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Autore: hsxnflower    02/01/2013    28 recensioni
Uno sparo nel vuoto è tutto ciò che Haley sente.
E Justin se ne accorge troppo tardi.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Miley Cyrus
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Used To Tell Me
 
 

 
Capitolo 2
H.


 
«Haley, la colazione è pronta.»
La porta della mia stanza è socchiusa e riesco perfettamente a sentire la voce di mia madre raggiungere il piano superiore. Sussulto mentre indosso le scarpe; ho i nervi a fior di pelle questa mattina e me ne rendo sempre più conto quando, non trovando gli appunti di Algebra, impreco tra i denti.
Sono stanca, il sonno di stanotte è stato agitato. Lo sparo improvviso l'ho sentito forte e chiaro, così come ho visto il gruppo di ragazzi diradarsi fino a scomparire con le loro auto.
Un gesto del genere poteva significare solo due cose: un ferito o un morto.
Scendo le scale di fretta, attenta a non inciampare negli skateboard che mio fratello lascia sempre sugli ultimi scalini.
«Coraggio, farai tardi.» Mi rimprovera mamma, allungandomi una tazza vuota, che riempio in fretta con dei cereali.
«Sono pronta, sono pronta.» Mormoro velocemente, sedendomi a tavola. La televisione è sintonizzata sul telegiornale locale, ma nessuno parla di ciò che ho sentito io.
Mangio ascoltando il resto delle notizie, con la voce di mia madre che arriva quasi ovattata alle mie orecchie, mentre commenta il tutto. Non oso domandarle niente, non voglio farla preoccupare.
«Nathan, devi venire a fare colazione e devi venire adesso!» Mamma alza la voce tanto che sobbalzo, rischiando che il cucchiaio colmo di latte sporchi il tavolo. Finisco i cereali proprio quando il mio fratellino entra in cucina, con la faccia ancora assonnata e la maglietta del pigiama tutta stropicciata.
«Buongiorno dormiglione.» Lo saluto, lasciando la tazza di cereali vuota nel lavandino, insieme al bicchiere di succo di arancia. Lo sento borbottare qualcosa, ma non capisco a pieno. La tasca dei miei jeans vibra e il cellulare mi avverte di un messaggio non letto.

Da: Madison
«Ho bisogno di un passaggio. Per favore, passate a prendermi.»

