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Autore: Jewels5    01/01/2013    7 recensioni
Lei era drammatica.
Lui era dinamico.
Lei era precisa.
Lui era impulsivo.
Lui era James e lei era Lily, e un giorno condivisero un bacio, ma prima condivisero numerose discussioni, poiché lui era presuntuoso e lei dolce, e le questioni di cuore richiedono tempo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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*Angolo della traduttrice disperata in hangover aka Giuls*
Non disperate, nonostante il mio stato di ieri notte, ero abbastanza lucida per tradurre oggi xD Efipiani! Quale modo migliore per dare il benvenuto al 2013 se non leggendo il nuovo capitolo di The Life and Times? Sappiamo di essere un po' in ritardo, ma suvvia, eravamo in vacanza anche noi u.u Mi approfitto un attimo di questo angolino per ringraziare ed augurare un felicissimo anno nuovo alle mie colleghe traduttrici disperate, per essersi imbarcate con me in quest'avventura oramai l'anno scorso, ed ovviamente a tutti voi che ci seguite, leggete e recensite. State cominciando a diventare tantini ragazzi, sono contenta (E così anche Jules, che è lusingata e felice di sapere che la sua storia è addirittura tradotta in altre lingue-di recente sono stati postati i primi capitoli in francese!). Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, come al solito, i commenti sono sempre ben accetti u.u 
Ancora buon anno a tutti!
xx
March_Hare





Capitolo 14- Due Passi Avanti

o

"Faith in Something Bigger"


 

Il momento era arrivato.

"Ci siamo, Prongs," mormorò Remus gravemente, dando una pacca sulla spalla all'amico.

James annuì, teso. "Lo so, Moony," disse lui bruscamente in tono sommesso. "Lo so, va bene? Dammi...dammi solo un minuto, okay?"

"Un minuto," disse Sirius a voce bassissima. "Certo. Ce l'hai. Tutto quello che vuoi. Prenditi il tempo che ti serve, Prongs. Lascialo in pace, Moony."

"Stavo solo..."

"Shhhh!" zittì Peter. "O ci sentiranno." I Malandrini – tranne James – lanciarono sguardi sospettosi oltre le loro spalle, verso il gruppo di Grifondoro che guardava ed aspettava dall'altro lato della Sala Comune.

James si trovava a qualche passo dagli altri tre, dando contemporaneamente le spalle al gruppo di studenti, una mano allungata fino alle sue tempie. Strizzò gli occhi chiusi, mordendosi le labbra e concentrandosi a fondo. Poteva sentire Sirius, Remus e Peter litigare in toni che volevano essere smorzati, ma poi forzò la sua mente a tornare sulla questione di cui si doveva occupare. Il momento era arrivato.

E poi ebbe l'illuminazione.

Il corpo di James si rilassò visibilmente; le sue spalle si abbassarono ad un livello più naturale e la sua schiena si raddrizzò. Il ragazzo esalò profondamente, ed un leggero sorrisetto di compiacimento cominciò ad allargarsi sul suo viso. Gli altri tre Malandrini, allungando il collo per avere una visuale migliore, lo notarono.

"Oh, grazie a Merlino," disse Sirius, inudibile per tutti tranne che per loro quattro. James non gli prestò attenzione. Si voltò teatralmente per fronteggiare non solo i Malandrini, ma anche l'altro paio di dozzine di Grifondoro, alcuni dei quali guardavano James con scetticismo, altri con entusiasmo, ma tutti con una certa anticipazione.

Il Capitano della squadra di Quidditch si passò una mano tra i capelli già terribilmente disordinati. Notando i volti in attesa dei suoi compagni di Casa, James si fece avanti, passando tra i Malandrini ed arrivando di fronte alla piccola folla riunitasi nella stanza. Fermò la sua avanzata quando fu a pochi passi dai primi membri del gruppo, poi cominciò a misurare a grandi passi la prima fila di persone, flettendo le dita pensierosamente.

Il momento era arrivato.

James si arrestò piuttosto all'improvviso, all'incirca a metà della fila. Si voltò di nuovo e camminò direttamente verso una ragazza del quinto anno – una bionda carina dagli occhi rotondi ed un nasino all'insù.

"Elaine Pleasance," disse James seriamente, ed alcune persone – compresa la bionda, Elaine – rimasero a bocca aperta. "Elaine Pleasance, sei tu."

"I-io..."

James alzò una mano, richiamando il silenzio tra la folla. "Sei tu," ripetè lui. "E..." Si toccò di nuovo la tempia con una mano, come se fosse stato appena colto da un improvviso mal di testa. Sussultò, si morse un labbro, inclinò la testa, e continuò a fare una serie di gesti strani che nessuno intorno a lui sembrava davvero capire, finchè alla fine il volto di James si fece di nuovo solenne. "Dodici."

Elaine lo fissò immobile, sbattendo le palpebre per lo sbalordimento. "C-c-come hai...?" La ragazza si bloccò a mezza frase e cominciò a sorridere. Scuotendo la sua testa ricciuta, Elaine iniziò ad applaudire. Dopo qualche secondo, non fu più da sola, quando anche il resto della Sala Comune scoppiò in un applauso. James sorrise, inchinandosi leggermente a tutti loro. Fece per voltarsi e ritornare dai Malandrini, ma una voce lo fermò.

"Questo non prova nulla," protestò Bertram Aubrey, un prefetto del quinto anno, indignato. "Niente di tutto questo. Forse è stata Occlumanzia...se stava pensando a..." Bertram aveva tenuto la sua testa piuttosto alta, finchè James non aveva cominciato ad attraversare la stanza fino a lui. Il mago più giovane (e più basso) s'interruppe, e sembrò farsi più piccolo quando James fu vicino. James, frattanto, gli lanciò uno sguardo davvero molto, molto pungente, non dicendo nulla per quasi un minuto. Poi –

"Daisy Hookum."

Bertram cercò di mantenere una certa compostezza mentre chiedeva debolmente: "C-cosa?"

"Daisy Hookum," ripetè James, con tono casuale. "Le hai chiesto di uscire per il prossimo weekend ad Hogsmeade, non è vero?"

"I-io...ma...come fai a saperlo...?" farfugliò Bertram. "T-t-t-tu non potresti...nessuno lo...eravamo soli, e..."

James diede una pacca sulla spalla dello studente del quinto anno. "Coraggio, Aubrey. Voglio dire, per come la vedo..." Lui si fermò per toccarsi la fronte con l'indice e il medio, permettendo alle sue parole di risuonare per alcuni secondi, "...ha detto di sì. E, a dire il vero, amico, dovresti sentirti onorato. D'accordo, ha accettato probabilmente solo per pietà, ma, diciamo la verità..." James si inclinò in avanti confidenzialmente; "Daisy Hookum è molto fuori dalla tua portata. In realtà...non sono neanche del tutto sicuro che giochi nella squadra giusta..."

Questo provocò risate di approvazione – e poi applausi – da parte del gruppo; Bertram Aubrey diventò rosso, ma non fece più alcuna rimostranza. James, d'altro canto, fece l'occhiolino a Elaine, poi si voltò per fronteggiare gli altri tre Malandrini. Peter applaudì entusiasticamente come gli altri; Remus tentò di apparire disapprovante, ma sorrise – in parte divertito, in parte incredulo, in parte sollevato – e scosse la testa. Sirius, invece, sorrise in modo assolutamente abbagliante, andando incontro al suo migliore amico. Quando i due furono uno di fronte all'altro, Sirius fece finta di stringergli la mano, mentre si inclinava in avanti e mormorava: "Sei proprio un fortunato bastardo, James Potter."

James ghignò. "Non fortunato, Padfoot. Non fortunato."

Sirius si limitò a scuotere la testa, superando James fino ad arrivare al gruppo di studenti schiamazzanti. "Signore e signori, grazie, grazie, grazie. Grazie per il vostro tempo, grazie per il vostro rifiuto nel credere negli straordinari talenti del mio amico, e, soprattutto, grazie per i vostro soldi ed oggetti di valore." Si voltò giovialmente verso un tavolo al suo fianco, sopra il quale era ammucchiato un bell'ammontare di denaro – zellini, falci, galeoni, e perfino un orologio da polso.

Peter si unì a Sirius nel vaglio della nuova fortuna appena conquistata, mentre Remus si unì a James sul divano. La folla schiamazzante si disperse, e Remus ridacchiò, suo malgrado.

"Cosa?" chiese James, divertito. "Non pensavi che avrei potuto farcela?"

"No, proprio non riesco a credere che tu abbia appena convinto l'intera Casa di Grifondoro di saper leggere nella mente" disse Remus sommessamente così che i loro compagni di Casa non potessero sentire. "Non avrei mai pensato di dirlo, ma, diavolo, sono contento che Padfoot abbia insistito nello sgattaiolare fino alle cucine l'altra notte...se non avessimo sentito Bertram da sotto il mantello..."

"Eri molto preso dalla cosa," osservò James, divertito. "Non volevi vedere il tuo migliore amico fare una brutta figura, non è vero?"

Remus alzò le sopracciglia. "Sirius mi ha estorto cinque galeoni e li ha scommessi," fece notare lui seccamente. "A proposito...ehi, Black!" Remus si alzò dal divano e si fece strada fino al bottino per reclamare quel che era indubbiamente suo. James rimase solo, ma soltanto per qualche istante.

Lily Evans entrò nel suo campo visivo. Agitata e preoccupata, non sembrava affatto aver notato James. Si mise in ginocchio e cominciò a guardare sotto il divano, intorno al tavolo e sotto i cuscini. James alzò un sopracciglio, ma le lasciò continuare la sua ricerca senza fare commenti. Alla fine, Lily si rimise in piedi e guardò James.

"Hai visto un libro?" chiese lei.

"Ne ho visti molti durante il corso della mia vita, effettivamente."

"Carina questa," disse Lily impassibile, incrociando le braccia. "È un libro di Erbologia...l'ho cercato dappertutto, ma non riesco a trovarlo."

"Hai provato con 'Accio'?"

"Sì," disse il prefetto. "Ma non riesco a ricordare il titolo...è qualcosa di molto lungo...Tredici Tipi di Vegetazione ed altro...non lo so, qualcosa del genere. Ha una copertina verde, e la foto dell'autore è sul retro...un mago agitato con i baffi...?" S'interruppe speranzosa.

"Sembra noioso," osservò James.

"È noio..." cominciò a dire Lily, ma si fermò. "È educativo."

"Come ho detto...sembra noioso. Perchè ti serve, comunque? Il nostro compito di Erbologia era disegnare un albero. Ho già menzionato quanto adoro quella materia?"

"L'ho...l'ho preso in prestito." mormorò Lily, spingendosi quello che credeva fosse una svolazzante ciocca riccia dietro l'orecchio. "Ecco, mi è stato prestato, ed avevo detto a Luke che gliel'avrei restituito oggi, ma sono in ritardo e per Merlino, l'hai visto?"

James annuì solennemente, e Lily si illuminò visibilmente.

"Quando? Dove?"

"Proprio ora," disse James. Si diede misteriosamente dei colpetti sul lato delle fronte. "Proprio qui."

Lily alzò gli occhi al cielo. "Potresti anche riuscire a convincere tutti gli altri che sei un veggente, che leggi la mente, che sei paranormale o quello che ti pare, James ma io ho seguito per due anni Divinazione insieme a te; ero lì quando il Professor Seastone ha detto che eri la persona meno spiritualmente conoscitiva che avesse mai incontrato. Dov'è il libro?"

"Sto percependo," persistette James cocciutamente, "che è da qualche parte da quel lato della Sala Comune." Indicò l'altro quarto della stanza, e Lily si affrettò in quella direzione. James si alzò in piedi e la seguì. "Il Professor Seastone la persona più equivoca di questo pianeta; se può vedere il futuro, com'è che non ha visto quella pallina puzzolente non-così-misteriosa finirgli addosso al terzo anno?"

Lily fece una breve pausa dalla sua ricerca del libro. "Hai lanciato tu la pallina puzzolente al Professor Seastone? Avrà all'incirca ottantasei anni!"

"Aveva detto che ero la persona meno spiritualmente conoscitiva che avesse mai incontrato!" protestò James sulla difensiva. "Tutte balle. Io sono parecchio spiritualmente conoscitivo."

Lily alzò un sopracciglio scettico. "Davvero?"

"Non mi hai visto vincere tutti quei soldi un minuto fa?"

"Vuoi dire," disse la strega, riprendendo l'esaminazione di una catasta di libri sul tavolo all'angolo, "se ti ho visto umiliare Bertram Aubrey?"

