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Autore: sunrise_17    05/01/2013    2 recensioni
Fine e Rein sono due ragazze che non si conoscono, due gemelle separate dalla nascita, le discendenti di due principesse vissute migliaia di anni prima. Le due vivono in due regni differenti e in condizioni diverse, una è una principessa mentre l'altra è una popolana ma tutte due possiedono il marchio, un simbolo che le accompagnerà in una lunga avventura, che non le abbandonerà mai.
Eccomi qui con una long-fic :3
Le protagoniste sono Fine e Rein ma non mancheranno Shade e Bright naturalmente!
Parlando della storia, probabilmente sarà una red♥moon e una blue♥jewel :)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Inferno

Il dolce fruscio delle foglie fece svegliare la ragazza dai lunghi capelli rossi che era rimasta addormentata per molto tempo. Si sedette sul letto appoggiando i piedi al freddo pavimento di legno poi lentamente cercò di alzarsi ma il risultato non fu dei migliori, cadde goffamente a terra. Si sedette di nuovo in ginocchio e iniziò a massaggiarsi la testa dolorante. Iniziò ad osservare la stanza in cui si trovava e dovette ammettere che più che una stanza quella era una cella. Il letto era incavato nel muro e non vi erano finestre o alcun tipo di fessure. Un rumore metallico fece girare la ragazza verso la porta che veniva lentamente aperta.
Un uomo di mezza età alto e con dei buffissimi baffi entrò nella stanza attirato dal tonfo che aveva sentito provenire da essa. Il suo sguardo si posò subito sulla dolce creatura seduta a terra.
L’uomo aveva mille cosa da dire, da chiedere ma nulla sembrava voler uscire dalla sua bocca.
La ragazza lo fissava fredda, voleva chiedergli cosa ci faceva in quella stanza ma le parole non le uscivano di bocca, era come se avesse perso l’uso della parola. Cercò allora di alzarsi, inutile, le sue gambe non riuscivano a reggere il suo peso. L’uomo la afferrò prontamente prima che potesse ricadere a terra e la fece uscire dalla cella cercando di aiutare a camminare quella ragazza che sembrava un piccolo anatroccolo spaesato, che aveva perduto la famiglia, anche se in fondo la sua storia non era tanto diversa. Ma aveva solo dieci anni, avrebbe presto imparato.
La scortò fino alla stanza dove un uomo era seduto su un lussuosissimo trono ornato da pietre e gemme preziose. Appena li notò si alzò e corse incontro ai due.
“Da quanto è sveglia?” chiese prendendo il viso della ragazza tra le mani ed esaminandolo attentamente.
“Da pochi minuti” rispose.
“Figlia mia..finalmente..finalmente potremo stare di nuovo insieme..” le lacrime iniziarono a rigare il viso dell’uomo che sorrideva felice, lacrime liberatorie, lacrime di felicità.
Passarono anni e  la ragazza crebbe felicemente nel castello dove il padre abitava.
Era una ragazza bellissima, aveva dei lunghissimi capelli rossi e dei dolcissimi occhi color fragola.
Aveva imparato a camminare, a parlare, a leggere, a scrivere..
Doveva compiere diciassette anni, ormai il tempo stringeva e la rossa era impegnata con i preparativi della festa.
“Odette” la voce del padre fece spaventare la ragazza che non aveva notato la presenza dell’uomo.
“Si padre?” chiese ricomponendosi.
“Debbo parlarti..”
“La prego padre, non ora! I preparativi della festa non mi danno tregua! Manca ancora moltissimo e il mio compleanno è domani! Che ne dite se rimandiamo questa conversazione a domani?” chiese sorridendo dolcemente.
Il padre ricambiò il sorriso poi le chiese preoccupato “Che tipo di festa sarà?”
“Un ballo in maschera!” rispose la figlia iniziando ad incamminarsi verso la sala del trono e lasciando da solo il padre, solo con i suoi pensieri che ormai gli tormentavano l’anima da anni.
Quella sera mentre la ragazza faceva il bagno il padre entrò nella sua stanza e lasciò sulla scrivania della giovane una lettera, una lettera che sapeva avrebbe letto solo il giorno dopo.
La notte passò velocemente come d'altronde la giornata successiva. La festa poteva finalmente iniziare!
Moltissime persone erano state invitate, dalle famiglie più nobili a quelle più borghesi.
Improvvisamente la luce abbandonò la stanza creano lo scompiglio più totale.
Le voci degli invitati iniziarono pian piano a sparire lasciando il vuoto, un vuoto che fece spaventare la povera ragazza che iniziò a cercare disperatamente il padre, iniziò a correre, correre per tutta la sala finché non inciampò. Quando riaprì gli occhi la luce era tornata ma nessuno era presente.
La stanza era completamente vuota, nessun ospite, nessuno, nemmeno il padre.
Senza nemmeno pensarci la ragazza corse verso la sua camera da letto e si chiuse a chiave. Chiuse nuovamente gli occhi sperando di sentire la voce del padre in lontananza ma nulla, solo il silenzio.
Riaprii lentamente gli occhi e iniziò a muovere piccoli passi verso la scrivania. Si sedette sulla sedia con un tonfo a appoggiò il viso alla superficie del mobile. Quando si rialzò un foglio rimase appiccicato alla fronte della ragazza che se lo tolse irritata cercando di capire cosa fosse.
Leggendo le prime righe capì subito di cosa trattava e iniziò a leggerla con il cuore in gola.
 
