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Autore: Mala Zeta    31/12/2012    1 recensioni
Questa è la mia prima FF!
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E' come giocare al gatto col topo. O come essere dentro la favola di Cappuccetto Rosso, se serve di più a rendere l'idea.
Uchiha... Alla fine c'è sempre un Uchiha di mezzo.
Chissà perchè.
Continuo a chiedermelo, ma non trovo mai la risposta.
Sono una semplice studentessa, con una vita monotona che scorre lenta.
Lui è quello che mi ha cambiata radicalmente, in bene e in male.
Una belva feroce, un predatore, un manipolatore, qualcuno che gioca con te finchè non ti rompi.
Anche lui però è cambiato, è cambiato grazie a me, e sono sicura che prima o poi se ne accorgerà.
Mi chiamo Chiyomi Shiroga, e mi sono innamorata di Madara Uchiha.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Cap.20_Because we party hard! Ed eccomi di nuovo, dopo, diciamo, una decina di mesi xD
Eccomi, al singolare, perchè purtroppo Madi deve lavorare un sacco  ^_^"
Non so quanto questo possa giovare al capitolo >____>"
Perdono. *inchin*
Penso che però farà bene alla mia individualità(?) x°
Mi dispiace davvero tanto di non essere riuscita più a scrivere, ma mi mancavano tempo e ispirazione (potrete notare nella mia homepage le altre due ff).
Spero mi perdoniate dopo aver letto il tanto atteso 20esimo capitolo! Buona lettura! ^_^
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L'indomani, ognuno di noi era in subbuglio: avevamo organizzato tutto così bene che nessuno stava più nella pelle.
L'attesa della fine delle lezioni fu interminabile, ma finalmente, quando la campanella trillò, ci affrettammo a scendere e andare ai cancelli di ferro, luogo predisposto per un incontro collettivo.
-Bene, ragazzuoli,- iniziò Sasori, -sapete tutti cosa, come, dove e quando. Ma per sicurezza, facciamo un breve riepilogo.- con uno sguardo mi cedette la parola.
-Sì. Allora, alle sei e mezza, mi raccomando PUN-TU-A-LI,- accennai ad Ann la sillabazione, -vi vogliamo al Mysterious Dungeon, il locale dello zio di Akira. La festa durerà all'incirca fino a mezzanotte, se avete problemi di qualsiasi genere non preoccupatevi, potete andarvene via un po' prima.-
-E ricordatevi... Tutti dovrete venire in costume, come se fosse Halloween!- terminò l'Akasuna.
Dopo un brusio generale, ci separammo in gruppetti per dirigerci ognuno nel luogo dei propri preparativi.

Mala Zeta presents:
BECAUSE WE PARTY HARD!

Io mi ero messa d'accordo con Akira e Ann: a detta loro, io avevo bisogno di un costume pazzesco. Il risultato? Me lo avrebbero preso loro, ma io non l'avrei visto fino al giorno della festa.
Passammo tutte e tre davanti ad una lavanderia a secco, e le due mi ordinarono di restare fuori: neanche il tempo di fiatare, ed eccole già di ritorno con in braccio tre buste nere, da cui sporgeva una stampella.
-Non ci saranno dentro dei cadaveri, spero. Sembrano le buste che usano nei telefilm gialli.- commentai, ridendoci su.
Arrivammo a casa mia e preparai un pancake a testa, mentre loro confabulavano alle mie spalle.
-Ditemi la verità, state congiurando contro di me!- sbucai fuori dalla cucina, con in mano i piatti.
-Non scherziamo, anzi...- Akira mi fece l'occhiolino.
-Esatto,- si aggiunse Ann, -vedrai che bella sorpresa.- applaudì eccitata, mentre adocchiava il suo pancake.
Dopo esserselo pappato in tre nanosecondi, mettendomi le mani sulle spalle mi guardò dritto negli occhi e asserì:
-Guarda che per il trucco non mi scappi.- io mi allontanai sbarrandoli.
-Per carità! Va bene, sei una maga con i cosmetici, ma io non voglio nulla di appariscente! Anche se sono la festeggiata!-
Akira borbottò un "ma quante storie", beccandosi una mia occhiataccia.
-Vorrei ricordarti,- la indicai, -che anche a te non piace truccarti troppo. Quindi, non romper-- non finii la frase che mi ficcò la mia merenda in bocca.
-Shhh, shhh, non si parla con la bocca piena.- dopo una faccia seria, scoppiò a ridere.
Dopo qualche altro teatrino e divorati i pancakes, entrambe balzarono in piedi e aprirono teatralmente le rispettive buste nere.
