Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: MichaelJimRaven    04/01/2013    1 recensioni
Arrivo al castello di Peter, james e Sirius
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La Sala Grande era gremita di studenti, dal secondo al settimo anno, tutti rivolti verso la porta d'ingresso in attesa che arrivassero i primini, per accoglierli con il consueto applauso. Era una cerimonia che tutti avevano affrontato e faceva parte del folklore della scuola stessa così come lo smistamento nelle case.
La fila dei ragazzini del primo anno era stata incanalata lungo la corsia centrale dell'enorme stanza che divideva le quattro tavolate in due gruppi da due. Alla fine della corsia, una sedia da cerimonia con un cuscino in chintz e uno schienale piuttosto basso rispetto ai braccioli era stata collocata in precedenza. Sopra lo schienale, appollaiato come un vecchio corvo, il Cappello Parlante attendeva di dare il suo giudizio sui nuovi arrivati.
Il preside Dippett era seduto al centro della grande tavolata dei professori e chiacchierava amabilmente con un mago dall'aria altera, occhiali a mezzaluna ed una lunga barba rossiccia.
All'improvviso, la veste da mago di Peter venne strattonata da James che era proprio dietro di lui.
"Hey, tizio! Hai visto? Quello è il professor Silente! Il docente di Incantesimi. Dicono che sia il mago più dotato degli ultimi anni! Ha sconfitto Grindewald e steso molte delle nuove leggi dei maghi! È famoso!"
"Quello è Albus Silente? Wow!" le parole dei due ragazzi sembravano essere state udite da tutti i ragazzini del primo anno che ora avevano totalmente dimenticato lo smistamento e cercavano di guardare oltre il Cappello Parlante per scorgere il professore di Incantesimi.
In mezzo al trambusto creato dalla piccola curiosità, Sirius si era portato avanti spingendo dietro un ragazzino con lunghi e unti capelli neri ed un naso sconsideratamente importante che lo aveva apostrofato in malo modo. Senza dare alcun peso alla cosa, aveva raggiunto James e Peter.
"Certo che è Silente! Non vedete mai la Gazzetta? È ogni giorno su qualche articolo. La mia famiglia non lo vede di buon occhio perché sostiene le relazioni tra Babbani e Maghi… Sapete, per i Black è una sorta di disonore avere a che fare con i babbani!"
Il tono dispregiativo che si sentiva nelle parole di Sirius non era però rivolto ai babbani, ma all'atteggiamento che la sua famiglia assumeva verso di essi. Era chiaro che non condividesse minimamente la cosa e che, anzi, avesse tutta un’altra filosofia sul rapporto tra maghi e non-maghi.
"Mi chiamo Peter…"
La voce di Peter era uscita come il debole squittio di un topolino. James e Sirius si erano voltati a guardarlo interrogativi.
"Si… Insomma, la finite di chiamarmi TIZIO?"
I due ragazzi avevano voltato i propri visi fino ad incrociare i propri sguardi. James aveva scosso la testa.
"Tizio è più carino di Peter!"
"Vero! Tizio ti calza a pennello! Non trovi?"
I due sembravano intenti in un’importante disquisizione, quando le parole della professoressa Minerva McGranitt riportarono la loro attenzione verso quello che stavano per vivere.
"Ora, voi ragazzi del primo anno vi metterete in fila davanti a questa sedia. Prenderete posto su di essa e vi verrà messo in testa il Cappello Parlante. Una volta che avrete capito quale sarà la vostra famiglia, vi sistemerete nei primi posti del tavolo di appartenenza. Possiamo iniziare… Vieni avanti, Jason Allen!"
Il primo smistato era finito a Tassorosso, meritandosi gli applausi della propria casata; altri ragazzi vennero smistati più o meno in fretta, a parte un paio di casi di tremarella che avevano impedito all'esaminato di turno di giungere a sedersi senza ansia.
Dopo una paio di ragazzi era arrivato il turno di Sirius.
La voce della Mc Granitt aveva chiamato "Sirius Black!" indicando la sedia.
"Fatemi gli auguri!"
Un occhiolino a James e un sorriso a Peter, e Sirius si era avviato a passo sicuro verso la poltrona. Un attimo di silenzio aveva pervaso la Sala Grande. La fama dei Black era molto conosciuta ed estesa nel mondo magico. Tutti i Black erano finiti a Serpeverde e, quindi, tutti si aspettavano una conferma dal ragazzino dai lunghi capelli mossi. Il Cappello Parlante aveva esitato per qualche secondo. Era indeciso. Lo si poteva sentire mentre faceva congetture: "Potresti essere un buon Serpeverde! Lo vedo dalla tua linea di famiglia! Oh sì! Ma sento in te una luce diversa, Black! Tu andrai a ...GRIFONDORO!!"
