Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: PixieHoran_    05/01/2013    6 recensioni
I suoi erano due avvocati che giravano il mondo, a cui -ne era certa- la presenza di quella figlia nella loro vita era solo un peso.
Da piccola trascorreva le giornate con i nonni mentre i suoi erano chissà in quale parte del mondo; nell’arco di 17 anni quei due cari vecchietti avevano fatto da padre, madre, fratello, sorella e tutte le altre figure di cui si ha bisogno nella vita.
Ma com’è che si dice? Niente è per sempre? Be’ è dannatamente vero.
In breve tempo aveva perso le uniche persone che le erano state realmente vicine anche nei momenti difficili come l’adolescenza, il primo amore, le malattie…
Dana ha davvero sofferto dopo la loro scomparsa, era quasi caduta in depressione, loro erano le persone più importanti della sua vita! Se solo quella cazzo di macchina avesse colpito qualcun altro!
Ci è voluto tempo, l’aiuto dello psicologo e l’attenzione dei genitori per realizzare che purtroppo la vita va avanti e che bisogna viverla senza rimpianti.
Così la ragazza si è fatta forza e si è rialzata dal letto e da quel cuscino che veniva sporcato ogni giorno da litri di mascara.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dana

Passai lentamente la piastra sull’ultima ciocca bionda rimasta accompagnando tutto il movimento con lo sguardo. Dopo aver stirato anche le punte, l’appoggiai al lavandino, sospirando.

Il mio viso riflesso allo specchio era apparentemente calmo e rilassato. Nessuno sarebbe riuscito a capire che dietro la mia maschera si celassero ansia, angoscia, preoccupazione.

Con lo sguardo spento e mille pensieri che mi si affollavano nella testa, staccai la spina della piastra depositandola poi per terra.

Sospirai, stringendo le mani al bordo del lavandino bianco in ceramica.

Charlotte doveva arrivare a momenti, anzi, avrebbe dovuto già essere qui, come da accordo.

Presi l’iPhone cominciando a fissarne lo sfondo. Sentii una morsa attanagliarmi lo stomaco vedendone l’immagine: ritraeva Niall mentre mi regalava uno dei suoi magnifici sorrisi. I capelli biondi arruffati ad arte, due limpidi occhi azzurri che ti scrutavano curiosi e…le sue labbra. Se mi concentravo bene riuscivo a ricordare la sensazione che mi suscitavano mentre si univano alle mie, combaciando perfettamente come due frammenti di puzzle. Mi affiorarono nella mente i ricordi di quel poco tempo in cui siamo stati insieme. Ricordi tanto vividi da farmi quasi rabbrividire. Pensai subito alle sue braccia: riuscivano a riscaldarmi e a farmi sentire sempre protetta. Potrei dire che era proprio questa la cosa che mi mancava maggiormente: sentirmi protetta…e felice, come solo lui riusciva a farmi sentire. Quella di impostare una sua immagine come sfondo si potrebbe considerare autolesionismo allo stato puro ma la verità era che avevo un assurdo desiderio di sentirmelo vicino. E quello era l’unico modo che riuscivo a trovare. Scossi la testa per cacciare quei tristi pensieri, imponendomi di guardare solo l’orario: 16:23.

Charlotte era in ritardo di almeno un quarto d’ora. E se mi stava dando buca? E se gli stava dando buca? A costo di andarla a prendere per i capelli, ovunque si trovasse e darle pedate nel sedere, l’avrei spinta fra le braccia di Zayn. A tutti i costi. E sfruttando tutte le armi in mio possesso.

Sapevo quanto se ne fosse invaghita e sapevo anche che il moro provava gli stessi sentimenti nei confronti di lei. Glielo si leggeva negli occhi: in quelle due pozze marroni che sostenevano il mio sguardo curioso e allo stesso tempo indagatore mentre mi spiegava -o meglio- mentre provava a spiegarmi cosa provava per lei, quella stessa mattina a scuola. Mi aveva sorpreso non poco il fatto di essersi aperto così facilmente con me. Non è che avessimo un rapporto tanto amichevole, dopotutto.

