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Autore: shewolf_    03/01/2013    3 recensioni
"-Sedetevi pure.- disse il professore di musica,con un sorriso accennato.
Ecco,per Kimberly,quell'uomo era la prova che la perfezione esisteva.
Non avevano mai avuto musica prima d'ora,era stata una riforma scolastica di settembre dell'inizio dell'anno. [...] Nessuno sporse lamentele,soprattutto dopo aver visto l'insegnante.
Le professoresse lo descrivevano come “un uomo piacente”,giusto per non sforare e mantenere quel decoro che viene loro richiesto in ambito lavorativo.
Tant'è che inizialmente nessuno ci credeva. Cosa potevano sapere delle donne abbastanza attempate,di cosa era ritenuto bello al giorno d'oggi?
E invece.. eccolo lì. Il professore di musica più affascinante che potesse esistere.
Si chiamava Jared Leto,e grazie a lui,musica era la materia più attesa della settimana."
Questa è la prima FF che pubblico su questo sito, spero vi attiri e vi piaccia come è piaciuto a me scriverla :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15.

And that was the day tha I promised
I'd never sing of love
If it does not exist.

Jared buttò la testa all'indietro e sbuffò dandosi del cretino minimo un migliaio di volte. Era stato troppo duro con lei, non stava assolutamente bene, sia fisicamente che interiormente.
La raggiunse non appena si fu ripreso e, ingentilendo il tono le chiese dalla porta -Hai fame?-
La risposta gli arrivò in una scrollatina di spalle. Le si era praticamente chiuso lo stomaco, pensava che non avrebbe più mangiato per almeno un mese.
Strisciando i piedi, le si avvicinò e si buttò accanto a lei.
C'erano così tante cose che avrebbe voluto chiederle, e tante altre che lei avrebbe giustamente avuto il diritto di sapere. Allungò una mano e le accarezzò una guancia col dorso, scostandole i capelli che gli coprivano la visuale.
Kimberly voltò il viso verso il suo, appoggiando il mento alla spalla. Il suo sguardo tremolava, temeva di guardarlo per troppo tempo negli occhi, come se questo potesse riaccenderlo come un fiammifero e rovinare quel secondo di quiete.
Jared invece, non poteva fare a meno di guardarla. Aveva la montagna di capelli mossi e voluminosi che le incorniciavano il volto e così posizionata sembrava piccola e fragile.
-Perdonami Kim. L'altro giorno..- cercava nella sua mente parole che prendessero forma.
Ma così, davanti a quei buchi neri, neanche lui, il compositore che le parole sapeva destreggiarle come un giocoliere con le palline, che le parole erano il suo forte, non riusciva a fare chiarezza in quello che le desiderava comunicare.
-Non preoccuparti Jared. Sono io che ho frainteso tutto.- lo interruppe Kimberly, lasciva.
-No Kim, io ti ho fatto credere questo.. tu non hai frainteso niente. Perdonami se ti ho mentito, ma pensavo fosse meglio così.- confessò l’uomo, guardandola intensamente, nella speranza che capisse senza chiedere spiegazioni.
Ma non ci sperò troppo, dato che non sarebbe stata lei se fosse stata zitta.
-Che intendi?- domandò, infatti, con un’espressione confusa più che mai.
L'uomo prese un respiro profondo.. ora che aveva cominciato non poteva di certo tirarsi indietro.
-Ricordi quando siamo usciti, qualche giorno fa?- Kim annuì silenziosamente, come se potesse dimenticare una cosa simile. -Ecco, penso tu ti sia chiesta come mai ad un certo punto il mio umore sia mutato totalmente..-
-Esatto, quando stavamo aspettando il pullman.-
-Cosa pensi sia successo?- Jared non resistette dal chiederle quali fossero i suoi dubbi e pensieri al riguardo. Lo affascinava troppo il modo in cui ragionava, era sempre troppo imprevedibile.
La ragazza si strinse nelle spalle. Sentiva le mani di lui che si rigiravano le ciocche dei lunghi capelli tra le dita. Le metteva i brividi, ma non si permise di scuotersi minimamente, temendo che avrebbe smesso pensando di darle fastidio. In realtà adorava quel contatto fisico particolare che c'era tra di loro.
Sembrava che ci fosse una perenne barriera che lui desiderava terribilmente oltrepassare ma di cui temesse le conseguenze, quindi quando doveva toccarla, le accarezzava semplicemente un punto estremo, come i capelli in quel caso.
-Abbiamo discusso perché tu volevi accompagnarmi a casa. Pensavo di averti offeso, ho pensato migliaia di volte a quello che ci eravamo detti, ma sinceramente ti avevo detto anche di peggio, quindi il ragionamento non filava.-
Leto sorrise. -Infatti, non mi sono affatto offeso.- disse lui, leccandosi le labbra e distogliendo lo sguardo dai suoi occhi interrogativi, cercando le parole più chiare e semplici che conoscesse.
-Il fatto è che mi ero reso conto che non volevo ti capitasse qualcosa, ma non perché sei minorenne e temevo potessi finire io nei guai. Semplicemente perché.. ci tengo a te.- concluse a fatica.
-Tieni a me perché.. sei il mio professore?- azzardò lei, sentendo quasi chiaramente le reliquie del suo cuore sussultare.
