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Autore: Ismene_    04/01/2013    3 recensioni
Chiudete gli occhi e immaginate.
Siamo alla fine del quinto anno. James Potter ha un piano. Sbagliare volutamente una pozione, spingere Lumacorno a compassione e ritrovarsi un pomeriggio intero con Lily Evans, la più brava della classe nonchè ragazza dei suoi sogni, per rifarla. I classici battibecchi tra i due maa ... qualcosa va storto e si ritrovano nel futuro.
La storia è ambientata nel 1993, quanto Harry era al suo terzo anno.
Non è un caso.
Io amo i Malandrini. Questo è il presupposto dal quale partire per capire tutte le mie scelte.
Quando Harry è la suo terzo anno tre dei Malandrini si ritrovano ad Hogwarts.
Remus è il professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
Peter è Crosta (non mi dilungo xD).
Sirius cerca Harry.
Ne mancava soltanto uno.
Ebbene, eccolo qua!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Dallo scorso capitolo…

[  Gli erano sempre piaciuti, quei due. Sapeva che si sarebbero sposati.

Triste fine, davvero triste.

Ma grande inizio, grande inizio.

Per il momento, lui avrebbe fatto delle ricerche per accertare che la sua idea fosse perfetta.

Se la sarebbe presa comoda, quei due se la sarebbero cavata.

Poi, indossando la divisa di Hogwarts, erano ancora studenti.

Quindi si odiavano ancora.

Quindi, ne avrebbe viste delle belle.

Interessante, molto interessante.  ]

 

VI

Viaggio fra gli elfi.

 

-James, ti ho detto di stare attento!

-Don’t worry, baby. So quello che faccio.

Erano da poco usciti dall’aula di pozioni per dirigersi, guidati dalla fame, nelle cucine. James Potter camminava tranquillamente, senza curarsi di essere visto da qualcuno. Dopotutto, anche se in un tempo diverso, quella era la sua Hogwarts, e nessuno sapeva meglio di lui come girovagare alla scoperta di posti nuovi durante la notte. Beh, forse soltanto Sirius, ma quei due possono essere considerati una cosa sola.

Lily Evans, invece, pur in un tempo diverso, era sempre un Prefetto. E, in quanto tale, non le era facile trasgredire le  regole. Inoltre, non aveva la più pallida idea di quale fosse il carattere del ragazzo. Se avesse ripreso dal padre? Non sarebbe stato difficile trovarselo di fronte.

Quindi, se il giovane Potter camminava spavaldo per i corridoi, facendosi luce senza paura con la sua bacchetta, Lily Evans si nascondeva dietro ogni muro, dietro ogni armatura, dietro ogni statua, per accertarsi di non essere vista da visitatori indesiderati.

-Evans, di questo passo farà giorno prima di arrivare alle cucine. Muoviti!

La ragazza si guardò intorno con fare sospetto. Era notte fonda, tutto il castello dormiva, doveva essere un periodo di pace se lei aveva un figlio… chi avrebbe potuto trovarli? Una volta realizzato ciò, imbarazzata, si rese conto di aver fatto la figura della sciocca, e raggiunse di corsa il ragazzo, che la aspettava alla fine del corridoio.

-Precauzioni, Potter, bisogna sempre prendere precauzioni- cercò di giustificarsi.

-Già, altrimenti ci si ritrova con un figlio a seidici anni- ridacchiò lui.

-Potter, io non intendevo di certo…- si difese lei imbarazzata. Non che la imbarazzassero determinati argomenti, più che altro l’idea che sarebbe realmente accaduto di lì a poco. Beh, non poco inteso come il tempo necessario ad arrivare in un posto appartato, poco in senso di mesi.

-Nemmeno io, Lily, nemmeno io. Scusami, a volte non riesco a controllare il mio senso dell’umorismo.

-Ti capisco, anche a me capita.

-Senso dell’umorismo? Tu, Evans?- chiese lui scettico.

-Certo, Potter. Cosa credi, di conoscermi così bene?- ribatté lei con aria stizzita.

-No, ma abbastanza bene da sapere che stai morendo di fame.

-Miseriaccia, questo è vero” e il suo stomaco brontolante confermò le parole della ragazza.

-Da questa parte, siamo quasi arrivati”.

Infatti, dopo aver camminato per un po’ lungo i sotterranei, si ritrovarono di fronte ad un quadro, raffigurante un piatto di frutta. James si fermò.

-Non ero mai stata qui- disse Lily.

-Ci credo, non è un posto molto conosciuto. Siamo arrivati.

-Potter, io non vedo niente.

-Evans, siamo ad Hogwarts, ancora non impari la lezione più importante?.

-È un posto magico?- chiese lei.

-Già. In tutto e per tutto. È la magia personificata. Qui nulla è esplicito, c’è un mondo intero che la maggior parte degli studenti non conosce. Ci passerei tutta la vita, sperando di scoprire almeno una parte dei suoi segreti- disse lui estasiato.

-È questo che fate? Tu e gli altri, è questo che fate? Cercate i posti nascosti della scuola?.

-Cerchiamo la vera Hogwarts.

-Di studiare non se ne parla, eh?.

