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Autore: Lady Grace    02/01/2013    1 recensioni
[...] il babbo annuncia che da lì in poi saremmo sempre stati scortati da guardie del corpo. E fin qui, vi chiederete, cosa c’è di strano? Ed io vi dico niente: con qualcuno che avrebbe vegliato su di me ventiquattro ore su ventiquattro, avrei potuto liberare la mente e non temere alcun tipo di pericolo o minaccia. E sarebbe anche stato così, se solo la guardia del corpo a me capitata non fosse stata il prototipo del sex symbol Hollywoodiano.
Genere: Avventura, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Come puime al vento.
Capitolo II.





Sono seduta su un gradino della mia scala a chioccia, intenta a fissare qualcosa, o meglio qualcuno, che continua a distrarmi dal mio libro di matematica. Ebbene sì, è lui, Cruz McCree. Non so perché stia brigando con i fili della mia tv, ma da qui riesco a vederlo in tutta la sua bellezza. Oggi indossa un paio di ordinari jeans, una t-shirt bianca con sopra un gilet grigio e le buone vecchie Converse bianche. Calvin Klein. Poco sotto la magliettina riesco ad intravedere l’orlo delle sue mutande (di Calvin Klein). Cruz McCree non sembra accorgersi della mia presenza e continua imperturbato il suo lavoro. Dopo qualche minuto si passa le mani sui jeans e borbotta un “oh”.
   «Grazie Cruz. Come avrei fatto a farla funzionare senza di te?» domanda Elsa entrando nella sala. Primo, la mia televisione funziona benissimo, secondo, tra te e Cruz McCree non dovrebbe esserci un po’ più di… di professionalità (e distanza)? Ti prendi troppa libertà signora mia.
   «Oh, grazie Cruz! Avrei dovuto aspettare tre giorni se avessi dovuto chiamare il tecnico!» dice la mamma, raggiungendo gli altri due.
   «Si figuri. È il mio dovere.» Cosa, riparare televisori? Cruz McCree, non ci siamo proprio.
   «Albert sarà molto contento quando saprà che è tornata ad andare.» dice la mamma accennando alla tv.
   «Posso offrirvi un caffè?» chiede poi.
Elsa accetta di buon grado l’invito di mamma ma Cruz McCree non risponde. Alza gli occhi e… oh merda mi ha visto! Mi alzo e velocemente mi vado a chiudere in camera. Stavolta, però, non ho alcuna intenzione di chiamare Madisen, se non per implorarla di venirmi a portare via di qua. La somma di tutte le figuracce che ho fatto con Cruz McCree in tre giorni è addirittura maggiore dell'insieme di quelle che ho fatto in tutta la mia vita. E sono solo tre giorni, ripeto. Vediamo tra un mese. Perché deve sempre essere un mese? Facciamo tutti e diciassette. Din don, il premio per l’idiota di turno va a… Vivienne Rogers!
Bussano alla porta. Questo è Wyatt, vuole indietro il suo I-Pod, ne sono convinta. Apro la porta e… Cruz McCree è in piedi di fronte a me. Mi sta sorridendo. Questo è un evidente campanellino d’allarme: sto per fare un’altra figuraccia.
   «Posso parlarle?» domanda, ed io sbuffo.
   «Si, ma dammi del tu per favore, non sono vecchia come mia madre!» mi lamento. Cruz McCree non parla.
   «Ah, scusa, entra pure.» dico.
   «Oggi pomeriggio io e suo, emh, tuo fratello Wyatt andiamo a fare un giro alla spiaggia, con anche il Signor Powell. Le chiedevo se voleva unirsi.» mi invita cortese.
   «Se volevo unirmi.» lo correggo.
   «Sì.»
   «Direi che si può fare. – ci penso su, - Va bene. Quando si parte?»
   «Tra un’ora.»
  «Mi preparo.» dico, sperando che si dilegui velocemente. Non voglio spingerlo esplicitamente fuori dalla mia camera, ma spero lui colga il segnale ed esca. E così fa, trascinando delicatamente la porta con sé.
L’uscita di oggi sarà una delle tante situazioni imbarazzanti in cui mi caccerò. Lo so già, ma non faccio niente per impedirmi di finirvici. Perché sotto sotto mi piace. Così velocemente mi vesto, precipitandomi al piano di sotto e dirigendomi in cucina, dove trovo William e Wyatt impegnati a guardare, penso un video, nel cellulare di mio fratello.
