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Autore: MadJackal    20/07/2007    1 recensioni
La stanza era illuminata fiocamente, le ombre che si estendevano e si ritiravano al tremolare di torce e candele. Le pareti coperte di librerie sembravano quasi voler rigurgitare i barattoli di vetro, le scatole, i sacchetti, i libri, i calderoni, le fiale e tutti gli strumenti che occupavano ogni scaffale, dal primo all'ultimo visibile. In mezzo alla stanza, tre tavoli con un candelabro poggiato sopra ciascuno. Libri sparsi ed ingredienti per pozioni qua e là. C'era perfino un tagliere con un coltello abbandonato lì sopra, la radice di una pianta sconosciuta sezionata minutamente in tanti pezzettini di uguale dimensione. Ed una bilancia, d'ottone, con alcuni pesi poggiati sul piatto.
Genere: Triste, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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REBELS


La stanza era illuminata fiocamente, le ombre che si estendevano e si ritiravano al tremolare di torce e candele.
Le pareti coperte di librerie sembravano quasi voler rigurgitare i barattoli di vetro, le scatole, i sacchetti, i libri, i calderoni, le fiale e tutti gli strumenti che occupavano ogni scaffale, dal primo all'ultimo visibile. In mezzo alla stanza, tre tavoli con un candelabro poggiato sopra ciascuno. Libri sparsi ed ingredienti per pozioni qua e là. C'era perfino un tagliere con un coltello abbandonato lì sopra, la radice di una pianta sconosciuta sezionata minutamente in tanti pezzettini di uguale dimensione. Ed una bilancia, d'ottone, con alcuni pesi poggiati sul piatto.
Ma era impossibile, entrando in quella stanza, non notare che un tempo doveva essere stata una comune cantina. C'erano ancora i piccoli lucernari sulla parte alta dei muri, e dove era visibile nonostante la luce quasi assente, il muro completamente bianco.
Ed era ugualmente impossibile non notare che l'unico presente nella stanza sembrava più perso nella consultazione del libro davanti a lui e concentrato nel badare nella sostanza che ribolliva in un calderone posizionato su una fiamma tutt'altro che naturale. I suoi borbottii irritati e nervosi erano l'unica cosa udibile, e cessarono immediatamente quando la porta cominciò ad aprirsi: la figura nella stanza afferrò la bacchetta che teneva sul tavolo, puntandola immediatamente verso il ragazzo che aveva fatto il suo ingresso.

« rilassati, Mark. Non sono un mangiamorte » si lasciò sfuggire proprio quest'ultimo, alzando le mani in cenno di resa. Era un bel ragazzo, i capelli biondi e gli occhi azzurri, il viso di un antico ed orgoglioso abitante del nord. I lineamenti del viso erano però contratti, dominati dalla preoccupazione e dalla stanchezza. Non erano solo le occhiaie, a mostrare a chiunque lo guardasse che non dormiva da giorni.
« la prossima volta bussa, allora. O non mi tratterrò dal lanciarti un paio di maledizioni. » rispose l'altro, quello che era già nella stanza, tornando chino sul vecchio volume di pergamena e sul calderone. Al contrario dell'altro, non appariva poi così bello. I lineamenti affilati, i capelli marrone scuro completamente in disordine, gli occhi verdi che danzavano dall'inchiostro alla pozione ribollente. Era un viso, il suo, che aveva smesso di ispirare fiducia molto tempo prima a chiunque, da quando il cappello gli aveva lasciato scegliere la sua casa, ad Hogwarts.
« come va? » gli domandò il biondo chiudendo lentamente la porta alle sue spalle.
Non rispose, limitandosi ad alzare la bacchetta ed a puntarla verso la porta, concentrandosi: « Muffliato » sibilò alla fine.
L'altro lo guardò sospettosamente, inarcando le sopracciglia.
