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Autore: _Kiiko Kyah    04/01/2013    3 recensioni
Da qui a Natale sono sette giorni.
Questi saranno sette capitoli: dal 19 al 25 dicembre, i fatti di Nancy Brooks, OC parecchio particolare sfornata da poco tempo.
Non temete, non cascherò sul banale, di questo sono sicura.
--
Fate qualche cosa per fermarmi. Non so, sparatemi magari.
Dico, ma da dove mi viene la sfacciataggine di fare questa fic a tema "natalizio" mentre sto scrivendo un'altra fic? Mi faccio schifo proprio. E vabbè, abbiate pietà della mia povera anima.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Heart of Raven

 
Mi siedo con scarsa eleganza sulla sedia davanti al tavolo, e lancio un’occhiata all’orologio. Sono le 10 e 37 minuti del 25 dicembre.
Mi fa male la testa e questa notte ho vomitato, temo proprio di essermi concessa più di un solo bicchiere di spumante, quando la mezzanotte è scoccata. O meglio, quando rientrando in casa mi è stato riferito che la mezzanotte era passata. Oltre a questo dettaglio, però, ripensando a ieri sera, l’ultima cosa che mi viene in mente è il sorriso di Midorikawa mentre, sotto la neve, dice di amarmi. Arrossisco lievemente al pensiero, e afferro la tazza di caffè per coprirmi il volto e non far notare al nervosissimo tulipano che si trova vicino a me come io sia divenuta vermiglia.
Mi domando come mai sia così palesemente nervoso, questa mattina.
«Che hai, tulip?» chiedo incuriosita.
Quello si limita a dare un morso ad un biscotto al cioccolato e non mi degna di uno sguardo; che sarà successo? Sono davvero troppo stanca di ragazzi che si mostrano preoccupati e poi quando domando quale sia il problema mi ignorano.
Sbuffo, e bevo rapidamente il liquido scuro per poi alzarmi e andare a chiudermi in bagno -dove ho strategicamente piazzato tutto ciò che mi serve per prepararmi-.
L’appuntamento con Ryuuji è alle undici e trenta, e passa lui a prendermi, quindi ho parecchio tempo ancora, ma voglio essere pronta il prima possibile per rilassarmi un pochino prima di affrontare la giornata.
Dopotutto, questa uscita è stata organizzata al solo scopo di farmi capire cosa provo veramente per il mio amico dalla capigliatura verde, non sarà certo una passeggiata, contando che il Luna Park sarà tutto innevato.
Lavo i denti e mi spazzolo energicamente i capelli per poi raccoglierli in una treccia laterale sulla destra, che si rivela essere più lunga del previsto, arriva fin sotto la scapola nonostante sia spessa e leggermente disordinata. Beh, in perfetto stile Nancy, direi.
Mi infilo rapida i leggins neri più caldi che ho e i miei stivali di pelle, anche questi corvini -sì, lo so, sono molto originale e ho un gusto nei colori che farebbe invidia a Michelangelo in persona-, una larga casacca di lana beige e una cintura di falso coccodrillo -non sia mai che io indossi animali veri, vi prego!- nera che mi sta un po’ larga in vita. Termino il tutto con la spilla di Natsumi e un bracciale dorato che ho comprato in America prima di trasferirmi qui. Chissà perché ancora non l’ho perso, bah.
Infilo nella mia borsa -indovinate di che colore è?- lo stretto indispensabile quale il cellulare, un pacchetto di fazzoletti, il portafogli e l’abbonamento per i mezzi pubblici e sono prontissima.
So che se io fossi una qualsiasi delle mie amiche mi sarei messa montagne di trucco, però io per mia fortuna detesto queste cose, e mi sono arrangiata con un leggero tocco di mascara. Che poi, ieri notte ha nevicato, ed io ho fatto il miracolo di vestirmi caldissima ma allo stesso tempo decente, quindi non posso e non voglio assolutamente pretendere di più da me stessa.