"È tutto quello che hai notato della dimostrazione?"

"Per favore," derise Lily. "Ho visto il mantello – non è così irragionevole supporre che tu abbia sentito Aubrey chiedere di uscire a Daisy Hookum durante una tua...corbelleria notturna...e ," lo interruppe lei, "ho detto 'corbelleria'."

James sorrise. "E per quanto riguarda tutte le altre cose 'spiritualmente conoscitive' che ho fatto oggi?"

"Sei una persona infida," disse Lily con naturalezza. "Non troverei ridicolo il fatto che tu e i tuoi amici conosciate i segreti di metà scuola."

"Va bene," concesse il Capitano, incrociando le braccia. "Ma come avrei fatto a sapere che era Elaine Pleasance quella che avevano selezionato per scegliere un numero?"

"Be'..." Lily finì di cercare in una pila di libri e si spostò ad un altro tavolo. "sarebbe stato abbastanza facile per Sirius, Remus o Peter lanciare un rapido 'Protego' così da non essere colpiti dal 'Muffliato' di Adam McKinnon; poi avrebbero potuto aver sentito Elaine venire scelta e...beh, viste le strane cose che ho visto fare a voi quattro, non mi stupirei che avessero trovato un modo per segnalarti la cosa." Lily fece una pausa. "In effetti, l'unica cosa che non ho proprio capito è come facevi a sapere che Elaine Pleasance avesse scelto il numero dodici." Gli lanciò uno sguardo leggermente curioso.

"Vuoi saperlo?" chiese James cospiratorio, ed in risposta lei fece per metà spallucce, per metà annuì. Lui si fece più vicino e mormorò: "Posso leggere la mente."

Lily inclinò la testa. "A che cosa sto pensando adesso?"

James fece finta di concentrarsi, poi guardò Lily come se scandalizzato. "A cose troppo sporche da dire ad alta voce!"

Lei represse un sorriso. "Scemo. Stavo pensando: dimmi dov'è il mio fottuto libro."

"Intendi forse dire il fottuto libro del Principe Azzurro?"

"Potter."

"Di là da qualche parte." Lui indicò un altro tavolo nella zona, e Lily si affrettò da quella parte. Lui la seguì ancora una volta.

"Che fretta hai, comunque, Snaps? Temi che il Principe Azzurro trovi qualcun'altro a cui prestare libri noiosi?"

"Sono in ritardo, ecco tutto," replicò Lily con leggerezza. "Avevo detto a Luke che ci saremmo incontrati alle sei."

James lanciò uno sguardo all'orologio a pendolo dall'altro lato della stanza. "Hai un minuto e mezzo prima di essere una bugiarda"

"E ci vogliono cinque minuti per arrivare in biblioteca," concluse Lily, controllando i titoli di un' altra pila di libri. "Non voglio far aspettare ancora Luke. Agrippa solo sa se ha già abbastanza cose di cui preoccuparsi oltre a questo...e poi lui è sempre puntualissimo."

"Che cosa eccitante," mormorò James sardonicamente, e Lily gli lanciò uno sguardo di avvertimento. "Credo," riprese lui dopo qualche istante, "credo che la vera domanda sia: perchè sei in ritardo questa sera? Ti ha forse distratto qualcosa?" Il ragazzo si appoggiò al muro, mani in tasca ed un sorriso vagamente provocante in volto.

"Sì." Lei cominciò a guardare tra i vari libri sfusi. "Ma non tu e la tua piccola dimostrazione da 'veggente'. Donna e Marlene stavano litigando...indovina chi ha dovuta fare da arbitro."

James annuì. "Pensavo di aver notato un aumento del traffico di sguardi gelidi ultimamente."

"È ridicolo," sospirò Lily. "Al momento stanno litigando tutti nel mio dormitorio. Marlene è arrabbiata con Donna perchè Donna le ha mentito riguardo all'aver pomiciato con Miles...o al non aver pomiciato con Miles, e Marlene è arrabbiata con Carlotta per aver effettivamente pomiciato con Miles, e Mary è arrabbiata con Carlotta per essersi comportata da puttana, e Carlotta è arrabbiata con Mary perchè la ritiene una puttana, e Donna...beh, Donna è sempre arrabbiata." La rossa si fermò all'improvviso, incerta sul perchè stesse dicendo tutto questo a James.

"Questo non potrebbe mai succedere in un dormitorio maschile," commentò lui. "Abbiamo metodi molto più sani per risolvere i nostri problemi."

"Violenza fisica?"

"Assolutamente."

"Potter."

"Sì?"

"Dov'è il mio libro?"

James sorrise. "E cosa vuoi che ne sappia io? Mica sono un veggente." Il ragazzo si voltò e cominciò a dirigersi verso gli altri Malandrini.

"James Potter, sei un coglione."

(Degente)

Un venerdì pomeriggio di metà gennaio, Peter estrasse il metaforico bastoncino più corto e fu quindi designato per andare a portare i libri di Erbologia ed il materiale scolastico dei suoi tre amici in dormitorio, mentre James e Sirius scortavano un Remus molto pallido in Infermeria.

"Se qualcuno lo chiede," cominciò Remus, che era accasciato come se non fosse in grado di sorreggersi, "sto andando a casa per il week-end, perchè..."

"Tua madre è malata," finì James. "Sì, lo sappiamo. È di nuovo malata, e i Guaritori pensano che sia una cosa più seria questa volta. Sappiamo la storia."

"Non elaborate troppo," istruì Remus di malumore (era sempre di umore pessimo prima delle sue "sparizioni"), "sennò è evidente."

"Moony," rimproverò uno stanco Sirius, "non è come se io e James fossimo gli unici responsabili della diffusione del tuo alibi. Gli insegnanti dicono la stessa cosa se qualcuno lo chiede. Non devi preoccuparti così tanto."

"Facile per te dirlo," brontolò Remus. Raggiunsero la porta dell'Infermeria e lui controllò per essere sicuro che fossero effettivamente soli. Non aveva nulla di cui preoccuparsi. Alle cinque meno qualche minuto, la maggior parte degli studenti era ancora in classe. In verità, anche i quattro Malandrini avrebbero avuto lezione, se avessero deciso di andarci. "Siate prudenti, stanotte, ok? Gennaio è tosto."

"Ogni mese è tosto," gli ricordò James. "Saremo lì subito dopo che s'è fatto buio, ok?"

Remus annuì. "E visto che non potrò alzarmi domani, buona fortuna per la partita contro Corvonero."

"La partita non inizia fino alle dieci," disse James.

"Verremo a trovarti prima, se sei sveglio," concluse Sirius.

"Ma dovreste dormire," protestò Remus in un sussurro cauto. "Mi sento già abbastanza uno schifo con voi che rimarrete alzati tutta la notte prima di una partita...dovreste poter dormire almeno un paio d'ore."

"Stronzate," disse James. "Abbiamo dormito durante Trasfigurazione tutta la settimana in preparazione. Smettila di preoccuparti, e di fare la ragazzina."

"Holloway sta aspettando," concordò Sirius. "Vai, Lupin."

"Siete due idioti" informò Remus brontolando. "E così Peter, anche se non è qui."

"Sì, lo sappiamo." disse Sirius. "Vai."

Il loro amico li accontentò a malincuore, trascinandosi in Infermeria come un cane ferito. Quando se ne fu andato, Padfoot si voltò verso Prongs.

"Che facciamo ora? La cena non è che tra almeno venti minuti..."

"Non lo so," ammise James. "Potremmo inondare la Sala Comune Serpeverde. Lo voglio fare da settimane."

Sirius ghignò. "Lo vedi, questo è il motivo per cui siamo amici."

I ragazzi si allontanarono dall'Infermeria, e James estrasse dalla tasca la pergamena ripiegata che era in realtà la Mappa del Malandrino. "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni," proclamò il mago, dando un colpetto sulla mappa con la sua bacchetta, e subito, l'inchiostro si diffuse per la pagina. "Quarto piano, quarto piano," mormorò James, trovando facilmente il luogo. Quando si comincia qualcosa di elaborato come inondare la Sala Comune Serpeverde, si deve sempre sapere chi è nei paraggi e dove si può trovare un alibi credibile. "Strano," osservò James, guardandosi nei dintorni, come rappresentati nella mappa.

"Cosa?" chiese Sirius.

"Non siamo gli unici ad aver saltato Erbologia," gli disse James. "Dai un'occhiata, qui." Sirius obbedì.

"Che cosa ci fa Mocciosus solo un piano sotto di noi?" chiese lui sospettoso. "Non credi che abbia sentito...?"

"Non era al nostro piano," interruppe James sicuro di sè, scuotendo la testa. "Non avrebbe potuto sentire. Ma non scarterei l'ipotesi che il verme ci stesse seguendo."

Sirius esitò. "Sai, sarebbe molto scortese, saperlo così vicino ma non andarlo a trovare."

"Dove sono le nostre buone maniere?" concordò James gravemente.

"Hai il mantello?" chiese Padfoot, facendo indignare l'altro.

"Che domanda."

Qualche minuto dopo, James stava di nuovo infilando il suo argenteo Mantello dell'Invisibilità nella tasca interna della sua veste, mentre Sirius sbirciava oltre l'angolo per vedere Piton, che sembrava immerso nei propri pensieri su un banco preso in prestito sul lato del corridoio del terzo piano.

"Che cosa sta facendo?" domandò il Malandrino, sconcertato.

"Non ne ho idea," disse James, conformandosi al tono dell'amico mentre esaminava la scena. "Starà pianificando le nostre morti, forse?"

"Mi chiedo perchè se la sia svignata da Erbologia," borbottò Sirius.

Erbologia," fece notare James. "Deve esserci per forza un motivo?"

"Mi sembra giusto." Sirius estrasse la sua bacchetta. "Che cosa ne dici, allora? Letto di qualche nuova fattura ultimamente?"

"No," disse James, e Sirius si accigliò.

"Prongs," disse lui, "qual è il dannatissimo scopo di te che leggi tutto il fottuto tempo, se poi non hai niente da mostrare quando ce n'è bisogno?"

"Mi stavo preparando per la partita di Quidditch," si difese James. "Non ho avuto tanto tempo di leggere. Usa una delle tue preferite e basta."

Sirius fece una smorfia. Preparò la sua bacchetta e fece per agire, ma esitò.

"Che cosa stai aspettando?" chiese James, e Sirius guardò il suo amico ansiosamente.

"C'è qualcosa che non va," disse. "Non funziona."

"La tua bacchetta?"

"No...questo. Non funziona."

James alzò un sopracciglio. "Di che cosa stai parlando, Padfoot?"

"Non me la sento," disse Sirius. "Non voglio affatturare Piton. Ecco...fallo tu."

Tristemente, James scosse la testa. "Neanch'io voglio farlo," confessò. "È strano. Qual è il nostro problema?"

"Stiamo invecchiando?"

"Abbiamo solo sedici anni."

"Andiamo per i diciassette."

"La differenza è minima."

"Lo è? Lo è, Prongs? E allora perchè non abbiamo l'energia di fare quello che facciamo meglio, per Silente?"

"E quando abbiamo iniziato a imprecare nel nome di 'Silente'?

"Esattamente! Per Dio, Prongs, che cosa ci è successo?"

James incrociò le braccia. "Beh, io so cosa è successo a te," disse, guadagnandosi uno sguardo curioso da parte di Sirius. "Supervisione genitoriale."

Sirius aggrottò la fronte. "Sarebbe un visione molto super, visto che i miei genitori vivono a Londra, Prongs."

"Be', non è strettamente 'genitoriale'," ammise James. "Supervisione di un adulto, suppongo. È il Professor Black che ti ha all'amo. Non vai più in cerca di guai come una volta."

"Stronzate," contestò Sirius petulante. "Se è qualcosa, sei tu...tu e le tue settantaquattro punizioni. Non vuoi finire nei guai, ed io mi sto astenendo per gentilezza."

"Stronzate," fece l'eco James. I due ragazzi rimasero temporaneamente in stallo per diversi secondi, semplicemente fissandosi con sospetto.

"Forse stiamo maturando," suggerì Sirius alla fine." Forse questa è quella cosa chiamata 'autocontrollo'."

"Non fare lo stupido. È 'autocontrollo' solo se vuoi fare una cosa, ma non la fai. Non siamo maturi...siamo solo vecchi."

Il bel viso di Sirius si contorse in una smorfia in un certo senso infantile. "Che cosa triste," osservò. James annuì.

"Cucine?"