Si capiva dal tono di voce che usava quando -dopo avermi chiamato subito dopo la scuola- mi implorava di aiutarlo ad avere Lottie e cercava di entrare nelle mie grazie sputando frasi del tipo “sei l’unica che mi può aiutare”.

Lo ascoltai mentre mi raccontava delle due figure di merda che gli aveva fatto fare la riccia. Mi trattenni dal non scoppiare a ridere come una cretina, facendolo vergognare tremendamente. Mi ricordo che sparava parole a raffica, fermandosi qualche secondo per respirare e poi riprendere a parlare. Ed io che mi sforzavo di seguirlo, con tanto di sopracciglia aggrottate e un’espressione estremamente concentrata. Più volte persi il filo, chiedendogli di ripetere, ricevendo come risposta uno “scusa” appena mormorato e un’altra raffica di parole sconnesse. Dopo averlo ascoltato, annuendo con vigore -anche se lui non poteva vedermi- mi venne un’idea.

Non potevo non fare qualcosa per quei due. Non potevano continuare a provare sentimenti reciproci e restare in silenzio -o peggio ancora- cercando di farli sparire, come stava facendo Charlotte. Anche se dovevo incavolarmi con quest’ultima perché non c’eravamo viste, come al solito, davanti il cancello al suono della campanella che ci indicava la fine della tortura per quel giorno; e di conseguenza non mi aveva fatto sapere nulla di tutta questa storia. Forse era il caso di farle sapere che ero una complice di Zayn. O forse no. Già, era meglio se ne restava allo scuro.

Vieni da me’ gli avevo detto all’improvviso, zittendolo.

Mi ricordavo il modo in cui si interruppe ascoltandomi in silenzio e trattenendo il fiato.

Sorrisi a quel pensiero.

Come penso che avrai già capito…oggi mi riconquisto Niall. Potrei fare venire Lottie qui con la scusa di un conforto morale e tu…

Mi ricordavo perfettamente il mutamento che subì la sua voce, da triste e nervosa a…oserei dire…felice.

Mi stai salvando la vita’ aveva risposto. E io meccanicamente avevo sorriso. Un sorriso sincero proveniente dal cuore.

Non mi aveva neanche fatto finire la frase, che già aveva afferrato il concetto. Mi piaceva questa sua capacità.

Ti faccio uno squillo quando esco di casa. Intorno alle 5 e mezza. Così vi lascio soli. E mi raccomando, se dovete fare qualcosa…non sporcatemi nullaavevo scherzato, mentre il suono della sua risata mi riempiva l’orecchio destro.

Non ti ringrazierò mai abbastanza

Basta solo che tu la renda felice e che non la faccia soffrire’ gli avevo raccomandato prima di riattaccare con un sorriso enorme sulle labbra.

Il suono del campanello mi riscosse da quei pensieri: Charlotte era arrivata finalmente. Alleluia!

La guardai mentre era piegata sulle ginocchia, con la testa china e il respiro affannato. Doveva essersi fatta una bella corsetta prima di arrivare qui.

Stai bene?’ le chiesi, cercando di trattenere un sorriso, ma senza successo.

Alzò la testa, raddrizzandosi.

Benissimo. Non lo vedi?’ scherzò mentre mi facevo di lato permettendole di entrare in casa.

Si spogliò in fretta del giubbotto blu ed io glielo tolsi dalle mani andandolo ad appendere insieme agli altri soprabiti. ‘Allora? Perché 20 minuti di ritardo?’ le chiesi, buttandomi anch’io insieme a lei sul divano.

Sono entrata in coma subito dopo aver posato la testa sul cuscino. Se non fosse stato per mia madre, probabilmente sarei ancora in letargo’ spiegò mentre mi lasciavo sfuggire una risata. Beata lei che riusciva a dormire e non aveva la testa piena di dubbi.