Esco dal bagno con una serenità non mia e mi ritrovo davanti un tulipano in t-shirt bianca e rossa e jeans verde palude, con i pugni sui fianchi e che mi guarda in cagnesco, peggio di come io fisso Fuusuke quando mi fa arrabbiare. E ce ne vuole parecchio per superare i miei sguardi torvi, questo è sicuro.
«Tulip?» azzardo colta di sorpresa.
«E dove andresti tu vestita così?» domanda in tono molto minaccioso inarcando un sopracciglio.
Si vede che è arrabbiato. Cavolo, perché è arrabbiato? Oh mamma, e se gli dico la verità cosa fa, mi ammazza? O peggio, ammazza qualcun altro?
Rimaniamo così per qualche lunghissimo attimo, lui che mi fissa visibilmente incazzato nero e io appoggiata alla porta del bagno che lo scruto con occhio preoccupato; sono sicura che se qualcuno ci vedesse si metterebbe a ridere, o almeno io lo farei, se non fossi in mezzo a questo ... problema.
«Dove vai di bello, Nancy?» incalza. Mi ha chiamato per nome, quindi se non me la sbrigo in fretta poi sono cazzi. Ma perché mi fa così tanta paura? Ostento una smorfia annoiata e rimbecco, sarcastica:
«Dove mi pare, tulip.» so che non l’ho convinto con questa risposta, ma valeva la pena tentare.
«Nancy Brooks, non hai appuntamento con un ragazzo, vero?» wow, beccatissima direi, colpita e affondata in un colpo solo. Deve essere particolarmente in forma, oggi, per aver indovinato alla prima botta. Il che vuol dire che sono fregata.
«Cosa ti fa pensare che io stia uscendo con un ragazzo?» chiedo tentando inutilmente di mascherare il nervosismo che si sta impossessando di me.
«Fammi pensare.» comincia con l’ironia alle stelle. O forse è solo la sua voglia terribile di sbranarmi viva? «Magari il fatto che sei rossa in viso e che vestita in quel modo sei uno schianto, cosa che di solito non è. Che dici?» strabuzzo gli occhi. Ha detto che sono uno schianto?! Va bene, sì, forse sto davvero bene vestita così, ma ... Nagumo Haruya non fa complimenti, non a me, nemmeno se così minacciosi!
Perché?! Perché il mondo sta girando al contrario ultimamente?!
«E poi ieri sera sei finita con la lingua incollata a quella di Midorikawa, dopodiché siete stati da soli fuori per un buon quarto d’ora e quando siete tornati eravate da iscrivere ad un concorso per il viso più rosso e lui ... lui sembrava troppo felice, per i miei gusti!»
«Andiamo tulip, io non devo affatto uscire con Midorikawa!» mento mentre inizio a sudare freddo.
Da come mi osserva capisco che non mi crederà mai, e cerco in tutti i modi di sviare la sua attenzione, o quantomeno di immaginare come poter sopravvivere.
«E-e poi, se anche fosse, non vedo perché dovresti essere così nervoso ... non sarebbe la prima volta!» sbotto fingendomi molto contrariata, anche se in verità sto per svenire, quando si arrabbia mio cugino fa più paura di un film horror!
«A, sei una vera scema» mormora sbuffando seccato «B, sono dannatamente sicuro che quell’idiota si è dichiarato, ieri, vero?!» ci manca poco che svengo, un po’ perché Haruya mi ha appena gridato che era a conoscenza dei sentimenti di Ryuuji, un po’ perché leggo nei suoi occhi ocra che muore dalla voglia di prendermi a pugni.
«Aspetta, lo sapevi?» mi lascio scappare innocentemente terrorizzata, e faccio slittare il dorso della mano sulla bocca, ma ormai è troppo tardi.
Scema, scema, sono una stupida scema!
Nagumo stringe i pugni e caccia un ringhio esasperato.
«Solo tu non lo sapevi, troppo impegnata a sbavare dietro a Kiyama per capire che Midorikawa era stracotto di te!!»
Bene, ho la netta impressione che stia riversando su di me una rabbia dovuta a qualcosa che non so. Aspetta.
Ha detto che lo sapeva.
