23 luglio
But …it’s not important
Si prese
la testa tra le mani, stanca. Si massaggiò con fare lento le tempie, mentre dei
lievi picchiettii la facevano voltare verso la finestra. I suoi occhi verdi non
nascosero un moto di stupore, e si alzò dalla scrivania per osservare meglio
quel capriccio della natura.
Quella era
stata una mattinata bollente, lei stessa e Tsunade-sama l’avevano appurato,
aiutando molti ninjia svenuti per gli allenamenti condotti sotto quel sole
asfissiante. Le stesse strade di Konoha, anche quando era tornata a casa, (verso
le sette di sera) sembravano contenere ancora quell’ondata di fuoco.
Ed invece…
ora stava piovendo.
Pioveva, e
in piena estate per giunta, che buffo, anche il tempo!
La pioggia
divenne più fitta e le goccioline si confusero con le altre che avevano già
bagnato il vetro e che stavano scendendo inesorabilmente verso il basso.
E a
pensare che proprio quella mattina, lei ed Ino stavano pensando a una breve
gita al lago e invece… dischiuse le labbra in una piccola e impercettibile
smorfia, si era così abituata ad essere puntualmente smentita, che anche se
interveniva il tempo non ci faceva più caso.
Tutto le
scivola addosso. Già, anche le ultime ore di un ventitrè luglio troppo amaro.
Sakura
sorrise amaramente, ritornando davvero a guardare quello spettacolo. Anche quelle
minute stille di pioggia, sembravano trovare l’anima gemella, mentre andavano a
confondersi in qualche pozzanghera. Si assorbivano a vicenda e come se niente
fosse cadevano di nuovo giù, aspettando serene il loro destino.
Fece
scattare la maniglia, aprendo la finestra.
Il rumore
della pioggia le fece passare di scatto il mal di testa provocato dalla
giornata e l’odore acre si mischiò a quello della terra battuta, raggiungendole
e inebriandole l’olfatto.
Con il
palmo raccolse un paio di quelle goccioline, fermandone il moto e quelle
brillarono coraggiose per la luce del lampione, dritto verso la sua finestra, già…
prima di perdersi nei tessuti della sua pelle nivea.
Sakura
sospirò, nascondendo i suoi occhi verdi. Non aveva voglia di pensare, non quel
giorno, ma benché la dura giornata avuta con Tsunade-sama… bhe il cuore e la
mente, non avevano intenzione di fargliela passare liscia.
Riaprì gli
occhi, mentre il vento modificava la direzione di quelle gocce.
Si voltò
dando le spalle alla finestra intanto che quel rumore, continuava a tenerle
compagnia.
Sussultò appena,
quando la madre senza preavviso si affacciò aprendo la porta socchiusa della
sua stanza.
-Sakura-chan,
hai visto sta piovendo?-
Il ninjia
sorrise amabilmente, accennò un sì con la testa, mentre la madre fatua,
lasciava che i suoi occhi senza un reale motivo, vagassero nella stanza,
catturando solo di sfuggita la figura della figlia in controluce.
-Senti io vado
dalla nonna, ha detto che vuole parlarmi… mi raccomando sta attenta e…-
Si bloccò,
mentre Sakura seguiva la direzione di quegli occhi e dal quale lei aveva
attinto la forma.
L’unica
fonte di luce era quella data dalla lampada di ferro, sulla scrivania della
figlia e sebbene le ombre giocavano in quella stanza, la madre riuscì a
coglierne un prezioso particolare.
-E cosa
sono tutti quei fogli sparpagliati sul letto?-
La donna
si avvicino perplessa, mentre Sakura riconosciute quelle scartoffie si lasciava
sfuggire solo un lieve –Oh…- di sorpresa mista a imprudenza, dato che il
suo misfatto veniva alla luce.
La madre
prese gentilmente un pezzo di quella carta, che al tatto riconobbe come carta
lucida. Riconobbe in quel pezzettino il calendario di luglio. Sgranò gli occhi
inquadrando di nuovo la figura della figlia, interrogativa.
-Tesoro,
ma luglio non è ancora finito…perché hai strappato così il calendario?-
Non si
aspettava una vera risposta, la figlia di solito era edita a piccole stranezze…
come quando la sentiva cantare una solita canzone (sempre la stessa) sotto la
doccia… oppure quando aveva fatto sparire dalla sua stanza lo specchio ovale…dopo
che aveva insistito tanto nell’averne uno… .
