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Autore: Eva Fairwald    31/12/2012    0 recensioni
''L'ombra del sole'' è un romanzo urban fantasy per ragazzi, ambientato in parte in Italia ai giorni nostri e in parte in una dimensione parallela, dove la magia è una realtà e convive con la tecnologia. Il romanzo è scritto in terza persona con narratore esterno ma onnisciente per fornire sempre una panoramica dei pensieri di tutti i personaggi coinvolti e una buona visione d'insieme.
Dora è una ragazzina come tante, con una vita normale e un po' noiosa, divisa fra la scuola e il tempo libero. Un giorno la sua quotidianità viene sconvolta: un demone la attacca mentre aspetta l'autobus per tornare a casa. Un ragazzo la salva e la costringe a seguirlo alla Biblioteca Storica, quartier generale dell'Unione Segreta.
In una dimensione parallela l'Impero del Sole ha sottomesso tutti gli altri popoli, molti sono costretti alla schiavitù, ma alcuni si sono organizzati e pianificano da anni un modo per liberarsi dell'Imperatore Heliodoro. L'Unione Segreta è ormai pronta ad agire e combattere per la libertà.
Perché l'Impero ha inviato dei sicari sulle tracce di Dora? Chi è quel ragazzo che l'ha salvata e che cosa si aspetta da lei l'Unione Segreta?
Genere: Dark, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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         Il pavimento di legno scricchiolò sotto i loro piedi nella semi oscurità del locale. Alcune lampade diffondevano un baluginio giallastro che sembrava venire inghiottito dal legno scuro prima di poter illuminare l'ambiente.
         Gli occhi di Dora impiegarono qualche attimo per abituarsi alla carenza di luce e, quando non si sentì più come se stesse giocando a mosca cieca, cominciò a scorgere i tavoli e gli spillatori ancorati al bancone, i poster alle pareti e le file di bottiglie ordinate dietro al bancone.
         Il locale era vuoto e quando una porta cigolò, Dora, impegnata a cercare qualche marca nota fra le etichette, si spaventò. Il suo primo istinto fu quello di voltarsi a sinistra verso Connor, ma al suo posto trovò solo una parete di legno. Avrebbe voluto chiamarlo, ma l'agitazione l'aveva completamente bloccata e il panico le impediva di tornare sui propri passi e fuggire all'esterno. Cercando di riprendere il controllo, si guardò attorno e si sentì sollevata quando notò una grande botola aperta nel pavimento. Una luce bianca e quasi accecante proveniva dall'apertura e una scala occupava gran parte dello spazio.
         «Stai aspettando un invito ufficiale o cosa?»
         La voce di Connor la scosse. Respirò profondamente per essere certa di essere tornata in sé e poi cominciò a scendere lungo la scala. Dopo l'oscurità del pub quella luce la infastidiva, ma tenendosi al corrimano riuscì a scendere tutti gli scalini senza problemi. Quando arrivò alla fine della scala i suoi occhi si erano adattati di nuovo, ma ora pensava di avere un problema alle orecchie, perché sentiva una moltitudine di voci provenire dal basso.
         Una folla di persone e di esseri non meglio identificati attendeva in lunghe file, dividendosi seguendo grandi cartelli che pendevano dal soffitto. Dora era sconcertata, si trovava in quella che aveva tutta l'aria di essere una stazione. Cercò, spinta dall'abitudine, dei treni o dei pullman, ma non ce n'era alcuna traccia. Guardando meglio e seguendo con lo sguardo i cartelli segnaletici, scoprì che erano tutti diretti verso delle grandi porte, diverse per stile e colore per ogni destinazione. Sul muro, appena sopra ad ogni porta, troneggiava a caratteri cubitali un cartello con uno stemma ed una scritta. Completamente catturata dal luogo e dalle persone che si aggiravano attorno a lei, non si rese nemmeno conto di non avere idea di dove andare.
         Assorta nei propri pensieri, o meglio, assillata da mille domande Dora aveva mosso qualche passo, ma trovandosi davanti a quella che sembrava essere una fata uscita da qualche libro per bambini, si bloccò in contemplazione.
         All'improvviso, una mano la afferrò per un braccio. L'incanto si ruppe e qualcuno la strattonò in un angolo, dove non correva il rischio di essere travolta dalla calca in movimento. Ancora una volta si voltò credendo di vedere Connor e invece si trovò a faccia a faccia con una creatura che non aveva mai visto in vita sua.
         «Documenti, prego.»
         La sua mano ricoperta di squame verdi si staccò dal braccio di Dora e due occhi nerissimi la scrutarono sospettosi.
         «Eh?»