"Sì, dai."

Stavano per incamminarsi in quella direzione, quando diventò evidente come nessuno dei due aveva prestato molta attenzione a Piton sul suo banco. Il ragazzo aveva abbandonato il suo posto e si era avvicinato ai due Malandrini prima che entrambi potessero notarlo.

"Che cosa state facendo voi qui?" domandò il Serpeverde velenosamente.

Reprimendo la sorpresa, Sirius tenne la testa alta e replicò: "Potremmo farti la stessa domanda, Mocciosus."

"Ho un messaggio per il Guaritore Holloway," disse Piton freddamente. Poi, qualcosa simile alla gioia si diffuse lungo le sue labbra ed i suoi occhi. "Sono un prefetto. Potrei togliervi punti."

"E questo ti farà sentire importante?" chiese James. I suoi occhi nocciola scavarono in quelli neri di Piton, sfidandolo a tener fede alla sua minaccia. Piton distolse lo sguardo per primo.

"Non vali il mio tempo," sputò lui.

James ghignò. "Certo. Ovviamente." Il Capitano avrebbe potuto giurare, istintivamente, che la mano del suo amico si stava contraendo intorno alla sua bacchetta, così James diede una gomitata al braccio di Sirius. "Andiamocene, ok?"

"Come vuoi, vecchio mio," replicò Sirius con noncuranza. Con qualcosa tra un ghigno e un'occhiataccia, oltrepassò Piton, seguito a breve distanza da James. "È questo quello che chiamano 'autocontrollo'?" chiese Padfoot casualmente, mentre camminavano.

"Non saprei. Dipende. Quanto lo volevi?"

Sirius non rispose mai alla domanda. Il suono come di una fiamma in accensione arrivò da dietro di loro, ma come James si voltò per vedere quello che era successo, Sirius volò in avanti, colpendo il pavimento ad una certa distanza e scivolando sul pavimento. Prima che James potesse estrarre la bacchetta, sentì il corpo bloccarsi, tirato da una qualche forza invisibile che lo fece finire in aria. Il Levicorpus gli era troppo familiare per rimanere confuso quando si ritrovò a testa in giù, appeso per una caviglia.

La bacchetta di Piton era puntata direttamente contro di lui, dopo aver orchestrato l'attacco, ma – per quanto fosse veloce il Serpeverde – non reagì abbastanza in fretta quando James estrasse la sua bacchetta. Sempre a testa in giù, lanciò una fattura a Piton, che fu colpito al braccio dal fascio di luce blu. James cadde a terra di colpo, e sentì qualcosa fare crac, mentre un dolore acuto si diffondeva lungo la gamba. Tuttavia, Piton si stava riprendendo velocemente, non lasciando al Grifondoro il tempo di curarsi. Prima che Piton fosse di nuovo in piedi, James lanciò un incantesimo non verbale di disarmo al suo avversario, riabbattendo di nuovo Piton e facendogli saltare la bacchetta dalla mano.

James gemette per il dolore, cercando di raddrizzare la sua gamba dolorante. Si afferrò lo stinco, localizzando la fonte del dolore, e lo puntò con la bacchetta. Un altro crac e il pulsare si placò senza svanire del tutto. James respirò di nuovo; stava cominciando a rialzarsi, quando una forza invisibile lo spinse all'indietro e gli tolse la bacchetta di mano.

Piton si era ripreso più velocemente di quanto aveva previsto.

Il Serpeverde era in piedi con la bacchetta alzata, ed avanzava verso James. Il Grifondoro aspettò il suo destino con il volto determinato e la mascella serrata. Piton venne molto vicino, e sebbene i suoi occhi fossero fissi su James, non disse nulla. Già così risultò insolito – nessuna provocazione, o presa in giro, o dichiarazione di vittoria. Neanche un insulto?

Piton continuò ad avanzare verso James (che era immobile, ma appoggiato ai suoi gomiti ora), e più vicino era, più nitida si faceva la visuale di James. L'espressione di Piton era illegibile. I suoi occhi non era maligni o compiaciuti o niente di come avrebbero dovuto essere..fissava James ma non sembrava affatto vederlo. E quando fu molto vicino, la bacchetta ancora puntata contro il cuore di James, Severus esitò.

James non perse tempo a chiedersi il perchè. Indirizzò un calcio al ginocchio di Piton, facendo inciampare all'indietro il Serpeverde. James ebbe giusto il tempo di rimettersi in piedi (la sua gamba ferita che pulsava) ed afferrare il braccio di Piton che reggeva la bacchetta. Prese il polso del Serpeverde, strappandogli l'arma un momento dopo. Essa cadde al suolo, ticchettando e rotolando verso il muro, ma James non lo notò. Improvvisamente, il mondo si era fatto molto silenzioso, e James non notava nient'altro.

Era vagamente consapevole del fatto che la sua gamba gli faceva male, che Piton aveva attaccato lui, e che Srius era steso incosciente da qualche parte nei dintorni. Poi fu consapevole di un nuovo dolore, alle sue nocche, e poi per il resto della sua mano destra. Si rese conto del perchè, mentre focalizzava l'immagine di fronte a lui, quando il corpo di Piton si contrasse, reagendo al contatto del pungo di James sulla sua guancia. Cadde all'indietro, scivolando sul pavimento di pietra.

James afferrò la bacchetta del suo avversario e la sua, e le puntò entrambe contro Piton prima che il Serpeverde potesse riprendersi dal colpo.

"Quale diavolo è il tuo problema?" gridò James. Riverse nel suo sangue v'erano la rabbia e l'adrenalina, e perchè Sirius non si svegliava?

Piton non disse nulla. Trasalì un po' per il dolore al viso, ma per il resto rimase impassibile. I suoi occhi erano vacui, quasi apatici, cosa che fece arrabbiare James ancora di più. Non voleva fare altro che bombardare Piton con tutte le fatture che conosceva, lanciarlo lungo il corridoio così da farlo sbattere contro il pavimento come una bambola – come aveva fatto con Sirius.

Eppure...

Il braccio di James si piegò all'indietro e, con tutto la forza che aveva, lanciò la bacchetta di Piton più lontano che poteva. Essa colpì il muro e rimbalzò all'indietro, rotolando lungo il pavimento finchè non colpì un altro muro. Senza degnare Piton di uno sguardo, James girò sui tacchi e si avviò prima lentamente, poi correndo, verso Sirius. L'altro Malandrino si stava giusto riprendendo.

"Sto bene," mormorò Padfoot prima che James potesse chiedere. Si massaggiò il retro della testa.

"Infermeria?"

Sirius scosse la testa. "Ho avuto di peggio. Ho aggiustato di peggio. Fammi solo mettere a posto la gamba, poi posso fare il resto in dormitorio. Dov'è Piton?"

"Non te ne curare," disse James velocemente. Sirius si aggiustò la gamba contusa all'incirca in dieci secondi, ed a quel punto James aiutò l'amico a rimettersi in piedi. Cominciarono a incamminarsi verso la Torre Grifondoro, e James lanciò uno sguardo oltre la sua spalla verso il punto in cui era caduto Piton, ma lui se n'era andato.

"Ma perchè mai Piton avrebbe esitato?" si chiese ad alta voce Sirius, quasi mezz'ora dopo, quando James ebbe riferito i dettagli dello scontro a lui ed a Peter nel dormitorio maschile. Erano seduti sul letto di Remus, la Mappa del Malandrino stesa fra i tre.

"Non ne ho idea," ammise James.

"Forse stava cercando di uscirsene con qualcosa di davvero doloroso," suggerì Peter.

"Forse tutto quell'unto ha finalmente cominciato a danneggiargli il cervello," suggerì Sirius. James scosse la testa.

"No, è stato...bizzarro," disse pensieroso. "Stava decisamente esitando...come se non fosse del tutto certo di voler davvero fare quello che stava per fare. È diventato improvvisamente...assente...non credo mi stesse neanche prestando attenzione."

"Mocciosus ti presta sempre attenzione," fece notare Sirius. "In modo inquietante, anche. È qualcosa di simile all'ossessione, se dovessi spiegarlo. L'unica persona con cui è più fissato è..."

"So quello che ho visto," interruppe James. "Non riesco a spiegarlo, ma so quello che ho visto." Un momento di silenzio si posò sui tre ragazzi, ma poi James parlò di nuovo. "Ad ogni modo, è meglio se torniamo alla mappa. Quest'ala si comporta stranamente, non è vero?" Indicò un segmento della mappa.

"Sì, Peter ci ha fatto cadere del succo di zucca, e ora le persone cominciano a sparire se si muovono da quella parte del castello."

"Mi dispiace."

"Non ti preoccupare, Wormtail," disse James. Estrasse la sua bacchetta. "Dovevamo aggiungere il nuovo passaggio comunque. Allora...pronti?"

(I Postumi)

Battuto.

Battuto.

Battuto.

Non aprì subito gli occhi, ma decise di rimanere immobile, le palpebre ancora calate mentre respirava ed ascoltava il battito del proprio cuore. Lentamente, la realtà ricominciò a tornare a fuoco nella sua mente—divenne conscio delle lenzuola pulite e fresche e del soffice letto in cui stava sprofondato. Era in Infermeria.

Era vivo.

Niente era andato storto.

Sarebbe andato tutto bene.

I primi momenti del risveglio erano sempre stati i peggiori—i primi secondi dopo una notte come quella, della quale non riusciva a ricordare molto...non riuscendo ad essere sicuro riguardo a nulla...non sapendo cosa avrebbe visto una volta aperti gli occhi. Una breve sensazione di terrore gli attanagliò lo stomaco mentre cercava di rimettere insieme i pezzi...

Aprì gli occhi.

"Eeeeeed è sveglio," annunciò la voce di Sirius Black. Remus racimolò l'energia necessaria per guardarsi intorno e trovare la fonte della voce, Sirius in persona, seduto su uno sgabello vicino al suo letto. James era seduto di fronte a Sirius—alla destra di Remus— e Peter era ai piedi del materasso. Le tende chiuse li circondavano, senza dubbio grazie alla discrezione del Guaritore Holloway. L'esclamazione di Sirius fece girare gli altri due Malandrini, a verificare l'annunciò del terzo.

"Buon giorno, Moony" disse allegramente James. "Dormito bene?"

Remus si schiarì la gola. "Divertente," gracchiò sarcasticamente. "Che ore sono?"

"Oh, circa le dieci e un quarto," stimò Sirius. "Pensavamo avresti continuato a dormire per almeno un'altra mezzoretta.."

"Be'," iniziò Remus, "Io-I-Io..." Ma si fermò. Qualcosa gli tornò in gola, ed automaticamente afferrò il secchio che il Guaritore Holloway aveva lasciato sul comodino, vomitandoci dentro.

Un minuto dopo, una volta finito finito, e—tossendo e asciugandosi lo strato di sudore freddo dalla fronte pallida— Remus si lasciò ricadere sul letto. Sirius fece evanescere il contenuto del secchio con la bacchetta.

"Quello doveva essere ciò che rimane del ratto," riflettè con noncuranza, facendo spalancare gli occhi grigi di Remus.

"Mi avete lasciato mangiare un ratto?" domandò.

"Ad essere onesti," si intromise James, "pensavamo fosse Wormtail."

"Be', grazie," disse Peter sarcastico.

"Be', lo hai ingoiato tutto intero, Moony," continuò rassicurante Sirius. "Questo è l'importante. Sono sicuro che non ti prenderai nessuna malattia ora. Quindi..." guardò il gruppo con aria d'attesa; "a chi va di fare colazione?"

"Non lo dire nemmeno," gemmette Remus. James porse al degente una bottiglietta verde dal tavolo più vicino.

"Holloway ti ha lasciato questo. Dovrebbe far passare la nausea."

Remus bevve la pozione indicata, e quando ebbe finito, facendo una smorfia al sapore acido che aveva in bocca, aggiunse: "Holloway sa che siete qui?"

"Certo," disse Peter. "È nel suo ufficio, ora." Remus non ne sembrò felice. "Non riesco a capire il problema se dovesse sapere se noi sappiamo di te...a patto che non scopra cosa abbiamo fatto."

"Concordo," si aggregò Sirius. "Ora...la colazione."

"Pazienta un attimo," ordinò James. "Moony ha bisogno di un minuto per sentire l'effetto della pozione." Nonostante fosse restio ad ammetterlo, Remus notò che la medicina di Holloway stava facendo effetto. Si mise a sedere sul materasso.

"Allora...la scorsa notte," iniziò.