Fece una smorfia scuotendo il capo: « è la pozione più difficile che io abbia mai visto. Non posso ancora credere che... »
« mia sorella ne ha bisogno al più presto, lo sai? Quella maledizione... »
« lo so! » sibilò di nuovo, interrompendo il suo compagno dall'aspetto nordico con un cenno della bacchetta e la sua voce, tornando a guardare il libro: « ti sto solo ponendo la realtà davanti agli occhi, John. Certo, se qualcuno di voi avesse seguito le lezioni di Pozioni... »
« Piton non era buono con noi come con voi serpeverde, sai? »
Si ritrovò a sorridere, ma cancellò quel sorriso subito dopo scuotendo il capo.
« Non era gentile con me, nonostante tutto. Le è salita ancora la febbre? »
« Si. Abbiamo provato di tutto, perfino qualche incanto che Vera è riuscita a leggiucchiare dai libri di sua madre. Siamo riusciti ad abbassare la febbre ed a contenere le convulsioni, ma nulla di più »
« Vera Hawkins? Ah, capisco. Sua madre lavora al San Mungo, giusto? »
« Si »
Il silenzio scivolò nella stanza mentre Mark, il serpeverde, afferrava il tagliere e rovesciava metà del contenuto nella pozione, che cambiò colore fino a diventare verde scuro. Doveva apparire impressionato, perchè l'altro gli si rivolse subito con un tono che tradiva l'aspettativa.
« ci sei riuscito? E' giusta? »
« le pozioni sono una scienza complessa, tanto quanto la creazione di bacchette, John » rispose, scorrendo la punta della bacchetta sul libro: « in ogni caso, la tua intelligenza avrebbe dovuto permetterti di capire più di pozioni di quanto tu abbia fatto... »
« beh, tu eri un disastro in Storia della Magia, no? Tutti e noi abbiamo lacune. »
« già, mio caro Corvonero, già » si ritrovò a rispondere, rileggendo ancora una volta le istruzioni.
« mi dovevi informare che avevi una casa così comoda. Nonostante sia non magica, intendo. Pensavo peggio. »
« sei fortunato che i miei genitori non siano qui. Non gli sarebbe piaciuto avere altri... maghi... in giro per la casa »
« la pozione? »
« deve ancora bollire per dieci minuti »
Ci fu una pausa, di cui Mark approfittò per rimettersi dritto e stiracchiarsi.
La domanda di John lo colse di sorpresa: « non hanno mai accettato quello che sei, vero? »
Scosse il capo: « non più di quanto lo abbiano fatto gli altri Serpeverde »
« Oh già. Certo, andare in giro con due corvonero e giocare a scacchi con tutti tranne che con i membri della tua casa non deve mai averli messi di buon umore »
« Perdere per quattro anni di fila la coppa delle case non contribuiva »
« Già. Maledetti Grifondoro, uh? E maledetto Harry Potter, direi »
« Dovevi sentirli, i miei compagni di stanza. Sempre a lamentarsi di Potter e di quello che faceva »
« Ma tu non gli hai mai portato rancore »
« Avrei dovuto? Cazzo, non sapeva nemmeno lanciare uno Schiantesimo ed ha fottuto un basilisco al secondo anno, da quanto si diceva nei corridoi » sbottò in risposta, tornando ad osservare la pozione che si stava lentamente schiarendo: « Ed al torneo tremaghi non è stato di certo fantastico, ma per uno del quarto anno... »
« E' solo sopravvissuto ad un attacco di Tu-Sai-Chi, cosa ci vuole? » rispose John inarcando un sopracciglio.
« Un culo grande come l'intero ministero, credo »
« E' un peccato che quello sia stato l'ultimo nostro anno, sai? Dicono che anche durante il quinto abbia fatto cose fantastiche. Un intero gruppo di studenti contro il commissario mandato dal ministero... Avremmo dovuto partecipare. »
Mark accolse queste parole con un grugnito.