-Uhm… è
che non mi piace luglio…- Bisbigliò a mezza voce, riprendo poi il tono che più
la contraddistingueva. -Preferisco osservare di gran lunga il mese di agosto! E
poi luglio è agli sgoccioli ormai!-
La donna
sospirò stancamente lasciando ricadere quel pezzetto di carta lucida sul
lenzuolo opaco di quel letto.
-Uhm…
ripulisci tutto poi…- Lasciò che quella piccola discussione cadesse in quel
modo nel nulla, mentre rassicurata dallo sguardo della figlia, riprendeva a
fargli le solite raccomandazioni materne.
-Salutami
la nonna!- Concluse la giovane allieva di Tsuname, vedendo sparire nel corridoio la figura della madre
diretta verso le scale.
Attese nel
silenzio della sua stanza.
Quando
dopo un “Ciao”, la serratura si chiuse con il solito suono sordo, lei si sentì
libera e un grosso e languido sospiro le perforò le labbra. Si voltò con le
mani incrociate, dietro le spalle, mentre ora da sola in casa, la finestra
aperta le dava un senso profondo di insicurezza.
Il rumore
della pioggia si era perso nella sua mente e ora dubbiosa, Sakura chan
osservava il davanzale di freddo marmo che a poco, poco si bagnava lasciando
che qualche goccia scivolasse sul pavimento.
Un lieve
movimento della testa le fece inquadrare quei pezzettini lucidi.
Si
avvicinò lentamente afferrandone uno. Se lo rigirò tra le dita e i suoi occhi
si dilatarono appena. Lì era ancora il numero ventitre e serpeggiava un cuore ridotto
a metà. Rise di se stessa, rimembrando la mattinata dove furiosa l’aveva
stracciato senza alcuna pietà…. E ora invece un senso di profonda tristezza si
era impadronito di lei… come del resto le capitava spesso. Prese quei pezzetti
alla rinfusa buttandoli senza dire una parola, nel cestino.
Si sentì
più leggera e con scatti veloci, si ripresentò di nuovo alla sua finestra.
Per colpa
del temporale, a malapena si poteva scorgere la luce del faro e gli alberi che
circondavano da sempre la sua abitazione. La richiuse quindi, continuando però
ad osservare quell’insolito spettacolo.
Appoggiò
una guancia sul vetro, inaspettatamente freddo, intanto che la pioggia
continuava a scendere dal cielo nero. Lasciò che i suoi occhi vagassero,
distraendosi. Scorse dapprima i grandi palazzi grigi e dai quali proveniva
qualche luce gialla… poi osservò il palo della luce che rifletteva in tutto
quel caos, solo a tratti le foglie dell’albero che resistevano malgrado quella
furia.
“Non è
molto normale…”
Si disse,
riflettendo dopo che forse anche quel capriccio di madre natura, aveva un senso
nascosto.
Continuava
a scrutare e a leggere attraverso quelle gocce di pioggia… e per un attimo il
cuore le si fermò in gola.
Le era
sembrato di vedere un’ombra famigliare su un tetto.
Scossè la
testa ritornando a rimirare il paesaggio dalla finestra… è la stanchezza fa
davvero brutti scherzi… dato che lì non c’era nessuno!
Inaspettatamente,
la luce sulla sua scrivania sembrava venire meno al suo lavoro. Si spense a
tratti… ignorata tuttavia dalla sua padrona, che ne sentiva solo il leggero
ronzio, senza preoccuparsi più di tanto.
In un
attimo però Sakura si ritrovò a spalancare le iridi, vedendo solo nero, anche
il faro si era spento. La luce era venuta a mancare in tutto il suo quartiere.
Fu presa da un improvviso senso di panico, e riaprì di nuovo la finestra. Il
rumore della pioggia servì per rassicurarla, mentre il lieve luccichio di
quelle gocce le faceva distinguere leggermente quello che si ritrovava davanti.
Adesso, da brava allieva, poteva anche differenziare i diversi rumori di quelle
gocce d’argento.