Si unì a me. Ridemmo come due vecchie amiche che si conoscono da anni ed anni. Se ci pensavo bene…noi ci conoscevamo solo da qualche mese. Era così sorprendente sapere come siano bastati a fare conoscere ad ognuna l’intera storia della propria vita dell’altra. Tra di noi, da subito, non c’erano mai stati segreti. Ed io ringraziavo Dio per aver fatto entrare una persona così speciale nella mia vita. Le volevo un bene dell’anima.

Si ravviò i ricci con un gesto della mano, tornando subito seria. Appurai che fossero le piccole cose a far impazzire gli uomini, piccoli gesti apparentemente innocui che facevano scattare delle molle nelle teste arrugginite dei maschi. Ed evidentemente questa mossa abituale di Lottie doveva essere una di quelle cose che Zayn amava di lei, per farlo rimbecillire in quel modo. Non bisogna dimenticare chi era lui e qual era la sua reputazione.

Come stai?’ domandò lanciandomi uno sguardo dolce.

Per un attimo avevo dimenticato che fra poco più di un’ora mi sarei trovata dinanzi alla figura di Niall. Mi strinsi nelle spalle. ‘A dire il vero non lo so neanch’io

Scosse la testa. ‘Sta’ tranquilla. Lui ti ama e tornerà da te’.

Abbassai lo sguardo, sospirando. ‘Se tu avessi visto la sua reazione, non la penseresti così’ dissi a bassa voce, quasi in un sussurro.

Un minuto dopo ero in piedi davanti a lei, dopo essermi alzata di slancio dal divano.

Va bene. Andiamo a prepararci!’ avevo esclamato tirando la riccia per un braccio. Rise. ‘E’ così che ti voglio!

Non era il momento per essere tristi. Bensì il momento di mostrarsi forti.

 

Come sono?’ le chiesi, mentre, guardandomi allo specchio, passavo convulsamente le mani sulle pieghe immaginarie del mio vestitino bianco. Il nervosismo stava ricominciando a corrodermi. Le mani mi sudavano e il cuore martellava nel petto. Probabilmente erano tutti sintomi che preannunciavano un infarto.

Provai a regolarizzare il respiro, con scarsi risultati.

Perfetta’ esalò la mia amica, dietro di me.

Per un attimo ci avevo creduto.

Prese a passare le mani sulle mie braccia scoperte. Riusciva a sentire che non ero messa bene emotivamente. ‘Andrà tutto stupendamentemi incoraggiava. Annuii, non molto convinta, trattenendo le lacrime. Non mi ero mai sentita tanto vulnerabile in vita mia. Mi voltai verso di lei, posando la testa sulla sua spalla. Stavo per lasciare andare quelle lacrime che trattenevo da molto, quando lei mi allontanò.

Ehi ehi! Non piangere che ti si rovina il make-up!’ esclamò, sorridendomi affettuosamente. In realtà non voleva vedermi piangere e basta. Annuii nuovamente, questa volta più sicura.

Mi dici che ore sono?’ chiesi, con voce leggermente impastata.

Tirai su col naso mentre aspettavo che controllasse sul cellulare. Alzò lo sguardo, incrociando il mio, ma senza degnarsi di rispondere. ‘Allora?’ strillai, la voce incrinata.

Mancano 15 minuti alle 6

Quella fu l’unica frase che le sentii dire. Mi ero già riversata nelle scale, correndo come una forsennata. Rischiai di rompermi una caviglia con il tacco 10 che portavo. ‘Non andare via!’ urlai, una volta giunta in salotto. Presi il primo cappotto dall’attaccapanni, chiudendomi la porta alle spalle con poca delicatezza provocando un forte tonfo.

Lo infilai velocemente. Prima un braccio, poi l’altro, abbottonandolo poi fino al collo. Non portai né cellulare né borsetta. Non ne ebbi il tempo.

Certo, il mio non era l’abbigliamento adatto alla temperatura gelata di Londra…ma pazienza. Il mio corpo doveva abituarsi al freddo. Glielo imponevo.

Cominciai a correre, consapevole che avevo poco tempo. E in più, prima, dovevo andare in un posto.