Akira aveva un completo da strega, corto poco sopra le ginocchia, in finto raso e velluto, nero e viola. Lo stile era simile a quello gotico, con corpetto e tulle a gogo; le collant erano a righe, in tinta col vestito, e cappello, mezziguanti a rete lunghi fino al gomito e mantella erano neri.
Ann invece aveva preferito la parte della vampira. Il suo abitino era sempre in stile gotico, solo con più fronzoli, e le spalline che ricadevano poco sotto l'attaccatura delle ascelle; al posto del viola, vi era un rosso cupo, con dei filamenti e ghirigori bianchi. Come accessori, sfoggiava un nastro rosso per il collo e dei bracciali neri e rossi.
Ann aveva delle scarpette lucide con tacco, che si allacciavano con dei lacci attorno alla caviglia, e Akira degli stivali di pelle perfettamente abbinati al proprio abito.
-Ragazze... Ma...- cercai di dire qualcosa, ma non ne ebbi il tempo, che tirarono fuori il mio costume.
-U... un GATTO?!- ebbene sì.
Diciamo che, più che un costume, era uno "scostume".
Shorts neri, di quelli proprio short short, top che mi arrivava all'ombelico con spalline finissime, maglia a rete da mettere sotto il top e collant, sempre a rete, da mettere sotto ai pantaloncini. Le cose che mi avrebbero coperto di più, in pratica sarebbero state le "zampone": al posto di scarpe e braccialetti, avrei avuto delle vere e proprie, nere, pelose, morbide zampe da gatto. Per le braccia, mi avrebbero coperta per tutto l'avambraccio, più strette al gomito e più grandi verso la mano, mentre per le gambe, la stessa cosa, solo fino al ginocchio. In più, collare nero con campanello, orecchie e coda.
-Ma voi siete impazzite.- commentai traumatizzata, -Come faccio ad andare in giro così?! Cioè, fatemi capire bene. Dovrei andare alla mia festa di compleanno mezza nuda, così che mi prenda un raffreddore, e che un famelico Uchiha mi salti addosso?-
Le due si guardarono e mi risposero spazientite: -Primo: alla festa farà un caldo infernale, e anche noi siamo vestite poco. Secondo, non devi preoccuparti. In fondo, hai già consum-- cacciai un urlo immenso, zittendole.
-I-Io non posso farlo! Se... sembrerei una troietta. Voi non avete l'ombelico scoperto, e in qualche modo le spalle un po' ve le coprite.- più che per il vestito, mi preoccupavo per Madara stesso. Se mi avesse visto così...
-Forse abbiamo esagerato un po'- ammise Akira.
-Se vuoi, vado a prenderti un'altro costume...- propose Ann, ma io rifiutai.
-No, ormai siamo qui.- sospirai, -Al massimo, vorrei dei pantaloni pun po' più lunghi e una canotta più coprente.-
-Vado e torno!- esclamò Akira, fiondandosi fuori dalla porta dopo aver acciuffato i vestiti da cambiare e la propria borsa.

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Erano le cinque e trenta ormai, e tutto sembrava essersi sistemato: ora avevo i miei bei pantaloncini skinny a mezza coscia e una canotta più lunga con doppie spalline, ed entrambi gli indumenti riportavano sulle bordature del pelo finto.
-Con questo trucco li stenderai tutti!- mi assicurò Ann, mentre mi passava un velo di brillantini sulle palpebre. -Ora puoi guardarti- sorrise e mi specchiai, alzandomi dalla sedia portata in bagno: rimasi a bocca aperta.
Ero io, ma molto, molto più bella. Mi sembrava di essere diventata una star di Hollywood, talmente mi piacevo.
-Fossì così tutti i giorni, altro che cadermi ai piedi.- risi e abbracciai la truccatrice.
Lei poco dopo si staccò e corse dalla streghetta.
-Akiruzzaaa, ora tocca a te!- canticchiò raggiante.

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Incredibile come la temperatura possa variare da fuori a dentro un luogo.
Arrivammo cinque minuti prima al Mysterious Dungeon, avvolte in lunghi cappotti neri (io mi ero tolta tutte le zampe, mettendole in un borsone).
Dopo essere entrate, una piacevolissima folata di calore ci fece togliere i cappotti, sembrava estate talmente faceva caldo.
Tutto quanto era nero, o foderato di tessuto nero, e delle luci soffuse spargevano un'intrigante penombra.
Incontrammo l'altro festeggiato appena dentro il locale, e ci salutò con un inchino.