Ha detto che “sbavavo dietro a Kiyama” con un’espressione furente.
Sembra nervoso perché sto uscendo con Midorikawa.
No, non può essere ...
Sogghigno divertita, anzi, inizio proprio a ridere.
Il rosso inarca un sopracciglio e mi fissa interrogativamente.
«Tu ... tu sei geloso!» gli dico indicandolo mentre mi tengo lo stomaco dal gran ridere.
«M-ma cosa cavolo dici, non sono affatto geloso!» tenta di difendersi, però non attacca. Smetto di sogghignare e mi raddrizzo, mi afferro la testa fra le mani con un sorriso ebete sulla faccia.
«Non ci credo, Nagumo Haruya è geloso della sua cuginetta!» esclamo iniziando a girare e rigirare sul posto «Geloso, geloso, geloso!» cantileno mentre sul suo volto si dipinge un misto fra imbarazzo e desiderio incontrollabile di uccidermi.
Dischiude le labbra per urlarmi qualche cosa contro, ma io lo anticipo e mi butto fra le sue braccia in uno scatto improvviso di affetto, facendolo cadere all’indietro.
Ed eccoli lì, Nagumo e Nancy, sdraiati l’una sopra l’altro, io sorridente e lui che mi sta dedicando uno sguardo assassino.
«Sei matta?!» strilla spostandomi debolmente, ma sono troppo contenta per permettergli di allontanarmi.
«Sei geloso, ti rendi conto di che vuol dire? Sei geloso, sei geloso!»
«N-non sono geloso, idiot—» non termina la frase, per il semplice motivo che mi sono di nuovo abbracciata a lui, adesso la mia testa è sulla sua spalla e lo sento irrigidirsi.
«Vuol dire che mi vuoi bene,tulip, sei arrabbiato perché mi vuoi bene!» non lo sento ribattere. Si è arreso? Oppure è troppo scioccato per articolare una risposta negativa?
Mi scansa in malo modo e si alza in piedi, tossendo imbarazzato. Okay, lo prendo per un sì.
«Bastarda.» borbotta infine. «Tu con Ryuuji non ci esci.» aggiunge più deciso.
«Prova a fermarmi.»
Il campanello suona proprio in questo momento, e io sono ancora in un brodo di giuggiole.
Faccio quasi un salto mortale -si fa per dire- per sfuggire all’ira del tulipano e arrivo per prima alla porta; la apro con il fiatone e ad accogliermi ci sono i liquidi occhi di quel ragazzo che si è detto innamorato della sottoscritta.
«Portami via, prima che io venga sbranata dal lupo con cui vivo.» gli bisbiglio trafelata, lui sembra cogliere al volo e annuisce facendomi subito dopo segno di uscire, cosa che io mi appresto a fare.
«Midorikawa Ryuuji!» il rosso arriva in un attimo davanti alla porta e fissa terribilmente male il mio “accompagnatore” e -toh guarda- anche me «Esigo una spiegazione.» aggiunge con occhio torvo, anzi torvissimo.
Il verde esita un attimo, poi gli rivolge il suo solito sorriso.
«Sono innamorato di Nancy. Ti piace, come spiegazione?»
Il mio subconscio mi dice che è stato molto romantico, il mio buonsenso invece sembra più propenso a pensare che farsi linciare dal parente geloso prima ancora del primo appuntamento è una mossa molto falsa da azzardare.
«Io ti ammazzo.» come volevasi dimostrare.
Il pistacchio non sembra intenzionato a rispondere, così mi costringo a tirare fuori quella parte di me che non vorrei mai far notare, soprattutto ad Haruya; mi faccio coraggio: ho uno spasimante e migliore amico da salvare, dopotutto!
«L’ho detto che sei geloso!» accuso maliziosa. Sospiro divertita e mi accosto al caro cuginetto, che nel frattempo appare spaesato in una maniera assurda, così come Midorikawa. Gli alzò la frangetta con la mano e gli stampo un piccolo bacio sulla fronte, esattamente come ho fatto ieri sera con il pistacchietto; entrambi arrossiscono, e io rido di gusto.
