Scusate
l’enorme (… di più) ritardo. Mancavano due capitoli, che vi posto oggi e
martedì prossimo, sperando che vi piacciano.
Come
sempre le risposte ai vostri commenti, dato che non c’è la possibilità di
inserirli direttamente qui e che io odio (stile puffo quattrocchi) chi non
risponde ai commenti), sono sul blog, in una categoria
apposta, commenti, appunto. (www.evenstar62442.splinder.com)
Capitolo 15: Lo specchio delle brame
- Che cosa sarebbe? - chiese Tonks,
adesso molto più curiosa: Aveva capito che quello che stava guardando non doveva essere un banale specchio, come tutte le altre foto
di quell’album anche quella aveva una sua storia da
raccontare.
- Non hai mai sentito parlare dello Specchio delle Brame? –
le chiese Remus.
Tonks
scosse la testa, incerta. - Erouc li
amotlov li ottelfirnon, - lesse le lettere di quella che, a prima
vista, le sembrava una lingua sconosciuta.
- E’ uno specchio particolare, non riflette il corpo ma i
desideri del tuo cuore, come dice la scritta sulla sua cornice se letta al
contrario. In pratica, - continuò il mago con un sorriso nostalgico. - Ponendoti
di fronte ad esso non vedi te stesso come sei, ma come
vorresti essere; oppure vedi quello che ti piacerebbe fosse vero, quello che
desideri.
Tonks era
ammirata. Non aveva mai saputo dell’esistenza di un simile oggetto al castello,
se lo avesse saputo niente e nessuno l’avrebbe tenuta lontano da quell’oggetto magico. - Tu cosa ci vedesti? – chiese a Remus, continuando a spostare lo sguardo dalla foto al
mago, non riuscendo a non fissare lo specchio.
Remus
arrossì leggermente e chinò la testa, fissando lo sguardo a terra. – Una cosa
stupida, il desiderio di un ragazzo che non voleva altro che essere normale: vidi
me stesso, in piedi davanti ad una finestra,
illuminato dalla luce della luna.
Dora sentì una scossa attraversarle la schiena a quelle
parole, si strinse maggiormente a lui. – Non è una cosa stupida, era il tuo
desiderio e non è detto che un giorno questo tuo desiderio non si realizzi.
- Grazie, ma non…- cominciò a dire Remus ma poi si interruppe,
era un semplice desiderio in fondo, quindi perché pensare che fosse
impossibile? – Grazie, - ripetè solo. – Rimasi a
guardare lo specchio per molte ore, come ipnotizzato, quando mi riscossi mi
resi conto che era quasi mattina; uscii dalla stanza e tornai nel dormitorio.
Raccontai quello che avevo trovato a James, Sirius e Peter e, dato che era
domenica mattina, decidemmo di andare a dare un’occhiata
tutti insieme a quello specchio, usando però il Mantello dell’Invisibilita. Anche gli altri rimasero impressionati,
sebbene meno di come capitò a me, forse solo Sirius ne
fu altrettanto affascinato.
- Cosa ci videro loro?
- Peter vide se stesso famoso,
circondato da compagni che gli davano pacche sulle spalle, ridevano alle sue
battute e lo consideravano un modello da seguire. James
mi stupì, allora ci disse di essersi visto capitano della squadra di Quidditch con la Coppa in mano, e poi come Capitano di una
squadra di professionisti ma, quando fummo di nuovo soli, quella sera, mi
raccontò quello che aveva visto realmente riflesso nello specchio. Mi disse che
non aveva detto la verità per paura che Sirius lo
prendesse in giro ma quello che lo specchio gli aveva
realmente mostrato non aveva nulla a che fare con il Quidditch:
si era visto seduto in riva al Lago Nero, in una giornata di sole, con Lily
seduta al fianco e nessun altro intorno. Rimasi colpito da quella confessione
perché, per la prima volta, mi resi conto che il mio amico stava crescendo. Sirius si vide con una famiglia, una famiglia che lo amasse per quello che era, una famiglia “ normale ” come la
definì lui, sorridente e allegra, riunita per una pranzo in giardino, alla luce
del sole. Alla fine ottennero tutti una parte del loro
sogno, in fondo.
Tonks lo
fissò. – Ma…
- James passò molte giornate come
quella che si era immaginato, durante il nostro settimo anno e poi negli anni
seguenti, lui e Lily ebbero una vita felice. Tragicamente breve,
ma felice. Peter, d’altra parte, ottenne la
sua parte di gloria tra i Mangiamorte.
- E Sirius?
- Sirius se ne andò di casa a 16
anni, trasferendosi dai Potter. Lì ebbe una parentesi
di vita “normale”, lo accolsero come un figlio, d’altra parte lui e James durante i sette anni di scuola furono sempre come
fratelli. Inoltre qualche volta passò le vacanze con voi.