         «Non fare la finta tonta,» disse la creatura mettendosi le mani nelle tasche dell'uniforme blu, «la legge è chiara, bisogna essere maggiorenni per utilizzare da soli i portali e tu non hai la faccia di avere almeno diciotto anni.»
         «Io non…»
         Prima che Dora riuscisse a finire la frase, la voce di Connor sovrastò la sua e una mano si appoggiò sulla sua spalla.
         «È con me, non è da sola.»
         «D'accordo. Favorisca i documenti, grazie.»
         L'essere in divisa sembrava irremovibile.
         Dora guardò Connor con aria interrogativa mentre estraeva il portafogli dalla tasca dei pantaloni e le faceva segno di non muoversi.
         «Ecco.»
         Connor gli porse una tessera scarlatta al centro della quale luccicava un grande sole stilizzato. Sulla sinistra c'era una foto e a destra alcune scritte. La creatura lesse con attenzione e poi strisciò la tessera in un congegno elettronico. Subito apparvero sullo schermo informazioni più complete e una proiezione tridimensionale di Connor.
         «Ah, bene signor O'Carrol, lei è in regola.»
         L'essere gli restituì la tessera e guardò Dora in attesa che anche lei gli fornisse un documento, ma Connor parlò al posto suo prima che facesse qualche sciocchezza.
         Fingendo di guardarsi attorno in maniera circospetta prima di parlare,  si avvicinò all'orecchio della creatura e bisbigliò.
         «È un'informazione strettamente confidenziale, signore. La ragazzina è minorenne ma è sotto la mia responsabilità non in quanto maggiorenne, ma per la mia funzione di Sorvegliante al servizio dell'Impero del Sole. Non sono autorizzato a fornire ulteriori delucidazioni, ma spero non voglia disturbare i miei superiori e che il mio distintivo sia sufficiente.»
         La creatura annuì.
         «Potete andare.»
         Questa volta fu davvero Connor a prenderla per un braccio e a trascinarla via. La sua stretta sembrava una morsa e Dora non poteva fare nulla se non affrettarsi per evitare di perdere il ritmo e cadere. Aveva l'impressione che tutti la stessero guardando, ma in realtà era lei ad osservare attentamente tutte le creature che aveva attorno.
         Quando finalmente Connor si fermò e si mise in fila, Dora lesse il cartello con la loro destinazione: Airlinden. Lo stemma rappresentava due grandi alberi collegati con delle funi ad una torre sospesa in cielo.
         «Devo metterti un guinzaglio?»
         «Sei tu che non mi hai aspettata e di punto in bianco sei scomparso!» cercò di difendersi Dora.
         «Non pensavo fossi così lenta, con tutte le corse che ti fai per prendere il bus ogni giorno.»
         Dora sbuffò e cambiò argomento.
         «Hai intenzione di spiegarmi dove siamo di tua spontanea volontà o devo annoiarti con domande che già conosci?»
         «Siamo in una stazione. Quelle porte che vedi sono in realtà dei portali magici che conducono in svariati posti.»
         «Ce ne sono altre?»
         «Sì, sono sparse ovunque, molto spesso nel sottosuolo perché è più facile che gli umani non le scoprano.»
         «E quello là che cosa voleva da me?»
         «È un controllore, fa il suo lavoro. L'uso dei portali è gratuito, ma è necessario essere maggiorenni o accompagnati per spostarsi dalla nostra realtà al mondo umano.»
         Dora annuì. Almeno in parte la sua curiosità era stata soddisfatta.
         Molti dei passeggeri in attesa nella loro fila aveva un aspetto perfettamente umano e Dora si chiese che cosa li avesse spinti a venire dall'altra parte della barricata.
         Connor si accorse che Dora era impaziente, in fondo ricevere un po' di informazioni era anche un suo diritto, ma erano così tante le cose che ignorava, che non avrebbe saputo da che parte cominciare se avesse deciso di istruirla, senza contare che ancora non potevano dirsi al sicuro.
         «Ti concedo ancora una domanda.» disse infine.
         Dora gli chiese perché tutte quelle creature avessero bisogno di spostarsi dal proprio mondo e lui spiegò che esattamente come gli umani, anche le altre creature avevano un lavoro e molti avevano scelto di cercare fortuna nel mondo umano.
         Le code di passeggeri in attesa erano decine e con creature di ogni tipo e misura, ma fra quelle che aveva attorno, Dora fu colpita in particolare dalle persone della coda di fianco. Era una delle destinazioni meno affollate e chi era diretto lì sembrava essere uscito da una rivista di moda. Non c'era una sola di quelle persone che non sembrasse perfetta. Tutti erano incredibilmente e quasi innaturalmente belli, una bellezza talmente evidente da essere soffocante. Chi aveva i capelli biondi, aveva occhi nerissimi; chi aveva i capelli neri, aveva gli occhi color ghiaccio, quasi trasparenti. Nessuna via di mezzo. Chi sosteneva che la perfezione non esiste, di certo non si era mai imbattuto in uno di loro.
