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Autore: Meme__    31/12/2012    1 recensioni
Nel Maggio 2012, una scolaresca si trova in gita a Milano. Cosa succederebbe se una directioner incontrasse i suoi idoli? E se anche una non-directioner li incontrasse?
Saranno scintille di sarcasmo e dolcezza, pazienza e amore, lontananza e tristezza, amicizie combattute e amori a prima vista... vi va di dare un'occhiata?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Girl, I'm in love with you and all your little things.
Capitolo cinque.


Rientrammo in albergo che mancava poco alle cinque.
«Ben rientrata, Fides.» esclamò la Ioni appena varcammo la soglia con sguardo maligno. «Che dice, andiamo in camera? Magari lasciando qui questo... ragazzetto?»
«Vai pure, Gianna» la interruppe la prof De Caterino «ci penso io qua!» propose lanciandomi un'occhiolino.
Scuotendo il capo quest'ultima se ne andò, non prima di aver lanciato uno sguardo ammonitore alla collega.
«Scappa in camera, Fides, ti copro io!» Sorrise. «Mi raccomando, però, sempre vestiti!» Io arrossii e Niall rise di gusto, avendo intuito l'argomento della frase dal rossore sulle mie guance.
«Grazie, prof!» esclamai mentre ci avviammo in camera.
Aprii la porta ridendo.
«Oh, alla buon'ora, ti sto aspett...» Una voce maschile mi fece bloccare... Ma possibile che fosse ancora intenzionato a prendermi in giro?
«Ti ho già detto che non sei il benvenuto in questa camera» mormorai gelida in inglese, stringendomi a Niall, che mi abbracciò le spalle, posando la testa nell'incavo del mio collo e le mani sul mio petto. Aggrappai le mie mani alle sue, desiderosa di un appoggio per mantenere la pazienza.
«Io devo spiegarti!»
«Sono qui e per il momento sono troppo felice per arrabbiarmi. Ti concedo» Presi il cellulare, staccando la mia mano destra dalla presa di Niall, e controllai l'ora «tre minuti, orologio alla mano.» Riportai la mia mano nella presa salda del ragazzo alle mie spalle.
«Io... oh, cazzo, io non volevo hiamarti così. Tu sai che non penso quello di te, sai che ti voglio bene.» Lo interruppi.
«Io non so nulla, non so più nulla, Ormai hai perso la mia fiducia. E se veramente mi avessi voluto bene non avresti neanche pensato a me in quei termini. Sapevi quanto mi avrebbe fatto male, sapevi come avrei reagito, cazzo!»
«Sì, sono stato un coglione, lo so...»
«Appunto» interferii ancora «sei un coglione, ora vai fuori, è finito il tuo tempo.»
«Ho ancora un minuto.» puntualizzò. «Io ti volevo solo chiedere scusa.  Non avrei dovuto, ma ero nervoso perc...»
«Non mi interessa. Mi usi sempre come valvola di sfogo. Quando hai finito i tuoi dialoghi ringrazi e te ne vai rilassato, mentre a me resta il nervosismo. Oggi no, non voglio ascoltare i tuoi problemi. Anzi, per il momento ho tutta l'intenzione di restare chiusa in camera con il mio ragazzo, e non penso abbiamo bisogno di pubblico» mormorai apertamente scocciata aprendo la porta. 
Lui si alzò dal letto rivolgendomi uno sguardo simile a un cucciolo abbandonato. «No, Giovanni, ho detto fuori da qui.» Uscì a testa bassa, chiudendosi la porta alle spalle.
«Scusami» mormorai a Niall «non volevo lui...»
«Non devi preoccuparti, ora sarò io a preoccuparmi di te.»
«Ah, sì? E come?» mormorai sorridendo, mentre mi giravo tra le sue braccia.
«Oh, iniziando dal prenderti in braccio» mormorò abbassando le mani fino ad arrivare appena sotto il mio sedere e alzandomi dal pavimento. «e poi stenderti così» Mi poggiò sul letto, stendendosi su di me sostenuto dagli avambracci. «e baciarti così» concluse baciandomi dolcemente. Ricambiai il bacio mentre lui lentamente capovolgeva la situazione. Le sue mani risalirono caute la pelle della mia schiena. Gli morsi il labbro inferiore, tirandolo.  «La prof ha detto di non toglierci i vestiti.»
«Infatti non ti sto togliendo niente» Rise «e ora lasciami il labbro.»
Lasciai il suo labbro e scesi con le labbra sul suo mento, mordicchiandolo. Poi scesi a baciargli il collo, lasciando qua e là baci umidi.