Ognuna difatti,
aveva un suono diverso… infrangendosi sulle foglie di quell’albero…
conservavano un timbro pacato e ovattato. Sulla terra… invece il rumore era
accavallante e secco. Invece battevano come musica sul tetto spiovente…
ammucchiandosi in un piccolo fiume che sgorgava poi nelle tubature…. E infine
facevano un leggero tintinnio sul cestino della spazzatura.
Sakura
respirò amabilmente quell’aria donatale dal cielo… da tanto tempo oramai quello
spettacolo, che si rifletteva nei vetri della sua casa, era lo stesso che la
scuoteva dentro.
La luce
ancora esitava a tornare… diede le spalle alla finestra, cercando finalmente di
distinguere anche gli oggetti all’interno della sua camera.
Si stava
dicendo che forse, non valeva la pena cercare una fonte di luce… anche se
ammetteva dentro di sé che al buio… preferiva di gran lunga la luce.
Un
lievissimo rumore la fece sussultare e si voltò di nuovo verso l’apertura della
sua stanza. Il rumore della pioggia stavolta le sembrava più pensate.
Si diede
della stupida, mentre un lieve ronzio si diffondeva nell’aria. Era il barlume
della sua lampada che si riaccendeva in contemporanea con il palo e che in un
attimo illuminavano di nuovo la sua pallida figura.
Si passò
una mano fra i capelli rosa, un po’ inumiditi a causa di quella pioggia che a
tratti riusciva a raggiungerla. Il suo cuore improvvisamente prese a batterle
più veloce in petto… così, senza un motivo. Si portò un’unghia alla bocca, e le
sue iridi verdi dalle sfumature grigie indagarono fumose quello stesso
paesaggio, che sembrava davvero essere lo stesso di prima.
Si diede
di nuovo della stupida, mentre la sua mano andava a riprendere la maniglia
richiudendo finalmente la finestra.
Era
davvero troppo stanca e chissà un bel bagno caldo le avrebbe sicuramente
giovato…
Ma sapeva
che niente avrebbe potuto rilassarla… si portò una mano al petto…
incredibilmente il suo cuore continuava a battere veloce… eppure….
Tremò
appena.
Si poteva
paragonarlo a uno di quei tremori che in inverno venivano portati dagli
spifferi che entrano di soppiatto in una casa calda; o forse era uno di quei
brividi che provi quando hai il fiato di una persona amata sul collo…
Comunque
sia si decise a staccarsi da quella finestra, ricacciando dentro di se quelle
sensazioni che l’avevano sommersa.
Il suo
sguardo mesto, viaggiò per terra trovando le righe del pavimento al loro posto…
e dopo Sakura; come se cercasse di accumulare dentro di sé la forza necessaria
per compiere quel piccolo movimento, alzò il volto, in controluce.
Il cuore si
fermò in petto. E pensò che sarebbe scoppiato per tale sforzo.
Alcune
gocce trasparenti, bagnavano senza pretese il suo pavimento. Ma la finestra era
lontana… e quindi quelle non poteva provenire da essa… tanto più ora, che
l’apertura era chiusa.
L’ultimo
respiro rimase sospeso in gola e in contemporanea le sue forti braccia
perdevano vitalità e giacevano lentamente abbandonate sui fianchi.
I suoi
occhi verdi al contrario però, non si piegarono, sostenendo uno sguardo ambiguo
in quelle pozze nere… che adesso se ne stavano davanti a lei… come se non fosse
successo nulla, come in uno dei suoi tanti sogni.
Lei era lì
bella e in controluce, rischiarata solo a tratti dalla luce calda della
lampadina… e invece lui era lì - dove non doveva essere- illuminato solo, dalla
luce bianca del faro che l’aveva preso in pieno.
Poteva
vederne quindi il leggero pallore delle palpebre e i pugni chiusi, come faceva,
quando era nervoso o quando semplicemente era lui, senza aggiungere inutili
parole.
Lo sentì
dentro di sé; lo sentì, come se lei avesse addosso sulla sua di pelle, quella
felpa bagnata e sempre blu, che gli si era incollata facendo intravedere le
linee di quel petto.
Poteva
percepire il suo respiro lievemente contratto, mentre i capelli a ciocche
gocciolanti gli ricadevano sul volto, bagnando appunto il pavimento.