         Dora li stava fissando in maniera così insistente che uno se ne accorse e la rimise al suo posto squadrandola dall'alto in basso. Tuttavia, non poteva fare a meno di continuare a guardarli e riempirsi gli occhi con la loro perfezione. Quello che in un primo momento l'aveva sferzata con quello sguardo stizzito stava ora continuando a ricambiare le sue occhiate. I capelli neri e lucenti facevano risaltare gli occhi chiari, fissi in quelli di Dora come calamite. Una sensazione di freddo si fece lentamente strada nel suo corpo, accompagnata da un desiderio irrefrenabile di scavalcare i cordoni rossi che delimitavano le code e di farsi strada fra le altre persone fino a raggiungerlo.
         Connor seguì il suo sguardo fisso e, appena capì perché Dora fosse così piacevolmente silenziosa, entrò in stato di allarme e le si piazzò davanti per interrompere quel contatto.
         «Non ce la fai proprio a non cacciarti in qualche casino eh…»
         Dora si riscosse come se fosse appena stata strappata da un sogno e cominciò a tremare di freddo. Connor l'abbracciò, la runa si fece più nitida sul suo braccio e presto Dora smise di tremare. Il ragazzo perfetto si era messo a ridere insieme ai suoi amici perfetti.
         «Ma che cosa è successo?»
         «Hai provocato uno dei Decaduti e lui ha deciso di divertirsi con te. Sono angeli caduti, privati dell'immortalità. Sono fra le creature più pericolose che puoi incontrare, sono sempre in cerca di un modo per prolungare la propria giovinezza e ci riescono nutrendosi delle anime altrui. Sono angeli oscuri, tormentati e dall'animo perverso.»
         «Ma è terribile! Nessuno li ferma?»
         «Non nel mondo umano, sono fuori dalla nostra giurisdizione, a meno che tu non ti rivolga a tue spese a cacciatori che lavorano in proprio.»
         Questa volta fu Dora ad attaccarsi al braccio di Connor. Era spaventata, si era messa nei guai già due volte nel giro di cinque minuti, senza di lui sarebbe stata completamente persa e probabilmente anche morta. Era decisa a non perderlo di vista nemmeno per un attimo, visto che riusciva a mettere a repentaglio la propria vita anche solo guardandosi in giro.
         La fila avanzava rapidamente e presto fu il loro turno. Una grande porta azzurra si aprì automaticamente permettendogli di accedere a quello che sembrava l'interno di un ascensore. Altre sei persone entrarono e la porta si richiuse alle loro spalle con uno scatto secco. La clessidra fissata alla parete si capovolse e il denso liquido rosa contenuto al suo interno cominciò a scivolare verso il basso. In pochi secondi la transizione fu completa e mentre Dora cercava di capire che sostanza fosse quella nella clessidra, la porta si aprì di nuovo e fu costretta ad uscire.
         Si ritrovarono in un ambiente del tutto simile al precedente, presero una scala mobile e finalmente raggiunsero l'esterno. Una foresta di edifici altissimi e lucenti come specchi li circondava su ogni lato e automobili sospese ad un metro da terra sfrecciavano per le vie.
         «Wow!»
         «Aspetta di vedere la città dall'esterno. C'è un motivo se la chiamano la ''città sospesa''.»
         Connor la condusse verso una serie di cabine trasparenti allineate di fianco all'uscita della scala mobile. Dora lo seguì ancora meravigliata da ogni cosa che la circondava e si dovette sforzare per non commentare tutto ciò che vedeva. Attraverso quelle cabine era un continuo andare e venire di persone che apparivano dal nulla e scomparivano in maniera altrettanto repentina. Entrarono nella prima cabina. Connor diede uno sguardo al percorso appeso al vetro e schiacciò il tasto posto in corrispondenza della scritta: ''Biblioteca Storica''. Anche in questa cabina era presente una piccola clessidra, ma il fluido era azzurro e l'attivazione era avvenuta appena Connor aveva premuto il bottone della destinazione. Lo spostamento era stato ancora più rapido del precedente e in un batter d'occhio il panorama era cambiato drasticamente.
         Davanti a loro s’innalzava una torre altissima, immersa in un parco punteggiato di fiori colorati e alberi secolari. Una spirale di marmo avvolgeva la torre dalla base fino alla punta, sulla quale si attorcigliava così stretta da sembrare un corno proteso verso il cielo. Centinaia di finestre si aprivano come grandi occhi e un portone di legno spalancato li invitava ad entrare.
 
 
 
 
 
 
 
 
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