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Autore: Vahly    19/07/2007    8 recensioni
Draco ed Harry hanno una relazione di solo sesso... o almeno così dovrebbe essere. Ma il biondino nasconde qualcosa che non vuole dire al compagno, mentre Harry scopre che forse c'è n modo per riavere indietro il suo padrino...
Non tiene minimamente conto del sesto libro.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Cap

Cap. 07 – Tristezza


La notizia del fallimento aveva colpito Harry in pieno petto, come una pugnalata al cuore. Avrebbe voluto per lo meno essere riuscito a piangere, ma non ci riuscì, ed il nodo alla gola che gli si era formato non voleva saperne di scendere e lasciarlo respirare.

Si sentiva uno stupido perché ci aveva sperato, ci aveva sperato davvero. E forse ci aveva anche un po’ creduto.

Nonostante sapesse che non doveva farlo, perché rischiava una delusione, ma non era riuscito a fare altrimenti.

E per un momento aveva perfino odiato Remus e Silente per averlo fatto illudere… sapeva che era sbagliato, ma in quel momento proprio non aveva la forza per ricacciare indietro quel sentimento, per quanto negativo e ingiusto che fosse.

Si chiese se Sirius fosse morto, o se semplicemente si era già perso nei meandri di uno spazio che non erano riusciti a raggiungere, che non sarebbero mai riusciti a raggiungere. O se, invece, ci fosse anche la benché minima possibilità di poterlo riportare indietro ugualmente, se quel fallimento fosse dipeso solo da qualche fattore che non avesse a che fare con il suo padrino, non direttamente. Forse doveva essere qualcun altro a pronunciare l’incantesimo… qualcuno con più potere magico… ma, per quanto si sforzasse, non riusciva proprio ad immaginare qualcuno che avesse più potere magico di Silente.



Durante tutto il corso delle prime ore di lezione, lo sguardo di Harry fu vacuo ed apatico.

Per fortuna il professore di Storia della Magia non aveva mai realmente controllato se i suoi alunni stessero seguendo la lezione o meno, e le successive ore di erbologia con i tassorosso il trio non combinò nulla, ma la professoressa era troppo occupata da un disastro combinato da Paciock per badare a loro. Trasfigurazione non fu un problema, perché la McGrannit capiva il loro stato d’animo, e per una volta fece finta di non vedere gli errori grossolani che combinavano – perfino Hermione sbagliò più volte il procedimento per trasformare un corvo in un armadio, con il risultato che le due ante erano costituite da due grosse ali nere che impedivano a chiunque di mettere dentro alcunché.



Durante il pomeriggio, le cose si preannunciavano perfino più strazianti.

Harry aveva intravisto Draco a pranzo, e sebbene il bionino l’avesse ignorato, o almeno questo era sembrato al ragazzo sopravvissuto, quel pomeriggio c’era pozioni con serpeverde, ed Harry non sapeva se avrebbe retto.

Il moretto voleva chiarire con lui, davvero, ma al momento non voleva infliggersi altre sofferenze.

Non dopo Sirius.

Ed il solo vedere il biondo parlare tranquillamente con i suoi amici gli causò una fitta lancinante al cuore. Come se un’altra ferita si fosse appena aperta esattamente sopra di quella causatagli da quella della mattinata appena trascorsa.



In realtà Draco non aveva assolutamente ignorato Harry.

Lo aveva guardato di sottecchi per tutto il tempo, cosa a cui aveva decisamente giovato l’offerta di Blaise di scambiarsi di posto, in modo che il biondino potesse trovarsi esattamente di fronte a Potter.

Così, si era accorto che c’era qualcosa che decisamente non andava: Harry non solo era depresso, ed aveva osservato un silenzio quasi religioso per tutta la durata del pranzo, ma sembrava che i suoi amichetti fossero decisi ad assumere il suo stesso atteggiamento.

Per qualche ragione, gli faceva un male immenso il solo vederlo così. E lo faceva soffrire ancora di più l’idea di non poter sapere che cosa lo tormentasse, né di potergli essere di alcun aiuto.

Era impossibile che fosse per lui, di questo era certo.

Pensò al quidditch, ma era decisamente un motivo troppo stupido per essere così giù di corda (soprattutto conoscendo SanPotter, così sportivo da prendere ogni difficoltà come una sfida).