-Dov'è il tuo costume?- domandò Ann.
-Stavo giusto andando a cambiarmi, andare in giro mascherato da... si beh, vedrete.- si dileguò come un'ombra, e noi scendemmo le scale che portavano alla stanza da noi prenotata.
Il locale si chiamava "dungeon" per un motivo ben preciso: era un dedalo intricato, irto di corridoi e di stanze enormi, tutte estremamente curate; il bello, era che non ti saresti mai potuto perdere, perchè per ogni stanza, affisso al muro, c'era un lungo tubo fluorescente di colore diverso, e una piccola insegna al neon sotto di questo, sempre dello stesso colore, con il nome della stanza, ogni sei metri.
-Questo posto è davvero formidabile.- commentai, -Akira, non sapevo che tuo zio avesse un posto così spettacolare!- lei sorrise di rimando, e ci guidò seguendo il tubo al neon azzurro.
Dopo un minuto scarso, davanti a noi si aprì la porta che dava sulla stanza più fantastica che avessi mai visto.
Soffitto altissimo, pareti adornate da mezze colonne, bancone da bar, pista da ballo, postazione per dj, luci stroboscopiche, un mini palco e persino i bagni!
Tutto quanto era nero: il pavimento era di marmo, liscio e lucidissimo, e i muri avevano una carta da parati stile ottocentesco, con ornamenti stupendi. Ogni mobile, accessorio eccetera, tutto di varie tonalità del colore della notte.
Le uniche cose che catturavano subito l'occhio, erano la pista da ballo, tappezzata di blocchi al neon, le varie porte adornate da altri tubi al neon, e il palco, insieme al bancone, i suoi scaffali con specchio e sedie, pieni di decorazioni fluorescenti di tutti i colori.
Rimasi abbacinata da tanto "splendore".
Tornai in me quando vidi una testa rossa sbucare dal bagno degli uomini.
-Chiyomi!- lasciai le mie amiche alle loro faccende (qualsiasi fossero), e mi diressi verso Sasori.
-Ti sei cambiato?- gli chiesi raggiante. -Adesso vado anche io, devo aggiungere dei "pezzi".- risi e lui mi accennò uno "sbrigati, devi vedere come mi sono conciato".
Aperta la porta del bagno, mi ritrovai in un'abbagliante stanza con faretti, specchio chilometrico e quattro lavandini, davanti a quattro porte dei gabinetti.
Il bango era in netto contrasto con la stanza accanto: piastrellato ai muri di un color crema che acciecava, e i faretti aiutavano notevolmente l'effetto.
Posai sul pianoro il mio borsone e mi sfilai le scarpe da ginnastica, per fare a cambio con le zampe posteriori: erano piacevolmente morbide, calde e comode.
Di buona volontà mi concentrai per riuscire ad infilarmi propriamente le zampone anteriori; con mia sorpresa, scoprii che potevano "aprirsi" con una zip nascosta, poco sotto i cuscinetti.
-Perfetto, così non dovrò tirar giù tutti i santi ogni volta che voglio prendere qualcosa. Basterà chiedere a qualcuno di... diszipparmi?- riracchiai e abbassai entrambe le zip, infilandomi i guantoni da gatto.
Con coda e orecchie già al loro posto, presi il borsone e lanciai un'occhiata all'orologio a muro: le sei e mezza.
Bene, si comincia!
Aprii la porta del bagno e andai a posare in uno stanzino apposito sia il borsone che la giacca, che avevo preso in precedenza.
-TA-DA!- appena uscita, Sasori mi saltò davanti al naso in una mise buffissima.
Indossava una camicia da boscaiolo sgualcita e dei jeans strappati qua e là, scarpe consunte e un trucco che gli rendeva il viso spento. Sulla bocca si era disegnato delle cuciture; e, da ogni parte del vestiario, spuntavano dei ciuffi di paglia. Tutto veniva coronato da un cappello alla contadina.
-Salve, signor spaventapasseri!- gli posai una mano sulla spalla, osservando la sua espressione soddisfatta.
-Potrei vincere il premio per il "Miglior Uomo di Paglia"- annuì convinto.
Non ebbi il tempo di commentare che un uragano vermiglio fece il suo ingresso spalancando le porte della sala, seguito da un tristo zombie.
-Allora? Dov'è la mia dolce principessa?- dimandò squillante Hidan, con una punta di malizia.