Afferro la mano del ragazzo con il quale ho appuntamento e saluto l’altro ancora paralizzato con un cenno della mano, esattamente un secondo prima di iniziare a correre.
 
Abbiamo rallentato la rapidità dei nostri passi circa due isolati fa, e ora camminiamo con tranquillità nel silenzio più tombale. Ciò nonostante sono allegra, ho scoperto che il mio caro cuginetto è geloso, e anche molto, come potrei ora buttarmi giù?
«Nancy?» mi chiama titubante il coetaneo che sta passeggiando accanto a me in direzione del parco dei divertimenti.
«Cosa c’è, Ryuuji?» rispondo senza guardarlo, molto contenta che finalmente si sia deciso a spezzare il silenzio.
«Fammi un favore ...»
«Uh?»
«Evita di baciare altri ragazzi davanti ai miei occhi, per favore!»
 
P.O.V. Midorikawa
 
Si mette a ridere, facendomi venire il desiderio di sprofondare. Terra, inghiottimi ora!
Non sono riuscito a trattenermi, avevo bisogno di dirglielo; perché, anche se mi secca ammetterlo e anche se Nagumo è suo cugino, non è stato affatto piacevole vedere quel contatto fra le labbra di Nancy e la fronte del rosso.
Per niente.
Arrossendo faccio cambiare direzione al mio sguardo, mi sento come un personaggio di uno sdolcinato film in bianco e nero, uno di quei personaggi secondari follemente innamorati della protagonista, che prova a dargli una possibilità e poi se ne va via, correndo dietro ad un ragazzo perfetto che corrisponde alla sua idea di principe azzurro.
Ed eccola lì, nella mia mente si forma l’immagine del mio migliore amico, sempre che lo sia ancora. Che fatica, essere innamorati ...
Siamo quasi arrivati, intravedo la ruota panoramica del Luna Park; già da qui si può notare come sia stata letteralmente imbiancata dalla nevicata di stanotte. Se fosse sera, potrebbe essere dannatamente romantica.
«D’accordo, lo farò.» la voce della mia amica mi fa perdere un battito.
«Cosa?»
«Non bacerò altri ragazzi, è quello che mi hai chiesto di fare.» mi prende di nuovo per mano e mi sorride, poi ricomincia a correre.
Sbaglio, o ha una voglia matta di farmi sciogliere entro oggi?
 
Il Luna Park innevato è davvero uno spettacolo meraviglioso. Le giostre sono tutte bianche, anche se le hanno ripulite come meglio potevano; ovviamente pago io l’ingresso ad ognuna di esse, e Nancy mi trascina praticamente in ogni posto che sia presente in questo enorme parco.
Dopo appena trenta minuti, mi ha già fatto vincere per lei un peluche a forma di orso, alto almeno una trentina di centimetri e di un bel marroncino chiaro. Mi sto chiedendo come un pazzo perché lo voleva tanto, lei non ama particolarmente questo genere di cose.
Però se lo tiene stretto fra le braccia, facendo osservare a tutti come è grande.
Camminiamo fianco a fianco per le viuzze ricoperte di candida neve, i suoi stivali tonfano lasciando molte impronte ben visibili, al contrario dei miei doposci, che è già tanto se mi tengono in piedi e mi impediscono di scivolare.
Vedo i suoi occhi viola posarsi su qualcosa che mi sta terrorizzando al solo pensiero: un lago, uno di quelli dove di solito si noleggiano i pedalò dalle forme più assurde, che è completamente sovrastato da una spessa e scivolosa lastra di ghiaccio.
Sopra di essa, ci sono tantissime persone che pattinano allegre, fanno capitomboli da paura, ridono e si divertono. Scorgo anche un paio di coppiette che vanno mano nella mano, e provo molta invidia.
Il viso di Nancy si illumina, il mio si incupisce.
«Ryuuji, perché non andiamo anche noi?» trasalisco. Sapevo che me l’avrebbe chiesto!