Toltosi il cappello di testa, quasi incredulo, Sirius era corso al proprio tavolo di appartenenza dove aveva lasciato un posto vuoto tra lui e il secondo anno, e ora indicava James come per aspettarlo.
Prima di James, però, sarebbe toccato a "Peter Minus!" come aveva appena scandito la voce della professoressa McGranitt.
Era dunque giunto il momento di sapere dove sarebbe finito. Non c'era più tempo per ripensamenti o indecisioni: il Cappello vedeva dentro di te. Sentiva le tue emozioni e capiva il tuo temperamento. E non sbagliava mai.
C'era un intenso profumo di incenso che aleggiava nell'aria quando Peter si era portato in avanti per sedersi sulla poltrona. Il brusio delle tavole stava diventando distante per lui. Aveva altro a cui tendere orecchio.
Il Cappello gli era appena stato posato in testa e poteva sentire il profumo della vecchia pelle che rivestiva il magico copricapo. Sentiva il movimento delle tese quando egli parlava tra sé per scegliere dove mettere il ragazzo.
"Minus.. Minus, Minus. Conosco la tua famiglia! E conosco la tua indole. Credi di essere adatto a quello a cui aneli?... Beh, il tuo cuore dice di sì! Quindi… GRIFONDORO!"
Incredulo, quasi intontito dal fragore dell'applauso del proprio tavolo, Peter era sceso dalla sedia e si era diretto verso Sirius che aveva cavallerescamente scalato di posto, indicandogli di sedersi accanto a lui.
"Beh.. Allora vada per Peter. Non ti chiamerò più TIZIO!"
Quando anche James Potter aveva raggiunto la tavola del Grifondoro, la cerimonia stava per volgere alla fine .
Infatti, pochi minuti dopo era finita, permettendo al preside Dippett di snocciolare il solito discorso di Benvenuto agli studenti e augurando a tutti una buona cena per sancire l'inizio dell'anno scolastico.
Le portate erano abbondanti e varie, come ogni anno, ma era la prima volta che Peter, Sirius e James partecipavano al banchetto di benvenuto e ci stavano dando dentro come dei matti.
Satolli oltre limite, si erano alzati dal tavolo per seguire il proprio prefetto, tale John Bodden, che li stava scortando lungo le scale del castello fino ad arrivare al ritratto della Signora Grassa, che celava l'ingresso alla Sala Comune dei Grifondoro.
Il camino era acceso, le poltrone pulite di fresco e la tavola dello studio libera e lucida come se fosse appena stata fatta .
"Ricordatevela così ora, perché da domani non la vedrete più in queste condizioni, fino alle vacanze!" aveva detto scherzoso, Bodden mentre indicava la via dei dormitori ai ragazzi del primo anno.
I tre si erano presi i rispettivi posti che erano adiacenti l'uno agli altri. Oltre a loro, vi erano anche George Loden, Hannibal Leis e William Connelly. La camerata era al completo.
"Ragazzi, domani si inizia…" La voce di Peter era sognante e impaziente. James e Sirius erano già sotto le coperte, assonnati e sazi come non mai. Le uniche parole che arrivarono in risposta alla frase di Minus, furono quelle di James: "Dormi, Tizio… Anzi, Peter! Da domani ci sarà da ridere!"
Sirius aveva alzato la mano destra mostrando il pollice in segno di assenso e Peter si era messo sotto le proprie coperte, guardando il soffitto del proprio baldacchino.
Era la prima notte che passava fuori casa, lontano dai suoi genitori e dalle sue cose.
Era la prima notte di sette anni che si apprestava a vivere assieme ai suoi nuovi amici.


Le prime settimane di scuola erano risultate decisamente faticose per Peter, che non era abituato a dover far lavorar troppo il cervello su svariati argomenti. Odiava pozioni, anche se riusciva comunque a strappare una buona sufficienza, e non era per niente ferrato in erbologia, materia che, invece, era il vanto del padre, illustre botanico del mondo magico. Eccelleva, invece, in incantesimi: le lezioni di Silente erano uno spasso!
"Quell'uomo è un mito! Riesce a far sembrare divertente anche l'incantesimo della Pastoia!" aveva detto rivolto verso James, mentre stavano finendo un tema di Difesa che Moody aveva assegnato loro.