"È stata emozionante, per me," disse James. "È stata bella anche per te?"

"Ah, ah," rispose impassibile Remus. "Ma...è andato tutto bene, vero? C'è ancora qualcosa di confuso."

"Ratto a parte," disse Sirius. "Non ti preoccupare, Moony. A dire il vero è andato tutto...più che bene.

"Ne riparliamo dopo," continuò James velocemente. "Holloway potrebbe arrivare da un momento all'altro."

"Sì, mamma," lo prese in giro Sirius, dandogli comunque retta. "Allora—il tuo stomaco sta bene, Moony? Bene." Sorrise e tirò su un sacchetto di carta dal pavimento, posandolo sul bordo del letto di Remys. "È il momento della colazione."

"Non penso proprio sia una buona idea..." borbottò Remus, massaggiandosi lo stomaco.

"La pozione," gli ricordò James, tirando su anche lui un sacchetto di carta. "E comunque, non vuoi che quel ratto sia l'ultima cosa che hai mangiato, vero?"

Sirius stava cercando nel suo sacchetto. "Allora, io ho...uova, pancetta, salsicce, e pancakes..."

"Mie" dichiarò Peter, e Sirius passò al suo amico quello che sembrava essere un piatto avvolto in un tovagliolo.

"Questo," si inserì James, tirando fuori un piatto similmente impacchettato e sbirciando attraverso un'apertura vicina al nodo del tovagliolo, "ha crepes, wurstel, aringhe affumicate, white pudding1, uova, pancetta...troppo, troppo, troppo cibo. Questo dev'essere tuo, Black."

"Non si sono dimenticati il mio saccottino al cioccolato, vero?" chiese ansiosamente Sirius.

James gli passò il piatto. "No, c'è anche quello, cretino." Il Capitano prese un altro piatto dal sacchetto e ne controllò il contenuto. "Toast, un uovo, frutta, salsiccia...Questo è di Moony, credo." Lo posò sul comodino. "Ce l'hai tu il mio, Sirius?"

"È proprio qui, Prongs" replicò Sirius, passandogli un quarto piatto coperto. "E hai le patate in più"

"E hai il sale, il pepe e il burro?"

"Già."

"Chi ha la marmellata?" volle sapere Peter.

"È qui."

Sirius tirò fuori la bacchetta e la mosse un paio di volte. La saliera e la pepiera, insieme al burro ed a un barattolo di marmellata volarono fuori dal sacchetto e levitarono a mezzaria nello spazio sopra il letto, tra i quattro ragazzi. Rimasero lì anche dopo che Sirius ebbe rimesso la bacchetta nella tasca della veste.

"Ohi," disse James, tirando fuori due lunghi contenitori cilindrici dal sacchetto. "Ultima cosa. Caffè o tè, Moony?"

Remus passò in rassegna i suoi amici. "Siete degli idioti, sapete," li informò. "Portando tutto questo cibo qui-Holloway ha già la colazione per me. Salutare, essenziale...quello che dovrei..."

"Non c'è di che, Moony," lo interruppe James. "Ora, caffè o tè?

"Ed io ho della burrobirra per dopo," aggiunse Peter.

"Ohi," disse Sirius, "stavo quasi per dimenticare-la cioccolata." Posò una stecca sul comodino. Remus li osservò tutti e poi sospirò.

"Sapete, non siete così terribili come amici."

"Lo sappiamo" disse Sirius.

Remus annuì. "Tè, Prongs."

"Arriva subito, Moony."

I momenti del risveglio dopo la luna piena erano, per Remus J. Lupin, i peggiori. La verità era che era un lupo mannaro...lo era da più di dieci anni ormai, e da più di dieci anni aveva avuto temuto, più di ogni altra cosa, quei primi momenti dopo tutta la faccenda. L'incertezza, il dolore...

E nei precedenti dieci anni, Remus J. Lupin aveva affrontato tutto da solo.

Ora, faceva colazione.

(Lucky2)

Mentre Remus schiacciava un pisolino, Sirius si andava a preparare per la partita di Quidditch con Peter che lo idolatrava, James raggiunse il campo di Quidditch. In anticipo di più di un'ora, arrivò anche prima del Capitano dei Corvonero, e si trovò a godere della solitudine del campo silenzioso. Se avessero vinto la partita del pomeriggio, sarebbe stato circondato da gente per tutta la notte—una prospettiva piacevole, ma anche una che James sentiva di dover compensare con un po' di salutare solitudine. Se avessero perso...be', a dire la verità, lui non pensava mai alla prospettiva del "se avessero perso" prima di una partita. Portava male, e lo indepressiva.

Il campo era stato sgomberato dalla neve, ma il vento gelido persisteva, e James non avrebbe cambiato le condizioni se avesse potuto. Il Quidditch a gennaio era particolarmente perfetto—dava un certo grado di esaltazione. Si sedette sull'erba bagnata. Tirando fuori il pacchetto delle solite Lucky Strike dalla tasca e la bacchetta dalla cintura, si accese una sigaretta e si sdraiò. I suoi capelli si bagnarono, ma mentre faceva il primo vero tiro, notò a malapena ciò che lo circondava.

Con il vento che sferzava tra gli spalti di legno, il cielo argenteo sopra di lui, e l'inconfondibile profumo di Quidditch, era come fumare per la prima volta una sigaretta. Quandò buttò fuori il fumo, si sentì stordito. L'intricato fumo bianco vorticante che aveva respirato venne assimilato nel cielo nuvoloso, e James si sentì calmo. Mentre la sigaretta tornava alle sue labbra, sembrò che l'unico colore-a parte il grigio-al mondo fosse l'arancione bruciante della fine della sigaretta; divenne nero mentre esalava di nuovo. Poi-

"Potter?" gridò una voce lontana, eccheggiango attraverso il campo e facendo scattare a sedere James. Si guardò attorno cercando il suo compagno, localizzandolo un minuto dopo, seduto sui lontani spalti dei Grifondoro. James strizzò gli occhi per riuscire ad avere un'immagine più chiara-la vista non era mai stato uno dei suoi sensi più sviluppati.

"Marlene?" gridò in risposta lui, riconoscendo la figura bionda.

"Che ci fai qui?" chiese urlando Marlane, e anche da quella distanza James riusciva a vederla tremare per il freddo.

"Sto fumando! Che cosa ci fai tu qui?"

Lei non rispose subito, e James pensò che non l'avesse sentito, finchè non rispose in qualche modo meno sicura di prima: "Veramente non lo so!"

James pensò un momento. Gli tornò subito in mente Lily. "Be' vieni giù allora...ti congelerai lì sopra! Fa molto meno freddo qui giù!"

Ed era vero, come notò Marlene quando arrivò, sedendosi sul prato vicino a lui. "I miei jeans si bagneranno," aggiunse lei, leggermente preoccupata.

"Sei una strega," gli ricordò James. "Sono sicuro che troverai una soluzione."

Marlene rise. "Giusto" Una pausa imbarazzante, poi..."Allora...hai sentito di Alexa Kyle? Triste, non è vero?"

"Sì," convenne James, annuendo mentre faceva un altro tiro. "I suoi genitori non sono stati i primi però...non saranno neanche gli ultimi, credo..."

"Come siamo positivi..."

"Hai iniziato tu."

"Giusta osservazione." Gli occhi di Marlene vagarono verso la sigaretta.

"Ohi, scusa." James tirò fuori il pacchetto e glielo offrì. "Vuoi...?"

"Oh, no," disse in fretta Marlene. "No, non fumo. Stavo solo...Intendo dire, non sapevo che fumassi. Pensavo che tutti i fumatori avessero i denti gialli e la pelle rovinata."

"Un altro vantaggio della magia," minimizzò James. Il pacchetto di sigarette tornò nella sua tasca. "Allora, perchè sei qui così presto? Starai gelando."

"Donna stava prendendo possesso del dormitorio con la sua preparazione pre-partita," spiegò Marlene, tirando con forza la sciarpa un po' più vicina al viso. "Ne ho leggermente abbastanza di lei al momento."

James annuì, girando la testa per buttare di nuovo fuori il fumo. "Sì, l'ho sentito in giro." Incerto sul voler veramente iniziare una discussione come quella, aggiunse comunque: "Allora, come te la stai passando dopo quello che è successo?"

"Sul serio?" chiese Marlene, sorpresa. "Non vuoi sentire sul serio i miei problemi amorosi adolescenziali, vero?"

"No," acconsentì l'altro. "Ma, sai...ho pensato che sarebbe stato cortese chiedere."

"Be', non ti annoierò con quella conversazione," lo rassicurò Marlene.

Cinque minuti dopo, la sigaretta di James era finita, ma Marlene no. "...E la cosa peggiore è," stava singhiozzando sulla sua spalla rigida, "che mi manca. Mi manca quel bastardo idiota traditore, e non posso farci niente!"

"Ehm..."

"So le regole!" continuò piangendo la bionda. "È così stupido! Mi ha tradita! Ci ha provato con la mia compagna di stanza, e poi ha pomiciato con...un'altra mia compagna di stanza! Una ragazza dovrebbe rompere con i ragazzi che fanno queste cose! Ma...non ci riesco. Miles ed io siamo stati insieme per tre anni, e anche se qualche volta si è comportato da imbecille, per la maggior parte del tempo, è stato veramente dolce. Lo amavo sul serio. Mi faceva ridere, e c'era sempre...be', non sempre sempre, ma...quando c'era bisogno. Sapeva cose di me che nessun altro sa. Abbiamo affrontato un bel po' di cose insieme, ed ora è semplicemente...finita. Non ho nessuno." Finì tirando su col naso, e James le diede delle imbarazzanti pacche sulla spalla.

"E dai, Marlene," cercò di consolarla lui, "Non sei sola. Che mi dici di Evans? E Mary Macdonald?"

"Sì, loro sono carinissime," biascicò lei seccamente. "Ma a loro non è mai importato molto di Miles. Forse avevano ragione, ma non è esattamente d'aiuto quando voglio qualcuno che riesca a vederla dal mio punto di vista. Ad ogni modo, tutte le mie amiche sono per l'auto-determinazione, rompere con il ragazzo, ed andare avanti...Io non voglio ancora andare avanti. Voglio crogiolarmi nel mio dolore."

James ridacchiò un po' all'affermazione, e Marlene lo seguì. "Sono patetica, non è vero?"

"Sì, ma...chi se ne frega. Tutti sono patetici."

Con qualcosa tra una risata ed un colpo di tosse, Marlene disse: "Non è esattamente incoraggiante, no?"

"Penso di no. Che mi dici di McKinnon? Hai anche lui, no?"

Marlene alzò le spalle. "Non posso...non posso parlarne con lui."

"Perchè no? Non siete amici?"

"È un ragazzo." James le lanciò un'occhiata. "È diverso con Adam," tentò di spiegare la strega distrutta. "Non so; è Adam. Gli ho sempre parlato di queste cose in precedenza, ed è sempre stato meraviglioso al riguardo."

"E allora qual è il problema?"

Non lo so. È che...lui è Adam, tutto qua."

"Marlene," iniziò inflessibile James. "Stai evitando la domanda."

"Davvero?"

"Sì"

"Davvero?"

"Sì"

"Davvero davvero?"

""

Fissando lo sguardo sul campo vuoto, Marlene sospirò. Riusciva a vedere il suo fiato ghiacciato. "Se ne parlassi con Adam," iniziò incerta, "mi sentirei come se stessa pensando 'te l'avevo detto'. Non voglio che veda che...che ho completamente fallito come fidanzata...che Miles ha trovato qualcosa di meglio." Rivolse di nuovo i seri occhi blu su James. "Perchè è così?"

James alzò le spalle. "Come diavolo dovrei fare a saperlo?"

"Giusta osservazione." Marlene si accigliò. "Scusa per averti parlato in questo modo. So che non volevi sentire nessuna di queste cavolate."

"Non volevo, ma...Eccoti qui." Le sorrise in qualche modo.

Marlene si alzò. "Ti lascio preparare per la partita, allora. Buona fortuna." Fece per andarsene, ma James la fermò.

"Non hai completamente fallito come fidanzata."

La bionda incrociò le braccia. "Non ho nemmeno avuto successo però, no?"

"Non so, ma...dovresti saperlo: ho parlato con il Capitano della quadra dei Corvonero un po' di giorni fa...credo che useranno il loro secondo Portiere per la partita di oggi. Di solito gioca Stimpson, e lui...ehm...è stato un po' distratto in allenamento. Il Capitano ritiene che non riesca a concentrarsi abbastanza da giocare."

