- You’re so stupid -
Passarono i mesi
da quando ero
lì e i miei tentativi di ignorare Louis funzionavano
nonostante fingessi tutto
il tempo che non mi importasse ma le mie amiche lo sapevano che era
solo una
maschera.
Ormai si era capito che ero innamorata di lui, innamorata di quel
maledettissimo stronzo che aveva solo giocato con me. Dormivo con degli
incubi,
se così li potevo chiamare: rivivevo nella mia mente quei
momenti in cui
eravamo stati così vicini, in cui credevo che a lui
importasse di me. Ma mi
sbagliavo.
Un giorno successe che ero uscita da sola per andare a fare un giro nel
parco
che avevo scoperto vicino a quell’appartamento dove vivevamo,
gli altri erano
usciti per andare in centro.
Oltrepassai i cancelli del parco arrivando fino al lago che faceva da
cuore del
posto, mi strinsi nel cappotto visto che era autunno e il vento
londinese ti
penetrava fino alle ossa, misi le cuffie alle orecchie sedendomi poi
sulla riva
del laghetto prendendo a giocare con le pietre. Chiusi gli occhi
lasciandomi
tranquillizzare dalle note del mio mp3 mentre con le dita ero arrivata
a
sfiorare il profilo dell’acqua. I miei pensieri iniziarono a
viaggiare
arrivando ad incontrare uno sguardo limpido, come una piccola luce nel
buio.
Sapevo già che occhi fossero ma non trovavo al momento la
voglia di aprire gli
occhi e fermarmi, mi rifugiavo in quei pensieri e in quei sogni sapendo
che
così mi sarei fatta solo del male e iniziavo a pensare di
essere masochista.
Qualcosa di umido che mi colpì il naso mi fece aprire gli
occhi e sussultare,
mi guardai un attimo intorno e poi verso l’alto. Tempo di
alzare lo sguardo che
il cielo si aprì e iniziò a piovere fortissimo,
lanciai un grido di sorpresa
per poi correre al primo riparo che trovai. Era una casetta di legno
vicino al
parco giochi che era a pochi passi da dove mi ero fermata io.
Rimasi lì forse per mezz’ora aspettando che si
calmasse un minimo ma la forza
dell’acqua non sembrava rallentare. Presi il cellulare, era
gelato e anche io
iniziavo a sentire il freddo per colpa dell’umido. Digitai il
numero di Harry e
a rispondermi ci fu la segreteria; provai con Fede, non prendeva, Vero
lo
stesso, Zayn con la segreteria come Liam e Niall. Possibile che fossero
tutti
spariti!?
Mi rimaneva una sola persona da chiamare oppure avrei rischiato di
annegare,
cercai Louis nella rubrica e poi aprì la chiamata. Dopo tre
bip sentì
dall’altra parte la sua voce rispondermi:- Ali?-
- Louis, sentì sono al parco e nessuno mi risponde. Sta
piovendo tantissimo e
sarebbe un enorme favore se venissi a prendermi con la macchina- Mi
morsi il
labbro quando mi accorsi che forse il mio tono di voce era troppo
acido. -..Per
favore, sono sotto la casetta dei bambini.- Chiesi infine usando tutta
la
gentilezza che avessi.
- Sono
già in macchina, ho iniziato
ad uscire quando hai detto ‘Louis’, ma grazie per
il ‘per favore’.- Lo sentì
ridacchiare e scappò un sorriso anche, possibile che fosse
così gentile?
Dopo circa un quarto d’ora vidi uno con addosso dei pantaloni
di una tuta e una
specie di felpone grigio correre dentro al parco con un ombrello che
sembrava
fosse ancora intero
per miracolo. Quando
vidi il tipo venire verso di me capì che quel pazzo era
Louis.
- Non mi dirai che te la sei fatta di corsa!- Gli urlai quando fu
abbastanza
vicino prima che si bloccasse per tentare di rimettere a posto
l’ombrello ormai
distrutto, dopo pochi minuti lo lasciò cadere e si
lanciò dentro la casetta.
- Fammi spazio che non mi sento più i piedi dal freddo.-
Disse mentre io mi
spostavo un poco scontrando con la schiena contro la parete di legno.
- Ero convinta saresti venuto in macchina.- Lo guardai alzando un
sopracciglio.
- Liam ha le chiavi della mia macchina, ringrazia che sia venuto con un…- Indicò con un cenno quello che un tempo era un ombrello.- Ringrazia che sia venuto.- Si corresse facendo un sorriso.
- E ora?- Chiesi io incrociando le braccia al petto e incontrando il suo sguardo.