 

 

Niall

Mollai le valigie davanti all’ingresso, sospirando stancamente. Il viaggio mi aveva distrutto, anche se avevo sonnecchiato per la maggior parte del tempo e per il restante avevo sgranocchiato qualche merendina. Poi ero sceso, avevo salutato e abbracciato Liam, Louis ed Harry per come si deve, ed ora eccomi qui. Zayn, a quanto pare, avevo un impegno importantissimo. Non mi ero innervosito per la sua assenza, né tantomeno arrabbiato. Tanto…da oggi l’avrei visto tutti i giorni. Sarei tornato ad abitare con i miei 5 migliori amici e non potevo chiedere di meglio. Rivivere la routine di tutti i giorni mi elettrizzava. A me piaceva un casino la mia vita. Una parte di me, però, era felice. E si, non lo ero completamente per via di Dana. Dio, quanto mi mancava quella ragazza! Non nascondevo il fatto che, in tutta quella confusione, tra la folla, tra passeggeri che cercavano il proprio volo e passeggeri che erano appena atterrati, come me, cercavo i suoi bellissimi occhi verdi, il suo viso, il suo sorriso…cercavo lei. Volevo, anzi, dovevo rivederla ad ogni costo.

Unii le mani per poi stirarmi: avevo tutti i muscoli intorpiditi. Ripresi in mano i manici delle valigie, trascinandole poi in un angolo del salotto, affianco al divano.

Hazza e Lou erano andati a fare la spesa: sapevano che era mia abitudine svuotare la dispensa. Invece, subito dopo aver messo piede in casa, Liam si era messo a correre in direzione del bagno.

Guardai l’orologio da polso: le 18:09. Sbadigliai. Era presto per andare a letto? No, direi di no.

 

 

Harry

Che ne dici? Fish and chips andrà bene?’ chiesi a Lou che stava al mio fianco.

Appoggiai i gomiti sul carrello, cominciando a camminare lentamente. ‘Non sono molto pratico di cucina, io’ esclamò, posando la mani sul telaio metallico del carrello.

Perché io, invece!

Mi grattai la testa, confuso.

Uno degli svantaggi di convivere con 4 maschi era che nessuno sapeva cucinare decentemente, per questo avevamo bisogno di una ragazza. Almeno ci poteva aiutare con le faccende di casa.

Conviene prendere qualcosa di semplice che si possa preparare in poco tempo’ proposi dando un’occhiata ai prodotti sugli scaffali. ‘Perché? Il tempo ce l’abbiamo’ replicò il moro, seguendo il mio sguardo.

Magari ci togliamo dal reparto degli assorbenti’ scherzò, non appena si accorse di quello che stavo ammirando con aria interessata. Cominciai a ridere, seguito a ruota dal mio amico. ‘Aspè aspè. Mi dici che ore sono, di preciso?’ gli domandai, una volta tornato serio. ‘Mmh…Le 18 e 25 quasi

Merda.

 

‘Devo sapere lora esatta dellarrivo di Diall

Mmhmi pare di aver capito chearriverà verso le 5 e mez..no! 6. Si, intorno alle 6 del pomeriggio, insomma

Perfetto

Cosa?

Niedte niedte. Posso chiederti solo udaltra piccola cosa?

Certo piccola!

Digli solo di..dirigersi..ehb..sotto la ruota padorabica. Dod so se bi accetterà perciò dod fargli il bio nobe. Digli solo di stare attedto, di guardarsi id giro..e..cercare ud vestito biadco cod ud fiocco blu stretto id vita

Okeei. Prenderò subito nota

Grazie bille, sei ud tesoro!

 

Mi ero completamente dimenticato del favore che mi aveva chiesto Dana, mi era proprio passato di mente! La delusione, l’imbarazzo e i sensi di colpa si fecero strada nel mio corpo, consumandomi dall’interno. Afferrai il cellulare, componendo alla svelta il numero di Niall mentre sentivo Louis chiedermi perché il mio viso avesse cambiato colore così tante volte.