Marlene guardò James un po' incuriosita. "Sul serio?"

"Sul serio."

La ragazza sorrise. "Grazie."

"Non c'è di che"

Marlene ritornò al castello, e James tornò a sdraiarsi, tirando fuori le Lucky Strike ed accendendo un'altra sigaretta, e sebbene l'avrebbe negato anche davanti ad un tribunale, si sentiva meglio già prima di inspirare il fumo.

(Dramma Donna)

"Si gela oggi," fece notare inutilmente il Tassorosso Liam Lyle dalla cabina dell'annunciatore sul Campo di Quidditch, un po' di tempo dopo. Le tribune, tuttavia, erano piene. "Vedremo le squadre di Grifondoro e Corvonero in pochi minuti, grazie al cielo, e si spera che la faranno breve. Se Corvonero perde, sono fuori dalla corsa alla Coppa–hanno perso contro Serpeverde a Novembre, se ricordate. Grifondoro è imbattuto, dato che il cercatore Ricki Nivens ha preso il boccino contro Tassorosso in cinque minuti in una partita senza precedenti, il chè, possiamo ammettere tutti, è stato più una questione di fortuna che…comunque, il Capitano e cacciatore di Corvonero Malcom Davies ha effettuato alcuni cambi alla formazione…"

Lo spogliatoio di Grifondoro era teso come al solito. James stava vicino al cancello, guardando fuori allo stadio affollato e abbracciando la sensazione di nervosismo nel suo stomaco. Era strano pensare che una volta lo preoccupava…era eccitante ora, l'attesa, l'ansia, la sensazione che molto presto sarebbe stato in volo…

Sirius era steso su una delle panchine, lanciando una pluffa in aria e riprendendola ripetutamente, per diminuire lo stress o la noia. Adam McKinnon guidava i due battitori, Michael Mitchum e Damacus Weasley nello stretching, e Ricki Nivens sedeva vicino a Sirius, guardando ansiosamente la pluffa salire e scendere. Donna, nel frattempo, stava in un angolo, accigliandosi mentre mormorava schemi a se stessa.

"Figlio di puttana!" imprecò quasi improvvisamente, facendo cadere Damacus nel mezzo di un esercizio.

"Merda, Shacklebolt," disse Sirius.

"Merlino, Shack!" disse Ricki.

"Ahia," disse Damacus.

"Scusate," mormorò Donna laconicamente. "Non riesco a ricordare il nuovo schema."

"Be', non finisce con te che uccidi Weasley," sbottò Sirius. "Sinceramente, Shack, se hai qualche problema da donna, forse dovresti startene in panchina…"

"Oh, stai zitto, grandissimo coglione, io…"

"Shack," interruppe James e lei si fermò. Il Capitano lanciò a Sirius uno sguardo di avvertimento. Il suo amico si strinse nelle spalle e riprese a lanciare la pluffa. "Shack, possiamo parlare?"

Donna alzò gli occhi al cielo. "Sinceramente, Potter, è…"

"Shack." Svogliatamente, lei lo seguì fuori dallo spogliatoio. "Per Merlino, stai facendo una gran questione per nulla."

"Non è per l'imprecazione," disse James, quando furono soli. "Voglio accertarmi che il tuo gioco non sia fuori." Fu sorpreso nel vedere che Donna sembrava un po' ferita.

"Che vuoi dire?"

"Voglio dire," insistè lui, "che so che sei nel mezzo di una specie di complesso, strano e vagamente irrilevante dramma nel dormitorio al momento, e ho notato che sei stata un po' fuori fase durante gli allenamenti… di solito sei la prima a memorizzare uno schema, e hai dimenticato i nuovi per settimane."

"Perché non hai detto niente prima?" domandò Donna, la sofferenza nei suoi occhi ambrati mischiata ora con una più normale irritazione.

"Perché di solito vai meglio se non ti critico," disse James. "Di solito ti accorgi se il tuo lavoro non è sufficiente e lavori più duramente per riparare. È differente questa volta?"

Donna si accigliò. "Ti comporti così solo perché sono una ragazza."

"Ma per favore," schernì l'altro. "Ho visto ogni ragazzo qui dentro…" Mosse il suo pollice in direzione dello spogliatoio, "comportarsi più da ragazza di te. Non ha niente a che fare con questo. Ha a che fare con il fatto che ho già dovuto assistere a due conversazioni sentimentali riguardanti le ragazze del sesto anno di Grifondoro, ed io non perderò una partita di Quidditch per questo motivo."

"Non ho intenzione di avere una conversazione a cuore aperto con te," lo informò freddamente Donna.

"Miseriaccia, lo spero proprio." James incrociò le braccia. "Quello che sto cercando di dire è che hai bisogno di trovare una soluzione a tutto questo folle melodramma…di solito suggerirei il Quidditch, ma non sta chiaramente funzionando. Ora, capisco che tu sia–almeno teoricamente–una persona, e che probabilmente–beh, forse–hai…" praticamente rabbrividì: "dei sentimenti…" Donna si accigliò… "ma sul campo, i tuoi sentimenti non importano. Sai cosa importa? Vincere. È la cosa più importante."

"Non dovresti dire che non è la cosa più importante?"

Quel concetto per James non esisteva nemmeno. "E perché diavolo dovrei dirlo? È un gioco. Il punto è vincere…" Sinceramente, ora si stava cominciando a preoccupare per la salute mentale della ragazza…

"Questo lo so," insisté Donna. "Sto bene, Potter."

"Bene. E, Shack…in breve...trova semplicemente un modo per sollevarti da tutte le stronzate che ti stanno buttando giù. Non è salutare portarsele in giro, sai? Trova una soluzione. Non… non ingoiare i tuoi sentimenti e basta, perché mi servi in forma."

"Be', ovviamente." Lo guardò con curiosità. "Aspetta un attimo…non mi stai urlando contro. Mi stai dando un consiglio."

"Be', ovviamente."

Lei si accigliò. James sospirò.

"Hai bisogno che ti urli contro?"

"Potrebbe aiutare."

"Shack, se non ti concentri nel fottutissimo gioco, ti caccio dalla squadra più velocemente di quanto ci metti a dire 'fallo!' È chiaro? Perché ho due cacciatori di riserva che probabilmente farebbero il tuo lavoro meglio di te, e non dovrei curarmi dei loro stupidi incontri tra gatte! Va bene?"

"Va bene, Potter."

In quel momento, la testa di Adam McKinnon apparve attraverso la porta. "Stanno chiamando Corvonero, e dopo tocca a noi," disse. James e Donna lo seguirono dentro, raccogliendo le loro scope mentre si mettevano in fila. Donna sembrava determinata, e James represse un ghigno.

"E Chaudry!" finì di annunciare Liam Lyle. "Ed ora, per la squadra di Grifondoro: "McKinnon!" Adam volò fuori dal cancello. "Mitchum! Weasley!" I due battitori scomparvero. "Shacklebolt!" Donna era andata. "Black!" poi Sirius.

James si voltò verso Ricki. "Prendimi un boccino, eh, Nivens?"

"Potter!"

Partì fra le grida del pubblico.

"E Nivens!"

Finendo il suo giro iniziale, James atterrò al centro del campo, mentre il resto della squadra si assemblava in aria. Il Capitano di Corvonero, Malcom Davies, aveva già fatto lo stesso, e Madama Bumb si avvicinava ai due.

La Bumb ripeté le solite istruzioni–un gioco onesto e pulito, niente falli, la giusta sportività… Poi, ai due Capitani fu detto di stringersi le mano.

"Pronto a perdere, Potter?" chiese Malcom, ghignando.

James inarcò le sopracciglia, e mentre stringeva la mano di Malcom, replicò come se fosse stato in qualche modo confuso dalla domanda: "Io non sono mai pronto a perdere, Davies."

"Bene!" arrivò la voce magicamente amplificata di Liam Lyle, "questa dovrebbe essere una partita interessante!"


 

(L'Occhio Interiore)

"Per quelli di voi che sono ancora qui," annunciò svogliatamente Liam Lyle, desiderando chiaramente di non far parte di questo gruppo di persone, "il punteggio è trecentoventi a duecentonovanta per Grifondoro...ora sono le cinque e trentasette minuti, ed odio ufficialmente questi cercatori."

James chiamò stancamente un time-out, e le due squadre volarono verso le separare estremità del campo. Quando furono a terra, quasi tutta la squadra fissò Ricki Nivens.

"Amico," disse Sirius a James, anche se stava guardando Ricki, "Abbiamo scelto un cercatore cieco, per caso?"

"Concentrati sulla tua parte del gioco", rispose James. "Ho segnato il doppio dei tuoi punti. Vale anche tu, Shack. McKinnon, il fatto che hanno segnato ventinove tiri dovrebbe essere imbarazzante per te."

"Che importanza ha?" brontolò Adam. "Sta tutto al boccino, a questo punto. Non riusciremo a prendere un vantaggio di centocinquanta punti, e per l'amor di Merlino, sono passate più di cinque ore."

"McKinnon, se segnano di nuovo ti faccio fare il campo di corsa in allenamento," sbottò James . "Damacus, bei lanci... Mitchum, occhio ai falli. Ne hai altri tre prima che dell'espulsione".

"Sì, Potter."

"Dieci secondi," Madama Bumb ricordò loro.

James si rivolse a Ricki. "Trova quel maledetto boccino."

"Ci provo".

Tutta la squadra gemette, sapendo cosa stava per succedere. "Scusami?" chiese James, la sua voce pericolosamente bassa.

"Voglio dire..." gracchiò Ricki, palizzato, "Voglio dire...sì, Potter."

"Meglio". James si rivolse a tutta la squadra. "Non sta mai solo al boccino. Capito?"

"Sì, Potter," dissero in coro.

La squadra ricominciò a salire in aria. "Sai, Prongs," disse Sirius, "è stato quasi sexy."

"Non sono in vena, Sirius."

E decollarono di nuovo.

Un cacciatore di Corvonero era in possesso della pluffa, ma un bolide veloce da Damacus Weasley la liberò a vantaggio di James un attimo dopo. Un battitore Corvonero, però, aveva preso il controllo del bolide molto rapidamente e lo fece girare verso James. Lo schivò, e l'altro battitore riscagliò bolide verso di lui. I bolidi danzavano tra i due battitori, con James in mezzo, per cui liberò in fretta della pluffa passandola a Donna.

Donna schizzò verso gli anelli dei Corvonero, passò a Sirius, che ripassò indietro e accelerò in avanti, liberandosi per un passaggio. Donna gli lanciò la pluffa, e lui tentò un colpo nell'anello a sinistra; il portiere dei Corvonero, tuttavia, intercettò e passò la pluffa ad uno dei suoi. James imprecò e tornò indietro per difendere.

Si stava facendo piuttosto buio. Mentre i minuti scivolavano via, la professoressa McGranitt venne vista levitare sfere d'oro in aria, proiettando sul campo intero una calda luce arancione. Fu così che appena James ebbe finito di segnare il suo diciottesimo goal della serata, qualcosa di luccicante, alla luce delle sfere, attirò la sua attenzione. Ed attirò anche l'attenzione di uno dei cercatori-quello di Corvonero.

Anna Cho accelerò verso il boccino, che svolazzava vicino gli spalti dei Tassorosso, e James gettò cercò freneticamente il suo cercatore. Anche Ricki l'aveva appena avvistato, e si era lanciato all'inseguimento pochi secondi dopo, ma era dall'altra parte del campo. Anna Cho era piuttosto in vantaggio.

Corvonero era in possesso della pluffa.

Ricki stava guadagnando terreno su Anna, ma non abbastanza velocemente. Era ancora ad una distanza di diverse scope da lei, e lei stessa era ad una distanza di diverse scope dal boccino. Michael Mitchum scagliò un bolide al cercatore di Corvonero, ma colpì quasi Ricki, e James subito disse ai suoi battitori di stare fuori dall'inseguimento.

Gettò lo sguardo sulla stadio per qualcosa che avrebbe salvato... qualcosa che avrebbe aiutato Ricki a recuperare... qualcosa che lo avrebbe aiutato a raggiungere il boccino in tempo...

Malcolm Davies di Corvonero aveva la Pluffa all'estremità della sua squadra: non stava facendo progressi verso il lato dei Grifondoro, dato che Sirius e Donna lo marcavano stretto. Gli altri due cacciatori di Corvonero avevano quasi abbandonato il gioco, prestando particolare attenzione all'inseguimento di Anna e di Ricki verso il boccino.