«Ti conviene smetterla ora, prima che non riesca a fermarmi.»
Risi. «Va bene, la smetto» mormorai tornando a sdraiarmi con il volto sul suo petto.
Ascoltavo il suo cuore calmarsi mentre mi accarezzava i capelli.
«Chi sei, Me'?» chiese dopo poco. «Conosco così poco di te.»
«Cosa vuoi sapere?»
«Dove vivi?»
«In un paesino della Campania. Conosci Napoli?»
«Di nome, non ci sono mai stato.»
«Se non ti stancherai di me, ti porterò a vederla» promisi lasciando un bacio sul suo petto.
«Stancarmi di te? Perché dovrei?»
«Sono terribilmente insicura, e anche se sopporterei una relazione a distanza ci saranno giorni in cui non riusciremo a sentirci. Oppure semplicemente ti stancherai tu della lontananza. Tu sei sempre in giro per il mondo, ci sono ragazze che farebbero follie solo per specchiarsi in questi oceani da questa distanza» Alzai il capo per ritrovarmi ad annegare nel mare dei suoi occhi. «e loro sono alte, belle, simpatiche, senza problemi. Io porto solo problemi.»
«Non è vero. Io ti ho vista ridere, e quelle risate i problemi non li portano.»
«Quelle risate sono rare, di solito non rido molto.»
«Non dire così. Io farò in modo che quella risata non manchi mai. Ogni frase che mi dirai sarà una risata.»
«Di solito non riesco a spiccicare una parola con gli sconosciuti. Ho passato la gran parte delle fasi da non passare, Niall. Fidati, ti stancherai presto di me, spero di riuscire a lasciarti un bel ricordo, almeno.» Sorrisi amara, accoccolandomi nuovamente sul suo petto.
«Cosa hai passato? Cosa ti è capitato, piccola mia?»
«Poche cose belle. Tu sei l'unica degli ultimi due anni.»
«Accidenti, due anni senza cose belle? Tu sei così dolce e solare, non riesco a pensare a te così... triste.»
«Te l'ho detto, è uno di quei pochi momenti in cui mi vedi solare. Ci saranno giorni in cui non mi sentirai, giorni in cui non vorrai avermi sentito, giorni in cui non ti vorrò sentire. Credo di classificarmi molto in alto come ragazza più lunatica a questo mondo.»
«Sei un'adolescente in fase di ribellione» Ridemmo «è normale essere lunatici.»
«Perché tu sei cosa bella» cantai in inglese «e non meriti del male.»
«Meriti tutto il bene, perché il male è troppo facile da prendere. Ti darò tutto l'amore che ho.»
«Amore mio,» mormorai arrivando alle sue labbra. «grazie per le belle giornate che mi stai facendo trascorrere.» Gli diedi un bacio pieno di quello strano sentimento che provavo. Non riuscivo a classificarlo, ma credetti di averglielo trasmesso bene.
«E che ti farò trascorrere. È una promessa, piccola.» Gli credetti, in quel momento. In quel momento avrei creduto a ogni parola avesse detto. «Ora, fammi capire una cosa: come ti chiami?» Risi. «Perché non ci credo che ti chiami Me'! È strano come nome.» Fece una smorfia talmente buffa che scoppiai a ridere.
«Mi chiamano Me', perché ho una cugina che da piccola mi chiamava Mème. Non riusciva a proprio a chiamarmi per nome.»
«E come ti chiami?» 
Mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai: «È un segreto. Te lo svelerò più in là.»
Rimase un attimo perplesso poi ridendo annuì.
«E ora dimmi: hai fratelli?»
«No, ma ne avrei tanto voluto uno maggiore. Sai, di quelli che ti difedono e ti abbracciano.»
«Ti difendo e ti abbraccio io, ora. Sei figlia unica, quindi?» mormorò stringendomi a sè.
«No, no, ho due sorelle, e una famiglia veramente grande.»
«Cioè?»
«Ho una ventina di zii, di quelli che vedo spesso, una trentina di cugini sempre tra i piedi.» Risi. «A casa mia non esiste la solitudine.»
Rise. «Sarà bello.»
«Non sempre. A volte vorrei un momento per me. Magari mettere la musica a tutto volume e saltare, urlare. No, c'è sempre vocio, urla. Anche quando tutti dormono c'è qualcuno che russa forte.» Risi.
«Oh, no, quello non te lo invidio.»
«Tu russi? Mi sembra di no, giusto?»
«No, non russo se non sono estremamente stanco.»