Non risposi. Portai il telefono all’orecchio, aspettando che il biondo accettasse la chiamata. Uno, due, tre, quattro, cinque squilli. Al quinto mi rispose una voce assonnata.

Pronto?

Niall!

Alzai di un’ottava la voce.

Mi sono dimenticato di dirti una cosa! Devi andare alle giostre, proprio sotto la ruota panoramica. Cerca un vestito bianco con un fiocco blu in vita

In tutta risposta sentii una risata e un’affermazione di incredulità.

Mi stai prendendo in giro?

Non gli davo torto: anch’io avrei avuto una reazione simile.

Affatto, è importante. E sei pure in ritardo di mezz’ora!

Silenzio. Potevo immaginarmi i neuroni del suo cervello mettersi in funzione.

Ma sei serio?

Non sono mai stato così serio in vita mia’ risposi deciso.

Louis mi guardava con la fronte corrugata.

Sentii dei rumori provenire dal telefono.

Va bene. Vado subito

 
 

Dana

Mi posizionai nel posto da me prestabilito. Avevo ancora il fiato corto dato che mi ero fatta tutta la strada di corsa. Ero molto più che in ritardo ma dovevo assolutamente passare dal fotografo a ritirare una foto formato poster. L’avevo subito arrotolata, come si fa con un cartellone per la scuola e stretta fortissimo mentre mi dirigevo qui.

Una volta arrivata mi guardai intorno, le giostre affollate come non mai: bambini con palloncini colorati si alternavano a ragazzini che si gustavano il proprio zucchero filato rosa o bianco, alcuni genitori erano indaffarati a tenere fermi i loro piccoli, altri, sorridevano della loro famigliola felice. Delle coppiette si guardavano con occhi innamorati. Sentii lo stomaco capovolgersi più volte alla vista delle loro mani intrecciate.

Concentrai lo sguardo sulla fila che si snodava dietro ogni giostra: era impressionante! Di Niall però, nessuna traccia. Preferivo sperare che fosse in ritardo anche lui, piuttosto che pensare che fosse già venuto e andato via, non trovando nessuno. Be’…se le cose fossero andate in questo modo, non me lo sarei mai potuto perdonare.

 

Charlotte

Dana mi aveva raccomandato di restare in casa ad aspettare il suo ritorno.

Nell’attesa decisi di accendere lo stereo e alzare di poco il volume. Dovevo pur ingannare il tempo in un modo o nell’altro…

Feci per alzarmi dal divano con quell’intento quando il campanello suonò.

Non poteva essere la mia amica -o meglio- mi auguravo che non fosse lei perché aspiravo alla sua felicità. E felicità uguale Niall. Operazione semplicissima.

Mi diressi a passo spedito verso la porta, ansiosa su chi avrei potuto trovarmi di fronte.

La aprii e occhi e bocca mi si spalancarono automaticamente. Cercai di darmi un contegno.

Che ci fai qui?’ chiesi curiosa.

Posso entrare?’ chiese lui di rimando.

Mi scostai, facendolo entrare in casa prima di chiudere la porta dietro di me.

Devo parlarti

 

Dana

Una donna vestita elegantemente mi stava passando accanto senza degnarmi di uno sguardo: indossava un lungo cappotto scuro di pelliccia, degli stivali di velluto ed era appena uscita dal parrucchiere. Per fermarla tamburellai un paio di volte sulla sua spalla, ricevendo un’occhiata a dir poco sprezzante. Mi squadrò da capo a piedi, facendomi incupire.

Mi scusi. Sa che ore sono?’ le chiesi gentilmente. Anche se l’avrei presa a sprangate sui denti.

Le 18: 49’ rispose, dileguandosi velocemente.

La delusione crebbe e gli occhi cominciarono a pungermi insistentemente.

Evitai di piangere, alzando la testa verso il cielo: era quasi completamente coperto da nuvoloni grigi pronti a riversare litri e litri di acqua sopra le teste dei malcapitati.