   «Signorina Rogers.» mi saluta cortese William, alzando gli occhi neri per qualche istante dallo schermo per poi riportarveli repentinamente.
   «Babbuino.» se ne esce mio fratello, pensando di essere simpatico. Arriccio il naso e mi preparo a rispondergli, quando William sorride e sibila un “andiamo”. Ma manca Cruz McCree, realizzo. Ma non ho del tutto ragione, perché mi volto e me lo ritrovo davanti intento a fissarmi. Ricambio lo sguardo per pochi secondi, prima di essere presa sotto braccio da mio fratello ed essere allontanata. Giungiamo in giardino e saliamo in macchina. Cruz McCree mi guarda attraverso lo specchietto retrovisore. Qualcosa mi dice che sarà un pomeriggio lunghissimo.
 
*
 
Arrivati alla spiaggia, Wyatt e William scendono velocemente, scaricando anche un paio di materassini ed un ombrellone. Faccio per prenderne uno anche io, ma prontamente Cruz McCree lo afferra.
   «Ci penso io.» sorride. Ma ripensandoci non c’è niente da ridere, Signor McCree.
Camminiamo fino ad arrivare a pochi metri da mare e lì ci accampiamo. Wyatt apre i due ombrelloni e li impianta, mentre William stende i teli mare. Cruz McCree intanto continua a osservarsi attorno. Sì, direi molto affascinanti quelle due bionde in bikini.
   «Perché Elsa non è venuta?» domanda Wyatt.
   «Io sono la tua guardia del corpo e Cruz è quella di Vivienne, così abbiamo pensato di uscire con voi per passare un po' di tempo insieme. Elsa si occuperà personalmente di presentarsi ad Albert e Brylee.» spiega William. Sebbene mio fratello non sia per niente contento della risposta ottenuta, annuisce e torna a sdraiarsi sopra il suo telo.
   «È fidanzata, amico. – continua quello, mentre Wyatt lo guarda interrogativo, - ci ho provato con lei, qualche tempo fa, e mi ha bellamente respinto.»
   «Peccato perché non era male.»
   «Ragazzi?» cerca di interromperli Cruz McCree.
   «La conosco da tempo e ti garantisco che è sempre stata una gran bella donna.» continua Powell, aprendo una lattina di Pepsi.
   «Ci credo, ci credo!» replica Wyatt.
   «Al liceo era quella più voluta, sai no, la tipica cheerleader. Una vera bomba, in tutti i sensi!»
   «Non è cambiata molto!» gli fa l’occhiolino mio fratello.
   «Te lo giuro, l’avrei anche pagata per farmi un lavor-»
   «Ragazzi basta.» li ferma Cruz McCree, accennando con la testa a me, prima che le loro parole possano nuocere alla mia salute mentale. Ma quelli non se ne preoccupano più di tanto ed iniziano a ridere.
   «Io vado a fare un giro, che è meglio.» annuncio, alzandomi improvvisamente. Tutti annuiscono, eccetto che per Cruz McCree, che mi sibila uno “stai attenta”. Che poi, attenta a cosa? A due signorine dal bikini troppo minuto? Nah, non c’è da preoccuparsi. Decido quindi di camminare lungo la riva, dirigendomi verso est, respirando profondamente. Mi guardo attorno. Oggi la spiaggia è quasi deserta, forse anche a causa dell'orario. Vi sono soltanto un paio di famigliole accampate qua e là. E mi chiedo anche perché io sia venuta quando potevo (o meglio, dovevo) immergermi per qualche oretta nel libro di matematica (per la gioia del Prof. Collins).
   «Che sia un segno del destino?» mormora una voce dietro di me, raggiungendomi.
   «Mad! Che ci fai qui?» domando, curiosa. Lei mi abbraccia e mi stampa un bacio sulla fronte.   
   «Nicholas mi ha invitata a fare un giro alla spiaggia al tramonto.»
   «E lui dov’è?»
   «Gli ho detto che non riuscivo a venire.» Mad arrossisce leggermente, mostrando chiaramente tutta la sua fragilità.
   «E perché non hai accettato l’invito?»
   «Non era un invito.» replica.
   «Mad?» la chiamo. Scuote il capo.