Dopo essersi crucciato per diversi minuti, rinunciò all’idea di capire.

E, in parte, anche all’idea di prenderlo da parte e chiedergli di rimettersi assieme (più che chiedere, la sua idea era più quella di implorare perdono finché non lo avesse rivoluto con sé… decisamente poco dignitoso, e poco Malfoy, ma conoscendo Har… Potter, di sicuro avrebbe avuto il suo effetto) .

Non voleva affliggere Harry più di quanto non lo fosse già, e sapeva bene che sarebbe stato difficile per il moretto affrontarlo, anche se questo riguardava semplicemente ascoltare delle scuse.

Così aveva deciso di ignorarlo e lasciarlo perdere, almeno per quel giorno.

Ma, quando lo vide entrare in classe pallido e sull’orlo delle lacrime, davvero non resistette.



Harry non aveva quasi toccato cibo, e quando cominciò la lezione di pozioni, non aveva per niente voglia di stare a sentire la voce gracchiante di Piton.

Ron ed Hermione gli avevano più volte chiesto se si sentiva bene, o se per caso avesse bisogno di qualcosa, ma lui aveva gentilmente risposto di no, che era tutto a posto. Sapeva che anche loro erano a terra, e di certo non voleva intristirli più di quanto non fosse necessario.

Si sforzava di non guardare Malfoy e di non pensare ne a lui né a Sirius, ma era un carico di emozioni troppo, troppo forte perché potesse riuscire a sopportarlo.

Così cercò di concentrarsi sulla formula della pozione rigeneratrice assegnatagli dal loro professore, anche se con scarsi risultati.

Fu forse per questo che non notò l’avvicinarsi di Malfoy in un momento in cui Piton era girato.

– Ehi, tutto a posto Potter?

Gli chiese il biondino ironicamente.

Harry però sollevò subito lo sguardo, e nei suoi occhi lesse la sfumatura di intensa preoccupazione che si era sforzato di celare nella voce.

Però era ancora incazzato, e tanto, ed anche addolorato per quello che era successo.

– Tutto a posto, grazie Malfoy.

Rispose con evidente amarezza.

– A guardarti non si direbbe…

Continuò Draco con voce ancora più strascicata.

– Senti, tu, brutto stronzo! Lascia stare Harry, non è il momento, capito?

Gli andò contro Ron.

Il moro istintivamente si mise fra i due, e cercò di calmarlo.

– Tranquillo, Ron, me la vedo io. Non è il caso che Piton abbia una scusa per punirci entrambi…

Draco guardò il moro come se avesse appena avuto un’epifania.

– Professor Piton?

Chiamò ad alta voce.

L’uomo si girò, e vedendolo tanto vicino a Potter si accigliò un pochino.

– Sì, Malfoy?

– Potter è pallido, poverino… non credo sia il caso che resti qui, con il rischio di svenire su un calderone. Crede che potrei accompagnarlo in infermeria?

– D’accordo. Ma in fretta.

Rispose Piton sbrigativamente, per poi tornare ad occuparsi del suo armadietto.

– Che cosa vuoi fare, Malfoy?

Gli chiese rabbiosamente Ron.

– Nulla. Non te lo ammazzo, tranquillo.

Harry non disse nulla, aveva lo sguardo scioccato.

Davvero Malfoy si preoccupava per lui? o forse doveva solo dirgli qualcosa riguardo quei due giorni? Ma magari non era nulla di tutto ciò.

Non voleva litigare, non ora. Non ce la faceva… ma non ebbe il tempo di rielaborare la miriade di dubbi e perplessità che si facevano strada in lui.

Draco lo aveva infatti già afferrato per una manica, e lo stava trascinando fuori dall’aula sotto lo sguardo basito di tutti.

Tranne che di quello di Hermione, sul cui volto, al contrario, si andava formando uno strano sorriso…



Erano già in corridoio, ma nessuno di loro due aveva detto ancora nulla.

Draco aveva lasciato la manica di Harry per prenderlo per mano, ed il moretto non aveva in alcun modo protestato. Non che volesse farlo, comunque.

Solo, dopo un po’ che camminavano, provò a dire piano.

– Senti, Malfoy, oggi proprio non ce la faccio a discutere…

Draco si voltò, e lo guardò più dolcemente, scuotendo la testa.