James si voltò a guardare il proprio portiere; Adam sembrava pronto per qualsiasi cosa. Il Capitano aggrottò la fronte, cercando freneticamente di mettere insieme i pezzi nella sua testa...

E poi ebbe l'illuminazione.

James volò in fretta verso Damacus Weasley, il suo battitore più vicino.

"Non posso colpirla," disse Damacus, quando James arrivò da lui. "Sono troppo vicini!"

"Lo so," disse James velocemente, sospeso in aria vicino al ragazzo del terzo anno. "Lo so, ascoltami. Voglio che tu e Mitchum puntiate ogni bolide su cui riuscite a mettere le mani su Malcolm Davies."

"Il...cacciatore?" chiese incredulo Damacus.

"Sì".

"Shack e Sirius lo marcano stretto."

"Li farò togliere di lì. Non... sai...fare male a Davies, ma non lasciare che segni, e...fallo sembrare un gioco pulito. Capito?"

Sconcertato, Damacus annuì.

"Bene. Vai a dirlo a Mitchum."

Il battitore obbedì in fretta. James accelerò di nuovo verso l'estremità dei Corvonero. Ricki ora era addirittura alla coda della scopa Anna, mentre facevano per la seconda volta il giro dello stadio. La ragazza di avvicinava sempre di più al boccino. Il pubblico, incluso il commentatore Lyle Liam, era concentrato sui due cercatori.

A portata di voce con Sirius e Donna-che stavano deviando con successo i tentativi di Malcolm Davies di attraversare il campo-James fermò il suo manico di scopa, mettendosi le mani a coppa sulla bocca ed urlando: "Vipertooth Sette!"

Entrambi i cacciatori lo sentirono, ed entrambi gli lanciarono sguardi confusi.

"Iniziate!" gridò James significativamente. Sirius si interruppe per primo e Donna lo seguì, tornando con risentimento indietro verso gli anelli dei Grifondoro. Tuttavia, Donna, insoddisfatta nel fare semplicemente come le era stato detto, volì direttamente verso James.

"Perché stiamo facendo il Vipertooth Sette?" domandò lei, mentre Malcolm piombava tra gli spalti dei Serpeverde e iniziava a scendere verso gli anelli dei Grifondoro. "Sirius ed io lo stavamo contenendo perfettamente e ..."

"Fallo e basta, Shack", sbottò James. Prima che lei potesse rispondere, si girò ad affrontare lui stesso Malcolm Davies. Donna seguì le sue istruzioni e tornò giù con Sirius, assumendo la sua posizione per lo schema in questione.

James volò a tutta velocità verso Davies, ma prima che i due fossero in reale pericolo di collisione, il secondo sterzò per evitare un bolide. Michael Mitchum ne aveva puntato uno vicino-o quasi- a lui, e Davies cambiò subito direzione per evitare la palla ed il Capitano dei Grifondoro. James lo inseguì, mentre Damacus recuperava il bolide dopo un secondo e lo faceva tornare verso Davies, per poi arrestare il bolide precedente prima che si schiantasse su Donna e deviando, anche quello, verso il Corvonero.

"I battitori Grifondoro," Liam Lyle annunciò agli spettatori ora interessati, "stanno mirando molto duramente al cacciatore Davies ... non sono molto sicuro del motivo... Cho e Nivens sono ancora all'inseguimento del boccino, Cho ha un vantaggio ragionevole, lì...Merlino buono, quel bolide ha quasi colpito Davies! Davies fa quasi cadere la pluffa..."

James e Malcolm volavano parallelamente verso gli anelli di Grifondoro, i bolidi che volavano ancora dai battitori di Grifondoro verso di loro.

"Fermare me non impedirà ad Annie di prendere il boccino!" urlò Malcolm, sorridendo.

Davies sembrò un po' confuso, ma ha continuò a procedere, la pluffa sotto il braccio con poca opposizione da parte di James. I bolidi erano una storia diversa: li evitò abilmente, ma la sua espressione mostrava che gli ci voleva una gran quantità di concentrazione per schivare il bombardamento che i suoi stessi battitori stavano rendeno difficile da eludere.

Poi, accadde qualcosa. Volando sempre testa a testa con Davies, il Grifondoro arrivò fisicamente molto vicino al Corvonero, forse anche pericolosamente. Mentre Malcolm controllava sopra la sua spalla la posizione del suo rivale, James alzò gli occhi e vide un altro bolide diretto verso Malcolm. In meno di un secondo, James osservò sia la traiettoria e l'impreparazione di Malcolm della palla in arrivo, e-come al solito-James agì senza pensare. Abbassò la Nimbus, passò sotto Davies e riemerse verticalmente parallelo al Corvonero, ma accanto alla sua spalla opposta.

Ed a quel punto—

"Porca miseria!" imprecò Liam, e ci fu un sussulto collettivo appena tutti videro il motivo. "Potter è stato colpito da un bolide -dal suo stesso compagno di squadra, se non mi sbaglio, e- accidenti, sembra che sia stato colpito al braccio...diavolo, dev'essere rotto... e...buon Dio, che cosa è preso ai battitori Grifondoro? Un altro bolide! Ha colpito Davies...no...no...solo la sua scopa Davies ha perso il controllo lì, e...ancora un bolide! Un altro come di questo, e Davies è in guai seri...Non sono sicuro a che gioco stiano giocando i battitori Grifondoro, ma...ma...aspettate... cosa...cosa è successo? Credo..."

James afferrò il braccio dolorante, senza fiato e riuscendo a malapena a rimanere in piedi sulla sua scopa, che era ormai rimbalzata notevolmente fuori rotta; nonostante ciò, riuscì ad individuare i due cercatori, e si sentì sorridere suo malgrado.

"Io davvero non so cosa sia successo," Liam ha continuato, "Anna Cho...ha perso il vantaggio e...Nivens, lui... che cosa?"

Quello che successo era questo: la cercatrice Corvonero Anna Cho, la cui mano era stata a pochi centimetri dal boccino, aveva sfidato la regola fondamentale di tutti giocatori che cercano la pallina dorata: aveva ascoltato il commentatore. Per il più breve secondi, mentre era così vicina al boccino che poteva quasi sentirne le ali piumate, Anna si permise un breve momento di indulgenza, in cui aveva sbloccato le orecchie ed ascoltato il commento di Liam Lyle...per sentire la sua voce proclamare che lei, Anna Cho, aveva preso il boccino. Ciò che aveva udito, invece, era stato: "Davies è nei guai!"

Poi, il suo singolo momento di indulgenza si era trasformato in diversi frenetici secondi, facendo allontarare i suoi occhi dal boccino e spostando la sua attenzione dal gioco, per posare entrambi sullo sfortunato Malcolm Davies, che si era appena stabilizzato sulla scopa dopo il suo contatto con un bolide.

Ricki Nivens, nel frattempo, aveva notato la disattenzione della rivale e si era sporto in avanti con tutta la sua forza sulla scopa, spingendola per farla andare solo un po' più velocemente, stendendo la mano fino a quando le piccole ali piumate sfiorarono le sue dita, poi il palmo, ed infine aveva chiuso la sua mano intorno al boccino d'oro.

"Anna Cho ha...perso il vantaggio, e...Nivens, lui...che cosa? Nivens ha preso il boccino!" gridò Liam Lyle, confuso da morire. "Ricki Nivens ha preso il boccino! Grifondoro ha vinto la partita!"

 

(Dopo)

"Ed infine," annunciò un Sirius Black piuttosto ubriaco ad un folto gruppo di spettatori nella Sala Comune, alcune ore più tardi, "penso che dovremmo solo inchinarci ed adorare il Capitano, mio migliore amico, e uomo stabilmente matto, James Potter…"

La folla–in vari stati di intossicazione e sobrietà–rise e applaudì in segno di apprezzamento.

"Allora fammi capire bene," farfugliò Peter al suo amico, "hai capito che, dato che Anna Cho e Malcolm Davies stanno uscendo insieme, lei si sarebbe distratta dal boccino se avesse sentito che Davies era nei guai?"

"E avevo ragione, no? In ogni caso, Davies aveva la Pluffa," disse un leggermente ubriaco James, buttando giù un liquido sospetto color ambra da un calice che il ragazzo era stato troppo intelligente da mettere in discussione, quando Sirius glielo aveva messo in mano dieci minuti prima, "era perfettamente legittimo."

Peter rise, non perché lo trovasse divertente, ma perché il Whisky Incendiario che aveva consumato sembrava pensare che fosse una cosa divertente. James si allontanò, scomparendo tra la folla che partecipava alla festa, alla ricerca di un altro drink. Una canzone di un gruppo magico–I Fletchers–riempì la Torre Grifondoro, con un riff di chitarra e delle voci profonde, che erano stato poi sottomesse di fronte al rumoroso cantare, chiacchierare, e dai Grifondoro che celebravano la loro vittoria in generale.

La testa di James girò mentre raggiungeva un tavolo carico di bottiglie di Burrobirra ed un assortimento di altre bevande senza etichetta.

"Tecnicamente, non dovrei permetterti di avere qualcosa che non sia Burrobirra," disse Frank Paciock, che sembrava essere il barista svogliato. "Ma visto che hai appena sfidato ogni logica per vincere questa partita, chiuderò un occhio per qualche minuto."

James sorrise, riempiendo il calice con una sostanza chiara che sospettava essere vodka. "T'è piaciuta la partita, Frank?" chiese dopo un sorso di grandi dimensioni. Le sue labbra erano quasi intorpidite.

"Molto," rispose il Caposcuola. "Come va il braccio?"

"Holl'way l'ha aggiustato in 'n minuto," rispose il Capitano con una scrollata di spalle.

Frank sorrise, chiaramente divertito dalla stato incerto del suo compagno. James lo notò. "Sei sobrio," accusò. "Perfettamente sobrio, a dirla tutta."

"Già."

"Perché?"

"Non lo so. Non me la sento molto di bere da..." Il Caposcuola si interruppe. "Non mi va e basta." James seguì lo sguardo errante di Frank attraverso la Sala Comune; la traiettoria si concluse su Alice Griffiths, che, Burrobirra in mano, stava ridendo e scherzando con Sirius. James si voltò verso Frank.

"A Sirius piace," disse senza mezzi termini.

"Quanto?" chiese Frank.

James si strinse nelle spalle. "Più dell'ultima con cui è uscito."

"Quanto piace a lei?" chiese Frank debolmente. James alzò le spalle di nuovo.

"Che ne so. Era la tua ragazza. Non dovresti dirmelo tu?" Il ragazzo buttò giù un altro drink.

"Ehi, James," disse una voce nuova, quella di Remus Lupin, quando il ragazzo stesso apparve, stanco ma relativamente ristabilito.

"Lupin!" lo accolse James, avvolgendo il suo amico in un abbraccio con un braccio solo. "Sei tornato! Come…come sta tua madre?"

"Mamma sta bene," disse Remus. "Occhio a cosa bevi, Potter, okay?"

"Sicuro."

Remus guardò l'atmosfera allegra intorno a lui. "Immagino che abbiamo vinto?"

"Mi sono rotto il braccio," disse James orgoglio. Remus guardò Frank, che annuì.

"Congratulazioni."

"In quattro punti."

"Cosa?"

"Mi s'è rotto in quattro punti, il mio braccio," elaborò James, raggiante. "M'ha fatto male da morire"

"Congratulazioni," ripeté Remus. "Senti, io vado a letto. È stato abbastanza frenetico… a casa. Non ho dormito molto."

"Sicuro."

"Assicurati che Sirius non porti nessuno su, ok?"

Frank si mosse a disagio. James batté il suo compagno Malandrino sulla spalla. "Non avresti dovuto dirlo, amico. Hai reso la situazione molto imbarazzante per Frank. Non è vero, Frank?"

"Oh, be'…"

"Non ho idea di cosa tu stia parlando, James," sospirò Remus, rimuovendo la mano di James dal suo braccio. "Ma buonanotte."

"'Notte."

Remus scomparve sulle scale del dormitorio dei ragazzi, e James riportò la sua attenzione al cupo Caposcuola. La sobrietà del momento fece aggrottare le sopracciglia a James. "Tu hai bisogno di bere, Frank Paciock."

Frank sbuffò. "Non so se sia una buona…"

"Hai bisogno di bere!" ribadì James ad alta voce. Afferrò una bottiglia quasi piena di Whishy Incendiario e poi si sporse sul tavolo per afferrare il braccio di Frank. "Dai."

Il Caposcuola l'accontentò a malincuore, seguendo James attraverso un gruppo di ridacchianti studenti del quinto anno. "Dove stiamo andando?"