"L'incantesimo della Pastoia È divertente, Minus!" dietro di loro, Sirius era arrivato masticando un grosso boccone di mela, giocando con il resto del frutto passandoselo da una mano all'altra come se fosse un giocoliere.
"Che state facendo?" aveva chiesto ai due.
"Il tema sui Berretti Rossi che Moody ci ha propinato per finire degnamente questo trimestre, accidenti a lui!"
James stava sventolando il foglio di pergamena davanti al naso di Sirius, che lo aveva afferrato iniziando a leggere.
"Davvero, Potter... Non credevo che tu avessi un cervello! Guarda qui! Sei peggio di Mocciosus! "
"Non nominarmi quel Serpeverde, Black! L'unica cosa che ha di positivo è che non fa parte della nostra casata! È dannatamente saccente e sinistro. Secondo me, studia magia nera per conto suo!"
"Non dire bollivate, James… Il decreto per la legge magica dei minori, non prevede.."
"Oh! Sta zitto, Peter! Chi vuoi che badi a quelle regole?"
"Beh.. Noi, per esempio?"
"Sei proprio un ingenuo, Minus! Comunque, pare che da gennaio avremo un nuovo compagno di scuola! Me lo ha detto il vecchio Donkers, il guardiacaccia. Sapete , quello che sta nella casupola ai margini del parco, subito dopo il Cerchio di Roccia, appena fuori del ponte sospeso!" Sirius aveva indicato un imprecisato punto dietro la sua spalla, che si estendeva per la direzione esatta.
"Intendi dire il superiore di Rubeus? …Diavolo! Avrà centotrent'anni, oramai non se ne va in pensione?! Dovrebbero dare il posto ad Hagrid senza pensarci ancora troppo!"
James pareva aver impugnato la causa del giovane apprendista guardiacaccia come se fosse una sua battaglia personale. Si era perfino alzato in piedi mentre ne parlava "Devono smetterla, quelli del ministero, con la storia del mezzo gigante. È più in gamba di Donkers senza ombra di dubbio!"
"Hey, hey , hey! Testa di Scopalinda! Non prendertela con me! Parlane col Ministro, se ti va… Magari ti ascolta pure!"
Peter aveva riso a quelle parole, immaginandosi James Potter vestito a festa, davanti al Ministro della Magia e a tutto il consiglio del Ministero, con in mano una pila di fogli con scritte le proprie rimostranze e un impacciato Hagrid che si torceva le dita nell'attesa.
"Comunque, da gennaio arriverà un nuovo Grifondoro, questo è certo!" aveva ribadito Sirius, abbandonandosi mollemente sul divano davanti al camino, dando così le spalle ai due ragazzi. "Speriamo solo che non sia uno scassapluffe!"
Le lezioni di fine trimestre arrivarono in fretta ma furono le vacanze di Natale ad essere incredibilmente veloci nel loro trascorrere.
Peter non era andato a casa dai suoi, per le feste. Era rimasto al castello per prepararsi alle lezioni di gennaio cercando di mettersi in pari con gli studi prima che ricominciassero le interrogazioni e le sperimentazioni pratiche. Durante quel periodo trascorso senza Sirius e James, che erano entrambi a casa dei Potter, aveva preso la mania di girovagare per il castello. Era consapevole di quanto inesplorato fosse anche per i professori e lui era affascinato da quel luogo, come se ne fosse stregato.
Ed era la parola esatta, in quel frangente.
La sera della vigilia di Natale, aveva salutato gli amici in Sala Grande dopo il sontuoso banchetto ed aveva deciso di recarsi al quinto piano per esplorare la parte sud , proprio dove c'era il corridoio delle armature.
C'era una specie di leggenda su quel corridoio e sulla notte di Natale: se ci si trovava in un dato punto , allo scoccare della mezzanotte, sarebbe stato possibile sentire le voci in festa degli studenti del settimo anno del 1780 che perirono proprio la notte di Natale, durante una festa che avevano improvvisato nel salone del quinto piano, prima che crollasse a causa di una magia andata a male, sfracellandoli tutti senza escludere nessuno.
Successivamente, il salone era stato diviso in due grandi aule, con il corridoio piantato proprio nel mezzo. Nick-Quasi Senza Testa aveva giurato che le voci che si udivano erano proprio quelle di quei poveri sfortunati poco prima del trapasso.
