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Autore: evenstar    19/07/2007    2 recensioni
Come promesso eccovi una nuova storia, non posso dire che sia proprio una Tonks/Lupin in quanto, sebbene i due stiano insieme, la trama non riguarda loro, quanto piuttosto i Malandrini. Attraverso le foto presenti su un vecchio album, infatti, Remus racconta alla giovane la sua vita a Hogwarts e il suo rapporto con gli altri Malandrini e con Lily. Nel racconto le spiegherà come li ha conosciuti, le racconterà qualche loro avventura, la nascita del mantello dell'invisibilità, della mappa del malandrino, di come sono diventati animaghi e molte altre cose. Mi sono basata su quello che sappiamo dai libri, usando la fantasia per colmare i buchi. Ho cercato di non stravolgere nulla ma se notate qualche incongruenza fatemelo notare!
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate l’enorme (… di più) ritardo

Scusate l’enorme (… di più) ritardo. Mancavano due capitoli, che vi posto oggi e martedì prossimo, sperando che vi piacciano.

Come sempre le risposte ai vostri commenti, dato che non c’è la possibilità di inserirli direttamente qui e che io odio (stile puffo quattrocchi) chi non risponde ai commenti), sono sul blog, in una categoria apposta, commenti, appunto. (www.evenstar62442.splinder.com)

 

Capitolo 15: Lo specchio delle brame

 

- Che cosa sarebbe? - chiese Tonks, adesso molto più curiosa: Aveva capito che quello che stava guardando non doveva essere un banale specchio, come tutte le altre foto di quell’album anche quella aveva una sua storia da raccontare.

- Non hai mai sentito parlare dello Specchio delle Brame? – le chiese Remus.

Tonks scosse la testa, incerta. - Erouc li amotlov li ottelfirnon,  - lesse le lettere di quella che, a prima vista, le sembrava una lingua sconosciuta.

- E’ uno specchio particolare, non riflette il corpo ma i desideri del tuo cuore, come dice la scritta sulla sua cornice se letta al contrario. In pratica, - continuò il mago con un sorriso nostalgico. - Ponendoti di fronte ad esso non vedi te stesso come sei, ma come vorresti essere; oppure vedi quello che ti piacerebbe fosse vero, quello che desideri.

Tonks era ammirata. Non aveva mai saputo dell’esistenza di un simile oggetto al castello, se lo avesse saputo niente e nessuno l’avrebbe tenuta lontano da quell’oggetto magico. - Tu cosa ci vedesti? – chiese a Remus, continuando a spostare lo sguardo dalla foto al mago, non riuscendo a non fissare lo specchio.

Remus arrossì leggermente e chinò la testa, fissando lo sguardo a terra. – Una cosa stupida, il desiderio di un ragazzo che non voleva altro che essere normale: vidi me stesso, in piedi davanti ad una finestra, illuminato dalla luce della luna.

Dora sentì una scossa attraversarle la schiena a quelle parole, si strinse maggiormente a lui. – Non è una cosa stupida, era il tuo desiderio e non è detto che un giorno questo tuo desiderio non si realizzi.

- Grazie, ma non…- cominciò a dire Remus ma poi si interruppe, era un semplice desiderio in fondo, quindi perché pensare che fosse impossibile? – Grazie, - ripetè solo. – Rimasi a guardare lo specchio per molte ore, come ipnotizzato, quando mi riscossi mi resi conto che era quasi mattina; uscii dalla stanza e tornai nel dormitorio. Raccontai quello che avevo trovato a James, Sirius e Peter e, dato che era domenica mattina, decidemmo di andare a dare un’occhiata tutti insieme a quello specchio, usando però il Mantello dell’Invisibilita. Anche gli altri rimasero impressionati, sebbene meno di come capitò a me, forse solo Sirius ne fu altrettanto affascinato.

- Cosa ci videro loro?

- Peter vide se stesso famoso, circondato da compagni che gli davano pacche sulle spalle, ridevano alle sue battute e lo consideravano un modello da seguire. James mi stupì, allora ci disse di essersi  visto capitano della squadra di Quidditch con la Coppa in mano, e poi come Capitano di una squadra di professionisti ma, quando fummo di nuovo soli, quella sera, mi raccontò quello che aveva visto realmente riflesso nello specchio. Mi disse che non aveva detto la verità per paura che Sirius lo prendesse in giro ma quello che lo specchio gli aveva realmente mostrato non aveva nulla a che fare con il Quidditch: si era visto seduto in riva al Lago Nero, in una giornata di sole, con Lily seduta al fianco e nessun altro intorno. Rimasi colpito da quella confessione perché, per la prima volta, mi resi conto che il mio amico stava crescendo. Sirius si vide con una famiglia, una famiglia che lo amasse per quello che era, una famiglia “ normale ” come la definì lui, sorridente e allegra, riunita per una pranzo in giardino, alla luce del sole. Alla fine ottennero tutti una parte del loro sogno, in fondo.

Tonks lo fissò. – Ma…

- James passò molte giornate come quella che si era immaginato, durante il nostro settimo anno e poi negli anni seguenti, lui e Lily ebbero una vita felice. Tragicamente breve, ma felice. Peter, d’altra parte, ottenne la sua parte di gloria tra i Mangiamorte.

