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Autore: cabol    20/07/2007    1 recensioni
"Certo, bella società quella: i ladri di polli alla gogna ed i veri disonesti nei quartieri alti a pavoneggiarsi dei proventi delle loro ruberie. Talvolta anche nei governi. E lui doveva sentirsi rimordere la coscienza se guardava con desiderio qualcosa che non si poteva permettere".
Gli esordi di un insolito ladro. Perché non sempre i veri disonesti sono quelli fuori dalla legge. E non sempre sono necessari eserciti di orchi per una storia fantasy... Avventura ambientata a Baldur's Gate, nei Forgotten Realms.
NdA: Ogni riferimento a chi mi ha fatto sognare da bambino è precisamente voluto e da intendere come omaggio affettuoso.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Conclusione

Baldur’s Gate, Torre di Balduran, Hammer 27, 1371 ore 10,30 della sera

Il duca Eltan ebbe conferma da uno dei suoi ufficiali che il licantropo ed i suoi complici avevano raggiunto il molo ed ora stavano lasciando il porto sulla nave di Dell. Dalla finestra del suo ufficio, sulla torre di Balduran, poteva vedere la nave che si allontanava a mezza velatura e non aveva dubbi che chi fosse a bordo di una nave tanto folle da sfidare il mare in quelle condizioni dovesse avere ottime ragioni per non restare in porto. Ragioni d’acciaio, pensò cupamente il duca. La tempesta infuriava rabbiosa e le onde mettevano spavento.

«Ordiniamo che una nave da guerra salpi per inseguirli, signore?».

Il duca scosse la testa.

«No. Non credo che possano salvarsi da questa tempesta. E se anche qualche divinità infernale li volesse proteggere, non intendo rischiare una delle mie navi».

Quasi a dargli ragione, un fulmine piombò sulla nave ormai lontana dalla sicurezza del porto. Poco dopo, alla luce di un altro lampo, si vide chiaramente che l’albero maestro si era schiantato ed il vascello era spaventosamente inclinato a babordo.

«Quando il mare si sarà calmato manderemo una nave in cerca dei relitti. Penseranno gli Dei a fare giustizia».

Eltan si voltò verso l’ufficiale, apparentemente rasserenato.

«Sono arrivati i testimoni?».

Più che una domanda, pareva una speranza. A quel punto, tanto valeva chiudere al più presto la faccenda ed andarsene a dormire.

«Si, milord, sono la famiglia Leblanc ed un gentiluomo di Waterdeep, tale Lord Bailey Windström, se ho capito bene».

Windström… il duca ricordava di aver conosciuto qualcuno di quella famiglia ma quel Bailey non lo ricordava proprio. Doveva trattarsi di un cadetto. Comunque, non era certamente un problema importante. Si dette una rassettata all’uniforme e dette l’ordine di far passare i testimoni. Il letto cominciava ad avvicinarsi.

Un damerino elegantemente vestito entrò nel salone, al braccio conduceva una bellissima dama abbigliata come una sposa. Dietro di loro giunsero una coppia di mezza età e due ragazzini, tutti vestiti in modo sobriamente elegante. Il damerino si avvicinò con aria disinvolta al trono del duca e lo salutò con un perfetto inchino.

«Buonasera, immagino siate Lord Bailey Windström, dico bene?».

Il duca sperava di riuscire a contenere almeno i convenevoli al minimo indispensabile.

«Per servirvi, altezza. Ho accompagnato qui la famiglia Leblanc, credo che il loro racconto potrà interessarvi».

Eltan si lasciò sfuggire un ampio sorriso: finalmente si stava arrivando al punto.

«Avanti, allora, volete raccontarmi voi, signor Leblanc, cosa è accaduto?»

Leblanc non si fece pregare e raccontò dell’assalto pirata alla sua villa, del rapimento e della brutale prigionia, di come fossero stati oggetto di un odioso ricatto ai danni di sua figlia Elorelei e di come fossero stati riscattati da quel misterioso avventuriero chiamato Blackwind. Lord Eltan parve incuriosito da quello strano personaggio ma incitò il testimone a proseguire. Si fece molto attento durante il racconto del matrimonio ed un’ombra cupa passò sul suo volto quando sentì della trasformazione di Jerorevudd. Al termine, si alzò in piedi.

«Grazie, signor Leblanc, la vostra deposizione sarà molto importante ai fini di un eventuale processo, devo però chiedervi di restare a Baldur’s Gate finché non saremo certi che quei miserabili siano sprofondati in mare o finché non li avremo catturati».

Elorelei fece un passo avanti, si inchinò davanti al duca e gli porse un quaderno.

«Forse questo renderà inutile ogni altra deposizione, altezza. Me lo ha affidato Blackwind, prima di andarsene».

Eltan prese il diario di bordo della "Rondine di Mare" e lo studiò un poco, poi sorrise e si rivolse alla ragazza.

«Credo proprio che abbiate ragione, questo equivale ad una confessione firmata».

Rimase un attimo soprappensiero, poi riprese:

«Ma questo misterioso Blackwind, lo conoscete? Vorrei avere qualche notizia di più, anche se contro di lui non ci sono denunce di alcun tipo, vorrei sapere chi è tanto abile ad introdursi in casa altrui… almeno finché sarò il responsabile della sicurezza dei miei concittadini».

«No, altezza, non lo avevamo mai visto finora ed il suo volto è sempre rimasto nell’ombra del suo cappello. D’altra parte, a noi ha fatto solo del bene».

Fu la signora Leblanc a rispondere, con voce ferma anche se gentile.

«Capisco. Bene, grazie di tutto, allora. Sarò lieto di offrire ospitalità a tutta la vostra famiglia, signor Leblanc, fino a quando non deciderete di tornare a Crimmor».

«Grazie, altezza, ma già Lord Bailey ci ha procurato un ottimo alloggio alla locanda "Elmo e Mantello", credo che resteremo lì fin quando non partirà una carovana per l’Amn».

«Bene, è la migliore locanda della città. Lord Bailey, vi prego di far pervenire a me personalmente il conto dell’alloggio. È il minimo che possa fare per lasciare a questi signori un buon ricordo di Baldur’s Gate».

«Sarà un onore, altezza».

Lord Bailey porse galantemente il braccio alla ragazza.

«Arrivederci, duca Eltan, grazie di tutto».

Giunto a metà del salone, si voltò ancora verso il duca.

«Comunque, cercherò anch’io, nel mio piccolo, di rendere il soggiorno dei signori Leblanc e della signorina Elorelei il più piacevole possibile».

«Davvero, milord?».

Il duca non vedeva l’ora di terminare quell’udienza fuori programma.

«Ma certamente, altezza. Domani sera, per esempio, siamo a teatro: c’è la prima dei "Vespri Tethyriani" del famoso Joe Green. Non intendiamo perdercela per nulla al mondo. Come fa quella romanza? Ah sì. "Bella figlia dell’amore… schiavo son de’vezzi tuoi…"».

Il duca Eltan scosse la testa nel vederlo allontanarsi cantando come un usignolo al braccio della giovane donna.

Che irrecuperabile damerino!

  
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