Devo dirti una cosa importante.
Accarezzo Ino con lo sguardo, fissando la sua figura
agitata correre qua e là per la cucina, borbottando frasi incomprensibili e
maledicendo «quella dannata farina» che di saltar fuori proprio non è la minima
intenzione.
Probabilmente, penso con scetticismo, guardando la sua
figura accucciata di fronte ad un cassetto, avrà finito la farina il giorno
prima, quando la voglia di mangiarsi una torta per sei persona l’ha colta all’improvviso.
Ringhia qualcosa, sicura di averne una confezione di
scorta nascosta da qualche parte, prima di girarsi verso di me e guardarmi con
occhi imploranti ed il labbro tremulo.
Deglutisco, dandomi del pappamolle.
«Voglio fare i biscotti, Sas’ke», singhiozza come una bambina, facendomi sbuffare.
Le assicuro (a malincuore) che andrò io al supermercato –
volente o nolente mi avrebbe comunque obbligato – e, con un frettoloso bacio
sulle labbra in segno di ringraziamento, mi spinge fuori di casa, sbattendomi
la porta direttamente in faccia.
Adorabile.
«Ehi, Uchiha», la voce allegra e rumorosa di Naruto mi
arriva alle orecchie, proprio quando sono ad un passo del supermercato.
Costretto a girarmi, provo a stamparmi sul viso l’espressione
più scocciata del mondo, inutilmente, perché i miei occhi si posano
inevitabilmente sulla ragazza che, con un sorriso compiaciuto, lui tiene
possessivamente stretta a sé.
Hinata Hyuuga mi saluta con un cenno della mano, le gote
arrossate dall’imbarazzo, mentre la mano libera sfiora con delicatezza il
ventre decisamente gonfio.
Spalanco gli occhi incredulo, capendo solamente in quell’istante
che non li vedevo da una vita.
Naruto, con il solito fare da casinista, mi assicura che
il bambino sarà un maschio, e prenderà senza dubbio il nome di suo padre,
Minato.
Mi lasciano dieci minuti dopo, un sacco di cose da dire ad
Ino quando tornerò a casa. Sono quasi sicuro che salterà per la cucina urlante,
come una bambina piccola, per poi pregarmi con gli occhi azzurri spalancati e
pieni d’amore di provarci a nostra volta.
Sorrido con una nota di malizia, mentre raggiungo la
corsia dei dolci e medicinali.
Rimango impalato come un idiota, mentre di fronte a me
appaiono decine e decine di marche di farine, ognuna con targhette differenti,
che lasciano solamente l’imbarazzo della scelta.
Io, naturalmente, non ho idea di che pesci pigliare. Per una
come Ino ci vorrebbe una farina dietetica, ma esisterà una farina dietetica?
Sto ancora rimuginando sulle caloria, quando con
leggerezza una mano si posa sulla mia spalla, richiamandomi a sé.
Sakura mi sorride incerta, una piccola rughetta
di scherno tra le sopracciglia sottili, mentre alterna lo sguardo da me alla
farina, per un paio di volte.
Mi passo una mano tra i capelli imbarazzato, chiedendole
aiuto.
«Ino ti usa come il suo schiavetto, eh?», trilla con
divertimento, e già me la immagino ridersela alle mie spalle con quell’arpia di
mia moglie.
Scrollando le spalle, però, si china su una confezione di
farina blu, porgendomela poi con una domanda.
«Sono due giorni che ha voglia di dolci. Pare che non sia
più a dieta», faccio noncurante, mentre ci dirigiamo insieme alla cassa.
Lei spalanca gli occhi con sorpresa, per poi scoppiare
spudoratamente a ridere.
Scocciato, osservo un paio di teste che si girano ad
osservarci.
«Che diavolo ti è preso?», sibilo al suo orecchio qualche
minuto dopo, passando i soldi alla cassiera che, ammiccante, mi saluta dal
basso della sua posizione.
Sakura mi fissa con occhi pieni di eccitazione, mentre
usciamo, il vento che coglie entrambi di sorpresa.
«Ino avrà un grande notizia, questa sera»
Dice prima di andarsene, lasciandomi come un allocco in
mezzo alla strada, la confezione di farina stretta tra le mani.
Inarco un sopracciglio, prendendo a camminare verso casa,
le parole di Sakura che ancora danzano dispettose nella mia mente.
Una cosa importante. Che genere di cosa?
Ha per caso deciso di mollarmi? Nah.
Sakura avrebbe di certo sorriso per soddisfazione, ma tra me ed Ino l’altra
sera è andato tutto alla perfezione.
Non abbiamo nemmeno mai avuto nemmeno grandi discussioni,
quindi il motivo deve essere certamente un altro.
Ci sto ancora rimuginando quando arrivo a casa, e la trovo
ad accogliermi in cucina, le ciotole e i mestoli già pronti.
«Trovata», le dico con fierezza, imbarazzandomi un po’.
Me la strappa di mano, abbracciandomi poi e baciandomi con
foga.
Le mie labbra si curvano leggermente all’insù, mentre le
accarezzo il ventre stranamente più gonfio.