Lo sentiva,
eppure lui era lontano malgrado fosse di fronte a lei. E se ne stavano così,
muti, ai due lati opposti della stanza, senza fiatare, stavano bene così.
E fu il
rumore della pioggia, a fare da intermediaria… Gli occhi di Sakura brillarono per
un sol attimo, recuperando tutte le energie perse in quella giornata,
soprattutto per dare la forza necessaria al cuore di battere ancora e ancora.
Lui invece
fece un lieve ghigno, coincidendo con quel luccichio. Dio, come erano simili
malgrado tutto.
-Sasuke
kun.- soffiò con un tono strano che non le apparteneva.
Lui fece
una specie di inchino aspettandosi un’introduzione del genere, e non era
affatto male come inizio.
Il respiro
si fece doloroso, mentre la pioggia continuava a scendere… e lei cercava
ardentemente di non pensare… Capì che pensare per lei, poteva significare la
fine… c’erano così tante cose da dire… da fare… che….
Lui la
interruppe sul nascere… non con parole, quelle non erano simpatiche a Sasuke.
Si sedette
di punto in bianco, sul suo letto bagnandole il tessuto opaco. Poi con la
stessa calma, come se quella fosse stata casa sua, il moro di distese, fissando
il soffitto e incrociando le dita dietro alla nuca.
Sakura
nascose un lieve sorriso e di tutta risposta si accomodò sulla sua sedia,
afferrandosi le ginocchia in un singolare abbraccio.
Rimasero
per un po’ così, finchè la kunoichi si decise a frugare quel silenzio così
innaturale e che capì perfettamente, perché tutto le fu improvvisamente molto
chiaro in testa.
-Sta
piovendo Sasuke.- Iniziò con quello solo e con un tono molto dolce e che lo
stesso moro, malgrado tutto quel tempo, avrebbe riconosciuto e catalogato come
“scocciante”.
E non
c’era bisogno di aggiungere altro, perché lei aveva detto già tutto senza
accorgersene.
E chi
meglio di lui poteva saperlo dato che gocciolava ancora, tra le sue morbide
lenzuola.
Lo sguardo
della ragazzina si voltò di scatto a cercare il suo. Ma lui non la stava guardando…
malgrado avesse voluto… Sakura lo fissò più profondamente e lui se ne stava lì
immobile, sembrava una scena d’altri tempi…. Si mordicchiò il labbro, un altro
pensiero che lui avrebbe definito stupido la colpì e aspetto solo il loro
silenzio, prima di farglielo notare.
Un
lievissimo sorriso e il rumore di questo gli fece tendere lievemente il capo verso
di lei. Si girò sul lato sinistro, osservandola, ma rimanendo nell’ombra che
gli offriva l’armadio, per controllare senza essere visto… come se si trovasse
in una missione dove veglia sovrana la regola venticinque…. E aspettò, aspetto
che dalle labbra vermiglie uscisse l’ennesima sciocchezza che, però l’aveva
fatta sorridere… e vederla sorridere… era quello che lui agoniava in quel
momento.
-Non trovi
buffo, il fatto che stia piovendo… in pieno luglio?-
Sapeva
dove voleva arrivare… lei era sempre così, viaggiava da una sciocchezza a
un’altra… ma tutto in lei, anche quel suo sorriso ingenuo, avevano uno scopo.
Voleva
entrargli dentro… ecco perché lei sorrideva sempre… tanto da fargli desiderare
di non vedere alle volte…* pensiero da Uchiha* e però chi poteva dire se con quella
determinazione ci riusciva oppure no…?
E lui in
fondo non era lì?
Si mise
seduto, rimanendo sempre nel buio in modo che lei potesse osservare solo i
movimenti della sua spalla.
Il suo
sguardo si fece triste nel frattempo che lui stringeva i pugni, nel rivedere
dentro di se la sua scelta, la sua fuga e il tentativo di quella creatura nel
distorcerlo da quella che era la sua strada…. Una strada buia e polverosa
scelta da quando la vendetta gli aveva “piluccato” il cuore.
-Dove vuoi
arrivare.-
Quelle
erano tre parole. Tre parole che però dicevano tutto, malgrado non dicessero
davvero nulla.
E lei
rimase in silenzio, come a beffarsi di una delle rare domande che lui si
degnava di farle.
Si alzò di
scatto a quell’affronto, avvicinandosi a lei con uno strano barlume negli occhi
neri.