John rise: « cosa c'è, l'idea non ti è gradita? »
« Non ho avuto tempo da sprecare, quell'anno. E nemmeno tu, se ricordo bene » fece una pausa, sbuffando: « và da tua sorella. Non è necessario che tu stia qui a tenermi compagnia. La pozione sarà pronta tra poco »

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La sua comparsa non doveva essere stata molto gradita ad alcuni dei maghi radunati nella sala, pensò salendo le scale che portavano dal suo studio-laboratorio al salotto. Li vide alzare le bacchette e puntarle nervosamente verso di lui, ma non badò molto a loro. John stava già provvedendo a tenerli a bada, e lui aveva una pozione da somministrare. Sentirli parlare, comunque, lo irritò.
« Dannazione, è un serpeverde, John! Si sono quasi tutti schierati dalla parte di Tu-Sai-Chi! » gridò uno.
« John, Ted ha ragione. Potrebbe essere un mangiamorte! » disse un altro.
Stoicamente, li ignorò. Si limitò a chinarsi vicino al divano su cui Helen, la sorella di John, stava distesa. Vera si spostò per fargli posto.
« Devi bere questo. Dovrebbe fermare gli effetti. Sarai un pò debole per alcuni giorni, ma la febbre dovrebbe abbassarsi »
La ragazzina distesa annuì, e non protestò quando gli versò il liquido verde nella gola. Il brivido che la scosse subito dopo gli confermò che la sua pozione stava avendo effetto. Si sentì stranamente in pace con sè stesso, quando lo seppe. E subito dopo la sua mente si colmò di orgoglio per aver completato quella pozione difficile che ora stava salvando la vita della sorella di uno dei pochi amici che aveva mai avuto a scuola.
Ironicamente, nessuno dei suoi amici era Serpeverde.
« John, non possiamo fidarci di lui! Potrebbe venderci a... » disse una ragazza, venendo subito interrotta da un'altra.
« Ti rendi conto di quanta magia oscura può aver imparato tra i Serpeverde? »
Sentì al rabbia montare in lui quasi istantaneamente. Si alzò in piedi, con le spalle voltate a quelli che continuavano a parlare di lui.
« Se avete qualche problema con me, signori, vi prego di lasciare questa casa e di evitare altro casino. Non sono in vena di ascoltare i vostri patetici discorsi, e qui c'è qualcuno che ha bisogno di riposo »
« Certo, lasciare la casa e venire catturati da qualche mangiamorte di guardia, eh? Com'è conveniente. Perchè non vai tu? Magari vi potete pure fare una birra » disse uno.
Mark si girò, la mano pronta a cercare la sua bacchetta e la mente già concentrata sulla fattura da lanciare sull'idiota che aveva parlato, ma invece del legno caldo della sua bacchetta sentì il contatto inusuale della mano di Vera sul polso. Guardò la ragazza dai capelli neri, che lo fissò di riflesso, gli occhi di entrambi che riflettevano le fiamme nel camino.
Il contatto si ruppe come si era formato, in un solo secondo. Ma Mark si sentì calmato, e sospirò.
« Ascoltatemi. John mi ha chiesto ospitalità, portandomi sulla porta di casa sua sorella. Ve l'ho data. Ora cosa volete di più? Che vi dica che sono nato babbano? Questa casa non parla già abbastanza per me? »
« Fidarsi di un Serpeverde è follia » rispose uno degli altri radunati nel piccolo salotto affollato.
Mark fece per rispondere, ma John lo interruppe, cominciando a parlare ed indicando gli altri presenti nella stanza uno ad uno: « non ricordate cos'ha detto Silente quando era ormai sicuro che Voi-Sapete-Chi fosse tornato? Tu, Eve? Matthew? Ad? Ted? Andrew? Jean? » fece una pausa, gli altri che lo guardavano affranti e chinavano il capo uno ad uno.
« Mark? »
Mark fece una smorfia a sentire chiamato il suo nome, ma rispose: « L'abilità di Voi-Sapete-Chi di seminare discordia è grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte di amicizia e fiducia »
John annuì, senza dire null'altro.
« credo che ti dobbiamo delle scuse, Mark. John ha ragione. Ci offri cibo, rifugio e ci hai dato una mano con Helen, e questo è l'unica maniera in cui ti ringraziamo » borbottò quello chiamato Andrew.