   «Viv non voglio. Punto e basta.» conclude, fermandosi e grattandosi la sabbia via dalla coscia destra. 
   «Ma se non hai mai neanche provato! Con Nick, intendo.»
   «Sono già stata fregata una volta, non capiterà una seconda.»
L’abbraccio, perché non mi resta nient’altro da fare. Mad ride.
   «E tu invece Signorina Rogers, cosa ci fa qui?»
   «Ero venuta in dolce compagnia di mio fratello, William Powell e Cruz McCree.»
   «E…?» mi incita a continuare.
   «E avremmo dovuto raccontare la nostra vita, morte e miracoli per conoscerci meglio.» Mad si ferma e mi guarda.
   «Allora perché tu sei qui e parli con me? Cosa aspetti ad andare a farti una bella chiacchierata con Cruz McCree?» domanda.
   «Perché inizierebbe a raccontarmi di quanto siano belli Elsa ed il culo di due bionde nell’ombrellone dietro al nostro.»
   «Interessante!» commenta ironica. Rido.
   «Non ne hai idea!» sibilo, fermandomi e sedendomi in riva.
“Jared” scrivo nella sabbia, quando prontamente questa viene sommersa dall’onda che cancella la mia incisione.
   «Gli hai parlato?» mi chiede Mad.
   «Non ancora. Non penso lo farò presto.»
   «E pensi sia corretto nei suoi confronti?» da quando Madisen vuole fungere da angioletto sulla mia spalla? Perché le persone devono sempre fungere da qualcosa che non è tipico loro? Se Madisen Wathley si fosse limitata ad essere solo un’amica per me e non anche una vocina fastidiosa ed insidiosa, ci sarebbero molti meno problemi e probabilmente se Cruz McCree si fosse accontentato di essere solo la mia guardia del corpo e non anche un autista, un meccanico ed un tecnico sexy, ce ne sarebbero la metà della metà. Sbuffo, voltandomi, chiudendo la testa tra le ginocchia.
   «Glielo dirò, davvero.» concludo, chiudendo nel pugno della mia mano sinistra un po’ di sabbia e rilasciandola subito dopo. Madisen ridacchia, perché sa bene che non lo farò.
   «E cosa gli dico, “Jared chiudiamola qui perché mi piace uno che probabilmente non ricambierà mai”?» mi lamento, alzando il capo per guardarla negli occhi.
   «Chiedigli una pausa.» consiglia, aggiustandosi la frangia che le ricade disordinata sugli occhi.
   «Le pause sono per gli indecisi. Non esistono mezze misure, Mad. Una cosa la puoi volere o no, ma in amore, per me, non ci sono mezze misure.» poggio la testa sulla sua spalla, contemplando il mare. Io e Mad durante i primi anni del liceo eravamo solite venire qua spessissimo. Costeggiavamo la riva per andare in biblioteca e quindi, verso il tramonto, ci fermavamo ad osservare questa meraviglia durante il tragitto di ritorno. Poi col tempo, tra i vari impegni, abbiamo ridotto le uscite in spiaggia se non per andare all’Harry’s, un pub poco lontano da qua.
   «Non sei propriamente nella posizione per dire una cosa del genere.» afferma lei, riscuotendomi dai miei piensieri
   «Gli parlerò presto, va bene?» me ne esco, scompigliandole la frangetta. Mad mi fissa sconcertata, per poi afferrare un po’ di sabbia e tirarmela.
   «Stronza!» la accuso, scuotendo la testa nel disperato tentativo di togliere i granuli.
   «Sei tu la stronzetta qua, Vivi. A proposito, Signorina Rogers, mi mostrerebbe il suo adorato amato?»
   «No.» commento acida.
   «E se dovessi parlare a Wyatt?»
   «Lo chiami stasera.» dico alzandomi.
   «E adesso dove vai?»
   «Torno nel branco. Sono stati carini ad invitarmi e io me ne sono andata così…»
   «Ti ricordo che parlavano di culi.» scherza Mad, incapace di trattenere una risata cristallina.
   «Allora meglio che vada a controllare prima che finiscano per rapire quelle benedette donne.»
   «Ci si vede domani allora. Ti chiamo più tardi.» mi sorride Mad, abbracciandomi. Annuisco.
   «Mad?» la chiamo e lei sibila un “mmm”. «Manda un messaggio a Nick e avvertilo. Digli che accetti di uscire con lui, per favore.»