Durante l'entrata in scena si era tolto il cappotto, e ora sfoggiava quella che avrebbe dovuto essere la personificazione di un demonietto: camicia da flamenco rossa fiammante, leggermente sbottonata, con sbuffi sul petto e maniche a palloncino; pantaloni di pelle strettissimi, quasi immobilizzanti; mezzi stivali buttati un po' lì a caso, seppur abbastanza intonati col resto; infine, baffetti e pizzetto ispanici pitturati con la matita per gli occhi, un cerchietto con le corna, una coda lunga e sottile attaccata alla cintura dei pantaloni e tridente da Lucifero.
Una raggiante Ann Aoi gli saltellò incontro: -Sono una vampira, per l'appunto...- alzò un dito, dopo aver schioccato un bacio sulle labbra del ragazzo.
-Me gusta!- applaudì e fece fare un casquet all'invaghita.
L'accompagnatore del diavolo spagnolo, Kakuzu, si era limitato ad un vecchio abito da uomo sul grigio-verde (molto probabilmente di qualche parente in là con gli anni) tutto sgualcito ed una papalina di plastica modellata a mo' di cervella umane, così che la sua testa sembrasse mezza aperta.
Non potei nemmeno dirgli "ciao", che mi spiattellò un "ho speso ben 1.000 yen per questo coso che ho in testa, il vestito è quello che è".
Mh, il solito tirchione.
Annuii e gli diedi dei colpetti su una spalla: -Va bene, va benissimo.-
I seguenti ospiti furono Deidara, Pain e Konan.
-ECCO A VOI IL PIRATA ESPLOSIVO!!- il biondo saltò al centro della stanza brandendo un fioretto in plastica, facendo fluttuare le piume che aveva legate al largo cappellone da capitano. La sua camicia era simile a quella di Hiddy, solo che la sua era bianca; sopra indossava un gilet marrone di finto camoscio, e alla vita portava un cinturone di cuoio con fibbia, a cui erano appese due pistole ad acqua e la fodera dello spadino; le brache erano strette in alto e larghe alle ginocchia, rese ancor di più "effetto cipolla" dagli stivaloni neri. Il tocco finale era la benda all'occhio sinistro.
-Yar harrr!- andò a sbattere bellamente contro il nostro povero spaventapasseri, che ruzzolò a terra sbigottito.
-Corsaro dei miei stivali!- gli disse, mentre il signor pirata lo aiutava ad alzarsi.
La tranquilla coppietta si era invece seduta a chiacchierare con Akira: Pain indossava una lunghissima tunica nera con un cappuccio a punta, anch'esso molto lungo, e una maschera a forma di teschio, mentre il suo unico accessorio era una falce in plexiglass.
La compagna del cupo mietitore era in netto contrasto con lui. Portava una bellissima tunica bianca senza maniche, lunga fino ai piedi, come una divinità greca, e dalle spalle le scendevano delicate delle ali carta che sembravano vere. Il trucco, come sempre, impeccabile.
Angelo redentore? Potrebbe essere anche la santità fatta persona...
Evidentemente fissavo le sue ali da un bel po', così lei mi sorrise.
-Ti piacciono? Le ho fatte io.- le sorrisi di rimando annuendo con foga, quasi fossi una bambina che vede un angelo vero.
Neanche un minuto dopo, anche Neji entrò in scena: vestito normalmente, con a tracolla un borsone simile al mio.
-Ciao! Bella borsa!- gli andai incontro io.
-Visto?- mi rispose, -Ora dovrei trovare un posto dove cambiarmi... Oh, ecco il bagno- volse lo sguardo alle porte colorate e con un cenno si congedò, dirigendosi lì, e uscendo poco dopo ricoperto di garze. Una mummia!
Mi riscossi e feci mente locale; mi guardai attorno facendo mentalmente l'appello dei presenti: Sasori, Deidara, Hidan, Kakuzu, Pain, Konan, Neji, Ann, Akira, io...
Proprio mentre mi voltavo verso la porta, entrarono Kisame e Zetsu: il pescivendolo impersonava un surfista sbranato dagli squali, con una tuta da sub tutta strappata e con del sangue finto addosso, pure sulla tavola; l'uomo verdura, beh... dico solo che sembrava il cosplay di un tubo con pianta carnivora in Super Mario Bros.
-Se solo mi avessi lasciato fare il pirata! Ero più indicato io.- Kisame salutò Dei con cinque seguito da un pugno, mentre mister Zucchino si diresse verso Sasori.
Avendo contato tutti... All'appello mancano solo gli Uchiha.
Parli, o meglio, pensi al diavolo, e spuntano le corna... (no, non Hiddy xD n.d.A)
Sasuke, Itachi e Madara Uchiha aprirono la porta, interrompendo ogni nostra azione.