Cerco di inventarmi una scusa decente, ma mi viene in mente solo la verità. Con un po’ di imbarazzo, portò la mano dietro la testa e inizio a ridere nervosamente.
«N-non ne ho molta voglia ...»
«Dai, perché no? È da quando sono in Giappone che non pattino, mi manca da morire il ghiaccio sotto i piedi! In America i miei mi ci portavano almeno cinque volte ogni dicembre!» mi inquieto ancora di più quando si volta verso di me guardandomi supplichevole.
«Beh, vedi Nancy ... io ... io non ho la minima idea di come si faccia, a pattinare!» confesso tutto d’un fiato, divenendo vermiglio -di nuovo-.
«E allora?» come sarebbe, e allora? «Ti insegno io, forza, andiamo!» ah, ecco ... aspetta, che?! Niente da fare, non ho nemmeno il  tempo di controbattere, in meno di un minuto sono seduto su una panchina che mi infilo i pattini appena noleggiati dallo stesso tizio che noleggia pedalò. Ma non poteva farsi una vacanza, sotto Natale, e impedirmi di fare una pessima figura?
Sta di fatto che ci mettiamo in piedi sul ghiaccio, o meglio, lei si mette ritta e io allargo la braccia per mantenermi in equilibrio, mentre i miei piedi scivolano una continuazione. Sono qui da due secondi e sono già caduto. Cominciamo bene ...
«Reggiti a me.» mi consiglia la mia amica e mi afferra le mani con un caldo sorriso.
Lentamente -molto lentamente- accenno a migliorare, ciò nonostante sono così imbranato che rimaniamo così finché non se ne sono andati tutti.
Siamo venuti qui per divertirci -e non solo, il che mi mette ansia- e invece passiamo quasi tutta la giornata sul ghiaccio, con la corvina che dimostra le sue qualità di perfetta insegnante di pattinaggio.
La cosa veramente positiva in tutto questo è che in tutto questo lasso di tempo mi ha tenuto le mani, e poi solo una per aiutarmi ad abituarmi.
Certo, i risultati sono molto scarsi, dato che più lei spiega e più io anziché ascoltare mi perdo dentro i suoi occhi ... però è il pensiero che conta, giusto?
Mi molla d’improvviso la mano e casco all’indietro. Cavolo, perché sono troppo cotto per avere buonsenso?!
 
Finalmente, intorno alle 17, abbiamo i piedi troppo congelati per rimanere ancora lì, e decidiamo di andarcene; restituiamo i pattini, ci rinfiliamo le nostre scarpe e via, sulla strada.
«Alla fine, non sai pattinare.» constata sospirando. Dalla sua bocca esce una nuvoletta di vapore acqueo, e un brivido mi percorre la schiena.
«Lo so, sono un disastro. Scusa.» confermo arrendevole. Ricevo un debolissimo scappellotto sulla nuca che mi stupisce molto.
«Ma che dici, non mi sono mai divertita tanto!» esclama rivolgendomi un caloroso sorriso «E poi, questa è stata solo la prima lezione.»
Strabuzzo gli occhi.
Non avrà mica intenzione di ripetere quest’esperienza sul ghiaccio, vero?!
Quella matta non smette di sorridere, e solleva lo sguardo; d’un tratto arresta il suo passo e io, superandola, mi fermo a mia volta, voltando la testa verso di lei, preoccupato.
Il sorriso che si sta dipingendo ancora una volta sul suo volto mi rassicura, ma mi spaventa allora stesso modo: cosa vorrà fare, ora?
«R-U-O-T-A» sillaba silenziosamente indicando verso la gigantesca ruota panoramica a circa un centinaio o forse più metri da noi. Ora che ci penso, è la prima cosa che ho notato arrivando, e anche io non vedo l’ora di salirci.
Gli sorrido come faccio di solito e insieme ci dirigiamo svelti in quella direzione, giusto per scoprire, non appena arrivati, che c’è una folla pazzesca, attirata da qualcosa che sembra una rappresentazione del teatro che sta accanto alla ruota.
Ci districhiamo un attimo e ci buttiamo nella mischia.