Mark non potè trattenersi dal sospirare: « i mangiamorte sono nemici miei quanto vostri. Dovermi rifugiare in questa casa che i miei non avevano mai usato solo per evitare di venire sbattuto ad Azkaban per le nuove leggi contro i nati babbani mi irrita in una maniera che nemmeno immaginate. Ora andiamo tutti a mangiare qualcosa, poi decideremo i turni di guardia. Sarò sincero: non so quanto questa casa resisterà, e non so di certo utilizzare un incanto Fidelius per renderla introvabile. La cosa allerterebbe i mangiamorte in ogni caso, e non credo sia bene per Helen. »
Li guardò annuire ed avviarsi tutti verso la piccola cucina, sedendosi sul divano opposto a quello su cui era distesa Helen.
« starà bene? » gli chiese John.
Annuì.
« La pozione dovrebbe annullare la maggior parte degli effetti della maledizione. I più dannosi, almeno. Per scrupolo la farei visitare da un medimago »
« San Mungo è stato catturato da Tu-Sai-Chi insieme al ministero, Mark. Non ho più notizie di mia madre da settimane » disse Vera, che decise di parlare solo in quel momento. Mark annuì nuovamente, fissando la ragazza. Non particolarmente bella, non era una ragazza che colpisse al primo impatto, anzi. Notarla in mezzo ad altre ragazze sarebbe stato impossibile: era troppo timida e riservata, per farsi avanti o proporsi.
Lasciò che lo sguardo scivolasse poi su John, accompagnato da un mezzo sorriso, mentre si chiedeva come i due avessero fatto a mettersi insieme al terzultimo anno di scuola ed a non essersi mai lasciati fino a quel momento.
« ehi, Mark, mi stai ascoltando? »
La voce di John lo riportò alla realtà.
« scusa, non ti stavo ascoltando. Dicevi? » rispose, con aria noncurante, il mezzo sorriso che svaniva in un secondo.
« dicevo che non staremo qui molto. Giusto il tempo per recuperare un pò le forze. Poi torneremo a Londra a dare fastidio ai mangiamorte. Non possiamo sconfiggerli, ma possiamo di sicuro farli innervosire e distrarli dalle loro prede»
« pensi che stiano ancora cercando l'Ordine della Fenice ed Harry Potter? » domandò Vera ha John.
Mark non gli diede il tempo di rispondere.
« penso che se fosse il contrario probabilmente il Profeta starebbe proclamando ai quattro venti la sua morte » rispose, tranquillo.
« in molti contano su di lui per la sconfitta di Tu-Sai-Chi, Mark »
« appunto per questo, John. Tu sei tra loro, e non sarebbe bello leggere della sua morte e vedere la sua faccia devastata in una foto, vero? »
« avresti dovuto venire a Corvonero » replicò John.
« ho scelto quel che ho scelto. Ai tempi ero un ragazzino e basta »
Si alzò in piedi, avviandosi di nuovo verso la cantina, i suoi sotterranei privati.
« e forse è meglio così. Le arti oscure sono interessanti davvero, sai? » borbottò, a mò di congedo, cominciando a scendere le scale, sentendo lo sguardo di Vera e John su di lui.

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I giorni passarono lentamente. Helen si stava riprendendo, pian piano.
L'apprensione di Mark, però, cresceva giorno dopo giorno. C'erano alcuni suoi compagni Serpeverde, là fuori, che era certo conoscessero troppo di lui. Sperava non avessero idea di dove fosse la casa che i suoi avevano acquistato nel nord della Scozia, ma dubitava che fosse così. Le sue lettere gli erano state sottratte di continuo in passato, ed i suoi genitori, pur non amando l'idea di un figlio appartenente ad un mondo che non capivano, gli raccontavano di quello che decidevano di fare quando lui era ad Hogwarts.
Era anche colpa sua, ovviamente. Non avevano mai saputo cosa facesse veramente a scuola fino a quando non era diventato legalmente adulto nel mondo magico, ne avevano mai capito come fossero organizzate veramente le cose dentro la sua scuola: avevano sempre detto che finchè le sue materie si mantenevano su livelli buoni e non ricevevano reclami od altro non avevano problemi se voleva continuare, nonostante desiderassero che conducesse una vita normale.