   Mad sembra pensarci su. «Non posso.»
   «Sei una fifona.» rido, guardandomi attorno.
   «Parla per te, Rogers.» ghigna estraendo il cellulare da una busta bianca che aveva con sé.
   «Wathley, chiama quel povero uomo di Nicholas Mord e digli di aspettarti al porto tra cinque minuti.»
   «Tu parlerai con Jared? E no, non dire sì se poi non lo fai. Perché se non manterrai la parola data confesserò tutto io.» Furbetta la ragazza.
   «Ok, ci sto.» dico sinceramente. Mad annuisce e digita il numero di Nicholas.
   «Chiamami davvero stasera, voglio sapere come finisce.» le faccio l’occhiolino per poi vederla arrossire. Annuisce e si allontana. E così faccio io, dirigendomi verso il mio ombrellone. Il sole sta calando e le sfumature di rosso macchiano l’orizzonte. Mi volto, sorrido, e fisso Mad mentre fila dalla parte opposta alla mia.
   «Continua a camminare.» mi intima Cruz McCree, affiancandomi improvvisamente. Ha il fiatone, probabilmente ha corso. Cosa sta succedendo?
   «Perché?» domando confusa, guardandomi attorno.
   «Parlami e continua a camminare.» mi dice con un tono piatto.
   «Cosa sta succedendo?»
   «È bellissimo questo tramonto, non è vero? Ne valeva la pena di venire!» recita.  Mi passa un braccio sulle spalle e mi avvicina a lui. «Dovremmo tornare più spesso.»
Continuo a fissarlo con uno sguardo tra lo sconcertato e l’interrogativo, non capendo.
   «Smettila di osservarti attorno, - mi ordina, - fai finta di parlarmi e stammi vicina.»
Eseguo il comando e poggio la testa sulla sua spalla, raggirandogli la schiena con il braccio destro.
   «Dov’è Wyatt?»
   «A fare il bagno con William.»
   «E allora perché noi stiamo qua a preoccuparci mentre loro si divertono?» sussurro.
   «Ci sono due uomini alle tue spalle che non mi piacciono. Non voltarti.» spiega, stringendomi a lui maggiormente.
   «Chi sono?»
   «Non lo so, ma non voglio correre rischi.» la voce di Cruz McCree è ferma, atona. Inizia lentamente ad allentare la presa fino a staccarsi completamente. E la distanza creatasi tra di noi ed il vuoto affianco a me non mi piacciono per niente. Si guarda indietro.
   «Sei al sicuro, adesso.» afferma, per poi indicare con il capo due figure saltellanti tra le onde: William e Wyatt. Il primo sta rincorrendo divertito l’ultimo, che cade impacciato sott’acqua.
   «Si sono inseguiti tutto il giorno.» ride Cruz McCree. E io lo seguo, perché la sua risata è travolgente. E mio fratello impacciato.
   «Stanno bene?» domando.
   «Direi di sì.» e non cessa di sorridere.
E vorrei essere in grado di smettere di fissarlo, ma quel sorriso sghembo urla una specie di “Vivienne guardami, guardami!”. E io non posso fare altro che ascoltarlo volentieri.
William ci vede e con un gesto della mano ci invita ad aggiungerci. Cruz McCree lo accondiscende volentieri, prendendo la rincorsa e sparendo tra le onde. Io invece sono un po’ più timorosa ad entrare in acqua, anche perché ho freddo. Scuoto il capo dirigendomi all'ombrellone e afferrando un telo, passandomelo sulle spalle. Mi sdraio sul materassino e guardo Cruz McCree, William Powell e Wyatt Rogers giocare come i bambini. E tutto sommato non sono molto lontani dall’esserlo. Volto il capo, notando che Cruz McCree non riesce a distogliere lo sguardo dalla sua destra. Difatti vedo due signori in piedi ad una centinaia di metri da me avvicinarsi. Nel frattempo Cruz McCree risale a riva, scuotendosi i capelli bagnati e ripulendosi le ginocchia dalla sabbia. Questo però è un tentato omicidio alla mia salute mentale, non il culo di due bionde! Bah! Dicevo… Cruz McCree mi raggiunge e si stringe nel suo telo. Anche William Powell adesso osserva prima i due uomini, spostandosi davanti a Wyatt e successivamente anche Cruz McCree. Questo si siede sul materassino dinanzi a me e si asciuga.