- E Sirius?

- Sirius se ne andò di casa a 16 anni, trasferendosi dai Potter. Lì ebbe una parentesi di vita “normale”, lo accolsero come un figlio, d’altra parte lui e James durante i sette anni di scuola furono sempre come fratelli. Inoltre qualche volta passò le vacanze con voi.

- Noi? – chiese la strega.

- Tu non ti ricordi forse, eri molto piccola a quel tempo, ma una volta venimmo addirittura tutti e quattro a casa vostra. Dovrebbe anche esserci una foto, dopo.

- Davvero? No, non ricordo, - disse lei, pensierosa. Poi aggiunse. -  Tornaste mai allo Specchio?

- Qualche volta sì, soprattutto Sirius e io. Eravamo quelli che più di tutti potevamo essere legati a quelle immagini: sia James che Peter erano troppo occupati dalla loro vita “reale” per dare molto peso a quello che vedevano nello Specchio mentre noi due ci vedevamo quello che temevamo non avremmo mai ottenuto. Comunque, dopo un iniziale periodo in cui le nostre visite allo Specchio furono piuttosto frequenti, anche noi cominciammo a trascurarlo sempre più. Infine Sirius, esasperato dal comportamento della sua famiglia nei confronti del potere nascente di Voldemort, decise di andarsene di casa, trasferendosi a casa Potter; da qual momento non ebbe più bisogno dello specchio. Naturalmente sapeva che quella non era la sua vera famiglia, ma non se ne fece mai un problema. Per quanto mi riguarda le mie giornate divennero sempre più frenetiche, avevo i miei compiti da Prefetto, i M.A.G.O. e i pleniluni, il tempo divenne sempre meno e smisi lentamente di pensare allo Specchio.

Tonks rimase in silenzio per un momento, mangiucchiandosi inquieta le unghie. Alla fine disse. – Non mi convince molto questo Specchio, voi avete avuto fortuna, quello che volevate più o meno si è realizzato ma persone meno fortunate o più deboli di carattere, non corrono il rischio di rimanere troppo legati a quelle immagini e non riuscire più a dimenticarle? O di vivere una vita a metà, troppo legati ai loro desideri, soprattutto se irrealizzabili?

- Non ho mai detto che fosse un oggetto innocuo. Incuriosito dalla mia scoperta andai in Biblioteca a cercare qualche informazione su oggetti magici come quello, trovai che gli Specchi delle Brame, come scoprii si chiamava quel particolare tipo di specchio, sono oggetti molto rari e molto pericolosi, molte persone si sono perse in essi, non riuscendo mai più a tornare a vivere la loro vita normale dopo avergli dato un’occhiata, scambiando le sue dolci illusioni per la vita vera.

- Ma non ha senso. Come si può scegliere di non vivere la propria vita? Per quanto dura questa possa essere, non sappiamo cosa il futuro ci riserva.

Lupin sorrise. – Per te è semplice. Tu sei una persona molto forte, sei convinta di riuscire ad ottenere quello che vuoi…

Tonks sorrise guardandolo. Lupin arrossì violentemente.

- Sì, dicevo… non tutti hanno la tua forza. Osservando le immagini dello specchio le persone possono reagire in due modi: o combattendo per quello che vogliono, cercando di ottenerlo anche nella loro realtà. Oppure possono cadere in una sorta di apatia, arrivare a credere che mai potranno realizzare i loro sogni e quindi decidere di poter essere felici solo restando lì, ad osservare quello che la vita non potrà mai dare loro.

- Remus c’è sempre una speranza nella vita, ci deve essere… - mormorò Tonks, in un tono che faceva capire come, sebbene anche lei volesse aggrapparsi a questa idea, in fondo al cuore non fosse così sicura della sua verità.

- Perché?

- Perché… perché senza speranza non c’è vita, Remus.

Lo vide annuire piano. – Sei stata tu la mia speranza, Dora, - le disse semplicemente.

Fu la volta di Tonks ad arrossire, per distrarsi tornò a voltare le pagine del vecchio album.

 

- Merlino ma questa è…

- Tua madre, Andromeda Tonks.

- Sì, ma quando aveva trent’anni, guarda che giovane che era! E questa non dirmi che…

- Ovviamente sì, quella piccola peste che si muove da tutte le parti e fa impazzire il fotografo, che poi altri non è che tuo padre, sei tu.

-E questi siete voi quattro, è incredibile non mi ricordo assolutamente di questa foto.

- Mi fa piacere saperlo, vuol dire che all’epoca ti colpimmo molto! – rispose ironicamente il mago.

- Ma che dici? Dai guardami… avrò avuto al massimo 6 anni.

- In effetti ne avevi 5, noi 17, - rispose Remus, incupendosi.- Non mi fare pensare a quanto sono vecchio.

- Sì, Flamel al confronto tuo è un bambino! – rispose lei ridendo di gusto.- Piantala dai, piuttosto raccontami di quella volta, magari mi viene in mente qualcosa.

 

  
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