La sua vita nei Serpeverde non era stata così brutta, all'inizio. I molti studenti della casa lo avevano accolto con fervore, ed una sorta di cameratismo che non aveva mai capito. Aveva ascoltato studenti più grandi di lui mentre insegnavano incantesimi sconosciuti a quelli del primo e secondo anno per cercare di vincere la Coppa delle Case. I metodi non erano i migliori, ma era proprio durante quei primi anni che aveva sviluppato il suo interesse per le arti oscure. Nulla di troppo malvagio, Silente aveva chiuso la maggior parte dei libri nella zona vietata della biblioteca, ma con l'aiuto di qualche studente più grande non era stato difficile imparare qualche fattura e maledizione che la maggior parte degli abitanti di Hogwarts avrebbe giudicate inadatte, se non pericolose.
Poi era stato scoperto che era un nato babbano. Erano cominciati gli scherzi, gli insulti. Ma lui aveva tenuto duro, ritirandosi a piangere quando si sentiva troppo debole sul tetto del castello. E lì aveva conosciuto John e Vera, impegnati in... affari privati... quando lui era arrivato. Aveva detto loro che quello era il suo posto preferito, che dovevano andarsene. Li aveva chiamati in modo che nemmeno ricordava: la cosa era quasi degenerata in un duello tra lui e John. Alla fine, in un modo o nell'altro, notando il suo perenne stato di solitudine e la sua abitudine di sedere nelle aree comuni per svolgere i compiti gli si erano in qualche modo avvicinati. Quando gli altri Serpeverde l'avevano scoperto, era diventato poco più che un Rinnegato.
I suoi voti ne avevano risentito, almeno all'inizio, ma dopo che aveva iniziato a lanciare fatture e maledizioni un pò dovunque e su chiunque provasse a fargli uno scherzo gli altri membri della sua casa avevano cominciato ad ignorarlo ed evitarlo, lasciandolo in pace.
Ed ora era lì, intento ad osservare la strada davanti alla villetta dei suoi genitori, cercando traccia di Mangiamorte.
« vedi nulla? » gli domandò Andrew, che per quella sera era di guardia con lui.
« no, non per il momento » rispose. L'incantesimo che si era lanciato addosso gli permetteva di vedere decentemente al buio, e sperava che bastasse, insieme alle difese che aveva costruito intorno alla casa, per avvertirlo in tempo dell'arrivo di mangiamorte e per proteggerlo in tempo da far allontanare tutti. Non che non fossero già pronti: quando Helen fosse riuscita finalmente a camminare senza l'appoggio di nessuno avrebbero lasciato la sua casa, e siccome Mark stesso stimava quel momento entro la settimana, avevano già fatto i bagagli e ne tiravano fuori lo stretto necessario.
Ripassò ancora una volta la serie di trappole d'allarme e di difesa che aveva sistemato, oltre all'incantesimo di protezione, cercando punti deboli.
Non trovandoli, si rilassò.

--------------

Uno strano rumore crebbe nella sua testa, come la sirena di un'ambulanza.
Si alzò di colpo, e nello stesso istante Ted entrò nella sua stanza: « sono qui! sono qui! »
Si vestì in fretta, buttandosi addosso un paio di Jeans, la maglietta ed un paio di scarpe, riordinandosi come poteva i capelli.
Non prese la veste, non la indossava mai se non in situazioni rare o nel suo studio in cantina. Afferrò però la bacchetta, sicuro che gli sarebbe servita.
Fuori dalla finestra, un lampo illuminò il giardino davanti all'ingresso, e qualcuno strillò.
Si trovò a pensare allegramente che ora c'era un mangiamorte di meno da affrontare.
John lo accolse all'ingresso, dicendogli che almeno sei figure vestite di nero erano apparse lungo la strada principale, e si stavano tutte dirigendo lì.