-Date il benvenuto... Ai nobili Uchiha.- si pavoneggiò il più grande, con gesti teatrali e un tono da attore.
Sasuke era nei panni di un anatroccolo, e pareva non gli piacesse per nulla la situazione.
Itachi era vestito da conte dell'Ottocento, con una lunga casacca bordeaux arabescata, pantaloni a vita alta, camicia bianca e scarpe a tema.
E Madara... Madara era la belva.
Jeans neri, stivali bassi di pelle nera e camicia nera sbottonata a metà, i suoi lunghi capelli corvini che gli scendevano lungo le spalle rendendolo incredibilmente attraente...
In pratica il suo costume consisteva in un paio di orecchie ritte pelose e una coda lunga e altrettanto pelosa.
Un lupo.
Itachi andò incontro ad Akira, e appena fu da lei la sollevò da terra:
-Ciao, streghetta.- si abbracciarono stretti e si appartarono a chiacchierare.
-Quack.- ridacchiò Deidara, e Sasuke, sentitosi chiamare in causa, lo guardò in cagnesco.
-Guardate che io rimango qui solo mezz'oretta.- disse ai due familiari, e si diresse a passo spedito verso di me.
-Happy birthday, scusami, ma è colpa loro se mi sono conciato così.- io gli feci segno che era tutto ok, mentre lui continuava, -Fortuna che ho visto i bagni, così quando Sakura passerà a prendermi mi sarò già cambiato.- detto ciò, si dileguò in qualche angolo della sala.
Mi voltai un momento e mi ritrovai davanti a quello che doveva essere il cacciatore.
-Un gatto? Non male, come opzione.- mi passò un braccio dietro la vita, tirandomi a sè. -Anche se penso che qualcosa come un coniglio o un cerbiatto avrebbero reso di più l'idea...- mi sentii rapita in una dimensione parallela, dove lui riempiva completamente tutto ciò che stava intorno a me.
Avvicinò il viso al mio orecchio, sussurrando.
-La prossima volta vestiti da coniglietta.- la mia reazione fu immediata: diventai paonazza e gli tirai un pungo nello stomaco.
Inutile dire che lui si piegò in due dal dolore facendo una smorfia per la quale, se non mi fossi arrabbiata, avrei riso come una pazza.
-Tsk, e io che pensavo che così sarebbe bastato e avanzato.- addio dimensione parallela...

---

Eravamo seduti, sparpagliati per il lungo tavolo vicino ad una delle pareti, poco lontano dal bancone del "bar".
-Cosa facciamo?- chiese Hidan, mezzo sdraiato sulla superficie nera e liscia.
Il chiacchiericcio formatosi nel frattempo si interruppe, per poi rianimarsi con nuovi argomenti.
D'improvviso Konan si alzò in piedi, con le sue ali fluttuanti: -Ci sono! Ormai è ora, accendiamo la musica! Facciamo una gara di ballo!-
Tutti si voltarono verso di lei, e un secondo dopo si erano riversati sulla pista di neon, spedendo Akira a chiamare il dj mancante.
Tutti, tranne io, che rimasi per qualche momento sbigottita, finchè non mi sentii tirare per la zampa dal lupo, che sorrideva.
-Avanti festeggiata, non hai voglia di farmi vedere che sai fare?- mi chiese semplicemente.
-Veramente io non-- non mi diede neanche il tempo di ribattere che mi aveva già lanciato tra le braccia dell'angelo bianco.
Lei rise e mi sorresse, prendendomi poi entrambe le zampe, aprendo accuratamente le cerniere per tenermi le mani.
-Dai, non credo che tu non sappia ballare. E poi, con la musica da discoteca, alla fine si salta e basta! Non è vero?- dolcemente cercò conferma nello sguardo di Pain, che le stava accanto, e lui annuì.
-Con lei, persino io sono riuscito a passare da così- si irrigidì a mo' di mandico di scopa facendo ridere tutti quanti, -a così.- con uno slancio felino appoggiò una mano sul pavimento e sollevò tutto il corpo per tre secondi netti, con una mossa di breakdance, facendo rimanere tutti a bocca aperta.
-Basta solo avere fiducia in sè stessi.- si mise una mano a lato della bocca per non farsi vedere: -E tu devi averne molta, per stare con uno tronfio come Madi.- concluse.
Io ero indecisa se ridere o disperarmi. Optai per il ridere, e in quel momento Akira tornò trascinandosi addietro un ragazzo che pareva sui vent'anni, con una mise arcobaleno fluorescente, e una scritta nera dietro la felpa: Mysterious Dungeon.