Poi lasciò la sua mano, e gli accarezzò lentamente il braccio.

– Che cosa ti è successo, Harry? Cos’è che ti fa star male?

Il moro fu profondamente colpito dalla tenerezza e dalla sincerità con cui venne pronunciata quella frase, il che bastò da solo a farlo sciogliere.

Non riuscì più a trattenersi, e scoppiò in lacrime.

Quasi non aveva notato che il biondo lo aveva chiamato per nome, per la prima volta.

Draco si avvicinò un po’ di più a lui: voleva abbracciarlo, ma non ci riuscì.

Fu Harry a gettargli letteralmente le braccia al collo, ed a stringersi a lui, con le braccia che tremavano ed il corpo oramai scosso dai singhiozzi.

– Ehi, calma…

Mormorò Draco accarezzandogli la schiena.

In realtà stava per cadere in preda al panico, ma non era quello il momento. Per aiutare Harry doveva mostrarsi forte.

Si separò a forza dal moro, ma affiancandolo gli cinse la vita con il braccio.

– Andiamo. Non possiamo parlare qui in corridoio, ti pare?

L’idea iniziale di Draco era quella di andare a rinchiudersi in bagno, ma quando intravide un aula vuota, vi si gettò dentro.

Abbracciò forte Harry, come a volergli dire che lui era lì, e gli chiese in apprensione

– Che cosa c’è?

Harry singhiozzò più forte.

– Io… tu… perché? Perché vuoi saperlo?

Draco gli accarezzò ancora la schiena, e stava per rispondere, quando Harry si staccò bruscamente da lui.

– TU MI HAI LASCIATO. TU NON MI HAI MAI PARLATO DEI TUOI PROBLEMI… E ALLORA, PERCHÉ? CHE COSA VUOI ORA?

Draco cercò di mantenere la calma.

Sapeva che sarebbero giunti a qual punto. Sapeva che Harry non si era scordato, solo per un momento di debolezza, che non stavano più assieme.

– Potter, io…

– NO, POTTER UN CAZZO! NON MI PUOI FAR QUESTO, NON PUOI FARMI STAR MALE E SPARIRE PER DUE GIORNI, E POI QUANDO TORNI, COMPORTARTI COME SE FOSSE TUTTO A POSTO… PERCHÈ NON È TUTTO A POSTO! NON TRA DI NOI!

Draco lo abbracciò di nuovo di slancio.

– Mi spiace, Harry… perdonami. Io… sono stato un coglione, sul serio.

Prese un attimo fiato, prima di continuare, ed in quel breve attimo percepì i muscoli di Harry sciogliersi un poco.

– Sì, lo sei stato…

Draco gli diede un bacio sulle labbra. Breve, ma Harry rabbrividì a quel tocco.

– Ma ora quello che è successo tra di noi non ha importanza. Che cosa ti è successo, Harry? Perché soffri?

Harry represse un altro singhiozzo.

– Io… io sono stato uno stupido. Dovrei smetterla di credere a tutto quello che mi dicono… sapevo che non dovevo sperarci, lo sapevo cazzo… ma… ci sono cascato lo stesso…

Draco si scostò un poco e lo guardò preoccupato.

– Che cosa vuoi dire? Non capisco…

– Si… Sirius. Credevo fosse morto… tutti noi lo credevamo. Ma non è così. è vivo, e intrappolato nel velo. Poteva essere riportato indietro… così ha detto Silente. E ci ha provato ma… ma…

Draco sciolse l’abbraccio, e lo condusse per mano verso un banco impolverato.

Scostò la sedia lì di fronte, e vi si sedette sopra, per poi far sedere Harry sulle sue gambe, in modo che potesse mettersi accoccolato con il viso contro il suo petto.

– Non ci sono riusciti?

Chiese semplicemente.

– No.

Pigolò Harry.

Draco lo strinse. Percepì chiaramente il calore di Harry, anche sotto la divisa.

– Non preoccuparti. Non devi. Era solo un tentativo… ne faranno altri. E ci riusciranno.

Harry singhiozzò ancora.

– E…e se non ci riuscissero? Non voglio illudermi ancora, solo per poi scoprire che Sirius è morto davvero…

– Non accadrà, vedrai. Se vi hanno parlato di questa cosa, vuol dire che credono di farcela. Altrimenti non l’avrebbero mai fatto…

Harry annuì, e con la mano si asciugò le lacrime.