Si concentrò un secondo, controllando che non fossero scattate altre trappole d'allarme. Sospirò con sollievo quando scoprì che non era così.
« John, quando tutti sono pronti portali in laboratorio. Lo stivale sul tavolo è una passaporta. Ho impiegato una settimana per crearla, ma credo ne valga la pena. Usate quella, vi condurrà al sicuro »
« al sicuro dove, Mark? » gli domandò l'altro.
« Londra. Pressi del big bang, un appartamento che avevo affittato tempo fa. Dovreste trovarvi comodi, laggiù »
Mark percepì l'esitanza di John, dopo le sue parole.
« abbi fiducia in me, John. Se preferisci smaterializzarti nessun problema, ma conviene che cancelliate le tracce »
« tu? »
Un'altra trappola fermò un mangiamorte, lanciando questa volta scintille fino a cinque metri sopra il terreno, illuminando l'intera strada. A seguire, un rombo cupo come quello di un temporale.
« non c'è tempo. Andate! » sibilò Mark.
« non senza di te, dannazione! »
« c'è bisogno di qualcuno che li trattenga. E di certo non gli lascerò distruggere casa mia come vogliono, chiaro? »
« resto anche io, allora » sbottò John.
« no, idiota. Quale attaccamento per un Serpeverde! Sparisci, e porta via Vera, Helen e gli altri. O ti sparo una maledizione dritto in un occhio, chiaro? »
« Mark... »
« ho detto VAI! » ringhiò Mark interrompendo l'amico. Le finestre implosero per la potenza di un incantesimo che era stato scagliato su di esse.
Il gruppo prese posizione dietro divani e tavoli, o dietro gli angoli delle porte.
John fissò senza parole Mark, che ricambiò lo sguardo con l'occhiata più imperiosa che potesse immaginare, prima di annuire e fare cenno ai suoi di raggiungere la cantina. Vera avanzò sorreggendo Helen, ed entrambe vennero sfiorate dal raggio viola di una maledizione.
Mark non si trattenne oltre.
« MUOVETEVI! » urlò, sporgendosi dall'angolo in cui si era nascosto e lanciando silenziosamente una fattura sul primo mangiamorte che vide. Il rumore delle maledizioni che esplosero tutto intorno a lui quando tornò sotto copertura lo stordirono un poco. Quantomeno, le urla di dolore del mangiamorte colpito gli assicurarono che un altro degli attaccanti era fuori combattimento.
« Concentrazione. Concentrazione e fiducia in sè stessi » sussurrò una, due o tre volte, come un mantra, un proverbio da non dimenticare.
« la paura è inutile. Fa in modo che siano loro a provarla. Controllala. » ripetè, cercando di rilassarsi, mentre lanciava ulteriori fatture e incantesimi contro i mangiamorte in giardino. Qualcuno appiccò il fuoco alla casa, perchè vide il fumo alzarsi da qualche parte vicino a lui, ed il fuoco cominciare a brillare sul pavimento. Si guardò alle spalle, sollevato dal vedere che tutti i suoi ospiti erano fuori pericolo.
« Mark! Sappiamo che sei lì! Vieni fuori, schifoso sanguesporco! »
Fece una smorfia, prima di rispondere: « ma quale piacere, Silvester! Anche tu qui per il party? Non sei rimasto a casa con la mamma? »
« Maledetto! Vieni fuori, ho detto! »
Mark sentì pronunciare un incantesimo che non riconobbe, e la porta esplose letteralmente, lanciando pezzi di legno da ogni parte.
« Stupeficium! » urlò verso il primo mangiamorte che osò varcare l'ingresso, sbattendolo contro i due che l'avevano seguito, spostandosi dietro il tavolo ed i divani sistemati come una barricata nel centro del salotto, aiutato dal buio che regnava nella stanza, disturbato solo dalla luce che filtrava attraverso la porta e le finestre distrutte.