-Ecco mio cugino, il dj!- lui con un piccolo inchino e un sorriso a trentadue denti si presentò, dicendo di chiamarsi Hiroshi.
Dietro di lui spuntò un altro ragazzo, con un viso identico a quello di Hiroshi, solo con le vesti nere e la scritta dietro la felpa era fluorescente.
-Lui invece è suo fratello, il barman.- lui salutò solo con un cenno e biascicò il proprio nome, Kai; con fare molto da "sono figo e faccio il barman" si avviò al bancone, mentre il fratello scattava alla propria postazione.
Le luci già rade diventarono soffuse, e dagli angoli della stanza partirono raggi colorati ad intermittenza, dando alla sottoscritta l'idea di essere cone in trance o in un sogno molto coinvolgente.
L'ultima volta che sono stata in discoteca, Madara ha sfoggiato il suo appeal. Chissà adesso che stiamo insieme...
Cercai di non curarmene, e tornai anche con la mente a Konan, che mi aveva tirata vicino a sè.
La musica partì, portando un'ondata di energia; Fantastic Baby dei Big Bang mi entrò nelle orecchie senza più uscirne.
Saltare divenne come respirare e con Konan al mio fianco mi sentivo più pronta.
Per tutta la durata di quella canzone mi sentii libera da ogni vincolo, dicono che il k-pop faccia miracoli ed è vero!
Alla canzone dopo però mi fermai. Era bella, bellissima, ma non riuscivo a trovare dei "passi" da abbinarci, dato che volevo provare a fare qualcosa di diverso dal saltellare.
Il titolo poi avrebbe dovuto aiutarmi, Unstoppable, di Kat Deluna.
Sentii lo sguardo di Madara su di me, e pregare che quella canzone finisse in fretta...
Ripresi a saltellare con meno foga, guardandomi intorno: la situazione era ok, quasi perfetta, tutti si stavano diertendo ed era il meglio che avessi potuto sperare.
Qualcuno lassù mi ascoltò, e il cugino di Akira cambiò di nuovo.
Lentamente Let It Rock di Kevin Rudolf  si fece strada nella sala, e mi portò qualcosa.
Avevo tolto i guanti per evitare di farmi sudare le mani e per muovere senza problemi le dita; le mie braccia cominciarono a muoversi da sole, come il resto del mio corpo, e lentamente i ragazzi mi avevano fatto spazio.
Quasi non me ne accorsi, perchè in quel momento, per me, la sala era vuota. C'ero solo io.
Non so se passarono ore o minuti, semplicemente non me ne resi conto, i passi venivano spontanei e a stento sentivo che il mondo aveva ricominciato a scatenarsi come prima.
Quando arrivò Stupeficium - Frist Step, tra le luci e il fumo spruzzato qua e là, un braccio mi passò dietro la schiena e la mano aperta mi avvicinò a quel corpo tinto di petrolio.
Madara si muoveva con me, aderente a me, guardando me e solo me.
Quanto bastava per perdermi in quegli occhi di onice.

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Presici una pausa al bancone bar, chi con qualcosa da bere chi sono seduto, volevamo di nuovo decidere qualcosa di divertente da fare.
Io ero seduta fra Madara e Mummia-Neji, intenta a risistemarmi le mie zampotte dopo aver finito una cola; il lupo se ne stava bellamente spaparanzato sulla sedia e con non chalance ogni tanto si metteva a farmi il solletico, mentre Neji cercava di fermarlo.
Dopo che Pain ebbe finito di bere la sua birra, la piantò davanti a sè osservando l'etichetta.
Hidan notò i suoi movimenti e, con la faccia di uno che ha appena avuto un'idea geniale, l'afferrò e si diresse al tavolone di prima.
-Hei!- prostestò Mr. Metallo, ma nulla da fare; Hiddy era già elettrizzato e nessuno lo avrebbe più potuto fermare.
-Gente bellaaaa! Facciamo il gioco della bottigliaaa!- esordì tutto contento.
Neanche il tempo di accorgerci delle sue parole, che ci aveva già trascinati tutti in cerchio dove stava lui.
A quel punto Madara lo guardò in cagnesco, così mi prese per un braccio e mi portò via, in un angolo ormai buio del luogo.
Mentre ci allontanavamo, vidi che pure Ann trascinava via Hiddy, mentre Itachi, Akira, Pain e Konan si spostavano in un altro tavolo.
Quando ci fermammo mi ritrovai tra le braccia di Madara, schiacciata contro il muro, col fiato corto per il presentimento che avevo.