"Da qualche parte dove ci sia aria."

E fu così che, circa quarantacinque minuti dopo, i due ragazzi erano seduti sulla Torre di Astronomia, appoggiati con la schiena contro il davanzale e con la bottiglia ormai mezza vuota di Whisky Incendiario tra loro.

James si era goduto solo un sorso o due, Frank invece sentiva i notevoli effetti di tre bottiglie di whisky o giù di lì. I due sedevano, ridendo, parlando, e di tanto in tando fissando senza meta il cielo notturno, entrambi resistenti all'aria fredda di gennaio.

"La cosa che mi piace di te, Frank Paciock," disse James con voce strascicata, dopo qualche tempo, "è che sei così onesto. Io...io mi fido di te. C'è qualcosa di te…" James ci pensò su. "Forse perché ti chiami 'Frank.'" Si mise a ridere, e tra i singhiozzi ribadì: "Mi fido di te!"

Frank si accigliò. "Carlotta Meloni mi ha baciato ed io ho ricambiato," disse alla fine, la testa abbandonata in direzione di James per valutare la sua reazione.

James aggrottò la fronte pensieroso e poi scosse la testa. "Nah3. Mi fido ancora di te."

Il Caposcuola fissò tristemente il parco. "Alice no."

James alzò gli occhi al cielo. "Hai intenzione di stare qui a parlare di Alice? Non voglio sentir parlare di Alice. Mi piace Alice. Davvero. Ma ho ascoltato troppi problemi della gente oggi, e sono ubriaco, e non ho intenzione di sprecare questo Whisky Incendiario per dare altri consigli alla gente." James prese un lungo sorso dalla sua bottiglia. "Non parleremo di Alice."

"Perché diavolo ho baciato Carlotta Meloni?"

"Porca puttana, stavamo parlando di Alice."

"Ero innamorato di Alice, dannazione."

"Prendi un altro sorso."

"No."

"Sì."

"No. Be'…va bene." Frank prese un altro sorso. "Il fatto è che…" continuò, una volta che il Whisky Incendiario gli bruciò sufficientemente la gola. "Io amavoAlice."

"L'hai già detto."

"… E non amavo Carlotta!" Riflettè prima di continuare: "Carlotta non mi piaceva neanche così tanto. Carlotta è…"

"Bella."

"Esattamente! È bella, non è vero? È davvero, davvero, davvero, davvero, davvero…"

"Frank."

"… Davvero carina! Ed ero appena diventato Caposcuola, e…non so…eravamo lì, a bere, ed io… io le piacevo. A Carlotta Meloni piacevo io… è stato…"

"Impossibile?"

"Lusinghiero. E disorientante. Ed ero un po' ubriaco." Bevve un altro sorso. "Vorrei che quella notte non fosse mai successa."

"Anch'io," borbottò James. "Se non fosse successo, io non starei qui a sprecare una sbronza perfetta per la tua ex-ragazza."

"Sono ancora innamorato di lei," disse Frank in tono piatto, ignorando James, che fece una smorfia.

"Allora perché diavolo sei qui con me, mentre il mio migliore amico la abborda in Sala Comune?"

"Ovvio, no? Ho perso la mia occasione".

James sfilò la bottiglia a Frank, prendendo lui stesso un sorso. "Penso che scoprirai," disse, "che, dando loro tempo ed un folle numero di manifestazioni di devozione, le ragazze possono perdonare."

"Io non merito di essere perdonato."

"No," convenne James. "Ma chi cazzo se lo merita?" Frank rise ed appoggiò la testa all'indietro. I due Grifondoro sedettero in silenzio per un po', fino a quando James ricominciò: "Sai cosa penso io?" Andò incontro, tuttavia, ad un ulteriore silenzio, ed una rapida occhiata verso il Caposcuola gli svelò che Frank si era addormentato. James alzò gli occhi, mormorando, "Novellino."

Il Capitano della squadra di Quidditch stava giusto tirando fuori una sigaretta dalla tasca chiedendosi come potesse far ritornare Frank cosciente, quando un suono sospettosamente simile ad un cigolio richiamò la sua attenzione verso la parte opposta della torre, in direzione della porta oscurata da un'ombra. "Chi va là?" chiese James con autorità. Un timido Tassorosso di cui non riusciva a ricordare il nome apparve davanti a lui, con gli occhi spalancati e l'aria un po' nervosa.

"Mi dispiace," esordì il Tassorosso (James sapeva anche quello solo grazie alla sua divisa), "Me ne vado subito…"

Mentre il ragazzo–del quinto o sesto anno, da quel che sembrava–si voltava per andarsene, James lo richiamò. "Non devi andartene," disse seccamente. "Non ho intenzione di affatturarti." L'altro mago sembrava dubbioso, quindi per rassicurarlo, James si alzò in piedi, si avvicinò al mago, e tese la mano: "Sono James… James Potter. Non credo che ci siamo incontrati."

"Reginald Cattermole," rispose l'altro, prendendo la sua mano tesa. "E ci siamo incontrati. Eri solito affatturarmi."

"Ah." James si morse il labbro imbarazzato. "Ironico. Scusa." Reginald sembrava pronto ad andarsene di nuovo. "Senti, mi dispiace," aggiunse James sinceramente. "Diciamo che stavo passando questa fase al quarto anno…"

"Era il quinto."

"È stata una lunga fase." Reginald rimase in silenzio. "Senti," James iniziò ancora una volta. "Davvero–non ho una scusa. Sono un po' un idiota e basta. È il mio problema. Vieni… mi farò perdonare. Sigaretta?"

Reginald guardò la sigaretta offerta e scosse la testa.

"Che cosa ci fai qui su, comunque, Reginald Cattermole?"

"La Sala Comune era rumorosa. Volevo esercitarmi sui compiti di Incantesimi."

James annuì disinteressatamente. "Sicuro di non volere una sigaretta?" Reginald era sicuro. "Un sorso, allora?" James porse la bottiglia, e Reginald la guardò con diffidenza. "No, è buona," garantì James. "Guarda, vedi, lo berrò anch'io." E prese un sorso.

"Cos'è?" chiese Reginald, mentre James sentiva il liquido bruciargli la gola.

"Whisky Incendiario."

Gli occhi del Tassorosso si spalancarono. "E cosa è successo a lui?" Indicò i resti di Frank Paciock.

"Oh, non preoccuparti per lui; è morto," disse James con leggerezza. "Un sorso, allora? Lo sai che lo vuoi, Cat."

"Reginald."

"Sì, non ti chiamerò così." James, ancora una volta, tese la bottiglia.

"Ma non avrai abbastanza da bere se io ne prendo un po'…"

"C'è ancora mezza bottiglia, e ne ho già avuto più che a sufficienza."

Reginald aggrottò la fronte, ansioso di dire ciò che realmente lo turbava sull'offerta. "Non ho diciassette anni," confessò.

James sorrise in modo un po' più ampio. "Nemmeno io," rispose in modo confidenziale. Sollevò il fiasco un po' più vicino al suo compagno. "Allora, cosa ne dici? Mi lasci espiare le colpe del passato? Rimani obbidiente alla linea del pudore o prendi una piega un po' meno tranquilla?"


"Tu sei fantastico," dichiarò James con entusiasmo, sporgendosi dal muro di pietra che dava sul parco e scuotendo la testa incredulo. "Non fai per niente schifo, Reg Cattermole, soprattutto se si considera che sei un Tassorosso!"

Reginald, che era più piccolo e meno esperto negli effetti dell'alcool del suo tutore, trovò questa frase straordinariamente divertente. Si piegò in due dalle risate. "Io–sono–fantastico!" sogghignò. "È vero! E io sono–sono–io sono…"

"Che cosa sei, Cat?" interruppe un farfugliante James.

"Un Tassorosso!"

E risero entrambi all'affermazione.

"Non posso credere," continuò poi James, "di non averti mai parlato fino ad oggi. È veramente… veramente… veramente incredibile. Perché tu sei fantastico."

Reginald sbuffò. "T-t-t-t-tu ed io non esistiamo neppure sullo…sullo stesso…" (Cercando di ricordare la parola): "pianeta."

James fasciò le spalle del suo nuovo amico con un braccio. "Suvvia, questo non è vero, Cat. Ovviamente esistiamo sullo stesso…lo stesso quello-che-è. Prendi un altro sorso." Prendendo la bottiglia dal Grifondoro, Reginald obbedì. James armeggiò con la sigaretta spenta tra le dita.

"Hai intenzione di fumarla o no?" chiese il Tassorosso, una volta ripreso dall'ultimo sorso. "Ce l'hai in mano da a-a-anni." Mandò a James uno sguardo tagliente. James si strinse semplicemente nelle spalle.

"Non ho deciso."

"Il fatto è che," continuò il Tassorosso, "quando sei s-sobrio–non sarò più fantastico. T-t-t-tornerai a… lo sai… ign-ign-ignorarmi." Ridacchiò al pensiero. James scosse la testa, ancora considerando la sigaretta.

"Stronzate, Cat, io non sono così."

"No?"

"No. Preferisco avere altri problemi. In realtà non mi frega niente di quello che la gente pensa di me".

"Nessuno?" Reginald prese un altro sorso dal fisco. "Non ti interessa di quello che chiunque pensa di te?"

James iniziò a scuotere la testa, ma si fermò. Non lo avrebbe mai detto da sobrio, ma: "Forse una persona. Una o due persone…"

"Be', eccoti qui. O eccomi lì. O siamo entrambi lì?"

"Non sei ancora arrivato."

"Oh. Forse ancora no." Seguì un altro sorso. James aggrottò la fronte.

"Non è così, sai. Due persone in tutto il mondo…sono le uniche che contano. E sai…non fa–non fa differenza per loro chi penso sia fantastico."

"E perché?" biascicò Reginald, fissando il cielo notturno con gli occhi iniettati di sangue. James sentì un brivido di sobrietà correre attraverso di lui mentre realizzava la risposta.

"Perché ad una di loro piacerò in ogni caso, mentre l'altra mi detesterà nonostante tutto." Reg aveva un'espressione molto austera incrociata con un broncio alticcio. James continuò a osservare la sigaretta in mano. "Tu credi nell'onestà, Cat?"

"Sì."

"Davvero? Perché?"

Reginald si accigliò, corrugando la fronte. "Qual era la domanda? Sono confuso."

James scosse la testa. "Non importa. Bevi, Cat. Domani moriremo."

Reginald eseguì prontamente, prendendo un lungo sorso dalla bottiglia. Era quasi vuota ormai, come lamentò il Tassorosso ad alta voce un attimo dopo.

"Va beene," disse James. "Sei abbastanza ubriaco da quel che vedo." Reginald annuì, sapendo che era vero. "Allora… Cat… tu non mi… sai, odi, perché sono stato un po' uno stronzo con te?"

Reginald si strinse nelle spalle. "Non proprio. Non ci ho mai d-d-d-davvero pensato su. Tu mi odi? Voglio dire–tu? Voglio dire… tu odi te?" Si accigliò. "Non ha senso, vero?"

"Non lo so," ammise James, fissando il parco; cominciava a sentire il vento freddo mordergli la faccia e si chiese se quello fosse un segno che la sbronza stava finendo. "Non sto dicendo di essere orgoglioso di ogni cosa che ho fatto, ma se non l'avessi fatto, non sarei chi sono, e non mi dispiace chi sono… il più delle volte, sono abbastanza fantastico. E, sai, certo, sono successe un sacco di stronzate, ma anche un sacco di cose buone, e non so se avrei avuto le cose buone, senza le stronzate… ma allo stesso tempo, non sarò mai in grado di superare le stronzate che ho fatto… come la tua. Tu potresti essere segnato a vita da quello che ti ho fatto, Reginald Come-cavolo-ti-chiami, ed io non lo saprei mai… voglio dire, potrei saperlo ora, ma altrimenti non lo saprei. E che mi dici di Peter? Sono una cattiva influenza su Peter? Peter è così innocente… ma senza Sirius e me, suppongo che sarebbe il sacco da boxe di qualche Serpeverde. Quindi forse è una cosa buona che Pete stia con noi… ma forse è un errore. Forse non stiamo per niente aiutando Moony… forse è egoistico. Forse abbiamo fatto tutto questo per noi, non per Moony… e come potremmo saperlo? Voglio dire, la ragione per cui ci abbiamo pensato era lui, ma avevamo tredici anni, e Merlino solo sa cosa volevamo allora, no? Non credo che nemmeno noi lo sapessimo per certo. Non lo so–talvolta penso che Evans abbia ragione… è tutto un errore, e dovrei tornare indietro… tu e Piton e tutti quegli stupidi del quarto anno, ma… non lo so, credo che Piton lo meriti. È un coglione. Non mi fido di lui. Non mi fido per niente di lui e qualcuno deve pur fare qualcosa, o finisce male. E sarà tutta colpa mia." James si voltò verso Reginald. "Hai capito cosa sto dicendo, Cat?