- Aspettiamo.- Rispose appoggiando le mani sopra la mia testa e rimanendo quindi sostenuto solo da queste.
Abbassai lo
sguardo sentendomi
quasi in imbarazzo, lo sentivo molto vicino e la situazione era
abbastanza
confusionaria nella mia mente.
- Hai freddo?- Mi chiese dopo qualche minuto, sussultai come se fossi
uscita da
un sogno ad occhi aperti e mi resi conto che effettivamente tremavo per
colpa
dell’umido che riusciva a penetrare fin dentro il maglione
che avevo indosso e
mi faceva rabbrividire.
Lui non aspettò una mia risposta che si avvicinò
di più a me aprendo la felpa
della tuta e invitandomi ad ‘entrarci’. Lo
abbracciai sentendo poi la zip
chiudersi appena dietro di me, anche lui era un po’ freddo ma
dopo poco il
calore del suo corpo mi scaldò facendomi sorridere piano per
quella
beatitudine.
Alzai lo sguardo su di lui mantenendo quel sorriso notando che anche
lui mi
fissava con un sorriso.
- Perché sei cambiato?- Gli chiesi con calma.
- Non sono cambiato.- Rispose lui e lo sentì alzare un poco
le spalle.
- Sarà ma io avevo conosciuto un Louis diverso, anche prima
che arrivassi qui.-
Mormorai sperando che non mi sentisse ma non fu così.
- In che senso?- Chiese lui spostandomi un poco per potermi guardare un
minimo
il viso.
- Io ho conosciuto un Louis che mi sapeva far ridere, che quando ho
conosciuto
è stato combattuto
sul se baciarmi
o no per El…- Quando stavo per pronunciare il nome di
Eleanor vidi sul suo viso
formarsi una leggera smorfia al che mi zittì guardandolo
interrogativo.
Il ragazzo davanti a me sospirò prima di riprendere a parlare:- Devo dirti una cosa Alice. Ero convinto che l’avrebbe fatto Harry ma mi sono sbagliato.- Mi fissò per un momento negli occhi per vedere se sarei stata attenta al suo discorso.- Al nostro ritorno dall’America, quando te ne sei andata, lo stesso giorno ho detto ad Eleanor tutta la verità. Lei mi disse che se lo aspettava, che aveva ragione sul fatto che pochi mesi prima avevamo discusso perché la mia mente non era più con lei, ma con te. Abbiamo provato a continuare ma quando ho sentito che stavi per tornare non ce l’ho fatta e il giorno in cui sei atterrata qui io ero con Eleanor per dirle che non ne valeva la pena di andare avanti così, la mia mente e il mio cuore erano con te..e io..non ero sicuro che mi avresti voluto ancora e ho preferito allontanarti per..soffrirci di meno io.- Mente parlava il suo sguardo era caduto verso i suoi piedi mentre io continuavo a fissare la sua testa con il fiato sospeso, avevo smesso di respirare quando aveva detto che la sua mente era con me. – Sei uno stupido Tomlinson.- Pronunciai io.
Quando rialzò lo sguardo per vedere la ma reazione mi allungai verso di lui raggiungendo le sue labbra per baciarlo, lui non oppose resistenza e sentì mille brividi percorrermi il corpo a quel contatto di cui avevo sentito la nostalgia. Il nostro bacio si approfondì, le nostre lingue si incrociavano in una danza e fuori la pioggia smetteva di battere dando spazio al sole che si apriva anche nel mio cuore.
I giorni passarono e l’aria nella casa dei ragazzi era cambiata in meglio: eravamo sdraiati sui divani e io e Louis avevamo finalmente deciso di rinunciare ad ogni tentativo malsano di allontanarci e ora stavamo insieme per il grande sollievo di tutti che ci avevano accolti con un: ‘Halleluja era l’ora.’ Simpaticoni.
Le cose andavano
veramente bene,
mio padre era felice con Anne, le mie amiche erano affezionate ai
ragazzi e io
avevo trovato la mia felicità con Louis, ero felice che
questo capitolo della
mia vita si chiudesse con lui e ricominciasse con un noi.
Salve a tutti, sono sparita lo so e non ho scusanti. La scuola mi ha impegnato e avevo anche perso abbastanza l’ispirazione per scrivere. Questo dovrebbe essere la fine, anche se non era così che me l’ero immaginata. Magari in futuro pubblicherò la vera fine di tutto, mi dispiace di chiudere questa storia così da schifo ma mi sentivo peggio a non mantenere la promessa di concluderlo. Spero mi perdoniate.
Nyota.
Ah dimenticavo, se volete parlare con me potete trovarmi qui: https://twitter.com/__thanksmusic .