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Autore: Alexandra_ph    31/12/2012    4 recensioni
Questa FF (scritta nell'ormai lontano dicembre 2007) è un piccolo regalo per il nuovo anno...
Questo racconto parte da un "E se...". Una storia che sa "di vecchio", ma anche "di nuovo".
Il mio personalissimo augurio a tutti voi di BUON ANNO!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

“… Some say love it is a hunger,

an endless aching need…”

 

 

 

 

Il cottage dell’Ammiraglio Chegwidden era illuminato a giorno e dall’interno della casa proveniva un vociare allegro, accompagnato da un sottofondo musicale soft adatto all’occasione.

La festa era in pieno svolgimento.

L’aria della sera si stava rinfrescando, eppure nessuno dei due sembrava accorgersene, presi com’erano dalla conversazione.

“Aveva ragione”.

“Dicendo che ero colpevole?”.

Harm esitò un attimo. Sapeva che ciò che stava per dirle avrebbe suscitato altre domande alle quali non era certo di voler rispondere. Tuttavia non riuscì ad evitare di dire quello che faticava ad ammettere anche con se stesso e di cui, soprattutto, si era reso conto solo da poco, in quell’ultima mezz’ora trascorsa a parlare con lei, rivangando numerosi momenti degli anni trascorsi insieme come amici e colleghi.

Alla fine, nonostante tutto, amici lo erano diventati davvero.

“Dicendo… che qualcuno era innamorato di te”.

La osservò trattenere per un attimo il respiro, come se le sue parole avessero, per un interminabile momento sospeso nel tempo, bloccato le sue funzioni vitali.

Forse era giunta l’ora di rientrare, approfittando del momentaneo silenzio di Mac.

“Scusa, che hai detto?”

La voce di lei lo bloccò mentre aveva già la mano sulla maniglia della porta d’ingresso.

Rassegnato si voltò ad affrontare  l’incendio che le sue stesse parole avevano provveduto ad alimentare.

“Che Brumby aveva ragione…”

“Sul fatto che qualcuno era innamorato di me?”

“Già…”

“Ma… qualcuno chi?”

Non rispose. Non poteva risponderle che quel qualcuno era lui. Sarah si stava per sposare e quella era la sua festa di fidanzamento. Non poteva sconvolgerle così la vita.

 “Qualcuno chi?” insistette lei.

Si voltò a guardarla, rimpiangendo la propria stupidità. Avrebbe voluto baciarla… voleva di nuovo poterla avere tra le braccia, come in quella lontana notte che oramai apparteneva solo ai ricordi… ma era troppo tardi. Sarebbe rimasto soltanto un suo sogno.

“Quando mi guardi in quel modo cosa vedi?”.

La voce di Mac era un sussurro e anche lei sembrava guardarlo con lo stesso rimpianto negli occhi.

“Una donna molto desiderabile…” gli sfuggì dalle labbra.

“E io vedo un uomo che non vuole mai perdere il controllo.”.

“Ho imparato che chi perde il controllo muore…”

“Non stai pilotando un caccia, ora. Non puoi vivere sempre così… lasciati andare, o ti distruggerai…”

Lasciarsi andare… Come poteva farlo, ormai?

“Hai un’aria triste…”

“Non ho bisogno di compassione”

“Vivresti meglio se ti rilassassi, ogni tanto”

“Tu, invece, ti rilassi troppo facilmente”

“Non stiamo parlando di me…”

“E io ho voglia di parlarne… appena qualcuno ti fa gli occhi dolci tu cedi”

“Che fai? Provi a cambiare argomento? Guarda che conosco la tattica, faccio il tuo mestiere…”

“Non sto usando nessuna tattica, Mac… Ero presente quando Brumby ti ha chiesto il primo appuntamento. Te lo ricordi?”

Aveva odiato quel momento. Aveva odiato quell’uomo. E lo odiava tuttora, soprattutto quando la immaginava tra le sue braccia.

“Si è fatto avanti. Sapeva cosa voleva…”

“… e l’ha ottenuta”

“Già… comunque è riuscito a scusarsi in una maniera deliziosa. Il tuo problema è che riesci a rendere complicate anche le cose più semplici”

“E tu, invece, rendi troppo semplici le cose complicate”.

Lo sapeva: si stava arrampicando sui vetri. Ma con lei era sempre stato come essere nel mezzo di un ciclone… le emozioni che provava, e che aveva sempre provato, fin dalla prima volta, lo rendevano una contraddizione unica.

“Tu, che cosa vuoi?”