 

Reg sbatté le palpebre. "Cos'è un Moony?"

James sospirò. "Non importa."

Accigliato, Reginald continuò: "Riguarda una ragazza, non è vero?"

"Cosa?"

"Una ragazza. Riguarda sempre una ragazza, no? Riguarda sempre una ragazza."

"Cosa riguarda sempre una ragazza?"

"Idd-d-discorsi drammatici che non hanno s-s-senso." Guardò la bottiglia. "Ti spiace se la finisco?"

James era molto silenzioso. "Hai ragione," disse alla fine. "Riguarda una ragazza."

"Lo sapevo. Ti spiace se la finisco?"

"Ma cosa significa?"

"Significa," brontolò Reginald, "che tu ora le vai a dire cosa pensi e ti spiace se la finisco?"

"No," disse James, distratto e sentendosi piuttosto sobrio ora. "No, vai avanti; è tua. Assicurati di bere dell'acqua prima di andare a letto. Penso che tu abbia ragione. Penso che… penso di dover andare."

"Ma io non voglio andare a caaaasa," mormorò Frank Paciock nel sonno, ancora steso contro il muro.

James guardò con pietà il Caposcuola. "Ma prima porterò lui in dormitorio…"

Reginald rise.

Il Grifondoro diede un'ultima occhiata alla sigaretta spenta nella sua mano. Poi, aprì le sue dita e la guardò cadere in basso, scomparendo nell'oscuro mantello di neve sottostante.


 

(Momenti di Veglia)

Con Frank al sicuro nel suo letto, James tornò alla festa, un calice di acqua in mano mentre vagava in mezzo alla folla. Sirius ed Alice sedevano vicino al fuoco, ancora nel pieno di una discussione, e Peter chiacchierava con una del quinto anno di nome Pennie. La singola persona con cui voleva parlare, comunque, non era in vista.

James realizzò che doveva essere andata a letto, e stava quasi per salire anche lui in dormitorio, dato che la serata si era rivelata un fallimento. Nonostante ciò, il ragazzo decise invece -quasi inspiegabilmente- di fare un giro nel castello...forse prendere qualcosa di un po' meno dolce dalle cucine. Scivolò via inosservato e uscì dal buco del ritratto.

Ed eccola lì.

James avrebbe giurato di non credere nel fato, ma lei era lì, ed l'esistenza destino sembrò, in quel momento, un po' difficile da negare. Lily Evans stava in piedi fuori dalla Sala Comune, a breve distanza dal ritratto della Signora Grassa, con un bicchiere in mano ed uno sguardo perso sul viso mozzafiato. Aveva un lenzuolo scarlatto sulle spalle -per proteggerla dai corridoi pieni di spifferi- che ogni tanto tirava a sè, come un tic involontario. La luce delle torce conferiva alla sua pelle candida un'aura dorata, le faceva brillare gli occhi ed illuminava ogni ciocca di capelli rossi. Mentre la ragazza si mordeva incosciamente il labbro, James dimentò e ricordò nello stesso momento perchè era lì. Non credeva nel fato, ma che coincidenza.

"Ciao." La sua stessa voce gli suonò estranea, ma quando Lily fece cadere il suo sguardo tranquillo su di lui, non notò nulla.

"Salve," replicò lei, mentre James si avvicinava, le mani in tasca. "Cosa ti porta fuori dal grande party?"

"Mi sto solo-prendendo una pausa," rispose lui, imitando la posa della ragazza. Stava per farle la stessa domanda, quando la voce di lei lo interruppe.

"È stato un bel trucchetto," disse lei. "Durante la partita...usare il fatto che Malcom Davies ed Anna Cho stanno insieme per distrarla dal boccino...fare in modo che Liam Lyle parlasse di Malcom mandandogli addosso tutti quei bolidi..."

"Aveva la pluffa," le ricordò James, piuttosto sulla difensiva. "E non l'hanno neanche colpito, in realtà."

"No," concesse Lily, gettando uno sguardo sul suo braccio guarito. "Non l'hanno colpito, non è vero?"

Dopo un breve momento di silenzio, James chiese: "Allora, hai più trovato il libro del Principe Azzurro?"

Lily alzò gli occhi. ". Non grazie a te."

"L'occhio interiore era offuscato."

"Davvero?"

"Già"

"Be', allora..." Sorrise, un po' diabolicamente. "Potresti essere interessato a sapere che ti ho scoperto, grandissimo imbroglione." James alzò le sopracciglia. "So come hai capito il numero di Elaine Pleasance...e non sei un veggente. È stata la partita di Quidditch ad ispirarmi," continuò Lily, evidentemente molto soddisfatta di se stessa. "Sapevi che Malcolm Davies e Anna Cho si stanno frequentando, così hai manipolato il gioco in modo che Liam Lyle avesse portato l'attenzione Malcolm, permettendo al nostro cercatore di prendere il boccino, giusto? Be', non indovinerai mai quello che ho sentito questa mattina... Elaine Pleasance si stava vedendo di nascosto con Kellen Burgess da settimane, il Cercatore di Serpeverde. "

James, cominciando a sorridere, cercò di sembrare innocente. "E allora?"

"Allora," premette Lily, "il numero di maglia Kellen Burgess è il dodici." Incrociò le braccia e si appoggiò con una spalla contro il muro, in modo che il suo mento fosse quasi parallelo alla spalla di James. "Scommetto che li intravisti mentre si baciavano in un ripostiglio o qualcosa del genere grazie a quella tua mappa, ed è così che hai indovinato che aveva scelto quel numero..." Lily sorrise. "Mi sbaglio?"

"Certo che ti sbagli," rispose James, emulando la sua postura. "Io sono un veggente." Lily scoppiò a ridere, e lui la imitò. "Cosa ci fai qui fuori, comunque?" chiese, quando si furono calmati.

"Sto aspettando Luke", rispose lei con noncuranza. "È in ritardo, in realtà...è strano. Lui non è mai in ritardo."

"Così mi hanno detto," borbottò il Capitano.

"Ha molto a cui pensare, in questo momento," Lily difese il suo fidanzato con voce bassa e seria. "La sua famiglia...suo fratello..è tutto così assurdo. Mi sento male per lui...vorrei sapere cosa dire...è così imbarazzante, ed io...io non so come mettermi nei suoi panni in questo momento, capisci?" La ragazza sospirò. "Non lo so...mi sento come...come se fossi una cattiva fidanzata...ed è tutto così complicato. Non so come risolvere le cose, ed è...frustrante. Frustrante e complicato, ed a dire la verità, io stessa sono un po' spaventata e confusa." Si fermò di colpo e guardò James. "Per quale motivo mi hai detto di essere qui?"

Non era cambiato niente. Lei era sempre troppo bella per essere vera, e lui era ancora troppo poco per lei. Aveva sempre saputo di non avere nessuna possibilità, e che la situazione non era cambiata. Aveva sempre saputo che c'era un Luke, ed aveva sempre saputo che lei sarebbe solo confusa da quello che voleva dire. Non era cambiato niente, tranne un fattore.

"James?"

"Scusa," disse James in fretta. "Mi sono...abbioccato un po'.

"Oddio, grazie."

"No, non-non per te, stavo solo...mi sono un attimo perso nei miei pensieri."

Lily rise. "C'è qualcosa che non va?"

Non doveva essere Luke. Doveva essere James, non Luke. Era sbagliato, e lei non riusciva a capirlo, e quella situazione faceva veramente, veramente, schifo. Ma lei era spaventata e confusa, e forse quello aveva la precedenza su ciò che voleva James, non importa quanto disperatamente lo desiderasse. Quindi, ancora una volta, James ebbe un'opportunità-un'opportunità di mentire- e la raccolse al volo.

"No," disse lui. "Va tutto...va tutto bene." E poichè lei non sembrò credergli: "Urrah, la coppa ai leoni."

"Questo è lo spirito giusto," osservò lei sarcasticamente. "Sei sicuro?"

"Sicurissimo"

"Va bene." Lei alzò scetticamente le sopracciglia, ma non domandò altro. "Non credo tu abbia tempo." Lo aveva. "Luke è molto in ritardo...forse farò un salto alla Sala Comune dei Corvonero..." la rossa si fermò. "A meno che, naturalmente, tu non abbia quella tua la mappa con te?"

James sentì la Mappa del Malandrino bruciare nella tasca della sua veste da Quidditch. "Oh, mi dispiace, no..."

Perché, dopo tutto, non era un santo.

"Certo, va bene." Fece per andarsene, ma si fermò a breve distanza e si voltò verso James. "Quello che hai fatto oggi," cominciò incerta, "è stato un po' stupido...non sono neanche sicura che sia del tutto corretto, tra l'altro ..."

"Per l'amor di Merlino, aveva la pluf..."

"Ma," gli parlò sopra Lily, "Penso che l'altra cosa che hai fatto sia stata molto...bella."

"Ehm...quale altra cosa?"

"Quel bolide hai preso", spiegò lei. "Stava per colpire Malcolm molto violentemente, e se l'avesse fatto, Liam Lyle l'avrebbe sicuramente urlato, Anna Cho ne sarebbe stata molto distratta, e Nivens Ricki avrebbe preso il boccino. Ma tu eri quello che ha detto ai battitori di mirare a Malcolm, e ti sei sentito in colpa, per cui hai preso il bolide per lui." I suoi occhi erano fissi su di lui ora. "Mi sbaglio?"

James prese molto tempo per rispondere; alla fine, interruppe il contatto visivo e borbottò a bassa voce; "Certo che ti sbagli. Non l'avevo nemmeno visto il bolide. Sul serio. È stata solo la fortuna sfacciata di Malcolm Davies, tutto qua. " Quando alzò di nuovo lo sguardo, Lily stava sorridendo leggermente.

"Sapevo di avere ragione", disse, prima di girarsi e cominciare a percorrere il corridoio ancora una volta. "Buonanotte, Potter."

Notte, Snaps.

"Ciao, Evans."

(Sveglio)

Era buio quando Remus Lupin venne sotratto al suo riposo. Qualcuno stava frugando nel dormitorio, ed uno sguardo alla sveglia accanto al suo letto rivelò al Malandrino che erano passati pochi minuti dalla mezzanotte. Aprendo le cortine del letto, Remus si guardò intorno nel dormitorio buio in cerca della persona che lo aveva svegliato. Vide James in piedi accanto alla scrivania.

"Prongs?" gracchiò Remus. "Cosa sta succedendo? Stai cercando qualcosa?"

"Ehm-no," disse James. "Voglio dire...l'ho trovata. Torna a dormire."

Abbastanza misteriosamente, James gettò qualcosa nel secchio della spazzatura mezzo pieno e si voltò, avvicinandosi alla porta. "Mi spiace di averti svegliato. Notte, Moony."

"Notte, Prongs," rispose Remus, perplesso. La porta si chiuse dietro il suo amico, ma Remus era troppo curioso per lasciar perdere. Scese dal letto ed attraversò il dormitorio. Il bagliore della luna calante attraverso la finestra abbastanza da illuminare il contenuto del cestino della spazzatura.

Nonostante fosse stato svegliato così bruscamente, nonostante la settimana infernale, e nonostante la nausea di quella mattina, Remus sorrise. Nel bidone, sopra pergamene, torsoli di mela e calamai vuoti, vi era un pacchetto mezzo pieno di sigarette.





Note di traduzione:


  1. Il white pudding non è stato tradotto poichè non c'è un vero corrispettivo in italiano; nella pagina di Wikipedia italiana del pudding, viene citato in lingua originale, perciò abbiamo preferito lasciarlo così; consiste, comunque, di una massa solida ottenuta dalla miscelazione di carne varia e cereali.

  2. Lucky: come leggerete, nel capitolo è spesso citata la marca di sigarette Lucky Strikes. Per rendere più marcato il nesso tra questo nome ed il titolo del paragrafo, quest'ultimo è stato lasciato in lingua originale.

  3. Nah: in originale "Nope". Dato che in italiano ci sono veramente pochi diminutivi della parola "No", questo è sembrato quello più comprensibile da tutti.

     

  
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