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Autore: pollama    04/01/2013    3 recensioni
Cacciatrici di demoni. Un mestiere improbabile per delle semplici ragazze, ma è la loro vita, il loro destino.
Quando tutto sembrava fosse tornato alla normalità, qualcuno va a cercarle, per metterle in guardia da un qualcosa di terribile.
Cosa accadrà alle giovani Cacciatrici? E cosa nasconderà questo insolito avvertimento?
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 3° capitolo 

 

Il destino mescola le carte e noi giochiamo.
(Arthur Schopenhauer)


 

Il vento iniziò a sibilare tra le piccole fessure della finestra, mentre il sole fievole creava dei nastri di luce che costeggiavano la stanza.
«Credo che il tuo sia un modo di dire un po’ azzardato.» disse Valerie sarcastica.
«Ho i miei motivi se ho pronunciato queste parole.»
Sky, mentre le altre ragazze discutevano, era riuscita a pescare tre delle sue rune, per poter avere un qualche indizio su quella situazione. Dal sacchetto di pelle cascarono tre tessere: Lagu, cioè acqua; Wird, runa bianca o meglio conosciuta come la runa del destino e Raido, cioè caos.
Vedere la runa del destino sul palmo della sua mano le fece venire i brividi e le venne subito in mente ciò che aveva detto prima Eleni: Ha deciso tutto il destino.
Non era la prima volta che usava i suoi poteri, ma non li aveva mai usati come quel giorno, per qualcosa di estremamente reale.
«Sssh.» Eleni fece segno alle altre di rimanere in silenzio. Aveva avvertito qualcosa: una strana sensazione di calore all’esterno della casa.
«Cosa succede?» chiese Amira.
«Dobbiamo andar via.»
«Ma…» Sky aveva iniziato a raccogliere più oggetti possibili, mettendoli in una sacca; sentiva che non sarebbe tornata presto a casa sua.
Eleni si avvicinò a lei e le disse di stringere la mano di Valerie e che non la doveva lasciare per nulla al mondo.
Una volta strette tra di loro, le tre ragazze, furono investite da un vento freddo ed improvviso. Quando riaprirono gli occhi si ritrovarono a casa delle Cacciatrici.
«Ma come diavolo siamo arrivate qui?» disse Sky, con un tono tra il sorpreso, l’eccitato e lo spaventato.
«E’ un suo vizio. Pensa che questa volta non è stata male.» disse Amira stringendosi i capelli neri in un elastico.
«Non… non lo faccio per divertimento, se volessi, eviterei.» Eleni sbandò leggermente prima di sedersi pesantemente sulla poltrona soffice.
«Non ti senti bene? Vuoi un bicchiere d’acqua?» chiese Sky, guardando la ragazza impallidita di colpo.
«No, grazie. Non ne ho bisogno.»
Ma Valerie si era già diretta in cucina, per riempire un bicchiere con dell’acqua fresca e lo portò subito a Eleni che lo strinse tra le dita. Rimase lì ad osservarlo, perdendosi nel riflesso dei suoi stessi occhi.
«Quello che voglio dire… è che non ho bisogno di acqua, né ora e né mai.»
«Che vuoi dire?» chiese sconcertata Valerie che si scambiò delle occhiate nervose con le altre.
«Amira» disse Eleni, facendo sobbalzare la ragazza.
«Chiedi tutto ciò che vuoi. So che hai tante domande da pormi. Sono pronta a rispondere.»
Amira rimase un po’ stupita, non si aspettava che gli eventi sarebbero andati in quel modo. Pensava che avrebbe dovuto costringere Eleni, per avere un po’ di verità.
«Io… ecco… credo che la domanda che tormenta un po’ tutte, quindi non solo me è: cosa sei? Visto che non sei un demone? Devo ammettere che dopo che sei piombata qui, la prima cosa che ho pensato è stata questa, ma poi ho riflettuto e non poteva essere quella la risposta, perché qui i demoni non possono mettere piede. Poi ho pensato che potessi essere un fantasma, ma anche questa ipotesi, l’ho scartata subito per via del sale sparso in giro.» Amira riprese fiato, come se avesse parlato con un solo respiro.
Eleni posò il bicchiere, ancora pieno, sul tavolino accanto alle sue ginocchia e sospirando, pensò “Scusami”.
Le tre ragazze si avvicinarono di più a lei, ansiose di sentire pronunciare qualche parola, ma erano davvero pronte a tutto, tranne per quello che stavano per sentire.
«Io sono… sono una parte di ciò che vuoi chiamate Fato.»
«Scherzi?» disse Valerie, ridendo nervosamente.
Eleni si voltò scuotendo il capo.
«No… non scherzerei mai su questo.»
In quell’istante si sentì un boato sordo, il cielo si colorò di fulmini e dopo un ennesimo tuono assordante, Eleni sussurrò: «Si è arrabbiato. Non avrei dovuto dirlo.» la ragazza si avvicinò correndo verso il vetro della finestra e iniziando a gridare con voce tremante: «Scusami!»
Le tre ragazze erano rimaste lì a guardare quella scena, come se fosse tutto un film.
Amira deglutì, andando a poggiare la mano sulla spalla della ragazza.
«Avreste dovuto scoprirlo voi da sole. Ho tradito il Fato e per colpa mia… siamo nei guai.»
«No, non dire così.» Amira, guardò Sky e Valerie, chiedendo un aiuto.
«Fato è crudele. Se per voi ha scritto una fine dignitosa… ora non lo è più.»
Le pareti della casa cominciarono a tremare e si iniziarono a disegnare grosse crepe sui muri, mentre i boati non cessavano.
«E’ qui!» Eleni era visibilmente terrorizzata e lanciandosi sulle tre ragazze disse: «Tornate qui quando domani il sole sorgerà… Non prima. Promesso?»
Le ragazze avrebbero voluto rispondere, ma il solito vento gelido le avvolse, ma questa volta, il “viaggio” fu più turbolento.