«Nancy, fai attenzione, potresti perdert—» comincio girandomi, ma mi paralizzo: Nancy non c’è.
Oh, no, no, no, no! Me la sono già persa!
 
P.O.V. Nancy
 
Mi sono voltata un secondo e Midorikawa è scomparso nel nulla.
«Ryuuji!» grido. Continuo a urlare, ma so che è inutile, c’è troppo rumore, a momenti non mi sento nemmeno io.
Decido di rimanere in silenzio e magari uscire dalla massa di gente nella quale sono intrappolata; provo e riprovo, non ci riesco.
La preoccupazione si impossessa rapidamente di me. Sono certa che anche lui si sta preoccupando molto, non ho idea di dove sia!
Afferro il telefono e compongo il suo numero. Niente, la linea è troppo disturbata, qui tutti quanti cercano di telefonare alle persone che si sono perse! Orrore ...
Aspetto un po’ -parecchio- e la folla non se ne va. Sono tentata di buttarmi a terra e lo farei se non temessi di essere calpestata. Non sono neanche riuscita ad avvicinarmi alla ruota panoramica.
Ho paura, cavolo, molta, molta paura.
 
Avverto una mano stringere le mie dita e sussulto. Mi volto sperando che sia il verde, invece mi ritrovo davanti due occhi verdi, spenti e socchiusi, e una chioma rossa.
Oh, sì, certo, ora sì che sono tranquilla.
«Nancy, tutto bene?» mi domanda sereno mentre divincolo malamente la mano. Non ho voglia di parlare con lui.
«Alla grande. Sparisci.» replico secca «Anzi no, dimmi che ci fai qui, Hiroto. Oggi è Natale, non dovresti stare con i tuoi amici?»
«Dovrei dire lo stesso di te. E di Midorikawa.» aggiunge. Il suo tono si inasprisce terribilmente quando pronuncia il nome del mio amico, e mi si raggela il sangue nelle vene all’idea che mi è balenata in testa.
«Ci stavi seguendo?» domando scioccata. Non ottengo risposta.
Sì, ci stava seguendo. Rifletto attentamente senza degnarlo di uno sguardo. Midorikawa ieri mi ha detto che ... mi ha detto che anche Hiroto è innamorato di me. Oh santissimo cielo.
Cosa fa, il geloso anche lui, adesso?
Il mio pensiero si sposta d’improvviso sul ragazzo con il quale sono venuta qui. Quello con il quale ho passato una splendida giornata a pattinare sul ghiaccio.
«Devo trovare Ryuuji.»
«Come pensi di fare? Siamo in mezzo ad una folla immensa.»
«Fatti i cazzi tuoi, Hiroto!» sbraito contrariata. Però mi mordo la lingua, perché ha ragione.
«E se ti dicessi che so come uscire?» sgrano gli occhi. Ha davvero detto quello che ho sentito?
Incomincio a pregarlo di darmi una mano a districarmi dalla folla, e lui promette di aiutarmi ad una condizione: devo decidere in fretta cosa provo per Midorikawa e per lui. Che palle, mi sono infilata in un triangolo amoroso, come diamine ho fatto?!
Alla fine accetto, anche perché temo di avere le idee già abbastanza chiare. Lo prendo svogliatamente per mano e non so come lui si muove agilmente fra la gente, dispensando sorrisi magnetici a chiunque; vedo ragazzine arrossire e uomini e donne complimentarsi per l’educazione.
Io direi “per la recitazione da Oscar”, altro che educazione.
 
Appena poso piede fuori dalla massa incontenibile di gente, prendo un respiro a pieni polmoni e torno al mio obiettivo principale. Trovare il mio pistacchietto il prima possibile.
Ehi, un momento ... ho davvero pensato a lui come “mio”?
«Nancy! Grazie al cielo stai bene!» alzo gli occhi e vedo il ragazzo dalla carnagione ambrata correre verso di noi. Il suo sorriso si smorza in una smorfia quando vede che vicino a me c’è il suo migliore amico.