   «Li vedi?» domanda.
   «Sì.»
   «Questi sono gli uomini di cui ti parlavo prima.» spiega.
  «Ma sono persone comuni! Io non vedo né armi né niente. Cosa vuoi che nascondano nel costume?» Cruz McCree ride e solo dopo mi accorgo dell’allusione. Certo che il ragazzo è maliziosetto eh! Butta il telo poco lontano da noi, sul materassino di Wyatt. Quindi ora, praticamente, ho la sua schiena perfetta a cinque centimetri dal volto. I muscoli sono molto marcati, ma improvvisamente noto qualcosa di cui non mi ero mai accorta prima: vi è una cicatrice proprio sulla spalla destra, probabilmente guarita da tempo ma ancora ben visibile.
    «Osserva come continuano a guardarti con la coda dell’occhio. – inizia ad alzarsi all’avvicinarsi degli uomini, - Prima te e poi Wyatt, poi me e William.»
    «Non attaccheranno se ci siete voi, ammesso che siano pericolosi.»  dico. Lui muove le spalle e con loro anche la cicatrice.
    «No, probabilmente no. - si corregge – Vi, anzi ci, stanno osservando per sapere come ci muoviamo.»  
    «Non essere paranoico Cruz McCree!» lo riprendo, sorridendo.
  «Dovresti iniziare a guardarti intorno più attentamente, Vivienne.» dice, mentre serio gesticola con la mano a Powell. I due uomini intanto continuano a camminare, superandoci e velocemente allontanandosi. William esce dall’acqua raggiungendoci, seguito da un Wyatt alqaunto seccato.
    «Stavo vincendo!» si lamenta il babbuino, gettandosi sgraziatamente sul suo materassino. William Powell ride, dandogli una pacca sulla spalla.
    «E stai anche sognando, amico mio!»
    «Io voglio la rivincita!» continua Wyatt. Ma né William né Cruz McCree sembrano ascoltarlo e continuano a parlottare sottovoce tra loro.
    «Powell mi ascolti?»
    «Wyatt sta’ zitto! – gli urlo, - Non vedi che sono impegnati?»
Mio fratello mi guarda e ghigna. «Ti sfido ad una gara di pallanuoto, babbuina.»
    «Così cado vergognosamente in acqua per la mia goffaggine e mi metto in ridicolo davanti a tutta la spiaggia?» domando, ironica.
    «Non tutta, a quest’ora è quasi deserta. Quindi portemmo deriderti solo io, William e Cruz. Comunque sì.» afferma alzandosi e trascinando Powell con sé.  «Muoviti schiappa!» mi urla, precipitandosi nuovamente in acqua. Sì, che idea geniale, come se non fossi già abbastanza buffa agli occhi di Cruz McCree.
Mi volto verso questo. «E se lo facessimo rapire? A me non mancherebbe.»
Ride e scuote il capo. «No.»
Ha ragione. «Sì, tanto ce lo riporterebbero indietro immediatamente! Che disdetta!» esclamo, sbuffando. «Potremmo sempre però-»
   «Andare a giocare con loro.» consiglia Cruz McCree interrompendomi. Afferra il mio braccio e mi costringe a seguirlo.
   «Ma non dovevamo stare qua e parlare di noi?» chiedo disperata, pregando che cambi idea immediatamente.
   «Possiamo sempre farlo in acqua…» mormora, entrandovi. Farlo cosa? 
   «Allora babbuino, pronta a perdere? - ride Wyatt, tirandomi la palla, - Prima di iniziare a giocare voglio raccontarvi di quanto impacciata sia la mia cara sorella.
»
Guardo Cruz McCree, il quale a sua volta mi fissa sorridente. Scuoto la testa e faccio per tornare all’ombrellone. Ma lui mi riprende il braccio e ghigna. «Andiamo a farli neri, dai.»
L'vevo detto che sarebbe stato un lungo, lunghissimo pomeriggio.


 

*


Angolo dell'autrice: volevo augurarvi un sereno e migliore 2013, anche se devo ancora capacitarmi del fatto che sia già passato un intero anno...Bah! Sono un po' in ritardo, ma si sa, meglio tardi che mai! :)
Lady Grace

  
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