Sentì qualcuno fuori ridere: « siete proprio impacciati, voi altri. Lasciate entrare me e vedrete! ». Inutile dire che aveva la bacchetta puntata contro uno dei mobili dell'ingresso, e questo esplose proprio quando il mangiamorte fece il suo primo passo all'interno, scaraventandolo contro un muro e facendolo cadere senza sensi a terra.
L'odore acre del fumo crebbe, e Mark non potè fare a meno di notare che le fiamme magiche stavano cominciando a bruciare la parte est della casa. Era una fortuna, in realtà, perchè erano lontane dallo studio. E poi perchè involontariamente i mangiamorte gli avevano dato un'arma.
Ma non ebbe il tempo di concentrarsi. Un nuovo incantesimo distrusse praticamente l'ingresso, lasciandolo scoperto se non per la barricata di tavoli.
Quattro figure nere incappucciate erano ancora in piedi, intente a fissarlo, le bacchette puntate verso la sua posizione.
« Pronto a morire, Mark? » urlò istericamente quello che l'aveva chiamato sanguesporco in precedenza.
« Pronto a precedermi, Silvester? Lo sai... » si concesse una piccola pausa: « ...voi purosangue dovreste primeggiare anche in questo. Almeno chi di voi segue lui »
« Sei un idiota sanguesporco, credi di poterci battere tutti?! » domandò una ragazza poco più in là, che lui riconobbe quasi immediatamente.
Ci fu un attimo di silenzio, interrotto solo dal ruggire delle fiamme. Presto i babbani si sarebbero accorti di quanto stava accadendo, pensò. Doveva muoversi a smaterializzarsi. Ma doveva prima mettere fuori combattimento quegli idioti, non poteva permettere che lo seguissero.
« No, hai ragione, Krita. » borbottò, come rassegnato, muovendosi fuori dal suo nascondiglio.
Poteva sentire i sorrisi dei mangiamorte allargarsi sotto i cappucci e dietro le maschere.
« Sei accusato di essere un sanguesporco, mago figlio di babbani. Come tale, subirai la pena che spetta a tutti loro: morte! » ringhiò uno degli ultimi due mangiamorte, mentre tutti insieme allungarono le bacchette per lanciargli contro maledizioni.
Trattenne il respiro, buttando fuori l'aria mentre tracciava un cerchio nell'aria davanti a sè. Uno scudo che sembrava fatto di calore tremolante deviò le maledizioni, ma lo stupore dei mangiamorte per il fatto che lui fosse riuscito a difendersi non durò molto. L'unico dei quattro che ancora non aveva parlato alzò la bacchetta ed urlò: « Avada Kedavra! »
Mark schivò la maledizione spostandosi di lato, lasciando che la sua voglia di uccidere crescesse e crescesse, fino a superare la paura, perfino la rabbia. Perfino le ferite che le fatture taglienti scagliategli da altri due degli assalitori gli avevano provocato. A sua volta, poi, lanciò l'unica maledizione capace di uccidere senza lasciare traccia: « Avada Kedavra! »
Il raggio verde saettò verso il portatore della bacchetta che aveva in precedenza liberato la maledizione mortale, sollevandolo e scagliandolo tre metri più lontano della sua precedente posizione. Mark cadde a terra, sentendo il rimorso, lo spezzarsi dell'anima che l'uso di quella maledizione portava.
Ma nessuno tentò di colpirlo. Gli altri tre Mangiamorte erano immobili, fissavano il cadavere del loro compagno, e gli diedero il tempo di recuperare la sua posizione, in piedi a dieci metri da loro.
Girandosi, incominciarono però a lanciargli contro tutte le maledizioni che conoscevano, una fuoco continuo che nessuno scudo poteva resistere a lungo. Ed infatti anche il suo cedette, ed una di quelle maledizioni lo lanciò all'indietro fino a farlo atterrare lungo disteso in cucina.
« Ci assicureremo che la tua morte sia lenta e dolorosa, McAnders! Questa è la punizione per chi uccide un servitore del signore oscuro! » urlò Silvester, cominciando ad avanzare. Mark si rimise piano in piedi, cercando di ignorare il dolore e le ferite.