Sakura,
osservò la mano dell’Uchiha poggiarsi sulla sua spalla e sentì le sue dita
umide per la pioggia, accarezzarle il mento per poi posarsi sulle labbra.
-Sei
troppo pericolosa per me, Sakura.- Ora toccava a lui spiegarsi, graffiare le
pareti dei suoi silenzi. –Non posso concludere con Itachi, se tu continui
a balzarmi in mente con le tue inutili sciocchezze…- Il suo timbro era quasi
disperato e sbigottito dato le sue iridi nere incontrando quelle di Sakura non
lessero la dolcezza di sempre… ma solo il rancore di quell’anno appena
trascorso… senza di lui… senza la squadra sette.
-Tu sei
venuto qua, Uchiha.-
Dura come
forse doveva esserlo all’inizio di quella storia con lui. Sasuke smise di
accarezzarle le labbra carnose, e si accostò silenzioso alla finestra.
Non aveva
il coraggio di smentire quell’amara constatazione. La verità è che: non sapeva
il motivo per cui era sgattaiolato dentro quella casa in un giorno, che invece
lui avrebbe definito come tanti. Non ne conosceva il motivo, ma sapeva che
continuare a confondersi le idee con domande e altrettante risposte senza
senso, non ne valeva la pena.
Rimase
quindi in silenzio, mentre lei fluida si alzava di scatto dalla sedia nera.
Udì le
rotelle scivolare sul pavimento e lo schienale andare a urtare contro quella
scrivania di mogano…. … Lei rimase lì a qualche passo da lui, e toccò a lui
ancora una volta fugare quel silenzio.
-Spezzerò
questo legame, Sakura.-
Era una sentenza
che aveva un doppio significato e che il ninjia medico, aveva imparato a
conoscere, ne sorrise, come se quella fosse stata una dichiarazione d’amore * e
lo era..*.
-Lo so, è
più facile uccidere che amare, Sasuke kun.-
Il suo
profumo tra le sue braccia, sul suo collo, fu il suo regalo per quella sera e
inaspettatamente quello lo turbò ancora di più, di quello che già non era.
E
nell’aria quel calore si mischiò all’aroma antico di ciliegio … che gli giunse dentro…
intiepidendo la sua pelle bagnata per quella pioggia di fine luglio.
Provò a
dire qualcosa… mentre sentiva un formicolio nelle mani che morivano dalla
voglia di stringere a se quella donna, ricambiando l’abbraccio.
-Ma… non
importa… Sas’ke.- La sua voce amara risultò quasi stonata e sarebbe stata
innocua se esclamata da un’altra persona, in un altro contesto. -Buon
compleanno. Sasuke-kun.-
Ma non lo
fu.
Una
lacrima gli bagno il gomito…. Dato che lui finalmente, la stava stringendo a sé.
Chissà… forse per quella frase, forse per quello che continuava a esistere tra
loro a dispetto di tutto…
-Non.- Il
suo tono fu duro mentre un singhiozzo scuoteva quella fragile creatura.
-Piangere.- finì quel comando, con un tono dolce che quasi non gli apparteneva.
Lei si
sforzò di sorridere, mentre i suoi occhi andavano a cercare i suoi … trovandoli
chiusi.
Ingoiò
amaro. -Sta piovendo Sasuke-kun.-
I suoi
occhi neri si riaprirono e Sakura potè finalmente perdersi in quelle
pozzanghere. Lui osservò il suo volto e mestamente raddoppiò quell’abbraccio.
Un lieve -Lo so.- gli sfiorò le labbra sfuggendo al limitatore imposto dal suo
orgoglio.
Poi con
molta calma e in quel silenzio interrotto solo dallo scrosciare della pioggia.
Sasuke andò a rubare le labbra di Sakura, labbra amare e che erano illuminate
dalla luce bianca del palo.
Sasuke,
potè sentire il palpito del cuore del ninjia, e staccandosi da lei ritornò ad
accarezzarla tra le sue braccia. Poteva sembrare la stessa ragazzina che aveva
lasciato un anno prima… ma lui sapeva che la differenza era enorme, le lacrime
non scendevano più dai suoi bei occhi verdi.