 

***
 

Si ritrovarono distese lungo un prato incolto, il fiato corto e il cuore che batteva all’impazzata. E notando che Eleni non era lì con loro.
«Dove siamo?... Maledizione!» imprecò Amira aiutando le altre due ragazze ad alzarsi.
«Sembra un campo abbandonato.» Valerie si guardò attorno, come se quel posto lo avesse già visto da qualche parte. Forse nei suoi sogni?
«Sento che qui c’è qualche fonte di magia… ma è debole. Forse qualcuno è andato via da poco.» rifletté Sky.
«O forse siamo stesso noi…» Amira si strinse nelle spalle.
«No… non siamo noi… è qualcosa di oscuro, credo.»
Alla parola “credo”, Valerie si voltò a guardare la strega sperando si sbagliasse.
«E’ meglio incamminarci, dobbiamo scoprire dove ci ha mandati Eleni.»
Le tre ragazze si incamminarono, tutte e tre in un silenzio rigoroso. In verità non sapevano nemmeno che dire, dopo ciò che era successo.
La prima a rompere il silenzio fu Amira che disse: «Secondo voi che starà succedendo a casa?»
Sky si strinse nelle spalle, mentre Valerie rispose scuotendo la testa: «Non lo so, ma credo qualcosa non di piacevole. Che senso avrebbe mandarci lontano e dirci di tornare il giorno dopo?... Dove andiamo ora?» la ragazza continuò a guardare intorno a sé, la sensazione di essere già stata in quel posto non era svanita.

 

***
 

Dopo svariati minuti si ritrovarono nel bel mezzo di Sheffield.
«Come torniamo a casa senza soldi?» disse Valerie, sconfortata.
 «Dovrei avere dei soldi nella tasca dei pantaloni. Li ho sempre con me.» rispose Sky, soddisfatta nel cacciare un bel po’ di dollari.
«Con questi possiamo tornare a Boston in treno.»
Amira sorrise, contenta di non dover fare quarantacinque ore di cammino a piedi. 

«Vi siete perse?» la voce un uomo riempì i timpani delle tre ragazze. che si voltarono rigide.
«E’ l’uomo del pub!» esclamò Valerie.
«Vi stavo osservando già da un po’. Devo dire che la vostra… come posso chiamarla… “angelo custode”, non mi lasciava avvicinare a voi. Ma ora sono soddisfatto della mia tempra insormontabile. Ho bisogno di voi e del vostro sangue.»
L’uomo con la barba allargò le braccia, facendo divenire gli occhi neri come la pece.
«E’ un demone!» Sky si fece indietro, serrando i pugni. Amira e Valerie cacciarono da sotto le giacche le loro pistole, pronte a far fuoco.
«Non si fa così ragazze. Siete maleducate! Io volevo invitarvi a casa mia e voi? Voi che fate? Mi puntate addosso delle armi?»
«Fottiti!» Amira sputò fuori quella parola, producendo solo un riso divertito nell’uomo che iniziò a farsi avanti.
«Stai lontano!» Valerie fece scattare la sicura, pronta a premere il  grilletto, ma il demone continuò imperterrito a fare passi sicuri e pesanti.
La ragazza dai capelli rossi fece partire un colpo. Per fortuna, tutto ciò, era accaduto in un vicolo secondario e non abitato.
L’uomo cadde al suolo, con un tonfo, mentre iniziò a colare sull’asfalto il suo sangue scuro.
Le tre ragazze, rimasero per un po’ a guardare l’uomo disteso, assicurandosi che fosse davvero morto.
 
Dopo poco, si rimisero in cammino vedendo da lontano i binari del treno.
«Quasi arrivate!» esclamò Amira, ma subito dopo, sentì un dolore acuto alle costole. Quando riaprì gli occhi, si ritrovò con la schiena contro un muro di mattoni rossi.
Il demone non era morto, era di nuovo lì che parava i calci di Valerie, evidentemente aveva esaurito i proiettili. Sky era in disparte a sussurrare delle parole latine, forse già da un po’ visto che aveva il viso arrossato per lo sforzo. Cercò di rialzarsi, ma sentì una fitta allucinante al petto che la fece gemere.
Dopo poco, Sky sollevò la mano, facendo scaturire un fulmine rosso che colpì in pieno petto il demone che, dopo numerosi fremiti, cadde a terra, rigettando, dagli occhi e dalla bocca, fiamme ardenti.
«Ora sì che è morto!» sostenne Valerie con il fiato spezzato.

  
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