Pensai che sarebbe stato il caso di aprire il cappotto -nonostante il gelo- per fare vedere il vestito che indossavo o Niall non mi avesse mai riconosciuto. Dei brividi di freddo percorsero il mio corpo.

I piedi, fasciati da scarpe azzurre dello stesso colore del fiocco del vestito, mi dolevano in un modo indescrivibile. Fra poco ne avrei perso la sensibilità, ne ero sicura. E anche la schiena mi faceva malissimo.

Poggiai la foto per terra, sospirando. Qualcuno mi guardava curioso: evidentemente aveva visto che ero lì da almeno mezz’ora.

 

Charlotte

Lo stomaco mi si scombussolò. Deglutii, fissando la mia mano stretta fra le sue. Lo vidi agitarsi mentre spostava lo sguardo a destra e a sinistra ripetutamente.

Questo è il discorso più difficile che io abbia mai fatto perché…sai…sei la ragazza più difficile che io abbia mai conosciuto. Non so mai come comportarmi con te’ sospirò, fissando i suoi occhi scuri nei miei leggermente più chiari, per quella che sembrò un’eternità. Ognuno riuscì a leggere nell’anima dell’altra. Ed io mi sentii nuda dinanzi a lui, sotto il suo tocco.

Abbassai lo sguardo, incapace di fare la dura, quella dal cuore di pietra perché…volete sapere una cosa? Io non mi comportavo così male con qualcuno come con lui, anzi, non lo facevo con nessuno e mai l’avrei fatto.

Mi dispiace se non mi sono comportato come un gentleman ma se ci provavo, tu facevi la stronza, se lo facevo io lo stronzo…mi prendevi a schiaffi o peggio

Si riferiva al calcio nelle palle. Misi una mano davanti la bocca, trattenendo un ghigno.

Perciò…dato che nessuno di noi è così…

Prese fiato, come se quelle parole gli pesassero più di un macigno sullo stomaco. In realtà era proprio così.

…potremmo provare ad essere noi stessi insieme?

Un sorriso mi si dipinse sulle labbra. Non riuscii a nasconderlo.

Dove vorresti arrivare?’ gli domandai volendo una conferma.

Dovunque tu vorrai’ sussurrò avvicinando lentamente il suo viso al mio. Aveva paura di una mia ulteriore reazione spropositata. Il sorriso mi si allargò.

Fui io ad accorciare le distanze fra le nostre labbra, aggrappandomi al suo collo come se fosse la mia unica ancora di salvezza.

Sorrise nel bacio mentre infilava una mano nei miei capelli, poggiandola sulla mia nuca.

Da subito non fu il classico bacio casto che ci si aspetta da due ragazzi che si conoscono da così poco tempo. Fu un bacio ardente, infuocato, ma pur sempre dolce che lasciò entrambi senza fiato. Mi ritrassi fissando le sue labbra, umide e arrossate, esattamente come le mie. Sorrideva ancora.

I nostri occhi si incontrarono un attimo prima che la sua bocca si posasse sulla mia per un veloce bacio a stampo. ‘Mi sono umiliato di fronte a te’ disse con un’aria da finto deluso.

Nah…non ti sei umiliato, per niente. Ok…magari solo un pochino..’ risi a fior di labbra prima di farle incontrare nuovamente in un bacio famelico.

 
 

Dana

Una goccia da’acqua cadde sulla mia guancia. Sollevai il viso e notai che si stava mettendo a piovere, come avevo predetto. Vi passai la mano asciugandola velocemente.

Le persone cominciarono a correre a destra e a manca.

-Vai via da qui. Tornatene a casa- mi ordinava il cervello.

-Aspetta un altro po’. Magari si presenterà- replicava il cuore.

Ed io come al solito ero combattuta.

Alla fine -come sempre- il cuore ebbe la meglio. Ed io rimasi dov’ero, sbattendo ripetutamente le palpebre tutte le volte che qualche goccia d’acqua mi finiva negli occhi.

Ignorai la vocina nella mia testa che mi insultava bellamente. Ero già abbastanza angustiata di mio.