Non appena ci raggiunge, quei due iniziano subito a guardarsi male ma, non so perché, non mi interessa minimamente.
«Hiroto, che fai qui?»
«Dovrei chiederti la stessa cosa!»
«Sto solo passando la giornata con Nancy, idiota.»
«Oh, lo vedo! A me pochi minuti fa in mezzo a quel casino mi sembrava disperata! Bel modo di passare un appuntamento, persa nella folla mentre il tuo accompagnatore va in giro chissà dove!»
«Non dire scemenze! Mi sono distratto un attimo, non è stata colpa mia! E appena sono riuscito ad uscire dalla folla sono corso a cercare un aiuto per trovarla fra il personale del parco!»
«Fatto sta che l’hai lasciata sola, e—» si interrompe bruscamente quando un lacrima gli colpisce il viso.
Quella lacrima è mia. Ed è arrivata in faccia a Hiroto a causa del vento creato dal mio movimento improvviso. Perché mi sono appena buttata fra le braccia di Midorikawa, e sono in lacrime come una povera scema.
«Ryuuji!» chiamo il suo nome. Sento che non mi sto vergognando nemmeno un po’, non mi interessa il fatto che davanti a me ci sia Hiroto.
Perché in mezzo a quella folla ho dannatamente pensato a Midorikawa, e avevo paura per lui.
«Nancy ...?»
«Ryuuji! Non lasciarmi mai più da sola ... ero così preoccupata!» gli sto bagnando tutta la giacca. Però, le sue braccia intorno a me ... il suo petto è sempre stato così caldo e confortevole?
Percepisco il suo profumo, il forte profumo di caramello che proviene dal ragazzo che mi sta stringendo. Non lo vedo, ma so che sta sorridendo.
«Non ti preoccupare. D’ora in poi non ti lascerò mai più, te lo prometto.» mi sussurra gentile in un orecchio, ho un tremito ma sorrido. Decido di fidarmi e mi tranquillizzo.
Poi, d’improvviso, mi viene uno strano impulso che non me la sento di reprimere. Stringo con le mani la sua giacca e alzo lo sguardo verso il suo volto, mi avvicino sempre di più e annullo la distanza fra di noi chiudendolo in un bacio. Di nuovo, me ne frego altamente di Hiroto, e approfondisco quel bacio subito dopo; lui smette di abbracciarmi e mi posa una mano sulle spalle, l’altra fra i capelli.
Sì, sono proprio andata.
Mi stacco, terribilmente purpurea, e mi volto verso il rosso che sta stringendo i pugni scrutandoci con socchiusi occhi frementi.
«Midorikawa.» mormoro «I’m in love with Midorikawa, Hiroto.» lo informo in inglese, sia per l’emozione sia perché a dirlo in giapponese mi imbarazzerei troppo.
«Sì, lo vedo.» ribatte quello digrignando i denti. «Allora me ne vado.» commenta, e ne va. Mi sembra quasi di vedere del fumo uscire dalle sue orecchie.
Non appena scompare dalla nostra vista, inizio a ridere.
«Che dici, andiamo a casa?» domanda il verde.
«Se sei pronto a morire fra atroci dolori.» rispondo prendendolo per mano e iniziando a camminare con lui verso l’uscita del parco.
«Uh? Perché dici così?»
«Non so se te lo ricordi, ma ho un cugino geloso che non sarà affatto felice di vedermi fidanzata.»
«Aspe— fidanzata?» io ammicco divertita e d’improvviso inizio a correre.
«Prova a prendermi se ci riesci!» gli grido voltandomi senza accennare a fermare la mia corsa. Il mio ragazzo mi rincorre ridendo e intimandomi di fermarmi.
Sono veramente troppo felice, chissenefrega se Haruya mi ucciderà ...
 
Ce l’ho fatta, l’ho finito!!
Sono gasatissima, è il primo finale di fic che scrivo.
Sono su di giriiiiiiiiiiiiiiiiiiii e l’ho fatto lunghissimooooooooo.
Commentante mi raccomando, io fuggo!
Tanti cari saluti!!
  
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