Peter aveva appena calpestato l'ultimo gradino della scalinata principale ed aveva posato i propri piedi dentro al famoso corridoio. Era molto in penombra: solo qualche torcia era accesa qua e là, giusto per indicale la via da seguire. Ai lati, numerose armature erano immobili, rigide, ferme a guardare davanti a loro.
Da qualche parte, qualche piano più sotto, la voce degli studenti che rientravano nelle proprie sale comuni stava via via sparendo dietro agli spessi muri di pietra del castello.
Ora era il silenzio più totale, rotto solamente dai passi di Peter sul pavimento del corridoio. Erano solo le undici. Mancava ancora un’ora all'eventuale manifestarsi del fenomeno soprannaturale. Il posto presentava però già una luce spettrale ed inquietante, senza contare le grigie statue di maghi deformi e sofferenti che erano state scelte per adornare quel luogo.
Peter deglutì un buon quantitativo di saliva, prima di decidersi a sfoderare la sua bacchetta: aveva bisogno di luce.
"Lumos!"
La punta della bacchetta si era illuminata come se avesse una lampadina appiccicata. L'incantesimo della luce notturna era uno dei nuovi incanti che aveva appreso e che aveva subito fatto suo, provandolo e riprovandolo. Gli era stato d'aiuto molte volte nel suo girovagare per il castello durante le ore di buio e, mai come quella sera, era stato felice di averlo nel suo personale bagaglio di conoscenza.
Il corridoio sembrava piuttosto lungo e lineare: non aveva svolte o angoli morti e proseguiva diritto fino alla parete ovest dove, in teoria, si sarebbe dovuto biforcare. Peter aveva avuto occasione di delineare a mente il percorso di quella parte del quinto piano, osservando le finestre all'esterno del castello e cercando una similitudine con il percorso degli altri corridoio dei piani adiacenti.
Purtroppo per lui, però, Hogwarts non si era rivelata per nulla simmetrica né stabile, anzi! Sembrava avesse la capacità di variare di dimensione e forma a proprio piacimento, a seconda dell'occasione. Peter aveva sentito i ragazzi più grandi parlare di una certa "Stanza delle Necessità", una sorta di camera segreta che, a detta di chi l'aveva provata, cambiava il proprio interno a seconda del desiderio e del bisogno di chi vi sarebbe entrato.
I pensieri sulle molte possibilità che quella stanza avrebbe potuto soddisfare avevano fatto camminare Peter fino alla fine del corridoio. Era incredulo! Aveva percorso tutta quella strada senza accorgersene? Il ragazzo si era voltato indietro come a darsi una conferma di aver realmente raggiunto il lato opposto del corridoio. Davanti a lui, le armature e le torce erano le stesse di poco prima anche se era sicuro che accanto alla porta della seconda aula ce ne fosse una.
Senza dare troppo peso alla cosa, era tornato a prestare attenzione ai propri passi dirigendosi quindi verso destra, seguendo il corridoio.
Una seconda anticamera, più grande, fungeva da piccola libreria. Vi era una robusta scrivania in noce e almeno una decina di scaffali con molti libri grossi e polverosi che aspettavano solo di essere letti. Un paio di loro avevano deciso di "offrirsi" al ragazzo, volando sopra la scrivania sbattendo le proprie copertine come se fossero ali.
"Non ho tempo di leggere ora" aveva detto gentilmente rivolto verso uno dei due tomi che si era perfino sollevato diritto per essere più agevole ai suoi occhi.
Evidentemente, dovevano essere dei libri che raramente venivano consultati dagli studenti e quindi erano piuttosto smaniosi di venire adoperati da qualcuno, tanto da mettersi in mostra ogni qualvolta una persona passasse di là.
Lasciandosi alle spalle l'anticamera, Peter aveva raggiunto una porta piuttosto robusta e che sembrava fosse solamente accostata.
Aveva appena posato la mano sulla grossa maniglia in ferro, quando un colpo metallico lo aveva fatto voltare nuovamente verso la scrivania dove i libri si erano posati.
"Oh!… Figli di...!" Non era riuscito a finire la frase. Anzi, l'insulto. Compì un tuffo di lato per evitare una mazza chiodata lanciata contro di lui da un’armatura in ferro scuro, che ora stava avanzando verso di lui alzando e abbassando furiosamente la celata come se fosse la famelica bocca di una bestia affamata.
Steso a terra, non aveva molte chance di fuggire. Il corridoio era abbastanza largo, ma non sarebbe mai riuscito a dribblare l'armatura senza evitare di venir preso.
