Arrivò in un giorno di Settembre, la terribile confessione. Era una ragazza forte, un animo triste come il mio, gli stessi occhi marroni che si attorcigliavano in loro stessi mentre fuori nasceva la primavera. Tutte e due filtravamo il mondo da quel groviglio di ombre nere, sentendoci sole perché troppo distanti dall’amore che ci volevano regalare. Eravamo entrambe troppo prese da quelle spire per poter riemergere. Però lì, in fondo a quel tunnel, nel nucleo caldo e opprimente della Terra, noi ci abbracciavamo, ci facevamo forza. La vita aveva incendiato i nostri rovi e stavamo cadendo. Non so bene se fu la mia tristezza a diventare felicità o la sua, o se semplicemente il nostro male di vivere si divise come il fiume della vita che ci aveva trasportato fino ad allora. Rimanemmo sole, io e la mia migliore amica, incastrate in quei rovi che avevamo cercato di attraversare. Arrivò il 13 Settembre, la fine di un’amicizia che doveva essere eterna, mentre ognuna delle due superava la soglia della sua nuova classe.