“Tante cose…”

In realtà era solo una la cosa che voleva: lei. Soltanto lei. Lei e tutto il milione di sensazioni che lei sola gli aveva sempre fatto provare.

“Ma quale di più?”

Ecco la risposta più difficile.

“La cosa che voglio di più è… è non doverti perdere”

“Ti assicuro che qualunque cosa accada non mi perderai mai…”

Non era vero: l’aveva già perduta. Per sempre.

La guardò e non riuscì a fare a meno di domandarglielo.

“Perché ti sei messa subito con lui?”

“Mi avevi respinta… che cosa avrei dovuto fare?”

“Aspettare…”

“Aspettare quanto?”

“Il tempo necessario…”

Vide gli occhi di Mac riempirsi di lacrime e non riuscì a trattenere quel gesto che altre volte aveva fatto: con il pollice le sfiorò dolcemente il viso, asciugando una lacrima che le stava scivolando sulla guancia. Lei assecondò la carezza, con un movimento impercettibile del capo.

“Dovremmo tornare dentro…” si costrinse a dirle, benché fosse l’ultima cosa che desiderasse fare. In quel momento ciò che desiderava era prenderla tra le braccia e fuggire con lei, lontano da tutti…

“Lo so…”

Se soltanto lei gli avesse fatto un piccolissimo cenno… un segno qualunque, per fargli capire che lo desiderava ancora.

“Mac, ricordati che ti vorrò sempre bene…”

“Anch’io ti vorrò sempre bene”.

E all’improvviso, inaspettato, quel piccolissimo segno.

La vide avvicinarsi e sfiorargli le labbra con un bacio leggero, appena accennato. Durò un solo istante e poi si ritrasse; ma per lui, a quel punto, fu assolutamente impossibile resistere.

Le impedì di allontanarsi, trattenendola tra le braccia e catturandole le labbra in un bacio disperato. La baciò con tutto l’amore che sentiva per lei, nella mente le parole di una canzone… sempre quella canzone, il brano che avevano ballato una notte di tanti anni prima: “… Some say love, it is a hunger, an endless aching need.Alcuni dicono che l’amore sia una brama, un bisogno doloroso e senza fine…”

Non ricordava neppure il titolo di quel pezzo, ma continuavano a tornargli alla mente, anche a distanza di anni, alcune parole, quasi che quel brano fosse destinato ad essere la colonna sonora della loro “non” storia. Ma era proprio un bisogno doloroso e senza fine quello che provava per lei, mentre la stringeva in un abbraccio appassionato.

Il tempo sembrò restare sospeso in quell’interminabile, e al tempo stesso rapidissimo, attimo in cui le loro labbra furono unite. Finché lei non si ritrasse. Lo guardò, senza dir nulla, negli occhi una muta domanda che non gli avrebbe mai rivolto.

Si scostò da lui, turbata. Lentamente si tolse la sua giacca, che aveva ancora sulle spalle, e gliela diede, mentre sussurrava:

“Stiamo diventando bravi a dirci addio…”

Quando si era allontanata dalle sue braccia, era rimasto immobile, voltandole le spalle, col rimpianto d’averla turbata col proprio comportamento. Ma sentirle dire quelle parole fu come se lei gli avesse sferrato un pugno dritto allo stomaco:  non voleva affatto dirle addio.

“No” disse, all’improvviso.

Rapido si voltò e le bloccò un polso, mentre lei aveva già l’altra mano sulla maniglia della porta, pronta ad entrare.

Sorpresa dal suo brusco scatto tornò a guardarlo, proprio mentre Harm la tirava di nuovo a sé.

“Non voglio dirti addio…” sussurrò lui, cercandole di nuovo le labbra.

Il bacio fu, se possibile, ancora più disperato e, al tempo stesso, più intimo del precedente. Non si limitò a stringerla tra le braccia; le sue mani scivolarono su di lei, lente e possessive, quasi un dolce preliminare che precede il far l’amore. Le sfiorarono il seno e la pelle nuda della schiena, per insinuarsi dolcemente tra i suoi capelli, in una carezza sensuale, che riportò alla mente ad entrambi una lontana notte in cui si erano amati senza riserve.

“Harm…” tentò di fermarlo con un sussurro, o forse era semplicemente un mormorio di desiderio.

La sentì abbandonarsi al suo abbraccio appassionato e si rese conto di volerla di nuovo, allo stesso modo… forse, se possibile, ancora più di allora.

“Vieni via con me…” sussurrò sulle sue labbra, senza lasciarla andare.

“Con te?”domandò lei, il respiro ancora affannato dopo il bacio, “dove?”