Sasuke
strinse i pugni aggrottando le sopracciglia. È strano come l’uomo incappi molto
facilmente, nelle sue stesse ragnatele che tesse con tanti “se” e “ma”. Se lui non se ne fosse andato, lei
non sarebbe mai cresciuta e quella complicità tra loro sarebbe stata minata o
rafforzata dall’incessante scorrere del tempo.
Perché era
andato lì? Per controllare che tutto era in ordine?... Per assicurarsi che quel
legame (che voleva davvero spezzare…) esisteva ancora come la ragnatela
argentata di un ragno? Perché era andato lì…? Per proteggerla o per legarla di
più a sé? Per ricevere il suo regalo, forse?
Non
importava, neanche a lui scoprirlo. E in fondo era sempre stato un grande
codardo… lo dimostrava con i fatti e sapeva mentiva bene con le parole per
mascherarlo.
Si lei lo
capiva, ed era pericolosa… ma non avrebbe mai potuto farle del male… se glielo
aveva già fatto era stato solo per proteggerla e per allontanarla dal buio
dentro di lui.
Sakura gli
afferrò le dita ancora umide per la pioggia, e le strinse.
Non seppe
neanche lui come mai, ma si ritrovò a fissare quella mani piccole e bianche
nelle sue, sentendosi bene.
Lei lo
sentì rabbrividire per quella distanza che ora separava quei due corpi in
controluce. Il suo sorriso, radioso, anche in un momento come quello, in quel
lungo addio, Sasuke lo paragonò al sole che buca le nuvole della pioggia.
Sakura lo
lasciò, la stretta non era stata ricambiata con uguale intensità… ma come se
nulla fosse, come se stesse da sola in quella stanza… spense la luce della sua
scrivania e distinse gli oggetti, grazie al palo che era sempre acceso sempre
puntato lì in quell’angolo di Konoha.
Andò a
sedersi sul suo letto, dove veleggiava l’odore di lui e dove il lenzuolo
leggermente bagnato aveva imprigionato ancora di più quel profumo grazie alle
lacrime del cielo. I suoi occhi cercarono ancora i suoi, il chiaro che si univa
con lo scuro… in un vortice di emozioni mute.
-Sasuke…
resti con me fino a, quando non mi addormento?-
Infantile…
ma…
Il moro fece
una piccola espressione, un misto di non so chè, nel buio di quella stanza.
Espressione che lei non poteva vedere e che forse, solo lei, avrebbe potuto
interpretare.
Si
avvicinarono, e lei lo fece accomodare, stringendosi gentilmente a lui su quel
letto, l’uno vicino all’altra come non erano mai stati….
Il respiro
di Sakura man mano, si faceva più tranquillo tra le sue braccia.
Sasuke
alzò leggermente gli occhi,evitando di guardare il suo profilo. Si autodefinì
accigliato, ma non provò a sciogliersi da quell’abbraccio stendendosi di fianco
a lei e non ricambiando però quelle attenzioni e già quello bastava…. Forse…
quel ventitrè luglio per una volta, aveva regalato qualcosa a qualcuno che in
fondo se lo meritava.
Un po’ di
calore.
Sospirò
leggermente.
Cioè… non
fu un vero e proprio sospiro… quando una persona sospira è perché ha un tarlo
da qualche parte nell’anima… e lui non poteva sospirare. Era un vendicatore e
quindi era un senza cuore… tuttavia… malgrado ciò, quel sospiro –perché
era questo che tu lo voglia, oppure no, Sas’ke- gli era sfuggito, perché si era
accorto che non poteva recidere quel legame, perché in un modo o nell’altro
quel legame era la prova della sua esistenza.
Sì, Sasuke
si era interrogato spesso sul valore di una vita, e la risposta non ce l’aveva,
non l’aveva ancora trovata o se vogliamo cercata in tutto quel tempo.
Si
illudeva, che la sua missione fosse solo quella di Uccidere Itachi, si illudeva
nel dirsi che se lui esisteva è perché l’aveva deciso lui… ma una parte di se,
urlava che la prova della sua esistenza invece risiedeva in lei e in quel maledettissimo
amore che proprio non riusciva a farle scordare.
Forse
aveva sentito la vita solo quando lei e Naruto gli erano stati vicino. E da
grande codardo era scappato ed aveva sospirato, pensando proprio che se questa
è solo una, ed una vita e che quindi non ce ne sono altre… allora
sarebbero stati un’eternità intera, separati… perchè era ovvio, che il suo
posto era dritto, dritto all’inferno.