Le rispondo affermativamente e solo in un secondo momento chiedo conferma a mia madre.
«Vi accompagnerà vostro padre questa mattina» mi risponde, spegnendo la televisione con un gesto veloce del telecomando, seguito dalle lamentele di Nathan. «Chiedilo direttamente a lui.»
Annuisco a quelle parole e percorro il corridoio, raggiungendo in fondo ad esso lo studio di papà. Non l'ho ancora visto questa mattina e deduco si trovi lì, ma busso alla porta prima di precipitarmi all'interno.
Sta parlando al telefono e gesticola con una mano, mentre con l'altra sfoglia dei documenti. Mi fa segno di aspettare solo un secondo, così obbedisco. Ha una giacca blu scura questa mattina e il Sig. Raimond deve averlo già fatto spazientire. Sbuffa quando chiude la telefonata, passandosi una mano sul viso.
«Madison chiede se possiamo darle un passaggio.» Papà annuisce semplicemente e immagino stia per aggiungere qualcosa, ma il suo cellulare prende a suonare nuovamente. Legge il mittente e alza gli occhi al cielo; io sorrido e mi defilo mentre risponde con tono fin troppo scocciato per l'ora.
Mio fratello è seduto sul divano, intento ad allacciarsi le scarpe mentre con un occhio vigile controlla cosa sta succedendo sullo schermo della televisione. Accorro in suo aiuto perché tanto lo so che non riuscirebbe a fare due cose contemporaneamente. Almeno, non con Spongebob e Patrick che stanno ballando qualcosa con dei cappellini in testa.
«Hai promesso che mi avresti accompagnato a scegliere il regalo per il mio compleanno.» Mi picchietta sulla spalla mentre me lo dice.
«Me lo ricordo, me lo ricordo» replico, sedendomi accanto a lui e lo vedo annuire. «Verrò a prenderti a scuola e andremo poi insieme al negozio. Una promessa è una promessa.» Nathan sorride, poi torna a rivolgere la sua completa attenzione allo schermo della televisione.
Papà ci raggiunge qualche minuto dopo, stringendosi il nodo della cravatta e facendo tintinnare le chiavi dell'auto tra le dita.
«Vi aspetto in macchina, non fate tardi.» Dà un bacio sulla guancia a mamma prima di uscire, chiudendosi la porta alle spalle. Mi alzo in fretta, recuperando la borsa contenente i libri dalla poltrona; Nathan si solleva dal divano controvoglia.
Mamma gli aggiusta la maglietta e lo sento mentre sbuffa a quel suo gesto, che compie tutte le mattine, forse senza nemmeno rendersene conto.
«Fa' il bravo oggi a scuola.» Anche questo è qualcosa che dice ogni giorno e Nathan annuisce.
«Sì, mamma.» Il suo tono però è persino scocciato e mi suscita delle risate; lo prendo per mano, salutando mamma con un veloce bacio sulla guancia.
«Coraggio piccola peste o faremo tardi» lo trascino letteralmente fino alla porta di ingresso. «Buona giornata mamma, ci vediamo più tardi.» Nathan chiude la porta, poi lascia la mia mano per correre fino all'auto dove papà ci sta aspettando, con il motore in folle mentre controlla qualcosa sul cellulare.
Madison ci aspetta sul marciapiede di fronte a casa sua e sale in un lampo, tanto che quasi non mi accorgo che si sia accomodata accanto a mio fratello, scompigliandogli i capelli.
«Grazie per il passaggio Sig. Clark.» Mormora educatamente, ma papà le fa un cenno con la mano perché il suo telefono prende nuovamente a squillare.
Il primo a scendere è Nathan, la sua scuola dista un paio d'isolati dalla nostra. Papà è ancora al telefono con il Sig. Raimond, ma augura una buona giornata a entrambe quando chiudiamo le portiere.
Madison mi prende sotto braccio mentre raggiungiamo l'ingresso; il parcheggio è gremito di auto e studenti, così come i corridoi. Devo chiedere scusa a un paio di ragazzi quando li urto senza farlo apposta, entrando in aula.
Madison siede al solito posto, io mi accomodo in quello appena accanto a lei.
«Non mi hai più detto com'è andata ieri sera con Zac.» Sembra ammonirmi con quella sua affermazione e mi affretto a stringermi nelle spalle, estraendo gli appunti di Scienze dalla borsa.
«Perché sono tornata tardi. E poi siamo solo andati al cinema.» Replico, picchiettando la penna contro il banco. Madison annuisce, ma la punta maliziosa nel suo sguardo non mi sfugge e mi fa arrossire.
Lo so che vuole continuare il discorso, ma il professore entra proprio in quel momento, costringendola al silenzio. Per quando non abbia voglia di seguire la lezione, sono contenta che inizi.
Il docente fa l'appello come di consueto e dopo essersi accertato dei presenti e degli assenti, distribuisce i compiti della scorsa settimana.
Sul mio foglio spicca una A+ cerchiata di rosso scuro, Madison invece ha una B, ma non mi sembra così dispiaciuta.
Il professore si congratula con chi l'ha svolto per il meglio, poi comincia la lezione, introducendo un nuovo argomento.
In classe c'è silenzio, tutti prestano attenzione perché siamo consapevoli che qui, gli appunti presi fanno la differenza. È però proprio il silenzio a far risaltare il cigolio della porta che viene aperta e chiusa; tutti alziamo e voltiamo lo sguardo verso destra.
«Sig. Bieber, buongiorno. Grazie per averci onorato con la sua squisita presenza.» Il tono del professore è del tutto sarcastico e Justin non esita a ricambiare il gioco, esibendosi in un inchino.
«Il piacere è tutto mio.» Replica, prendendo poi posto nell'unico banco rimasto libero, appena dietro di me.
Non so se sono io a incrociare il suo guardo o è lui a incrociare il mio, ma sono tanto scaltra dal distoglierlo subito. Torno ai miei appunti, concludendo la frase lasciata a metà con gli occhi di Justin a battere insistentemente sulla mia schiena.
«Ah, Sig. Bieber: il suo compito» esordisce poi il professore, ricordandosi di averlo ancora sulla sua cattedra. «Una D, stiamo facendo passi avanti.» Aggiunge, avvicinandosi per lasciarlo sul suo banco. Lo immagino stringersi nelle spalle alle sue parole e scarabocchiare annoiato su un foglio bianco, fingendo forse di prestare attenzione.
Quando la campanella suona, decretando la fine della lezione, chiudo il quaderno lasciandovi all'interno la solita penna di colore nero. Aspetto Madison all'uscita quando il professore la richiama, forse a spiegarle qualcosa del suo compito.
Justin si alza dal suo posto e mi passa accanto così vicino da sfiorare il mio braccio con il suo. Sussulto a quel contatto fugace e incrocio il suo sguardo; si sta mordendo il labbro inferiore, poi mi squadra da capo a piedi.
Sento le guance in fiamme e distolgo gli occhi dai suoi perché nessuno vuole avere a che fare con lui e con la sua reputazione.
Tutti la conoscevano e tutti si guardavano bene dal non interferire con lui.
«Andiamo?» La voce di Madison mi fa spaventare, ma annuisco seguendola. I corridoi sono pieni di studenti che entrano in nuove aule.
Poco dopo la fine del pranzo papà mi avvisa di aver lasciato la sua auto nel parcheggio della scuola per permettermi di accompagnare Nathan al negozio di giocattoli. La trovo accanto ad una macchina sportiva blu elettrico e gli interni di pelle di un bianco avorio.
«Ti serve un passaggio?» Chiedo a Madison, estraendo le chiavi di riserva dalla borsa, ma scuote la testa.
«Ci pensa Martin, ma ti ringrazio.» Risponde, aggiustandosi la borsa sulla spalla. Annuisco e la saluto, osservandola mentre raggiunge l'auto di Martin, a poca distanza da dove ci troviamo noi.
Poso la borsa sui sedili posteriori e chiudo la portiera; quando mi volto sobbalzo e devo mettere una mano sulla carrozzeria dell'auto per non perdere l'equilibrio.
Justin è fermo, con la schiena posata sul bagagliaio della mia auto, le mani nelle tasche dei jeans.
«Sei Haley, non è vero?»


 
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Non siate lettori silenziosi.
(Revisionato)

 


   
 
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