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Autore: Jade Lee    03/01/2013    2 recensioni
Passione per il teatro e per i Nightwish. Ecco da dove nasce questa storia molto, molto particolare. Il viaggio della protagonista si snoda in un aldilà tra il mitologico e il dantesco, tra creature immaginarie e anime in pena. Il tutto accompagnato, ovviamente, dalle canzoni dei Nightwish che, come in ogni musical che si rispetti, è il filo conduttore e la struttura portante della storia. E chissà che tra i personaggi non spunti fuori qualche viso... Conosciuto...
Genere: Introspettivo, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note: mostruoso, orrido ritardo. Sì, ma ho dovuto prima sorpassare un periodo intenso caratterizzato anche da qualche momento di profonda stizza per la faccia di Tuomas. E, se mi capitassse a tiro, lo strozzerei ben volentieri... Credo sia comprensibile ciò a cui mi riferisco xD sciocchezze a parte, ecco una nuova parte del viaggio di Satya... Buona lettura <3


Capitolo IIII - You receive but what you give

 

Il rombo dei flutti, per quanto cupo e burrascoso, restava pur sempre un’invitante ninnananna per la nostra povera Satya, ormai quasi priva di forze.
La sua mente non riusciva però a smettere il suo incessante e frenetico processo di ragionamento. Troppi fatti inattesi erano successi nel giro di pochissime ore e il fato si era parecchio divertito con lei.
Se solo avesse immaginato la reale natura di Lord Baker! Perché, si chiese, era stata tanto ingenua e remissiva di fronte al volere paterno? Avrebbe potuto cercare un’alternativa, un lavoro magari, per risollevare le finanze di casa. Invece si era fatta sottomettere come una stupida.
E aveva perso la vita. Un prezzo che le parve troppo grande, un dono troppo prezioso gettato via a causa della malvagità tipica e ben radicata nel perverso animo del viziato Lord.

Ad occhi chiusi, abbandonata contro il legno rovinato dell’imbarcazione che la stava conducendo lontana, rifletteva su tutto questo finché...

Finché un grido orribile le ferì le orecchie, facendole spalancare le palpebre e inducendola a sporgersi con un movimento veloce verso la riva che aveva appena abbandonato.

 

“I am the painted faces, the toxic kiss
Sowing of doubt, troll beneath the bridge
Come across
Death by a thousand cuts”

 
Terrore e paura allo stato puro. Non avrebbe trovato nessun altro modo per definire il sentimento che con prepotenza le invase il petto, facendola tremare come un cucciolo smarrito. Non era possibile, non poteva concepirlo, neppure una mente tanto malata e machiavellica sarebbe giunta a tanto pur di soddisfare un infantile desiderio di rivalsa. Eppure...

Eppure Lord Christian Baker era lì, in piedi sul molo da cui lei s’era appena staccata, con il più malvagio dei suoi sorrisi trionfanti. Gli occhi, in vita cristallini come una cascata di montagna, brillavano ora del nero più demoniaco che Satya avesse mai visto.
L’uomo stringeva saldamente per un braccio il bambino che lei aveva salvato e che, stoltamente, aveva perso di vista proprio nel momento in cui avrebbero dovuto fuggire assieme.

Lui l’aveva seguita, l’aveva osservata. Aveva visto cosa l’aveva salvata, approfittandone senza scrupolo alcuno.

E ora la teneva in pugno, nello stesso modo in cui stringeva convulsamente il penny che, al prossimo giro di Caronte, l’avrebbe portato da lei, in una caccia senza fine. Una condanna eterna su misura, una tortura forgiata proprio per Satya dalle abili mani della depravazione umana.

Satya tremò, le sue labbra fremettero e le lacrime tentarono di farsi strada per liberarsi dalla prigionia di quei suoi occhi verdi, bellissimi, che in vita le facevano ricevere molti galanti complimenti.
Ma non poteva piegarsi, se lo impose; pregò però per il bambino, perché non gli accadesse nulla.
Christian parve leggerle nel pensiero, perché proprio in quell’istante lo sollevò da terra con un gesto violento.

Sia il piccolo che Satya gridarono, il primo spaventando le anime, la seconda irritando Caronte, che la colpì alla schiena col remo, facendola piegare in avanti, oltre la sponda del traghetto infernale.

Nulla poterono contro lo sconsiderato gesto che il folle Christian compì.

 

“He will go down he will drown drown, deeper down,
The river wild will take your only child”

 
La superficie tormentata del fiume venne turbata dallo schianto del corpicino tra le sue acque, gettato con inclemenza verso un destino infausto ancor più della morte.

Satya non ci pensò neppure un istante. Non ne aveva di certo bisogno. Facendo leva sul bordo dell’imbarcazione, si diede la spinta tuffandosi a sua volta nello spesso torbidume dell’Acheronte, riemergendo non molto lontana dalla creatura infelice che si dimenava in maniera forsennata per mantenersi a galla. Nuotare le era quasi impossibile, l’acqua pareva quasi un pantano, nonostante il traghetto vi navigasse sopra senza apparente difficoltà.
Una trappola infernale, una via senza ritorno per le sfortunate anime che vi sarebbero cadute.

E Christian, che prima rideva, adesso seguiva la scena con uno sguardo glaciale. Di nuovo non si sarebbe mai aspettato un gesto tanto sconsiderato da Satya e la rabbia premeva nel suo animo. Se fosse stata travolta nuovamente dal maledetto corso d’acqua, non avrebbe più potuto seguirla. L’avrebbe persa per sempre.

Satya, annaspando in modo disperato, raggiunse il bambino e, per la seconda volta, lo strinse saldamente a sé, tentando di rimanere a galla con la sola forza delle gambe. Era nuovamente più vicina alla riva di partenza che a quella d’arrivo, e temette di essere salvata proprio da Christian.

Strinse gli occhi, pregò ancora di riuscire a salvare il bambino. Almeno lui.
 

“We will go down we will drown drown, deeper down
The river wild will be our last ride”

 
Le anime sulla riva, tra cui Christian, assistettero con sgomento alla scena che si presentò ai loro occhi.
Una luce intensa pervase Satya e le strappò il bimbo dalle braccia.

La cosa davvero inconsueta, però, era la forma di quella presenza quasi angelica: una perfetta copia di Satya stessa, dagli splendenti e sontuosi abiti bianchi. Sembrava planare sull’acqua, sfiorando la superficie senza tuttavia incresparla, delicata come una brezza primaverile.
 
Satya non credeva ai propri occhi, ma non addebitò neppure per un istante alla sua fantasia quell’apparizione tanto sconvolgente.

Per lei, però, il suo alterego angelico non dimostrò la stessa pietà donata al bimbo: puntò un dito al cielo e, in contemporanea col suo movimento, dalle acque dell’Acheronte si sollevarono migliaia di braccia minute, dalle dita raggrinzite per la lunga permanenza nella trappola d’acqua. Arti scheletrici di infanti che, senza esitazione, afferrarono spasmodicamente Satya per trascinarla a fondo.

La giovane si dimenò, gridò e pianse; poi, vinta, lasciò che quelle giovani anime spezzate la conducessero giù, verso il Nulla. La nenia che cantavano ininterrottamente l’accompagnò nel suo nuovo declino. La raggiunsero, prima della fine, le parole di quell’angelo luminoso che aveva assunto il suo aspetto.
 

Beautifully shy as you are
Never lose your heart
And do come across

 
Caronte, con gli occhi volti al cielo, ghignò, poggiandosi sul remo nodoso. 

   
 
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