La sentì
respirare tranquillamente, mentre il sonno scendeva su di lei.
Il sonno di una bambina… di una donna,
piena d’amore e che era il suo
contrario in Terra.
Lui che lì
vicino, era sveglio,
e ammetteva senza problemi di essere un uomo pieno d’odio.
Ed eccoli
lì, loro… che si completano, sospesi tra buio e luce… persi in elucubrazioni
mentre, riempiono l’ uno con i sentimenti dell’altra… vivendo un po’.
Ma il
tempo era finito.
Solo,
quando fu sicuro che lei dormiva e che non poteva sentirlo… si decise a
ricambiare quell’abbraccio (per un’ultima o forse per la prima volta di una
lunga serie…), mentre fuori la pioggia cessava solo lievemente quella furia.
Come se l’orgoglio non potesse vederlo in quella particolare occasione le
sfiorò i capelli morbidi e profumati e intanto che il vestito della ragazza si
bagnava leggermente per colpa del suo.
Eppure lei
continuava a dormire, non sentendo minimamente quel freddo, che invece
circolava come sangue in lui.
Prima di
andarsene, la tenne sul suo petto osservando quel soffitto bianco dove le ombre
si riflettevano a tratti.
Quando la
stringeva sentiva l’odore del vento di Konoha, sentiva il profumo del ciliegio
in fiore e che era estirpato in giorni come quelli… molto facilmente da un
vento di follia e dolore, lo stesso che lui conosceva da, quando era piccolo.
…Sapeva
che quel vento avrebbe potuto estirpare altrettanto facilmente quel piccolo
legame, sapeva anche però che al contrario l’avrebbe potuto anche rafforzare.
Non si ha mai nulla di concreto nella vita….o forse si ha già
tutto, senza vedere.
Alzò
lievemente il capo guardandola con un lieve sorriso sulle labbra scure.
La
sentiva bisbigliare qualcosa nel sonno che stava facendo.
-Non…
importa…- parlò piano, ma lui la capì all’istante, ancora prima che il suono
uscisse dalla sua gola.
Non
importa.
Sasuke
le accarezzo ancora, i capelli rosa, mentre lei sembrava dormire ancora più
profondamente. Si alzò, facendo attenzione a non svegliarla… non la voleva
svegliare…. E scese dal letto… e
il freddo che provò non avendola più accanto, lo fece rabbrividire.
Lei
aggrottò appena le sopracciglia, come se avesse percepito che le restava solo
l’odore del cuscino, ora.
La squadrò allungo, poi con passi lenti si avvicinò di nuovo
alla finestra, aprendola.
L’avrebbe lasciata aperta, come un altro sensibile linguaggio,
che solo loro potevano capire. Mentre la pioggia aveva attenuato decisamente la
sua discesa.
-La prossima volta.-
Sussurrò appena... mentre la luce della strada si spegneva… il
sole stava per arrivare. Sasuke si alzò sul davanzale, completando dentro di sé
quel pensiero, mentre ecco respirava l’aria del ventiquattro luglio.
--
Sakura si svegliò sentendo i rumori famigliari della mattina. I
raggi del sole inoltre avevano illuminato la parete di fronte al suo letto
rubandola al sonno… reclamandola alla realtà.
E lei mettendosi seduta sul letto… sapeva già che quello non era
stato un sogno che anche le ore trascorse prima era una dolce e triste realtà…
dato che era di nuovo sola.
Si ritrovò vestita come quando aveva lasciato Tsunade-hime e
sorrise leggermente mentre una sensazione di umido serpeggiava sul suo corpo. Il
regalo più bello… fu la finestra aperta… sì, quello non era stato un sogno,
mentre l’odore di lui era sfumato nel nulla.
-La prossima volta.- ripetè con voce
assonnata …
-La prossima volta, sarà diverso.-
****
Non
chiedetemi da dove mi è uscita… volevo fare un regalo a Sasuke e anche Sakura
dato che il compleanno del moro è proprio di 23 luglio! *_* Non so neanche alla
fin, fine che cavolo voglia dire ma spero vi sia piaciuta! Un bacione
Sae