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Autore: fanny6    04/01/2013    1 recensioni
"-Grazie, ma credo che nessuno potrà fare niente per questo rottame- la sua voce diceva più di tutti i suoni che avessi sentito prima. La guardai estasiato mentre prendeva a calci una ruota, e la mia prima preoccupazione fu quella che non si facesse male.
-Hei, hei, hei….!- la fermai, tirandola indietro con una mano –Così ti fai male!- protestai.
-Scusa- abbozzò un sorriso.
E il mio mondo ricominciò a girare."
Dopo la nascita di Renesmee, Jacob ha giurato di non amare altri che Bella per tutta la sua vita, nonostante sappia di averla persa per sempre. Le cose, però, non vanno mai come le pianifichiamo.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Joseline
 
Quella prima sera a LaPush passò tranquilla, per il resto. Io e mio padre ordinammo una pizza e la gustammo seduti sul tappeto spesso del salotto, in mezzo agli scatoloni, parlando di tutto e di più, e facendo progetti.
Sentivo chiara e forte la presenza del mare, ed era una cosa a cui non ero abituata: era incombente, forte, prepotente. Ora che anche io vivevo lì dovevo accettare la sua custodia, sembrava dirmi.
Immagino che chi nasca in un posto di mare ce l’abbia nel sangue, questa presenza, ma per me era diverso. Mi faceva sentire un po’ oppressa, da un lato, e dall’altro mi infondeva una certa sicurezza.
Stetti sveglia fino a tardi, a chiacchierare con papà, a cercare di dare una parvenza di ordine alla mia nuova camera (era al piano superiore, abbastanza ampia, ma non tanto da contenere tutte le mie cose), rinunciando per poi mettermi a disegnare, svogliatamente.
Finalmente decisi di andare a dormire.
L’indomani avrei tentato di nuovo di trovare qualche amico o amica: dopotutto mi ero data solo un giorno, ed ero stata fin troppo ottimista (come mio solito) ad immaginare di poter fare tutto in un paio d’ore.
Mi infilai sotto le coperte: l’estate nella riserva era più fredda di quelle a cui ero abituata, e mi serviva almeno il mio copriletto leggero.
Ripensai alle cose avvenute in giornata, e sorrisi pensando a quanto dovevo sembrare ridicola, bagnata fradicia che prendevo a calci una vecchia macchina. Sorrisi anche ripensando a Jacob, per poi rabbuiandomi nel ricordare che era fuggito da me a gambe levate: ancora non capivo cos’avevo combinato!
‘Pazienza’ mi dissi ‘ci saranno altri ragazzi carini e simpatici, qui in giro’
Che potevo fare?
Accesi la mia solita candela alla vaniglia e mi addormentai velocemente.
Cominciai a sognare: i colori erano tutti colori caldi, rossastri, smorzati da un verde cupo come quello della foresta dei Quilleutes. L’immagine era confusa, vedevo vari volti sfocati, e uno solo nitido, quello di Jacob, che prima mi sorrideva, e poi cominciava a urlarmi addosso, a strattonarmi per un braccio e a urlarmi che ero la persona sbagliata.
Mi svegliai nel cuore della notte, in tempo per vedere la candela spenta e la finestra semichiusa: uno spiffero doveva aver ucciso la povera fiammella.
Mi alzai per chiudere, non ricordavo di averla lasciata aperta.
Tornai a letto e mi svegliai soltanto alle dieci del mattino dopo, all’odore di pancakes che aleggiava nell’aria e alla voce di mio padre, tutto allegro, che mi chiamava per la colazione.
Mi infilai un altro paio di pantaloncini corti, marroni, e una canottiera, di nuovo bianca. Scesi più arzilla che mai, pronta ad affrontare una nuova giornata, ravviandomi i lunghi capelli ricci con una mano.
-‘giorno papi- salutai, sedendomi, dopo avergli dato un bacio sulla guancia –Che si fa oggi?-
-Buongiorno tesoro…oggi il tuo vecchio torna alla scogliera. Non preoccuparti!- mi anticipò –Ho trovato un passaggio da uno dei responsabili della riserva- mi strizzò un occhio –Tu vai pure a divertirti-
Sospirai. Speravo che avrei passato il giorno con lui a girovagare per LaPush.
-Grazie papà…anche tu- gli augurai, prendendo l’ultimo pancake (avevo un ottimo appetito) e infilando un paio di sandali e un borsone stracolmo di oggetti per ogni evenienza prima di uscire. –Ci vediamo stasera!- salutai –Sarò qui in giro-
-Divertiti Josie!- mi urlò dalla cucina, mentre spalancavo la porta e venivo investita da un bel raggio di sole mattutino.
-Buongiorno! Abbiamo il sonno pesante, eh?- una voce roca, ma squillante e allegra, mi fece notare che davanti alla casa qualcuno mi stava aspettando
-Jacob?!?- vidi che sorrideva, quei denti bianchissimi, più brillante del sole, e sembrava rilassato.
Non potei fare a meno di sorridergli.
 
