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Autore: skye182cla    03/01/2013    0 recensioni
"Fred … come fai a non perdere mai il sorriso? Insomma … tu e George siete sempre di buon umore, dopo l’attacco dei Mangiamorte alla Coppa del Mondo eravate gli unici che ancora trovavano la forza di fare qualche battuta, dopo la morte di Cedric l’anno scorso, eravate gli unici che …" Fred mi interruppe bruscamente posandomi un dito sulle labbra, forzandomi a fare silenzio.
"Chase, devi capire che io e George abbiamo un compito. Far ridere è l’obiettivo primario, la nostra missione. Niente di più."
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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2.5 – Things i don’t have

 

            La vita del settimo anno continuò noiosa: io mi limitavo a studiare e a parlare il meno possibile, a tirare cose a Pix ogni qual volta lo sentissi canticchiare quella stupida canzoncina e a procurare innocenti vittime ai Gemelli per i loro test. Quel giorno aveva giusto iniziato a nevicare, e mentre gli altri erano diretti ad Hogsmeade, decisi di rimanere fuori dal castello per godermi lo spettacolo col mio gufo; i piccoli fiocchi infastidivano Drood, che, sulla mia spalla, continuava a beccarsi le piume tentando di pulirle.

-      Ma che gufo terribilmente incline alla pulizia. – dissi, e Drood mi beccò il cappello di lana in segno di risposta. Sorrisi: Drood non aveva idea di che caos ci fosse nel mio piccolo universo. L’ultima novità era Angelina come Neo Capitana della squadra di Grifondoro, e sapevo che aspettava un mio passo falso in più per buttarmi fuori. Baston mi mancava di già, terribilmente; Ron era diventato portiere dopo un quasi disastroso provino, ma un po’ mi risollevava l’umore: mi ricordava le partite a casa Weasley.

       Inoltre, la situazione con Fred non si era ancora sbloccata: le cose dette e non dette tra di noi avevano fatto sbocciare una sorta di “sono a conoscenza ma sto zitto” in lui, ne ero praticamente certa, ma ogni volta che toccavo l’argomento con George, mi diceva che suo fratello, in fondo, dormiva ancora in piedi sognando di dar fuoco all’ufficio di Gazza. Tuttavia avevo smesso di evitarlo deliberatamente: in fondo io e Fred avevamo litigato per cose molto più grandi di quella, e avevamo superato praticamente di tutto; non avrei di certo lasciato che il mio interesse per lui e i continui litigi con Angelina rompessero il nostro rapporto, anche se recuperare le cose dopo un litigio era difficile.

       La ferita sulla mia mano, infine, si erano rimarginate, lasciando soltanto una lunga cicatrice ben marcata, tuttavia tenevo ancora il bendaggio per non farla vedere in giro. Guardando attentamente, potevo ancora leggere “arroganza ed insolenza non sono ben accette”, quelle parole che ogni tanto avevano ripreso a sanguinare a più riprese; ma la ferita più grande si faceva strada nel mio orgoglio, se guardavo la Umbridge negli occhi, quei piccoli occhi indagatori. Ormai, se mi incontrava per i corridoi, mi salutava con la sua insopportabile voce melliflua, e a malapena potevo sopportare le sue lezioni: erano le uniche dove non alzavo la mano per intervenire, o chiedere qualcosa.

-          Beh, come mai Chaselyn Worthington è tutta sola, sotto il nevischio, col suo gufo? – la voce di Fred mi colpì alle spalle come un pugno, rimbombando nel silenzio più assordante.
-          Se sono col mio gufo non sono sola, no?
-       In un certo senso … se ti disturbo me ne vado, non c’è problema, ma volevo chiederti ... - mi voltai verso Fred, e Drood fece un eclatante verso di disapprovazione, al che lo liberai verso la Guferia: fu felice di tornare all’asciutto. – George si sente poco bene … hai voglia di venire ad Hogsmeade con me? Un giro da Mielandia, qualcosa da bere. Sai, cose da pomeriggio freddo in compagnia.   

Sapevo bene che le cose da “pomeriggio freddo in compagnia” che intendevano Fred e George non erano mai soltanto un giro da Mielandia e qualcosa da bere; solitamente erano pieni di pedinamenti a scapito dei ragazzi di Ginny, un salto da Zonko, l’emporio di scherzi, una battaglia a palle di neve verso dicembre; ci ero cresciuta, in mezzo a quelle cose da pomeriggio freddo in compagnia, e Fred non me la raccontava giusta col suo giro da Mielandia e qualcosa da bere, ma accettai comunque. Rimanendo al castello mi sarei indubbiamente annoiata.

       Parlammo a lungo e come non facevamo da tanto; del Quidditch, di Ron come portiere, della vendita dei prodotti Tiri Vispi Weasley. Incontrammo anche Ginny con quello che avevo inquadrato come Michael Corner, mano nella mano, e presto finimmo a pedinarli, nascondendoci dietro qualche cespuglio spoglio al ciglio della stradicciola verso Hogsmeade.