Non lo stava respingendo…

“In quel cottage… sulla nostra spiaggia…”

“E’ molto lontano…”

“Guiderò tutta la notte e arriveremo all’alba, per vedere assieme il sorgere del sole… voglio fare l’amore con te sulla sabbia…” 

“Oh, Harm…”

“Ti voglio, Mac…”

“Non posso… lo sai che non posso…”

“Vieni con me…”

“Oh, ti prego… non chiedermi una cosa simile. Non posso… mi sposo fra pochi giorni…” ribadì lei, scostandosi dalle sue braccia.

“Ti prego, Mac… vieni via con me…” la supplicò di nuovo lui, senza tuttavia trattenerla. Era un ultimo, disperato tentativo… la sentiva ormai già lontana.

All’improvviso la porta si aprì e Tiner si affacciò sul portico.

“Scusate, l’Ammiraglio ha chiesto di voi…”

Senza staccare gli occhi da lei,  fu lui a rispondere:

“Grazie, Tiner, veniamo subito”

“Oh, si gela qua fuori…”

“Sì, fa piuttosto freddino… rientriamo subito, grazie…”

Lei si mosse e fece per seguire Tiner che nel frattempo era rientrato.

“Mac?”

Non era neppure riuscito a dirle che la voleva per sempre e non soltanto per una notte.

Lei si voltò un attimo verso di lui prima di rientrare, lo sguardo pieno di rimpianto per un qualcosa che ancora desiderava, ma che sapeva non sarebbe mai più potuto essere.

E lui comprese che non c’era più nulla che avrebbe potuto dire o fare per fermarla.

 

***

 

Non era neppure rientrato nel suo appartamento; quando la festa era terminata e l’aveva vista allontanarsi con Brumby, era salito in macchina e, senza nemmeno accompagnare a casa Renèe che avrebbe voluto finire la serata nel suo letto, aveva guidato per tutta la notte, macinando miglia su miglia, finché non era giunto in quel piccolo paesino lungo la costa dove tutto era iniziato.

Era arrivato che era quasi l’alba; aveva posteggiato lungo la strada e si era incamminato lungo la spiaggia, nella direzione del cottage che li aveva ospitati tempo addietro. Un passo dopo l’altro, mentre il sole lentamente sorgeva all’orizzonte.

Non era così che aveva immaginato di tornare in quel luogo; nel suo sogno lei sarebbe dovuta essere con lui.

Giunto davanti alla piccola costruzione, si stese sulla spiaggia, le braccia incrociate sotto la testa e lo sguardo al cielo.

Per tutti quegli anni, da quella notte, si era sforzato di dimenticare quello che c’era stato tra loro, per riuscire a mantenere il loro rapporto sul piano dell’amicizia e poter lavorare assieme a lei; in quel momento, invece, lasciò che ogni ricordo, ogni singola emozione vissuta allora, lo invadesse completamente.

Ricordò ogni cosa: l’attimo in cui i loro sguardi si erano incrociati al pub; la prima sensazione del contatto con la sua pelle, quando l’aveva stretta a sé, in maniera forse fin troppo audace, per ballare. Risentì il suo profumo, una delicata essenza di fiori, la stessa che aveva risentito in quegli anni ogni volta che lei gli si era avvicinata. Rivisse l’emozione del primo bacio, che le aveva dato proprio su quella spiaggia; riassaporò il sapore delle sue labbra, i vecchi ricordi che si mescolavano ai recenti…

E poi le ore di passione vissute tra le sue braccia, il suo corpo caldo premuto contro il proprio, le sensazioni che gli avevano procurato le sue mani sulla pelle; i gemiti, i sospiri, le parole appena sussurrate…

Lei, ora, avrebbe vissuto tutte quelle cose con un altro uomo e  non sarebbe mai stata più sua. Non  l’avrebbe più avuta tra le braccia.

Quella consapevolezza fu come una doccia ghiacciata e gli procurò una violenta stretta alla gola, come se una mano, dall’interno, cercasse di soffocarlo. Il cuore prese a battergli rapido nel petto e sentì gli occhi inumidirsi di lacrime.

Le emozioni lo travolsero, violente.

Si sentiva infinitamente solo. Come se la sua parte migliore se ne fosse andata assieme a lei e all’amore che provava per quella donna che lo aveva conquistato fin dal primo sguardo.

Solo per una notte…” le aveva detto quella volta.

In quel momento avrebbe barattato dieci anni di vita per almeno ancora una sola notte tra le sue braccia. Ma lei, ormai, era di un altro e a lui sarebbe rimasto sempre e solo il rimpianto e quel bisogno doloroso e senza fine.

 

 

 

 

 

 

 

  
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