Lui scosse la testa serrando le labbra in un sorriso, come per sdrammatizzare, come se fosse la scena più comica della sua vita. E forse lo era. –No, come persona.-
La ragazza deglutì rumorosamente, talmente assolta nel momento da non sentire il dolore. –Come un padre?- chiese timorosa, nonostante si fosse imposta di non porgli mai domande simili.
Rassegnato, scosse ancora la testa. –No.- prese aria nei polmoni, sforzandosi di trovare l’immagine che rendesse meglio quello che intendeva. –Come un uomo tiene ad una donna.- pronunciò l'ultima frase lentamente, scrutando Kim negli occhi e cercando di trovare qualsiasi cosa gli facesse intendere che non stava superando nessun confine. Ma non ci trovò niente, dato che la ragazza boccheggiava.
Cercava di non perdere i sensi e di trovare qualcosa che le facesse credere realmente che non stesse ancora dormendo e che le sue parole non fossero solamente il frutto di un altro incubo delirante.
Strana dichiarazione, ma del resto cosa poteva aspettarsi da un individuo del genere? Rimaneva pur sempre una dichiarazione.. contorta e trattenuta, ma una dichiarazione del fatto che lui sentisse qualcosa per lei, realmente.
-Ma io sono il tuo professore e questo non può cambiare, quindi ho preferito retrocedere e fare finta di niente, come se niente fosse successo, pensando che tu non te ne fossi minimamente accorta.-
Ecco, sembrava troppo bello. -Come dire..- sbuffò lei, mettendosi a giocare con un ricamo della coperta che aveva ancora indosso.
Sentì Jared accanto a lei sospirare. Le smosse appena i capelli.  -Appunto. Ed è questo che mi turba.- mormorò abbassando la testa. Kimberly voltò di scatto la testa, con gli occhi sgranati.
-Che vuoi dire?- domandò in ansia, con gli occhi lucidi. In caso poteva spacciarli per febbre, continuava a sentirsi calda.
-Kim..- sbuffò portandosi una mano sulla tempia il professore. -Sai che quello che ti sto dicendo  non dovrei assolutamente neanche pensarlo, vero? Io e te non dovremmo essere qui. È sbagliato, lo capisci?- parlava lentamente, cercando comprensione nei suoi occhi, tentando il più possibile di non rovinarle l'umore.
-Sì, lo capisco.- annuì lei tristemente. -E se mi stai chiedendo di fare come se niente fosse, ok. Non voglio metterti nei guai, lo giuro.-
L'uomo si morse il labbro inferiore, togliendo la mano dai capelli di lei. Non aveva fatto una piega al riguardo, voleva dire che non le era arrivato il messaggio. Ma del resto cosa poteva aspettarsi? Era un'adolescente, se non le avesse spiattellato i fatti concretamente in faccia non ci sarebbe mai arrivata. Cercava di pensare solamente ai lati positivi della faccenda, se lei non era troppo coinvolta voleva dire che non avrebbe rischiato il posto.
Dal canto suo Kim si voleva mangiare le mani per la possibilità che aveva lasciato scappare senza neanche prenderla in considerazione.
Non voleva che lui ci rimettesse il posto, non si sentiva abbastanza importante da fargli correre un tale rischio. La scuola sarebbe stata un trauma senza di lui, ne era sicura.
Ma, nonostante ciò, si sentì in dovere di chiarire un ultimo punto. -Mentre invece, se mi stai chiedendo di dimenticare, mi dispiace, ma non potrò accontentarti. Non sarò una minaccia, te lo garantisco. Ci tengo al fatto che tu sia il mio professore..- disse evitando il più possibile il suo sguardo.
Sebbene tra i due non fosse successo granché, il feeling che li avvolgeva quando erano insieme era innegabile e dal momento che lui le aveva permesso di infischiarsene di qualche regola, sarebbe stato difficile tornare indietro.
Jared, guardandola, capì perchè era così fortemente attratto da lei e si attaccò con le unghie al divano per non combinare qualche scemenza di cui si sarebbe pentito.
Ma in quel momento lei non aveva la minima idea di quanto si stesse trattenendo dal baciarla. Si era sbagliato di grosso nel giudicarla. Aveva capito perfettamente quello che lui intendeva, provava le stesse cose ma non avrebbe fatto lo stesso nulla per metterlo in crisi.
Sentendosi gli occhi dell'uomo puntati addosso, Kim sollevò il viso.
-Quanto mai non ti ho incontrata in un qualsiasi altro posto.- sussurrò, noncurante di quello che si erano appena promessi.
Non riuscendo a gestire quella parvenza di cuore che pareva battere all’impazzata nel petto, lei sorrise timidamente, distendendosi su un fianco. Le girava vorticosamente la testa, ma non era sicura se si trattasse della febbre o delle mille emozioni che una frase così semplice ma così ben detta aveva scatenato.

But darling, you are the only exception


NOTE FINALI: yeah, siamo già al 15simo capitolo signori e signore.
La canzone è ovviamente The only exception degli ovvi Paramore. Se la conoscete allora nessuna sorpresa,
se non la conoscete MOLTO MALE, e andate a sentirvela immediately. 
Ohr, quanti cuori si percepiscono in questo capitolo <3 spero vi sia piaciuto e che vi dedichiate un secondo a commentarlo,
se non vi è piaciuto, commentate lo stesso :)
Bacibaci

 

  
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