Anche quando cominciò a piovere più forte e il vento si intensificò, non mi mossi. L’unico movimento che feci, fu quello di abbassare il viso e guardare per terra.

Ero consapevole di aver perso Niall per sempre, ma come si dice…ah sì: la speranza è l’ultima a morire.

Aspettai altri dieci minuti: nessun cambiamento.

Alla fine lo capii. La sua mancata presenza significava la fine della nostra storia. Evidentemente, per lui, doveva essere una cosa di poco conto.

Le lacrime cominciarono a scendere incessantemente, ed io dovetti trattenere i singhiozzi, tanto che mi si formò il magone in gola.

Probabilmente il nero stava colando completamente ed io dovevo essere inguardabile. Tanto valeva andare via, combinata in questo stato.

Girai i tacchi e controllai se ci fosse qualcuno: un minimo di dignità mi era comunque rimasta. Fortunatamente non c’era più nessuno, la gente si era come volatilizzata.

Pensai a Lottie e Zayn: magari loro erano riusciti a raggiungere la felicità ed ora stavano facendo chissà che cosa.

Bagnata dall’acqua del temporale e delle mie lacrime, mi riabbottonai il cappotto e cercai di ricordare come si camminasse. Cominciai ad avanzare, senza una direzione precisa. Ma il massimo che fui capace di fare, la strada più lunga che riuscii a percorrere, fu di qualche metro.

Mi ricordai di aver dimenticato il cartellone per terra, dovevo andarlo a riprendere e possibilmente, anche strapparlo e infine bruciare ogni pezzettino rimasto.

 

 

Niall

Ero arrivato da qualche minuto, dopo essere sceso dalla macchina posteggiata malamente in un posto poco lontano, e non avevo ancora visto nessuno. Quando stavo ormai per andarmene, trucidando mentalmente Harry per avermi fatto questo stupido scherzo, la vidi. Riuscii a riconoscere una figura, di spalle, che si allontanava.

Non aveva ombrello e si stava bagnando, proprio come me.

La riconobbi: il cuore cominciò ad accelerare i battiti. Sembrava stesse per scoppiare. Un sorriso ebete mi si dipinse sulle labbra. La rabbia che provavo nei suoi confronti era come svanita.

Dana!la chiamai ma non ricevetti nessuna risposta né tantomeno la vidi fare qualche movimento.

Dana!riprovai, questa volta alzando di più la voce. Il risultato fu lo stesso. Decisi che sarebbe stato meglio raggiungerla. Prima, allungai il passo facendo ampie falcate, poi, mi misi a correre -nel vero senso della parola- verso di lei. L’ansia si faceva sentire man mano che mi avvicinavo. Quando ci furono circa 40 centimetri di distanza fra di noi, si voltò. Probabilmente perché aveva sentito dei passi.

I nostri occhi si incontrarono ed il mio corpo fu come attraversato da una scarica elettrica.

Delle strisce nere le solcavano quel viso meraviglioso. E anche se gli occhi erano gonfi e i capelli lisci completamente bagnati, era bellissima.

Riuscii a intravedere un leggero sorriso da parte sua, prima di stringerla fra le mie braccia, il più forte possibile. Lei era lì, con me, per me.

Ci abbracciammo mentre la pioggia continuava a colpirci, come per punirci del nostro comportamento.

La sentii singhiozzare contro la mia spalla. Mi sentii malissimo.

Niall? Sei davvero tu?’ sussurrò.

Si, piccola. Sono io

La strinsi più forte. Il suo corpo era attraversato da fremiti violenti, continuava a tremare sotto di me, tanto che mi fece spaventare.

Calmati. Va tutto bene

Mi staccai da lei, afferrandola per le spalle.

Ti porto in macchina, vieni

La presi per mano guidandola verso l’auto. La sentii fare resistenza così mi voltai.