-Cara Evans, noi impariamo cose molto più importanti di quelle scritte sui libri. Sta’ a vedere.

Si avvicinò al quadro. Per un attimo si girò verso di lei. Una luce particolare attraversò i suoi occhi. Poi alzò una mano, andando a toccare una pera nel vaso di frutta. Lily lo guardò scettica, ancora non succedeva nulla. James la guardò di nuovo e iniziò a fare qualcosa di strano vicino alla pera. Solletico? Sì, solletico, perché, cosa ancora più incredibile, quella cominciò a ridacchiare, per poi svelare un varco dietro la parete.

James aveva ragione, Hogwarts non avrebbe mai smesso di sorprendere tutti loro.

Si girò verso di lei, invitandola ad entrare prima di lui.

Attraversò il varco, trovandosi di fronte ad uno spettacolo incredibile.

Centinaia di elfi domestici si aggiravano frettolosi e indaffarati per le cucine, enormi forni e piani di lavoro pieni di ingredienti vari, e ogni tipo di leccornia veniva sfornato a tempo record, inondando la stanza con il suo profumo. Di tutto, davvero di tutto. E, vedere tutto quel cibo squisito là giù era, se possibile, ancora meglio che mangiarlo in Sala Grande.

Forse la fame, forse la nostalgia della cucina di casa propria, resero lo spettacolo commovente agli occhi di Lily.

-Evans, devi avere davvero una gran fame!- le sussurrò James in un orecchio, accorgendosi dei suoi occhi lucidi. Questo determinò un lieve tremore in lei che, fortunatamente, il ragazzo non sentì.

-Polly! Ehi, Polly, sono io. Ti spiegherò tutto a pancia piena, ora potresti per favore portare qualcosa da mangiare a me e alla mia amica? Dire che siamo affamati è un eufemismo- disse il ragazzo, chiamando uno degli elfi. Nessuno di loro si era accorto dell’arrivo di quei due.

L’elfo di nome Polly si fermò, guardando James negli occhi. Lo stesso sguardo. Lo stesso di Piton, quando aveva visto Lily. Che fossero ammattiti tutti?

-Sì, Polly, so che è assurdo. Sono giovane e splendente come non mi avrai visto da tanto. Ma ho bisogno che tu non lo dica a nessuno, okay? Risolveremo la cosa con calma, ma è essenziale che nessuno venga a sapere che io e Lily siamo qui. Potresti mantenere il segreto, per favore? Amico, pensa a quante ne abbiamo passate insieme!- ammiccò il ragazzo. Ed era vero, eccome se era vero. Quante volte li aveva aiutati a nascondersi per non essere scoperti durante le loro malefatte; gli aveva messo da parte del cibo ogni volta che, per qualche punizione, doveva saltare dei pasti. C’era un accordo comune fra di loro, che rendeva il loro legame davvero sincero.

-Padron James, Polly… vi farà avere al più presto qualcosa da mangiare. E… e… se volete Polly può chiedere di farvi restare con loro, qui. Però Polly… però Polly deve prima sapere cosa è successo. Altrimenti Polly non può fare nulla. Capite, padron James?.

-Certo, Polly, capisco. Grazie, amico, grazie- disse, dandogli una pacca affettuosa sulla spalla.

Polly lo guardò riconoscente, con gli occhi lucidi, e sparì per un attimo verso il camino che si trovava sul fondo dell’ambiente. Poco dopo arrivò un altro elfo domestico, portando loro ogni tipo di cibo.

-Ed ora, Evans, se vedrai ogni traccia di civiltà scomparire dai miei modi, non essere turbata. Ho fame, Merlino, troppa fame!- disse il ragazzo, fiondandosi su un tacchino intero.

Lily lo osservò per un attimo. Era davvero disgustoso. Lo spettacolo peggiore che avesse mai visto. Talmente squallido che, poco dopo, anche lei si fiondò un piatto di porridge, per assalirlo con la stessa violenza del ragazzo.

-Complimenti, donna, così si fa!- esclamò un sorpreso James Potter, porgendole una coscia di tacchino come se volesse brindare. Aspettando, ovviamente, che lei facesse lo stesso.

La ragazza alzò lo sguardo. Osservò prima lui, poi se stessa, poi pensò che non era più così disperata come qualche secondo prima.

-No, Potter, no- lo rimproverò lei.

-Uhm- rispose lui, non troppo deluso. Dopotutto, quella che si stava ingozzando era pur sempre la sua dolce e delicata Lily Evans. Non poteva pretendere che abbandonasse la sua classe solo per fame! Conservava un certo decoro mentre, con le mani, strappava pezzi di carne per addentarli. Terminato ogni morso, infatti, prendeva un fazzoletto per pulire, con delicatezza, le sue labbra.

Finito il pasto, furono raggiunti di nuovo da Polly, il piccolo elfo amico di James. Diceva di avere grandi notizie, davvero ottime per il Signorino James e la sua ragazza. Prima però, come aveva già detto, doveva conoscere la loro storia.

