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Autore: reid    02/01/2013    6 recensioni
Un anno.
Un anno da quando era morto.
Un anno da quando se ne era andato, senza dire nulla, senza salutare.
Un anno da quando ne sentiva la mancanza.
Ogni secondo, ogni minuto, ogni giorno.
Un anno..
(larry)
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Un anno.
Un anno da quando era morto.
Un anno da quando se ne era andato, senza dire nulla, senza salutare.
Un anno da quando ne sentiva la mancanza.
Ogni secondo, ogni minuto, ogni giorno.
Un anno..
 
Louis scese dall’auto, chiudendosi la portiera alle spalle, iniziando a camminare, lento.
Quella mattina sentiva un peso premergli l’anima che accoltellava la sua carne a ogni respiro, a ogni battito di ciglia.
Aveva preso più pillole del solito, era pallido, come il cielo in quel giorno di Gennaio.
L’enorme cancello nero, dalla vernice consumata e il ferro arrugginito, si alzava possente di fronte a lui, permettendo l’entrata in quel luogo macabro e gelido, dove ormai da parecchio riposava il corpo delicato di Harry.
Chiuse il giubbotto di pelle, rabbrividendo per il freddo.
Dopo aver camminato su quel piccolo sentiero ghiaioso, sorpassò silenzioso, tutte quelle tombe timoroso di poter disturbare il sonno eterno di qualcuno.
Arrivò di fronte alla tomba del suo amato, stringendo le labbra, una morsa dolorosa al cuore.
Harry Edward Styles
1\2\1994 - 23\1\2015
Non ho avuto paura, ho combattuto, ma poi ho ceduto.
Perdonate l’egoismo della morte, che silenziosa mi ha abbracciato possessiva nel cuore della notte.
Vi ho amato tutti, siete stati fondamentali nella mia vita, non so come ringraziarvi.
Louis ti ho lasciato il mio cuore, la mia anima è nelle tue mani, ti amo e sempre lo farò.”
Le parole erano incise perfettamente, in bella calligrafia, ben lavorate sul marmo bianco della sua lapide, dove era posta una sua piccola foto, che ritraeva il suo sorriso più splendente, che faceva concorrenza con il verde intenso dei suoi occhi.
L’ultima frase era stata scritta veramente da Harry.
Se l’era incisa sulle braccia, il giorno in cui decise di porre fine alla sua vita.
-Sei un bugiardo, se mi amassi sul serio, non te ne saresti andato-. Mormorò, accarezzandogli il viso, quell’immagine consumata, così come quel luogo.
Louis era pronto, deciso a smettere di soffrire.
Si sedette di fianco a lui, asciugandosi gli occhi con una mano, pronto a un’altra crisi di pianto.
Era sempre così.
-Sai, mi manchi molto- parlava come se fosse di fianco a lui, come se la sua testa fosse posata sulla sua spalla, i ricci spettinati che gli solleticavano il collo e le labbra rosse, Dio, quella bocca ritratta in un sorriso spento, colpevole.
Ed eccolo lì, che ogni volta appariva davanti ai suoi occhi, brillante di luce propria, la sua figura sfuocata.
Louis si concesse un sorriso.
-Harry, che senso ha piangere se non ci sei tu a consolarmi?- si lamentò, sorridendo amareggiato, tirando su col naso, mentre il gelido vento gli scuoteva i capelli e gli schiaffeggiava il viso, senza pietà.
Il suo corpo, vestito di bianco, candido come sempre, sembrava farsi più vicino, a testa bassa.
-Mi manca abbracciarti mentre cucini, lavare insieme i piatti ridacchiando.
Mi manca guardare quei vecchi dvd sul divano, mi manca prenderti in giro.
Mi mancano le tue labbra, le tue mani, i tuoi occhi, il tuo profumo. Mi manca il tuo sapore.
Mi manca poterti ricordare che ti amo.
Mi manchi Harry-. Disse il tuo in modo lento, mentre copiose le lacrime scivolavano lungo il suo volto, calde e trasparenti.
A ogni ricordo di loro, la figura del suo amante si avvicinava, con quegli occhi verdi spenti, malinconici e sofferenti.
-Mi manca scherzare con te, raccontarti i miei segreti.
Mi manca il tuo corpo caldo di fianco al mio, mi manca il tuo respiro.-
La figura di Harry si fermò, le labbra semi aperte e gli occhi abbassati, il viso prese un’espressione indecifrabile.
-Mi manca il mio ragazzo, Harry. Quello che sorrideva e arrossiva a ogni complimento, a ogni battuta maliziosa.
Mi manca la sua risata.
Mi manca il ragazzo che mi svegliava la notte, chiedendomi di fare l’amore con lui.-
Harry si accigliò, alzando gli occhi, incastrandoli in quelli di Louis.