- Noi? – chiese la strega.
- Tu non ti ricordi forse, eri molto piccola a quel tempo,
ma una volta venimmo addirittura tutti e quattro a casa vostra. Dovrebbe anche
esserci una foto, dopo.
- Davvero? No, non ricordo, - disse lei, pensierosa. Poi
aggiunse. - Tornaste
mai allo Specchio?
- Qualche volta sì, soprattutto Sirius
e io. Eravamo quelli che più di tutti potevamo essere legati a quelle immagini:
sia James che Peter erano
troppo occupati dalla loro vita “reale” per dare molto peso a quello che
vedevano nello Specchio mentre noi due ci vedevamo
quello che temevamo non avremmo mai ottenuto. Comunque, dopo un iniziale
periodo in cui le nostre visite allo Specchio furono piuttosto frequenti, anche
noi cominciammo a trascurarlo sempre più. Infine Sirius,
esasperato dal comportamento della sua famiglia nei confronti del potere
nascente di Voldemort, decise di andarsene di casa,
trasferendosi a casa Potter; da qual momento non ebbe
più bisogno dello specchio. Naturalmente sapeva che quella non era la sua vera
famiglia, ma non se ne fece mai un problema. Per quanto mi riguarda
le mie giornate divennero sempre più frenetiche, avevo i miei compiti da
Prefetto, i M.A.G.O. e i pleniluni, il tempo divenne
sempre meno e smisi lentamente di pensare allo Specchio.
Tonks
rimase in silenzio per un momento, mangiucchiandosi inquieta le unghie. Alla
fine disse. – Non mi convince molto questo Specchio, voi avete avuto fortuna,
quello che volevate più o meno si è realizzato ma persone meno fortunate o più
deboli di carattere, non corrono il rischio di rimanere troppo legati a quelle
immagini e non riuscire più a dimenticarle? O di vivere una vita a metà, troppo
legati ai loro desideri, soprattutto se irrealizzabili?
- Non ho mai detto che fosse un oggetto innocuo. Incuriosito
dalla mia scoperta andai in Biblioteca a cercare qualche informazione su
oggetti magici come quello, trovai che gli Specchi
delle Brame, come scoprii si chiamava quel particolare tipo di specchio, sono
oggetti molto rari e molto pericolosi, molte persone si sono perse in essi, non
riuscendo mai più a tornare a vivere la loro vita normale dopo avergli dato
un’occhiata, scambiando le sue dolci illusioni per la vita vera.
- Ma non ha senso. Come si può scegliere di non vivere la
propria vita? Per quanto dura questa possa essere, non
sappiamo cosa il futuro ci riserva.
Lupin
sorrise. – Per te è semplice. Tu sei una persona molto forte, sei convinta di
riuscire ad ottenere quello che vuoi…
Tonks
sorrise guardandolo. Lupin arrossì violentemente.
- Sì, dicevo… non tutti hanno la tua forza. Osservando le
immagini dello specchio le persone possono reagire in due modi: o combattendo
per quello che vogliono, cercando di ottenerlo anche nella loro realtà. Oppure
possono cadere in una sorta di apatia, arrivare a credere che mai potranno
realizzare i loro sogni e quindi decidere di poter essere felici solo restando
lì, ad osservare quello che la vita non potrà mai dare loro.
- Remus c’è sempre una speranza
nella vita, ci deve essere… - mormorò Tonks, in un
tono che faceva capire come, sebbene anche lei volesse aggrapparsi a questa
idea, in fondo al cuore non fosse così sicura della sua verità.
- Perché?
- Perché… perché senza speranza non c’è vita, Remus.
Lo vide annuire piano. – Sei stata tu la mia speranza, Dora,
- le disse semplicemente.
Fu la volta di Tonks ad arrossire,
per distrarsi tornò a voltare le pagine del vecchio album.
-
Merlino ma questa è…
-
Tua madre, Andromeda Tonks.
-
Sì, ma quando aveva trent’anni, guarda che giovane
che era! E questa non dirmi che…
-
Ovviamente sì, quella piccola peste che si muove da tutte le parti e fa
impazzire il fotografo, che poi altri non è che tuo padre, sei tu.
-E
questi siete voi quattro, è incredibile non mi ricordo assolutamente di questa
foto.
-
Mi fa piacere saperlo, vuol dire che all’epoca ti colpimmo molto! – rispose
ironicamente il mago.
-
Ma che dici? Dai guardami… avrò avuto al massimo 6 anni.
-
In effetti ne avevi 5, noi 17, - rispose Remus, incupendosi.- Non mi fare pensare a quanto sono
vecchio.
-
Sì, Flamel al confronto tuo è un bambino! – rispose
lei ridendo di gusto.- Piantala dai, piuttosto raccontami di quella volta,
magari mi viene in mente qualcosa.