«Oh, tutti russiamo se stanchi.»
Ridemmo per poi rimanere un po' in silenzio, in pace, senza nessun rumore. Solo il suo respiro che si infrangeva sulla mia guancia.
Mi girai e gli lasciai un bacio sulle labbra. «Le tue labbra sono una tentazione troppo forte per me. Le mangierei, ma poi non avrei più di che nutrire i miei sospiri.»
«Oh, che poetessa. Non sprecare queste frasi con me, già mi hai conquistato.»
«Ti ho conquistato? Oh, buono a sapersi. Perché queste sono mie. E non mi va di condividerle con nessuno.» Gli diedi un altro bacio, un po' più appassionato stavolta.
«Sono tue? e chi lo dice?»
«Io. Io dico che sono mie! Solo mie.» Un altro bacio mozzafiato.
«Tu sei mia, solo mia. Ti porterei con me. Ti farei piccola piccola e ti nasconderei sotto la mia pelle. Già sei entrata nelle vene, non so come ci separeremo.»
«Sono tua e ti aspetterò fin quando tu mi vorrai. Forse anche quando non mi vorrai più.»
«Poi, quando verrò da te» ignorò la mia ultima frase. «ti terrò abbracciata stretta stretta fin quando non mi implorerai di lasciarti, e forse neanche in quel caso.»
«Quando verrai da me?»
«In estate! Appena finiremo le registrazioni.» Sorrise «A novembre esce Take Me Home, quindi appena finiremo correrò da te e starò insieme a te finché vorrai.»
«Però non potremo dormire insieme» Risi. Lui mise il broncio.
«Non tentarmi, Nanì.» Rise e ritirò il broncio.
«Perché non dormiremo insieme?»
«Casa mia è piccola, il mio letto è la metà di questo. Non sarai comodo e tu meriti tutte le comodità.»
«Non mi interessa la mia comodità, ma la tua. Quindi io mi faccio piccolo piccolo e tu dormirai sul mio petto, sempre vicini»
«Fin quando non verrà papà e con la sua pistola ti farà fuori.»
«Oh, è vero. Siamo in Italia, il paese dei papà gelosi!» Rise. Io ero confusa.
«In America il papà di una ragazza quasi mi pagò per passare una notte con sua figlia.» Rabbrividii. «Ma ovviamente non accettai!»
Sospirai. «Veramente pensi che mi venderei così?»
«Ti conosco così poco, ma sono sicura che non lo faresti. Tu sei un bravo ragazzo. Mia nonna ti adorerebbe.» Rise.
«Sì, dicono che sia l'idolo delle ragazzine!»
Risi. «Già, mia nonna, con i suoi ottantacinque anni rappresenta la Directioner media.»
Scoppiammo a ridere.
«Sei bellissima quando ridi, te l'ho mai detto?»
«Penso che tu dica veramente tante bugie, Picocchio.»
«Penso che lei abbia bisogno di un po' di autostima, signorina.»
«Oh, e chi potrebbe darmela, signore?»
«Uhm... fatemi pensare... chi potrebbe fare un po' di autostima a questa bella signorina?» Si sfiorò il mento con l'indice assumendo una posa da pensatore terribilmente sexy «Come ho fatto a non pensarci, ma chi altri: io!»
Risi. «E in che modo lei, sexy cantante da strapazzo, potrebbe darmi un po' di autostima?»
«Aspetta un po' tu!» Sorrise. «La prossima volta ti porto un bel regalo!»
«Ci conto?»
«È una promessa!» sancì con un bacio sulle mie labbra.
«Come farò senza di te? Ora che ti conosco come farò a fare a meno di te?»
«Ti chiamerò ogni ora, anche mentre sei a scuola messaggeremo. Sarò sempre qui.» Picchiettò la mia tempia.
«E qui.» aggiunsi portandomi la sua mano sul petto, in corrispondenza del cuore.


BuonSalve, Guys! 
Sono passata a fare gli auguri di buon anno a voi. Vi auguro che sia il migliore mai vissuto fin ora.
Del capitolo non ho molto da dire se non: pietà!
So che probabilmente non vi soddisfa, non soddisfa neanche me, ma mi farò perdonare la prossima volta, promesso. 
E poi, i annuncio cheil primo capitolo ha raggiunto le 200 e passa visualizzazioni... che ne dite, me lo lasciate un commentino?
Voglio ringraziare tutte le ragazze del gruppo che mi seguono (*-* Vi amo, sul serio) e be', a presto.
Con amore, Memè <3
   
 
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