Descrisse un arco con la bacchetta, urlando: « Ingneo! ». Una falce di fiamme si abbattè su Silvester, che riuscì a difendersi solo all'ultimo istante.
Ne rimanevano solo tre. Solo tre. Doveva farcela.
Un nuovo raggio verde saettò verso di lui, che lo schivò riparandosi contro il muro della cucina.
Sporgendosi fuori con la bacchetta, lanciò di nuovo l'incantesimo Reductor, disintegrando in mille pezzi il tavolo del soggiorno che aveva usato come barricata. Sentendo qualcuno urlare di dolore, colse l'occasione per lanciarsi di nuovo allo scoperto, lanciando uno schiantesimo contro la prima figura incappucciata che vide, lasciando che scivolasse per terra prima di buttarsi a sua volta sul pavimento per evitare le fatture che Silvester e Krita gli lanciavano contro, ed erigendo un nuovo scudo urlando: « Protego! »
Subito dopo, con un movimento largo del polso, usò l'incantesimo di esilio su uno dei divani per lanciarlo contro uno dei due prima di ripararsi dietro il muro delle scale che conducevano alla cantina, al suo studio. Le fiamme avevano ormai invaso il soggiorno, almeno parzialmente. La televisione esplose per il calore proprio mentre si riparava lì dietro e Silvester tentava ringhiando per il dolore di liberarsi dal divando che gli era caduto addosso.
La ragazza chiamata Krita si voltò verso la porta buia, esiliando con un movimento della bacchetta il divano fino a farlo schiantare contro un muro: « Non so come tu abbia fatto ad usare quella maledizione senza perdono, Mark. Ma ti consiglio di venire fuori ora, o ti farò saltare in aria insieme a questa inutile casa babbana! »
Mark sentì la sirena urlare di nuovo nella sua testa. Arrivavano i rinforzi. Ma scoppiò a ridere, sentendo le parole della ragazza.
« Ringrazia Trevor, quando lo vedi, per le maledizioni senza perdono. E' lui che mi ha detto della loro esistenza e del come usarle, prima ancora che quel professore...come si chiama... Malocchio Moody. Prima che Malocchio Moody ci facesse quella interessante lezione, te la ricordi? Sul come usarle... beh, credi di essere davvero l'unica capace di fare ricerche? Credi di essere l'unica capace di uccidere i tuoi avversari, specie se hai un conto in sospeso con loro? Il cappello non mi ha smistato per nulla, Krita! »
« Vieni fuori, arrogante sanguesporco! Affrontaci, se hai il coraggio! » disse Silvester, sputando sangue per terra mentre si rialzava.
« Con i vostri rinforzi in arrivo, Silvester? Due contro uno? Oh, non farmi proposte che mi piacerebbe accettare, amico mio!
» rispose ironicamente, prima di puntare la bacchetta contro la porta aperta dello studio ed urlare improvvisamente: « Incendio! »


Materializzandosi cadde sulle ginocchia, stringendosi il braccio sinistro che gli bruciava da impazzire.
« dannati babbani e dannata polvere da sparo. » ripetè, dieci, venti, trenta volte, in mezzo ad un campo che cominciava a ricoprirsi di neve. In lontananza poteva vedere la sua (ex) casa bruciare, distrutta dal suo stesso incantesimo. Si rialzò, barcollando, senza festeggiare. La sua casa bruciava, insieme a tutti i libri che aveva raccolto con fatica, sentendosi stanco e sperando all'improvviso di avere un letto caldo dove riposarsi.
Quindici secondi dopo, con un udibile "Crack!" si smaterializzò, diretto chissà dove.




Note: prima storia sul mondo di Harry Potter. Indeciso, ancora, se farla restare una Oneshot o trasformarla in una raccolta di storie piuttosto corte sui vari gruppi di resistenza che si formano dopo il ritorno di Voldemort e la morte di Silente nel 6° Libro, quando la gente comincia ad avere davvero paura. Piccolo test, semplicemente. Ditemi se vi è piaciuto o meno, se leggete fino a qui xD

  
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