-P... Perchè siamo andati via?- tentai, ma lui alzò le braccia alla parete all'altezza della mia testa, avvicinando il suo volto al mio.
Con qualcosa che sembrò una smorfia di stizza, mi rispose secco: -Non puoi baciare gli altri, anche per gioco.-
Si avvicinò ancora, -Nessuno può toccarti.- e ancora, -Nessuno.- e ancora... -Tu sei mia.-
Mi catturò la bocca e, prese le mie spalle, mi diede il bacio più passionale del mondo.
Tanti sentimenti si celavano dietro quel gesto, e in quel modo potei capirlo: più che gelosia, possessività, una strana rabbia, un amore tortuoso e... un pizzico di senso di colpa.
Non ebbi nemmeno il tempo di pensare alla strega dagli occhi di miele che lui si staccò e ripartì all'attacco, cercando la mia collaborazione che fino ad allora era stata quasi inesistente; posai le mani dietro la sua schiena, afferrandogli la camicia, e chiusi gli occhi.
Il tortuoso amore che dettava le regole seguiva il filo rosso del destino che ci legava, lacerandomi in cuore in una morsa di sentimenti che ardevano, come falene che stanno troppo vicino al fuoco.
Non capivo.
Forse c'era sotto qualcosa, sentimenti del genere da parte sua non potevano essere ingiustificati.
Ma era così bello... Così travolgente...
Avrei potuto avere 10, 18, 25 anni per come mi sentivo, perchè la mia mente non aveva più età. C'era solo lui, ciò che avrei costruito con lui e la sperazna della fiducia reciproca. Perchè c'era ancora qualcosa che non andava.

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Dopo la tanto attesa torta, che riportava una foto mia e di Sasori che ci facevamo la linguaccia, venne il momento dei regali.
Sasori fu il primo a scartare il suo unico, enorme e perfetto regalo, che era costato una fatica enorme ai cugini di Akira per andare a prenderlo.
-OMMIODDIO NON MI CREDO RAGAZZI MA COSA-- rimase appiccicato a quell'arnese tutta la sera.
A me diedero un sacco di regali! Akira, Ann e Sasori mi portarono una scatola da scarpe con dentro un paio di rollerblade, che volevo tanto.
-Io li so usare, possiamo andare fuori qualche volta anche coi miei, così ti insegno!- mi aveva detto il rosso.
Pain e l'angelo mi diedero una caterva di cd di "vera musica", a sentir loro, e una trousse di trucchi che avrebbe fatto invida ad un negozio; Itachi e l'ormai assente Sasuke mi avevano portato un gioco per la Wii dei Pokèmon; Hidan e Kakuzu (in pratica solo Hidan) mi regalarono un calendario di bei ragazzi mezzi ignudi, il quale Madara tentò di confiscarmi (con scarso successo), mentre Kisame e Zetsu un costume da bagno e una bellissima pianta di ciclamini.
Deidara mi sfoderò dei petardi che secondo lui erano di ottima qualità, ed infine Neji, il buon caro vecchio Neji, mi regalò un libro di Banana Yoshimoto.
Il regalo di Madara, però, lasciò tutti di stucco, soprattutto la sottoscritta.
Mentre sfogliavo il libro, seduta su uno dei pouff, lui da dietro mi allacciò qualcosa al collo, sussurrandomi all'orecchio "ecco il tuo collare, preda, vedi di non togliertelo mai".
Cercai freneticamente lo specchietto della trousse di Konan e osservai la mia immagine riflessa: al collo portavo una catenina molto spessa, dove si vedevano chiaramente gli anelli, stretta al collo quanto bastava per sembrare un vero collare, e un ciondolo di media grandezza a forma di stella con le punte un po' arrotondate.
Osservai più accuratamente e, basita, vidi che nella stella c'era incisa finemente una C.
Ann, che chissà come aveva in mano la scatola, esclamò: -Ma è oro bianco!-
Mi voltai di scatto prima dalla parte di Ann, poi dalla parte di Madara.
-Tu sei pazzo!- dissi tra le risate e gli gettai le braccia al collo.
La serata finì così, tra risate, schiamazzi e divertimento.
Uscimmo tutti un po' di malavoglia, ma comunque felici e appagati.
Salutati tutti, ero pronta a tornarmene a casa, con il mio borsone ripieno di zampe di gatto, quando Madara mi fermò:
-Dove credi di andare, stellina caduta?- con le mani in tasca si era piazzato davanti a me, con la testa inclinata.
-Caduta?- gli feci eco, non capendo il perchè dell'aggettivo.