L'unica via era la porta. Senza pensarci troppo, si era alzato da terra dirigendosi verso di essa; l'aveva aperta con un calcio e si era infilato nel buio che aveva davanti, richiudendosi alle spalle il grosso uscio di legno. Dietro esso, l'armatura batteva forsennatamente per buttarla giù.
Peter premeva con tutto il corpo ed il suo peso per riuscire a tenere a bada i colpi dell'armatura, ma non avrebbe potuto resistere ancora per molto. Sentiva le braccia stanche per lo sforzo e le gambe non riuscivano a fare presa sul pavimento, troppo liscio per riuscire a frenare con le scarpe.
Improvvisamente, proprio quando la scarpa destra di Minus aveva deciso di togliersi mandandolo a ruzzolare a terra, una voce stentorea aveva pronunciato una formula che egli non aveva mai sentito. Nello stesso istante in cui la porta era stata aperta dall'armatura, Albus Silente aveva bloccato la minaccia di ferro che ora sembrava un innocuo fantoccio, messo a celare un buco su una parete.
"Temo che tu non dovresti essere qui, signor Minus. Infatti, mi chiedo il motivo della tua presenza in questo luogo e a quest'ora!"
Silente era in piedi davanti a lui, proprio accanto all'armatura. Aveva la barba raccolta con una specie di ferma cravatta e i soliti occhiali a mezzaluna calati sopra il naso aquilino. L'espressione del mago era di curiosità più che di rimprovero.
"Io... Mi scusi, professore... Io mi sono perso! Stavo pensando a un sacco di cose e non mi sono accorto di dove stessi andando! Davvero!"
L'uomo parve soppesare le parole del ragazzo che ora, seduto a terra, cercava a tentoni di ritrovare la propria scarpa. Con un pigro gesto della mano, Silente la fece volare dal buio fino alle mani di Peter.
"Grazie, Professor Silente… Ma come ha fatto?"
"Oh, Peter, credimi: non sarà una cosa che ti interesserà fino al terzo anno. Gli incantesimi di appello non verbali si tratteranno solo allora!" aveva detto, fermandosi solo per qualche secondo per permettere al ragazzo di rinfilarsi la scarpa. "Tuttavia, devo chiederti di lasciare questo corridoio e di non farvi più ritorno, almeno fino a che le armature non avranno esaurito il loro compito di guardiani speciale!"
"Guardiani a cosa? "
"Questo, mio giovane Peter, è un dettaglio che non ti deve interessare. L'unica cosa che devi tenere bene a mente è di stare alla larga dai pericoli! Aggirarsi per Hogwarts può rivelarsi molto pericoloso per chi non è a conoscenza delle sue difese, credimi!"
Peter si era rimesso in piedi e stava saggiando la solidità del proprio nodo ai lacci, quasi cercando di dimenticarsi di essere appena stato pizzicato a infrangere le regole. Silente, però, non sembrava dell'avviso di una punizione visto che aveva rimesso a posto l'armatura con pochi e rapidi cenni delle mani e ora aveva estratto dalla tunica una grossa ciambella, addentandola.
"Squisita! Ne hai mangiate a cena, Peter?"
"Si, professore… Almeno una decina, direi!" aveva risposto, abbassando lo sguardo sulla propria pancia.
"Bene! Un sano appetito è sintomo di buona salute. Ora, voglio che tu abbia la cortesia di andare dritto nella tua sala comune e aspettare con il resto dei tuoi compagni la mezzanotte!"
Questa volta la voce dell'uomo, seppure mite e scandita, non ammetteva repliche o incertezze alcune. Dopo aver annuito con ungesti veloce del capo, Peter aveva fatto un rapido dietro-front dirigendosi veloce verso la sala di Grifondoro. Aveva oltrepassato il buco del ritratto e si era diretto senza troppi complimenti sul divano davanti al camino, sedendosi accanto ad un ragazzo del sesto anno, rimasto lì per studiare.
Nella testa del ragazzino le domande erano molte: perché dovevano proteggere qualcosa giù al quinto piano? Hogwarts era una scuola, per tutti i bolidi! Mica era una filiale della Gringott! Doveva parlarne con Sirius e James al più presto. In pochi secondi aveva scritto una lettera indirizzata a James. L'indomani mattina sarebbe andato su fino alla guferia e avrebbe mandato la missiva ai due ragazzi intenti a festeggiare il Natale a casa dei Potter.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MichaelJimRaven