Jacob
 
Mi sorrise. E a quel punto cedetti.
Cosa ci facevo lì, vi chiedete? Semplice: avevo passato la notte tentando di non alzarmi dal letto per andarla a trovare, per vedere se stava bene, per controllare che non mi odiasse dopo che me ne ero scappato così.
E dopo che mi sorrise (aveva un sorriso luminoso e sincero) le mie difese caddero una dopo l’altra. Sam aveva ragione, dopotutto.
In realtà, durante la notte avevo capito che non avevo dimenticato Bella, chi fosse, o il bene che le volevo, no. Solo avevo iniziato a volerle bene nel modo giusto. Wow. Ora però avevo altri problemi: Joseline mi avrebbe accettato? E quando avrebbe scoperto cos’ero veramente? Ero terrorizzato all’idea di dirglielo, lei non era come Bella, non era certo abituata a certe cose.
Un passo alla volta, Jake. Nemmeno ti conosce. Però sa il tuo nome….
-Ciao- le sorrisi, aspettando che mi raggiungesse. Ogni fibra del mio corpo e della mia mente erano proiettate su di lei.
-Cosa…hem, cosa fai qui?- domandò, un po’ sorpresa, scostandosi i capelli dietro un’orecchio. Giusto, ottima domanda.
-Sono venuto a trovarti…se mi vuoi ancora parlare, dopo che ieri me ne sono andato. Mi dispiace, avevo una cosa urgente da fare.
-Oh! Certo, nessun problema- sembrava sollevata.
Dio ti ringrazio. Mi voleva ancora parlare.
-Sei stato carino a preoccuparti per me- osservò, sorridendomi.
Ogni sorriso era una pugnalata alla mia fermezza: mi ero compromesso per sempre. Non volevo altro che vederla sorridere per sempre.
-Figurati!- esclamai, senza trattenere l’entusiasmo –Ti va una passeggiata in spiaggia?- proposi
-Certo!- approvò
-Raccontami… sei qui in vacanza? Oppure cosa?- domandai, sinceramente curioso
-Niente vacanza, mi sono trasferita ieri- dichiarò, con un’alzata di spalle accompagnata da un altro sorriso.
Ti prego, ti prego, resta così per sempre. È il tuo sorriso che fa girare il mio universo.
-Davvero? Forte!-
-Già, mio padre è un biologo marino, ed è interessato dalla natura di LaPush- spiegò. Ne avevo sentito parlare da Billy.
-Sarà soddisfatto, credo- dissi, sorridendo. Erano secoli che non sorridevo così tanto, dovevo riabituare i muscoli. Erano gli unici che con la mia trasformazione non si erano sviluppati, ma regrediti.
-Credo anche io…- concordò –Quanti anni hai?- mi domandò, con curiosità. Sapevo che l’avrei stupita
-Diciotto tra un paio di mesi-
-Scusa?!?-
-Si, lo so, sembro più grande- ammisi, colpevole, con una risatina –Se vuoi ti mostro la carta d’identità- rise anche lei.
-Io ne ho diciassette, ma mi sento un puffo vicino a te- fece, imitando le due altezze con la mano.
Le scompigliai la chioma folta, ribelle, color caramello come si fa con i bambini, con un ghigno malizioso.
-Mi stai prendendo in giro?- mi accusò, scostandosi e fingendosi offesa.
-Scusa- feci, alzando le mani in segno di resa. Lei sorrise.
-Coraggio, mostrami tutti i segreti della riserva- ordinò, gli occhi castani che brillavano.
Avrei forse avuto la forza di rifiutare?

@Inu_chan Grazie per i complimenti, questa è una storia che ho scritto qualche anno fa: ho deciso di riprenderla in mano e terminarla :) Ho aumentato la dimensione del font, spero che si legga meglio! 
  
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