-Perchè le stelle stanno in cielo.- fece in modo che lo prendessi sottobraccio e si incamminò dalla parte opposta alla strada per casa mia.
-Guarda che io sto dall'altra parte-- mi zittì mettendomi un dito sulle labbra.
-Stasera tu vieni a casa mia.- sgranai gli occhi.
-CA-CASA TUA?! Oddio no, cioè, veramente, disturbo, e... e...- stavolta mi zittii da sola.
Mentre camminavamo lentamente, prese la mia mano e la baciò: -Vengo sempre io a casa tua, stasera fammi ripagare.-
Ma sapevamo entrambi molto bene che non era solo per quello.
Prendemmo il treno e dopo un paio di fermate arrivammo nella stessa zona della scuola, per poi dirigerci da tutt'altra parte.
Nel giro di venti, trenta minuti arrivammo davanti a quella che io avrei chiamato reggia.
Un enorme proprietà composta da tre edifici alla occidentale, bianchi, ognuno di quattro piani; un giardino curatissimo stava negli spazi tra le residenze.
-Piccola, mi dicono.- ironizzai, in preda a un'ansia crescente.
-Sei tu che sei piccola...- con un mezzo sorriso schiacciò un pulsante a lato del portone bianco, decorato con finimenti oro e un baracchio dell stesso colore, dove stava il citofono.
La porta venne aperta da una donna di servizio vestita di nero, con i capelli raccolti in una crocchia strettissima e qualche capello bianco in contrasto con quelli mori.
-Buonasera, signore. Oh,- volse lo sguardo verso di me, nascondendo lo stupore, -un'ospite? Vuole che le prepari una camera?- con un cenno lui declinò.
-Non ce n'è bisogno, Mayu.- le sorrise, e lei fece lo stesso, lasciandoci entrare.
Mi ritrovai nel luogo più bello che avessi mai visto in vita mia.
Un grande androne illuminato da lampade a pareti, iniziava con una scala, che si diramava al primo piano sulle due pareti, partendo alla porta principale; sull'enorme tappeto arabescato, blu scuro e verde, stava un candido tavolo con un vaso di cristallo ricolmo di garofani screziati, che riempivano l'aria con il loro dolce profumo.
Le porte ai lati della stanza erano chiuse, come quella opposta all'entrata, le maniglie dorate che brillavano scintillanti.
I muri bianchi accecavano, in netto contrasto col cielo là fuori, nel mondo reale.
Sì, reale, perchè ormai enro entrata nei sogni.
Madara mi prese delicatamente la mano e mi condusse su per le scale, andando a sinistra.
Delle tre porte che vidi, lui si fermò davanti alla seconda.
-Questa- disse, aprendola piano e mostrandomi la stanza, -e' la camera dove di solito porto le mie ospiti.-
Un posticino che avrebbe riscosso i bassi istinti di Hidan.
Pareti foderate di velluto bordeaux, un enorme letto a baldacchino con lenzuola di seta dello stesso colore, e poltrone scure sulle quali giacevano abbandonati strass di piume, manette, e molte altre cose che preferisco non nominare.
A quella vista mi spaventai, e indietreggiai di un passo, intimorita, con uno sguardo atterrito.
Ma lui non entrò: chiuse la porta, e sempre mano nella mano, mi portò davanti alla porta successiva.
-Questa, invece- aprì, mostrando una camera sobria, tutta sul marrone scuro, ma molto elegante e moderna, -è la mia camera.-
-Qui dentro ho portato solo due ragazze.- Fece un passo, e fu dentro, insieme a me; chiuse la porta, senza interrompere il contatto visivo.
Di nuovo il pensiero dell'arpia milleflua, di nuovo il salvataggio di quello sguardo di onice.
-Una di queste sei tu.- le sue dita scivolarono sul mio cappotto, sui bottoni, slacciandoli uno a uno.
Mi sfilò l'indumento e lo appese distrattamente sulla maniglia della porta, poi mi prese tra le sue braccia affondando il viso nell'incavo del mio collo.
-Mi prenderò io cura di te. In ogni modo possibile.-
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Ecco qua! Visto, sono stata brava eh?
E' più lungo dell'ottavo! :D
Ok, sono le 23:51 e io ho mantenuto la promessa di aggiornare prima della fine del 2012.
Auguro a tutti un sereno anno pieno di beeeeelle cose!
E mi raccomando, non fate come me, fate dei propositi che potete mantenere çvç xD
Grazie mille a tutti quanti, ci vediamo nel 2013!

Mala & Madi
   
 
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