Draco si sentì un nodo allo stomaco al pensiero di aver lasciato Harry da solo, in quello stato.

“Non accadrà più”, si disse.

Il moretto alzò la testa, e posò le sue labbra su quelle di Draco per un bacio. Ne aveva bisogno. Ne avevano bisogno entrambi.

– Ora… ora è meglio tornare. Piton si starà chiedendo che fine abbiamo fatto.

Harry annuì e si alzò. Ma non si mosse.

Quando si alzò anche Draco, e fece per andarsene, lo bloccò per la divisa.

– Sei… Ecco, tu… Grazie.

Draco annuì.

– Ma non ti ci abituare, Potter.

Harry annuì, mentre Draco lo precedeva ed usciva. Ma non lo seguì fuori dalla porta. Non voleva che lo vedesse piangere ancora. Era stato così dolce con lui… forse c’era ancora una speranza di tornare assieme. Ma se non lo avesse voluto?

Cadde a terra, e si diede dello stupido, per non essere riuscito a trattenere, di nuovo, le lacrime.

Soprattutto in quel momento.

Draco si rese conto quasi subito che Harry non lo aveva seguito, e si precipitò di nuovo nella stanza.

Quando vide Harry a terra che singhiozzava, si chinò d’istinto su di lui, e lo abbracciò con forza.

Harry gli strinse le braccia al collo convulsamente, e gli disse più forte di quanto avrebbe voluto.

– Sei un cretino, Draco. Perché mi hai lasciato?

Draco si sentì stringere il cuore.

– L’hai detto tu… sono un cretino… ma non volevo… non voglio.

Harry lo guardò con occhi pieni di speranza, sebbene ancora pieni di lacrime, gonfi ed arrossati.

Draco non trovò il coraggio di dire nulla, e lo baciò, stavolta con più passione.

– Sono uno stupido… perché… Io ti amo Draco… ho bisogno di te…

Draco si sforzò di non piangere a sua volta. A quell’affermazione si sentì completamente sconvolto, e disarmato, e felice, e tutto un misto di altre infinite sensazioni che non riusciva a descrivere. Ma non riusciva a dirgli che provava lo stesso. Non poteva farlo prima che Harry sapesse che cosa era successo in quei due giorni… perché aveva il diritto di scegliere se restare al suo fianco comunque.

– Non ti lascerò solo.

Disse quasi in un soffio.

Harry gli sorrise.

– Vuoi tornare con me?

Non era una richiesta, ma una domanda.

Draco annuì.

– Dovresti avere un po’ più di orgoglio, sai? Se tu mi avessi lasciato, io ti avrei fatto strisciare, prima di darti una possibilità…

Harry gli diede un bacio a stampo, felice.

– Non importa. Non ora. E poi, avrò tempo per fartela pagare…

Il moro lo guardò ghignando, e Draco gli scompigliò un poco i capelli.

– Non credo lo farai sul serio, se ti conosco…

Si baciarono, di nuovo. Fu un bacio intenso, ma lento e quasi di anticipazione, perché ora sapevano che ce ne sarebbero stati altri, in futuro. Potevano prendersi un po’ di tempo per riscoprirsi ancora, per lasciarsi andare ad un po’ di intimità e tenerezza gratuite.

Draco lo strinse a sé, e mormorò.

– Però… prima di tutto dobbiamo parlare. Non voglio che tu decida di stare con me senza sapere… delle cose.

Harry lo guardò perplesso.

– Credi di poter venire giù in camera mia, ‘stasera?

– E… Tiger e Goyle?

Draco scosse la testa.

– Non ci sono. Cambio di stanze… Zabini e Nott non facevano altro che litigare, così Piton, stufo marcio, ha spostato lui da me e loro da Nott. Non ci sono problemi con lui… tranquillo. Poi ti spiegherò.

Harry annuì con la testa.

– Va bene. verrò.


***continua***




Note dell’autrice



Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito. Scusatemi se non vi ringrazio uno per uno, ma sono appena tornata da un esame e stanotte ho dormito solo 4 ore (e forse di meno) per studiare, per cui sono distrutta…
Un bacione a tutti!

   
 
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