-          Quello non me la racconta giusta quel Corner.
-          Nessuno dei ragazzi di Ginny te la racconta giusta, né a te, né a George, tantomeno a Ron.

    Fred mi tirò da un posto all’altro, da Mielandia prese l’ennesimo sacchetto di Biscottini Gufici, che consumammo poi alla Testa di Porco, davanti a due Burrobirre fumanti; in quel posto faceva caldo, quindi mi levai sciarpa, cappello e guanti, scoprendo di nuovo la fasciatura alla mano.

-          È tanto che ce l’hai, quella roba non è ancora guarita? – mi chiese Fred, affondando il naso nel suo boccale.
-          Sì, ma è rimasta una brutta cicatrice, preferisco non mostrarla troppo in giro …
-          Che vuoi che sia, è una cicatrice!
-          Ma è brutta e inoltre deturpa la mia mano, Fred.

       Fred fissò il suo sguardo sulla mia mano fasciata. – sai, quella pasta gialla e puzzolente che ti aveva fatto andare via l’occhio nero a casa nostra attenua anche le cicatrici; tornati al dormitorio te la darò, vedrai che la tua mano tornerà bella come una volta! – mi diede un buffetto sulla fronte; ero lì, con Fred, bevendo Burrobirra, eppure non ero contenta. Probabilmente perché il “discorso Angelina” non era stato ancora archiviato e buttato alle spalle di entrambi, era ancora lì ad aleggiare sulle nostre teste. Fred l’aveva notato, eppure era stato zitto, aveva rispettato il mio bozzolo protettivo; si era alzato offrendomi il braccio, mettendomi cappello e sciarpa alla rinfusa, e insieme eravamo poi usciti dalla Testa di Porco, mentre Fred cantava canzoni stupide e oggettivamente insopportabili come quelle di Pix, e così continuò fino al dormitorio, dove lo pregai di lasciarmi morire sul divano accanto al fuoco. Fred sapeva come essere terribilmente petulante a volte, e si mise accanto a me.

-          Non ti lascerò in pace finché non mi dirai cosa c’è che non va! – disse sogghignando e piantonandomi i piedi sullo stomaco. – anzi, ti farò ingozzare di Crostatine Canarine finché non ti trasformerai definitivamente in un pennuto. –
-          L’immagine sarebbe tremendamente divertente! – un George Weasley in pigiama blu si affacciò dalle scale del dormitorio maschile, ridendo come un forsennato.
-          Vedo che stai meglio, George. – dissi io, fulminandolo.
-          Ah, in verità no. Ho sonno, un terribile sonno … troppi affari uccidono! Beh, vi lascio alle vostre frivolezze.

       E così, George rientrò nel dormitorio, continuando a ridere sguaiatamente mentre tentavo di levarmi i piedi di suo fratello gemello dallo stomaco. Fred continuava a ripetere “dimmi che c’è” con un tono assolutamente piatto, sembrava quasi una litania continua, una di quelle che ti trapana il cervello e non ne esce più, e diamine se non era insopportabile.

-          FRED, SMETTILA, O GIURO CHE … -
-          Cosa! Ti arrabbi di nuovo? Smetti di rivolgermi la parola come l’ultima volta? – aveva improvvisamente cambiato tono. Non era più divertito, non voleva più infastidirmi. – io sono stato male, Chase. Azzardati di nuovo ad ignorarmi come in questo periodo e giuro che ti faccio ingozzare di Biscottini Gufici fino a farti diventare una strega da duecento chili a gamba.

        Dopo questo exploit di soffice violenza a base di biscotti, Fred mi strinse in un abbraccio che sembrava più una morsa mortale: aveva provato a farmi ridere, più e più volte, e la sconfitta l’aveva un po’ demoralizzato. Non capire cosa io avessi per la testa lo distruggeva, lo distruggeva soprattutto non riuscire a tirarmi su di morale; ma io non potevo farci niente, lo scontento si era radicato in me, e solo quell’abbraccio gli aveva fatto mollare un po’ le redini del mio piccolo cuore. Eravamo due anime sole e distinte per una volta, unite in un semplice abbraccio. Non esistevano Fred e George, c’era solo Fred, Fred Weasley, e i suoi capelli rossi. E decidemmo di rimanere abbracciati così, sul divano davanti al fuoco della sala comune, parlando delle solite cose stupide da Fred e Chase.


Ma niente era cambiato.



Avviso: mi voglio scusare con tutti quelli che avevano iniziato a seguire la storia molto tempo addietro... purtroppo non ho più avuto modo di starci dietro per motivazioni più grandi di me, ma voglio ringraziare tutti quelli che l'hanno visitata, letta, a chi è piaciuta, a chi ha lasciato un commento... vi dico solo grazie, tenterò di finire questa fan fiction con tutta me stessa, è una promessa.

  
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