E così, intorno al camino sul fondo della stanza, gli elfi domestici si riunirono attorno ai due ragazzi per ascoltare la loro storia. James e Lily raccontarono loro di come si fossero ritrovati senza volerlo in un altro tempo, di come il ragazzo aveva scoperto di avere un figlio, dell’incontro con Severus Piton, e di come fosse di estrema importanza che nessuno venisse a sapere della loro presenza.

Gli elfi domestici capirono la gravità della situazione e capirono anche come, in situazioni estreme, si possa fare uno strappo alla regola. D’altronde, non avrebbero trasgredito a nessuno comando, soltanto avrebbero omesso un piccolo dettaglio. Dopo averne parlato fra di loro, furono tutti d’accordo con la proposta di Polly.

Il Signorino James e la ragazza sarebbero restati lì, nelle cucine, con loro a tempo indeterminato.

Prepararono un piccolo giaciglio fatto di bucce di patate coperte da un sacco e lo sistemarono in fondo alla stanza, vicino al caldo del camino. Poi andarono a dormire, per risvegliarsi dopo qualche ora per preparare la colazione.

I due ragazzi si sistemarono vicino al camino. James divise in due il sacco, per preparare due letti distinti. Polly doveva aver architettato tutto per farlo dormire con Lily, furbacchione di un elfo. La ragazza gli fu molto grata per questo, e si sistemò prona sul sacco, a guardare la fiamma del fuoco. James, a pochi metri di distanza, fece lo stesso.

-Sai, non avevo mai visto un elfo domestico prima d’ora- gli sussurrò la ragazza.

-Davvero? Noi ne abbiamo un paio, a casa.

-Oh. Ma non è schiavitù?”.

-A loro, nella maggior parte dei casi, fa piacere servire i propri padroni. Il loro comportamento è proporzionale al modo in cui li tratti. Alcuni vivono in condizioni pessime, sono davvero degli schiavi. So che ti sembrerà strano, ma è una delle cose che i maghi ancora non capiscono- disse il ragazzo con rabbia.

-E tu?.

-Io cosa?.

-Tu come li tratti?.

-Come hai visto poco fa. Polly è mio amico, e ancora di più lo sono Penny e Wolly, gli elfi della mia famiglia. Io non la vedo in senso negativo. Vivono con noi da quando sono nato, e prima vivevano uno con la famiglia di mio padre, una con quella di mia madre. C’è un legame. La mia famiglia però può essere considerata un eccezione- disse.

-È una bella cosa. Chissà, se fossi stato un altro ora non ci avrebbero accolti.

-È qui che sbagli. Sono delle creature terribilmente altruiste. Puoi trattarle male, ma la maggior parte di loro ti aiuterà sempre.

-Guardali, sono così indifesi- sussurrò lei, guardando tutte quelle creature che dormivano intorno a loro, sparse per la stanza.

-Eppure basterebbe un calzino per liberarli…- disse lui.

-Già, ne avevo letto da qualche parte- confermò lei.

-Evans, dobbiamo decidere cosa fare, non si può continuare così- cambiò argomento il ragazzo.

-Lo so, Potter, lo so. Il fatto è che la situazione è così…

-Insolita- completò lui.

-Strana. Non soltanto il fatto di essere piombati nel futuro, ma anche di essere qui con te. Nulla di personale, ma io non ti sopporto”.

-Questo lo so bene. Ma in questo momento ci sono cose più importanti dei nostri litigi quotidiani.

C’era qualcosa, nel modo in cui aveva detto nostri, che fece quasi immobilizzare la ragazza.

-Questa volta di do ragione. Sai, penso che non dovremmo parlare subito con il professor Silente. Potremmo usare qualche incantesimo per cambiare leggermente il nostro aspetto. Che ne so, tu senza occhiali, io mora. Nessuno ci riconoscerebbe. Siamo nel futuro, Potter! Sai quante persone vorrebbero avere la nostra occasione? Quante cose saranno cambiate in tredici anni? Non hai voglia di scoprirlo? Di vedere il nostro futuro con gli occhi di due sedicenni, e non con quelli che abbiamo in questo tempo?

Questa è la ragazza che amo, pensò James. Diavolo, che donna.

-Così mi piaci, Evans, io non aspettavo altro. Quindi, da questo momento, agiamo in incognito.

-Non Evans, Potter. Agente 007’.

-Una battuta, Bond?

-Te l’ho detto, non mi conosci!

-Forse siamo qui per questo, per conoscerci meglio-

-Non credo, Potter, non credo. Anche se Lumacorno sarebbe capace di architettare tutto questo.

-Il vecchio Luma, chi più in gamba di lui? Buonanotte, 007, domani sarà una lunga giornata.

-Cerca di dormire, Potter.

Il ragazzo sembrò addormentarsi, poi lanciò un grido.

-Il nome!

-Ma cosa diavolo… quale nome? Sei impazzito, Potter?

-Noi due, abbiamo lo stesso nome!

-Hai bevuto…

-No! Io sono James Potter, tu sei James Bond! Abbiamo lo stesso nome.

-Non farò mai più una battuta, se queste sono le conseguenze- disse la ragazza scoraggiata.

E, fra le risate del ragazzo e centinaia di elfi domestici, si addormentarono.

  
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