry, Ron, tanti auguri!” Hermione non sembrava quasi lei per quanto era pimpante. Evidentemente, la presenza dei genitori lì la rendeva davvero felice.
 
Mezz’ora dopo, iniziarono la discesa per la Sala Grande, e zio Vernon borbottò: “Ragazzo, mmh, oggi niente scale mobili, vero?”
 
“No zio, niente scale mobili oggi...il massimo che ti può capitare è che un gufo ti piombi addosso!” Disse Harry, sarcastico. Zio Vernon sbiancò, non cogliendo la voglia di scherzare del nipote. L’anno prima era stato talmente traumatizzato dai gufi portalettere che ne aveva abbastanza per tutta la vita.

 
I giorni trascorsero, e Harry ringraziò di avere accanto i Weasley, altrimenti i suoi nervi non avrebbero retto i Dursley e le loro manie. Di cose strane ne avevano viste abbastanza, così diceva sempre zia Petunia e zio Vernon contava i secondi che lo allontanavano dal ritorno a Privet Drive. Giunse il 28 Dicembre, e, a colazione, l’eccitazione era palpabile. I Dursley scesero riluttanti con i Weasley, non prendendosi neanche la briga di chiedere dove fosse Harry. Quindici minuti dopo, il ragazzo fece il suo ingresso con i gemelli Weasley, vestito con i colori della squadra. Il cervello di Harry era annebbiato da due cose: la prima era la voglia di entrare in campo e prendere quel boccino, la seconda era una domanda: cosa avrebbero detto i Dursley a vederlo volare a diverse decine di metri da terra?
 
Un grido di giubilo si alzò dal tavolo dei Grifondoro- l’unico occupato a quell’ora- al loro ingresso, ma i Dursley non li degnarono che di un’occhiata fugace. Harry fu assalito da incoraggiamenti, e quando, mezz’ora dopo, tutti si alzarono da tavola, Duddley chiese: “Dove andate tutti quanti?” Ron, incredulo, rispose: “Come dove andiamo? Alla partita di Quidditch che inizierà tra mezz’ora! Tuo cugino gioca, non vedi la sua divisa?” Duddley non fece caso alla fine della frase ed ebbe l’ardire di chiedere: “Cos’è il Quidditch?
 
Ron si portò le mani al viso, in una mera imitazione dell’Urlo di Munch, e urlò: “Sacrilegio! Tu non sai cos’è il Quidditch? E’ lo sport per eccellenza di noi maghi...Harry, come hai potuto non parlargliene?”
 
L’amico rispose semplicemente: “Non mi ha mai chiesto niente.” Poi si volse verso il cugino e disse: “Immaginalo come una variante particolare del calcio.”
 
Duddley aggrottò le sopracciglia, cercando di immaginare, mentre, sarcasticamente, zio Vernon diceva: “Sì, e come giocate? A cavallo di scope?
 
Il Signor Dursley non poteva credere ai suoi occhi quando fu portato nel campo da Quidditch. La sua era una battuta, mica credeva che l’avrebbero preso sul serio!
 
I tre Dursley strabuzzavano gli occhi, guardando i cerchi posti a oltre dieci metri d’altezza, e osservavano increduli tutta la gente vestita di giallo, nero, rosso e dorato sugli spalti. Stendardi di ogni forma e dimensione pendevano dalle varie curve del campo, mentre una voce calda si diffondeva dappertutto.
 
“Signore e Signori, Maghi e Babbani, benvenuti a questa amichevole partita di Quidditch, che sarà disputata tra Grifondoro e Tassorosso!”
 
Le due squadre entrano in campo, i giocatori si strinsero l’un l’altro le mani e ognuno si posizionò accanto alla propria scopa.
 
“Sperare che ci ballino con quelle scope è troppo, vero Vernon?” chiese zia Petunia al marito, il quale aveva lo sguardo concentrato sul nipote.
 
Al fischio d’inizio, le scope si sollevarono in aria e i giocatori con loro. I Babbani non potevano credere ai loro occhi, e i Dursley erano increduli nel vedere quel buono a nulla del nipote sfrecciare a destra e a manca su uno di quei cosi.
 
La partita si concluse dopo soli quaranta minuti, quaranta minuti di fiato sospeso. Naturalmente, Harry aveva afferrato il boccino e lo teneva stretto in pugno mentre posava i piedi per terra e veniva sollevato da una festante folla rosso-dorata.
 
La festa che ne seguì fu grande, ed Harry fu felice di vedere i suoi zii senza parole... Per la prima volta dopo tanto tempo, non riuscivano a trovare qualcosa di vagamente simile a un insulto da rivolgergli.
 
Il giorno successivo, tutti i genitori tornarono a casa e Silente si occupò personalmente di riaccompagnare i Dursley alla loro dimora. Quando tornò ad Hogwarts, Harry gli si avvicinò e disse risoluto: “Professore, la ringrazio per il regalo, ma vede, le sarei grato se la prossima volta fossi messo al corrente dell’organizzazione di queste sorprese!”
 
Silente rise sguaiatamente e batté la grande mano destra sulla spalla di Harry, allontanandosi, e lasciando Harry a chiedersi se avesse capito che in futuro, avrebbe preferito trascorrere delle vacanze più... magiche.
  
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