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Autore: Noelle_    05/01/2013    0 recensioni
One less night alone
One less child without a home
One less birthday gone forgotten
One more soul rising from the bottom
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emily era seduta sul suo letto, erano disposti uno accanto all'altro nell'ampia camerata dell'orfanotrofio.
Era il giorno delle visite, molte coppie di potenziali genitori erano arrivate la mattina presto in cerca di un bambino che avrebbe dovuto soddisfare tutte le loro aspettative.
Erano tutti così quei genitori, quanto avrebbe voluto comportarsi come tutte le altre bambine dell'istituto che la mattina presto avevano preparato le valigie confidando in una nuova mamma e un nuovo papà.
Lei no.
Non lo aveva fatto, era rimasta seduta su quel letto anonimo in una stanza anonima a fissare le gocce che, in quel giorno di pioggia, si stavano rincorrendo mentre scivolavano veloce sulla superficie di quell'unica e grande finestra in fondo allo stanzone.
Lei non la voleva più una famiglia. Non ne aveva bisogno.
O almeno lo credeva.
"Bambine scendete di corsa le famiglie sono qui!"
Alcuni strilli eccitati e il vociare di quelle bimbe invase la stanza ma tutti quei suoni seppur allegri non riuscivano a contagiarla in nessun modo.
Nonostante ciò dovette ugualmente scendere con le sue compagne, fino all'anno scorso ogni volta che percorreva quei corridoi per incontrare gli aspiranti genitori si immaginava che sarebbe stata l'ultima.
Guardava quel vecchio stanzone grigio, attraversava i lunghi e stretti corridoi dove c'era costantemente quel cattivo odore proveniente dalla cucina per poi scendere le scale e ritrovarsi nell'atrio dove qualcuno sarebbe stato adottato.
E ogni singola volta fissava quelle stanze come se fosse stata sicura di andarsene da li per sempre.
Non fu mai così, ogni volta doveva tornare indietro per riporre il vestito della festa nell'armadio e indossare quella divisa spenta.

Delusione dopo delusione, famiglia dopo famiglia, Emily collezionò così tante sconfitte decidendo che non valeva la pena di soffrire così per qualcuno che non sarebbe mai arrivato.







Gianni, questa notte, aveva deciso che la disposizione dei libri che si trovavano in soggiorno non era di suo gusto e aveva cominciato a toglierli dai ripiani della nostra libreria in legno.
Con tutto il rumore che faceva io non ero riuscita a chiudere occhio e intorno alle quattro mi ero ritrovata seduta sul tappeto del soggiorno con la schiena appoggiata al divano mentre passavo pesanti volumi rilegati al mio strano marito.
In realtà eravamo disperatamente alla ricerca di qualcosa in grado di tenerci occupati per le prossime sei ore, infatti la mattina dopo avremmo fatto visita all'oranotrofio dove i nostri amici avevano adottato qualche mese fa il piccolo Tod.
Quando il pavimento del salotto fu nuovamente visibile decidemmo di prepararci in anticipo per la prima volta in vita nostra.
Quando stavamo per uscire di casa mi accorsi di aver dimenticato la macchina fotografica e corsi al piano di sopra.
Dal mio studio sentì mio marito imprecare, afferrai la macchina e in pochi secondi arrivai davanti alla porta d'ingresso.
Gianni era intento a cercare qualcosa nelle tasche.
"Amore che succede?" gli domandai respirando in modo affannoso per la corsa appena fatta.
"Le chiavi, non so dove le ho messe"
Eravamo tesi, tra poche ore saremmo diventati un papà e una mamma, infatti non eravamo capaci nemmeno di portare avanti un discorso articolato.
In un momento di totale follia riuscì a mormorare poco convinta "Prenderemo un autobus..."
"Ma tu odi gli autobus!" ribatte lui preoccupato.
"L'orsetto!" Lo bloccai io.

Gianni mi guardò sconsolato, eravamo due adulti irrecuperabili chi mai ci avrebbe affidato una bambina, e soprattutto esisteva una bambina così temeraria che ci avrebbe voluti come genitori?

 





 

  
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