-Credi che potrei parlargli, vederlo.. Adesso, qui, Harry?- continuò il maggiore, che sedeva sull’erba umida.
L’altro ragazzo sorriso dolce, annuendo come un bambino, facendo ondeggiare quei capelli ricci, più corti di come se li ricordava lui, i suoi occhi rimasero sempre immersi in quelli azzurri dell’altro.
Piano, i suoi piedi nudi pestarono quelle foglie secche, senza far rumore, delicati come il soffio di ali di farfalla.
Louis sorrise, il suo respiro accelerò.
In pochi secondi il corpo di Harry fu di fronte al suo viso.
Vestiva semplice, color crema, spumeggiante.
La sua pelle sembrava morbida come una pesca, delicata come porcellana.
Le sue labbra rosee leggermente screpolate, le guance chiare così lisce.
-E’ bellissimo- riuscì solamente a mormorare Louis, piangendo ancora di più, questa volta, con ammirazione.
Il motivo per cui parlasse in terza persona con il suo ragazzo, sapendo che tutte quelle frasi erano rivolte a lui, non lo sapeva.
A Harry piaceva così, si sentiva meno in colpa, meno sporco.
Il minore, sorrise, annuendo.
Louis sospirò, una sensazione strana al cuore, che iniziava a pompare sempre più sangue.
-E io? Gli manco?-
La figura del riccio si avvicinò, sedendosi di fianco a lui.
Annuì nuovamente, mentre il suo odore fresco e vanigliato, intorpidiva Louis che socchiuse gli occhi, respirandolo a pieni polmoni, marchiandosi l’anima con tanta purezza.
Forse era stanco, troppo triste e folle, troppo solo, forse Harry non era nemmeno lì con lui, ad annuire a ogni sua frase, sputata aspra e velenosa, ma con dolore, che lui compativa.
-E’ un egoista- biascicò, torturandosi il labbro inferiore con i denti.
Il viso di Harry s’incupì, mentre tristezza silenziosa tingeva la sua pelle lattea.
-Pensi che gli farebbe piacere riabbracciarmi? Baciarmi nuovamente?- si asciugò il volto con le maniche della giacca, stringendosi le spalle, più piccole di quelle dell’altro ragazzo.
L’unico rumore che si sentiva in quel posto era il suo mormorio continuo, il fruscio delle foglie accarezzate lascive dal vento, forse anche il battito del suo cuore.
Il riccio alzò gli occhi al cielo, non sapendo cosa rispondere.
Gli mancava Louis, tantissimo, ma riabbracciarlo, baciarlo, significava porre fine alla sua vita.
Si limitò ad annuire, insicuro, giocando impacciatamente con le sue mani.
Louis sorrise, continuava a scrutarlo silenzioso, in pace con se’ stesso.
-Bene, poniamo fine a tutto- aprì la tasca del giubbotto scuro, appartenente a Harry, il suo odore era ancora impresso in quell’indumento, custodito gelosamente.
Estrasse una piccola scatolina di plastica scura, con le pillole, le stesse che ogni giorno prendeva eccessivamente, senza sapersi controllare, senza nessun limite.
All’interno vi era anche una piccola lametta, quella che da un anno stava posata sul ripiano in alto, nell’armadietto del loro bagno, inutilizzata, dimenticata.
Harry indietreggiò, spaventato, gli occhi sbarrati, terrorizzati.
Louis non ci badò, dopo aver aperto il piccolo barattolino, iniziò a ingoiare le pastiglie.
Una, due, tre, quattro, cinque..
Diventarono poi venti, venticinque, ventisei.
Una dopo l’altra.
La lingua secca, così come la gola che a fatica, continuava a ingerirle.
Sul viso del riccio iniziarono a scendere incontrollate lacrime, spaventate, amare.
Louis aprì la giacca, il labbro inferiore che tremava, così come il suo corpo.
-No angelo, non piangere. Lo faccio perché ti amo, perché mi manchi-. Cercò di consolarlo, con quegli occhi azzurri così rossi, così stanchi.
Quando prese fra le mani la lametta, Harry si trattene dal singhiozzare, girando il viso di lato.
Che poteva fare per impedirglielo? Non riusciva a udirlo, non riusciva a toccarlo, non riusciva a fare..Niente.
Niente come non era riuscito a fare a Louis per salvarlo, quando lo vide in cucina, con il coltello per terra e il corpo squartato.
-Allontanati, non voglio che tu veda- soffiò il castano, iniziando a sbottonarsi velocemente la camicia, dalla troppa fretta, facendo saltare i bottoni.
Harry rimase immobile, sulle ginocchia a terra, gli occhi che piangevano e la coscienza sporca, tinta del sangue che stava gocciolando sulla sua lapide, sui suoi fiori.
Louis strinse il pugno, mentre tagliava più in profondità, scoprendo la sua carne, sporcandosi del suo stesso sangue.