Avevo fatto una nostra foto formato poster’ indicò una zona dietro di lei. Seguii il suo dito fino a quando riuscii a vedere un ipotetico pezzo di carta, ridotto a poltiglia. Le sorrisi. ‘Ne ritireremo un’altra copia

Ricambiò il sorriso anche se risultò più una smorfia. ‘Andiamo, che sto gelando

Questa cazzo di pioggia non accennava a calmarsi…almeno lei sì, lei si era calmata. Menomale.

A parte il fatto che continuava a tremare, se pur meno frequentemente.

Riuscivo ad avvertire ogni suo minimo scossone.

Le aprii la portiera ed aspettai che vi entrasse, accomodandosi sul sedile del passeggero. Girai attorno all’auto e presi posto accanto lei. Dovetti accendere il motore per poter azionare il riscaldamento. Eravamo zuppi.

Posai la mia mano sulla sua: era a dir poco gelata. Stava fissando un punto indefinito di fronte a sé….aveva una faccia spaesata.

Abbassò lo specchietto che aveva di fronte e cominciò ad ammirarsi. Ritirai la mia mano dalla sua, inerme.

Sono un mostro’ giudicò.

Non è assolutamente vero. Sei bellissima anche con la faccia da panda

Sospirò.

Tieni

Aprii un piccolo scomparto, cercando le salviettine imbevute. Una volta trovate, sollevai l’apertura e gliele passai. Ne prese una e cominciò a togliersi tutto quel nero dalla faccia.

Quando terminò, pensai che non ci potesse essere nulla di più bello al mondo. L’ammirai, fino a quando non si sentì osservata così da ricambiare il mio sguardo, accennando ad una lieve risata.

Stai meglio?

Il suo respiro si era regolarizzato e la temperatura dell’auto si stava alzando. E probabilmente anche la sua temperatura corporea.

Sisi’ mi rassicurò, sorridendo.

Le toccai una guancia: era caldissima e arrossata.

Portò una mano sulla mia, accarezzandola lentamente. Abbassò lo sguardo.

Mi sei mancato..’

Il mio cuore riprese a battere velocemente. Avevo paura che nel silenzio di quel piccolo abitacolo, si potesse sentire.

Anche tu, piccola’ risposi.

Alzò lo sguardo incrociando il mio. La sua mano, che prima accarezzava la mia, finì ad accarezzare anche la mia, di guancia.

Scusami per quello che è successo alla festa di Stevens. Non avrei dovuto…non so che mi sia preso!’ sbottò con voce più alta del solito. Gli occhi le ritornarono subito lucidi. Il mio stomaco si rivoltò al ricordo.

Shhhh’ la zittii, posando un dito sulle sue labbra. E’ acqua passata. Il tempo che sono stato lontano da te mi ha fatto mettere in chiaro la situazione

Una lacrima sgusciò via dall’occhio sinistro compiendo il suo percorso lungo la guancia. La raccolsi con il dito. Si trattava quasi sicuramente di una lacrima di gioia.

Non succederà più’ mi interruppe.

Sorrisi leggermente, riprendendo. ‘Ho capito che…mi sono comportato da idiota…reagendo in quel modo…Perciò…mi scuso anch’io

Prima strabuzzò gli occhi, poi un sorriso sincero si allargò sul suo volto, gli occhi le brillarono.

Scusami se non ti ho chiamato…ma avremmo finito per litigare’ continuò.

Lo so, lo so’ annuii.

Tutto quel tempo ci era servito a metabolizzare la cosa, a farci rendere conto dei nostri errori.

Sai, Niall…

Abbassò lo sguardo. La guardai perplesso.

Io invece ho capito che…’ tentennò.

Che hai capito, Dana?’ Ero stanco di frasi dette a metà.

Che…che ti amo

Gli occhi mi si inumidirono e la vista si appannò. Le presi il viso fra le mani baciandole ripetutamente le labbra ‘Anch’io….ti amo…da impazzire..’ Si sentiva lo schiocco delle nostre bocche che si incontravano a intervalli regolari, i cuori che battevano all’unisono, i respiri che si mescolavano.

Quella ragazza mi stava facendo provare sensazioni lontane da me anni luce.

 

 

 

 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: PixieHoran_