 
 
Cara Odette anzi, Cara Figlia
Ti  scrivo con il cuore in mano. Non avrei mai voluto che questo giorno arrivasse.
Sicuramente non riuscirai a capire il perché di ciò ma soprattutto il perché di questa lettera quindi ho deciso di raccontarti tutto.
Come ben saprai i tuoi ricordi partono da quando avevi dieci anni ma non perché, come ti avevo detto, a causa di una malattia sei rimasta in coma, il motivo è un altro e so che tu non potrai mai perdonarmelo.
Tu saresti dovuta morire.
È stata tutta colpa mia, anche la morta di Odette, cioè di tua madre. Proprio così tesoro, Odette non è il tuo nome, il tuo vero nome è un altro, un nome che non ho mai pronunciato timoroso delle conseguenze che avrebbe portato.
Domani, il giorno del tuo diciassettesimo compleanno io scomparirò e insieme a me tutti coloro che morirono nell’incidente di dieci anni fa.
Una tragedia, una vera e propria tragedia che mi portò via tutto.
Vattene da questo castello maledetto prima che lei venga a prendere anche te, vattene perché lei vuole il suo sangue, il sangue della discendente, il sangue di colei che ereditò lo stemma dell’inferno, Fine.
Trova la tua gemella, la ragazza che possiede lo stemma del paradiso e sconfiggetela una volta per tutte, sconfiggete l’ombra che regna su questo mondo ormai caduto in rovina.
Cara Fine..
Sai, sono morto anche io nell’incidente di dieci anni fa e tutto poiché feci un torto a quella donna che porta il nome di Melany ma sono potuto tornare in vita perché tu non potevi morire, nel tuo cuore risiedono le anime di tutti gli abitanti di questo regno e anche le nostre,quelle dei tuoi genitori,  la mia e quelle di tua madre. Anche se forse definirci genitori è una parola troppo grossa perché non abbiamo mai saputo svolgere questo ruolo nei primi sette anni della tua vita.
Ma ora sono felice, felice di esserci stato per te, felice di esserti stato accanto quando eri triste e quando eri allegra, felice per averti visto sorridere, perché il tuo è il sorriso più bello che abbia mai potuto vedere quindi sorridi sempre figlia mia, fallo per quello stupido di tuo padre.
Ti voglio e ti vorrò sempre bene Fine.

Richard M. Dermony

 
Una lacrime rigò silenziosa il viso della ragazza mentre nella sua mente i ricordi riaffioravano. Si ricordava tutto, anche dell’incidente di dieci anni prima, ma soprattutto ricordava il viso della donna che provocò tale sciagura.
Una donna maligna, una donna che voleva tutto ma che niente aveva. Una strega o forse peggio.
Una donna senza una coscienza, senza sentimenti, senza un’anima.
Una donna che a causa di un capriccio distrusse un intero regno.
E si ricordò di come il suo simbolo, di come il suo stemma la protesse ma consumò quasi tutta la sua energia vitale lasciandola in coma per tre lunghi anni e la continuò a proteggere creano delle illusioni, se così potevano venir definite, delle figure all’interno delle quali però era presente l’anima di coloro che raffiguravano. Ma quel giorno tutte le anime erano tornate al loro posto, paradiso o inferno che fosse.
Fine si asciugò velocemente le lacrime, si alzò in piedi e spalancò l’armadio alla ricerca di qualcosa di comodo da mettere, sarebbe partita. Avrebbe cercato la sua gemella.

~•~•~•

Eccomi qui con una long-fic :3
Questa è la parte di Fine mentre nel prossimo capitolo vi sarà Rein e si capirà un po' la storia del mondo in cui le due vivono!
Spero vivamente che vi piaccia >.<
Penso che il prossimo capitolo lo pubblicherò stasera o domani mattina :)
Ringrazio tutti coloro che leggeranno :3
Un bacione ♥
Sunrise~

  
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