Un taglio sul polso, una appena sotto al primo e così via..
-Ti ricordi quando abbiamo fatto l’amore in veranda quella sera? Mi avevi detto una frase, te la ricordi?- i suoi occhi cercavano di richiudersi, ma lui continuava ad auto lesionarsi di fronte a quell’angelo che tremava, impotente, inutile.
Ingoiò un’altra pillola, puntando l’arma sul collo, tracciando una lunga linea, mentre altro sangue scorreva, caldo sul suo corpo.
Sorrise, forse per la prima volta felice.
Felice perché non sarebbe stato più un peso per i suoi amici e per la sua famiglia.
Felice perché l’avrebbe riabbracciato, rivisto e amato.
Felice perché non avrebbe sofferto più.
Felice perché sentiva il tocco della morte, accarezzargli incoraggiante la schiena, a ogni taglio, a ogni pillola.
-Mi dicesti che mi amavi, più della tua stessa vita. Che ero il tuo ossigeno, il tuo sole, la tua unica preoccupazione. La cosa che mi sorprese di più fu quando sussurrasti “se muori oggi, io muoio domani”. Tu te ne sei andato, io non ti ho raggiunto. Ho perso troppo tempo, ma mi farò perdonare, te lo prometto-.
I ricordi gli bruciavano la mente, forse più di quei tagli.
Il suo dolore emotivo era sicuramente più forte di quello fisico.
Harry si alzò, iniziando a camminare, voltandosi una sola volta per lanciargli uno sguardo supplichevole.
-Non andartene, no- Louis sentì gli occhi riempirsi nuovamente di lacrime, quel senso di vuoto nel petto.
Buttò a terra la lametta, cercando di alzarsi, di inseguire la sua figura che si faceva sempre più piccola, sempre più lontana.
Si poggiò sulla sua lapide gemendo di dolore, iniziando a inseguirlo barcollante, la camicia aperta e il corpo ricoperto di sangue, che continuava a fuoriuscire prepotente dalle sue ferite aperte.
-Harry, aspettami- il riccio iniziò a camminare su quel sentiero ghiaioso, che poco prima attraversò lui.
Gli tese la mano.
Louis cercava di correre, guardarlo, ma la vista era annebbiata e lui si sentiva così stanco.
Si appoggiò su un albero, respirando velocemente, mentre la paura di perderlo ancora cresceva vittoriosa nel suo petto.
-Louis, vienimi a cercare. Ti sto aspettando- l’unica e l’ultima frase che sentì con la voce del suo ragazzo dopo un anno, trasportata dal vento verso di lui e ascoltata solamente dalle sue orecchie.
Sorrise al suono di quella voce così calda che gli mancava tanto, al ricordo dei brividi che gli procurava quando soffiava sulla sua pelle la sera.
-Harry- riprese a camminare, cercando di individuare quella scia vanigliata, tormento del suo olfatto.
Era solo lui, debole alla ricerca di quel ragazzo vestito di bianco, così cattivo da essersi allontanato, lasciandolo solo, nuovamente.
-Harry, fatti vedere-. Mormorò, cercando di tenere gli occhi aperti.
Si rese di essere uscito dal cimitero solamente quando vide la sua macchina in lontananza.
Aveva camminato così tanto?
Fece altri passi, prima di accasciarsi a terra, cadendo sulle ginocchia, iniziando a singhiozzare.
Realizzò di essere sulla strada, solo quando il rumore stridulo di pneumatici che frenano con forza sull’asfalto umido si fece sentire.
Successe tutto così in fretta, si ritrovò improvvisamente gettato sull’angolo della strada, ogni parte del corpo che doleva, della pelle smembrata, del battito cardiaco che rallentava, spegnendosi per sempre.
L’ultima cosa che sentì fu la risata di Harry, fragorosa come se la ricordava.
E poi lo vide, in piedi, di fronte a lui, nuovamente.
Gli porgeva la mano, gli occhi dall’espressione dolce.
E poi il nulla, solamente il buio.
Louis morì con il sorriso sulle labbra respirando per l’ultima volta il suo irresistibile profumo di vaniglia.
 
 
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Ehilà c:
E' l'una di notte quindi non chiedetemi come mi sia venuta in mente questa OS c:
No, veramente l'ho sognata questo pomeriggio e ho voluto vedere come andava a finire..
Chiarisco una cosetta: Harry non c'è veramente, è tutto frutto dell'immaginazione di Louis. E' solo e la nostalgia lo divora. Questo per chi non l'avesse capito c:
Che ne pensate? Mi lasciate una recensione? Gradirei sapere il vostro parere.
Perdonate qualche errore, l'ho scritta in due ore e la voglia di rileggere era poca! No hate :c
Vado, mamma si sta alzando cwc
Un saluto,
Bringer.
  
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