«Iniziamo?», mi chiede con un sussurro roco, ed io sento
il cavallo dei pantaloni decisamente troppo stretto.
Vorrei passare il pomeriggio in un altro modo, ma Ino mi
ha già passato le uova e, proprio come ha detto Sakura poco prima, inizio ad
obbedirle in silenzio, godendomi la sua voce mentre canticchia e rimirando di
tanto in tanto la sua figura graziosa, sporca di cioccolato e farina, mentre
impasta con particolare fervore.
Prepara i miei biscotti preferiti e, dopo averli messi in
forno, si gira a fissarmi.
Il suo sguardo mi percorre tutto, dai piedi fino ai
capelli, per poi scoppiare a ridere come una pazza, qualcosa di esilarante a me
sconosciuto.
Volto il capo verso il forno, intravedendo il mio
riflesso: più scarmigliato che mai, con un baffo di farina sulla guancia, non
sembro più nemmeno Sasuke Uchiha.
Quando poso lo sguardo su di lei, tiene tra le mani una
parte di pasta avanzata. Un sorriso dispettoso sul volto, mentre carica il
braccio.
Non oserà farlo davvero.
SPLAT.
L’ha fatto. L’ha fatto davvero. Qui ci vuole una crudele,
lenta, indimenticabile vendetta.
Fisso il tavolo, afferro un po’ della marmellata che lo
macchia e, senza aspettare che apra bocca, gliela lancio addosso.
Osservo la consistenza arancione scivolare dai suoi
capelli, mentre la bocca è aperta in una piccola ed adorabile “o” di stupore.
Si mette a ridere di scatto, lanciandomi addosso il
bicchiere di latte e bagnandomi da capo a piedi.
Iniziamo a correre e sembriamo due bambini. Ma è davvero
così?
Sento che sono state poche le volte in cui il mio cuore si
è sentito così leggero e spensierato, e ti ringrazio menalmente
mentre ti afferro.
Lascio un segno violaceo sul tuo collo, sentendoti
rabbrividire.
«Strega», sussurro roco,
Ridi ancora e poi mi baci. Una, due, milioni di volte.
Mi godo il tuo sapore di marmellata, mentre il campanello
del forno annuncia che i biscotti sono pronti.
Ti divincoli un paio di volte prima di riuscire a
liberarti, felice come una pasqua afferri il guantone, afferrando il piano sul
quale hai riposto i biscotti.
Li guardi incantata, inebriandoti del loro profumo, prima
di prenderne uno e morderlo.
«Buono?», domando allusivo, avvicinandomi a te.
Fai sfoggio del tuo sorriso più incantevole, mentre ti
dirigi verso il bagno per poterti dare una sistemata.
Sto per seguirti, quando ti rivedo comparire in cucina.
«Perché mi hai sposata?», domanda d’un tratto, cogliendomi
di sorpresa.
Rimango in silenzio per un secondo, prima di comprendere a
fondo quella domanda.
Apro e richiudo la bocca un paio di volte, prima di
riacquistare completo controllo di me stesso.
«Che domanda sciocca, Ino. È una risposta così semplice
che anche un bambino ci potrebbe arrivare. Un verbo coniugato in tre tempi, no?»
Le tuo sopracciglia dal taglio sottile si arcuano in modo
quasi buffo, mentre cerchi con disperazione la risposta nei miei occhi.
Quanto sei sciocca, Ino.
«Ti amavo, ti amo e ti amerò, Ino»
Faccio in tempo solamente a vedere una tua lacrima che
scivola lungo la guancia, prima di sentirti tra le mie braccia, i singhiozzi
rumorosi e i mille «anche io» quasi urlati.
«Ma che diavolo ti prende?»
Sollevi il capo, le labbra più rosse ed invitanti che mai.
«Presto saremo in tre, Sas’ke»
Sussurri decisa, sorridendomi poi.
Spalanco gli occhi pieni di stupore, balbettando come un
pesce lesso.
«Non parli di un cane, vero?»
«Forza signora, un’altra
spinta!»
Il volto di Ino è
scosso dal dolore, mentre urla disperata, rossa come non mai.
Sasuke si sente
inevitabilmente morire, pensando che avrebbe preferito
affrontare mille
volte Itachi Uchiha invece che quella situazione.
«Giuro che te lo
stacco a morsi la prossima volta che provi a riavvicinarti a me, Uchiha»
Sasuke la guarda
spaventato.
«Cazzo, cazzo,
cazzo.»
«Ino, calmati.»
«Prova a venire qui,
poi vediamo se hai ancora intenzione di dirmi che mi devo calmare!»
In quel momento, un
vagito squarcia il silenzio improvviso, cogliendo i coniugi di sorpresa.
Ino si lascia cadere
sfinita sul letto, la mano stretta in quella di Sasuke.
«Ti amo da morire, Uchiha»
Sorride, Sasuke, più
felice che mai.
«Sono papà, cazzo»
E prima che Ino
possa a dire altro, un tonfo annuncia lo svenimento del marito.
Edit 13
maggio 2009:
Non è ancora un granché, visto il terribile OOC, ma
sicuramente leggibile.
Mì.